Aerolinee britanniche

“Non respiro, non respiro”, ma le guardie private non gli credono. Jimmy Mubenga, 58 anni, è morto ammanettato al sedile dell’aeroplano che lo stava riportato in Angola.
Immigrato irregolare, l’uomo era scortato da tre guardie private. “Due erano sedute ai lati, mentre una terza aveva il posto davanti al suo”, racconta Kevin Wallis, ingegnere che si trovava seduto vicino a Mubenga. “Continuava a dire che non riusciva a respirare, ma le guardie, dopo le mie proteste, mi hanno detto che sarebbe stato bene una volta in volo”.
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Scontro fratricida

Venezia, 16 ottobre 2010 Diventa un nuovo motivo di scontro fratricida Pdl-Lega la frenata impressa da Roberto Maroni al Cie (Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini) in Veneto. L’11 giugno, a Verona, il ministro leghista dell’Interno aveva assicurato che si sarebbe realizzato entro l’anno, ma giovedì a Padova, con il governatore e collega di partito Luca Zaia accanto, ha rettificato: «Prima della fine del 2010 sceglieremo il sito in cui sorgerà, ma il Cie nascerà nel 2011. Stiamo valutando una serie di ipotesi, che non sono quelle uscite finora sui giornali». Una retromarcia che non piace affatto a Massimo Giorgetti, assessore regionale alla Sicurezza del Pdl.
Assessore, così cade anche la pista Zelo, nel Polesine, da lei sempre sostenuta. «Non ero a conoscenza di questo dietrofont, il ministro Maroni e la Lega ci spieghino il motivo. L’ex base Nato in provincia di Rovigo resta l’ipotesi migliore, perchè lontana dai centri abitati e non distante dall’aeroporto «Catullo» di Verona, raggiungibile in mezz’ora di macchina sulla Transpolesana. Tra l’altro la caserma è senza fondamenta, quindi si potrebbe abbattere per costruire un edificio ex novo senza costi eccessivi. Sono infatti dell’idea che il progetto vada predisposto su terreno demaniale, soluzione più economica e che evita espropri e relativi ricorsi. Magari, prima di escludere Zelo, Maroni potrebbe confrontarsi con chi conosce il territorio».
Si riferisce al suo assessorato? «Eh sì, non è detto che la nostra collaborazione debba essere per forza un intralcio. Al contrario, potremmo dare una grossa mano in questa difficile partita, per vincere la quale è fondamentale la condivisione con gli enti locali. Siamo pronti a dare qualche suggerimento utile, se solo venissimo interpellati».
Possibile che il responsabile veneto della Sicurezza sia tenuto fuori dai giochi? «Ma se non sono nemmeno stato invitato al summit di Padova! Forse hanno pensato che bastasse la presenza del governatore, ma allora mi spieghino perchè Zelo non va più bene. Se i tecnici del Viminale hanno individuato un sito migliore ci dicano qual è e perchè è più adatto di quello polesano».
Questo rospo non le va giù. «Non è facile trovare un’area adatta. Deve rispondere a determinati requisiti, di lontananza dalle abitazioni, di vicinanza ad aeroporti e autostrade e di impatto ambientale. Io propongo anche una valutazione di impatto sociale. Parliamone. Perché Zelo è inadeguata? Qual è l’alternativa? il Viminale può fare tutto da solo, ma se coinvolge il territorio è meglio».
L’impressione è che sia tutto fermo in attesa di capire se si andrà alle elezioni anticipate o meno. Parlare di centri clandestini in campagna elettorale è rischioso. «Se davvero il motivo è questo, non lo condivido. Si deve andare avanti, magari si perderà qualche voto nel Comune deputato ad ospitare il Cie ma se ne guadagnerà una valanga nel resto del Veneto, per il quale la struttura è una priorità irrinunciabile. Tra l’altro la sicurezza è un cavallo di battaglia della Lega, che l’ha messa al centro della sua azione politica. Magari è solo uno slogan, però il Cie è frutto di una scelta della maggioranza e il Carroccio si deve ricordare che governa perchè è alleato al Pdl, forte di un consenso superiore al 40%. Il polo in discussione non è una battaglia della Lega, ma della coalizione di governo».
Il Viminale teme il «no» dei Comuni. «Per forza. Non paga a molti Comuni veneti l’affitto delle caserme dei carabinieri: se i sindaci non si vedono riconosciuto il dovuto, come fanno a fidarsi quando si parla di Cie?».

(Corriere del Veneto)

 


Maroni: i Cie sono un vantaggio, basta spiegarlo

Sacile (PN), 15 ottobre 2010Un Cie ogni regione. Lo ha ribadito il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a Sacile.
Maroni ha preso atto delle polemiche, le ultime relative al Centro in Veneto, che secondo talune indiscrezioni dovrebbe sorgere nel Polesine (ma non e’ stata presa ancora nessuna decisione). ”Bisogna spiegare come funzionano questi centri”, ha detto il ministro, osservando che in questo modo si risolveranno anche tanti problemi di coomprensione e di pprevenzione. ”Lo faremo nel Veneto” ha precisato al riguardo Maroni, osservando chde cosi’ operando si scoprira’ che il Cie ”e’ un vantaggio”.

 (ASCA)

Centro chiuso, ribelli scomparsi

Da ieri mattina, quando l’ultimo gruppo di reclusi è stato prelevato e trasportato in altri Cie in giro per la penisola anche il Centro di Elmas è stato chiuso per danni. Un bel risultato, dopo la rivolta di lunedì, considerato anche che Maroni ha fatto slittare con nonchalance l’apertura dei fantomatici quattro nuovi Cie dalla fine di quest’anno alla fine… dell’anno prossimo. Sommossa dopo sommossa, il sistema italiano dei centri per senza-documenti continua a perdere paurosamente pezzi.

In mezzo a tutto questo bailamme però si sono persi pure gli 11 imputati per i fatti dell’altro giorno. I loro avvocati li aspettavano in aula all’udienza di questa mattina in Tribunale (il processo, infatti, era stato fissato ad oggi per due degli imputati e domani per gli altri nove) ma nessuno di loro è comparso in aula. Nessuno sa dove siano. Non in carcere, visto che il giudice martedì li aveva rimessi “in libertà”; non al Centro, che è chiuso. Potrebbero essere stati trasferiti anche loro in giro per l’Italia o, peggio ancora, rimpatriati: alla faccia del “diritto alla difesa” ed altre amenità di questo stampo. Tanto che l’udienza di oggi è stata rinviata al tre novembre, proprio per l’assenza degli imputati, e probabilmente verrà rinviata pure quella di domani.

Intanto, per questo pomeriggio i compagni di Cagliari hanno indetto un presidio itinerante per le vie della città. L’appumento è alle 17 alle Scalette di Sant’Anna in via Azuni.

Aggiornamento 16 ottobre. Come previsto, anche l’altra metà del processo contro i ribelli di Elmas è stata rinviata vista l’assenza forzata degli imputati. Di loro non si sa nulla di certo, e l’ipotesi più probabile è che siano stati trasferiti anche loro in qualche Cie in giro per l’Italia. Ieri pomeriggio una quarantina di compagni hanno dato vita a diversi presidi itineranti nel centro di Cagliari in solidarietà con i rivoltosi. E proprio oggi abbiamo scoperto che il giorno stesso della rivolta ignoti solidali hanno infranto le vetrate della sede della Sodexo di Cinisello Balsamo, chiudendone il cancello con una catena ed imbrattanto i muri con la vernice.  Anche una scritta: “Da Elmas a Corelli rivolta. Sodexo infame.”

Uno che non vuole partire

15 ottobre. Dal CIE di Torino, la storia di Abdeljalil. L’hanno preso una settimana fa, per un banale controllo di documenti mentre se ne andava in giro in motorino. Ha 24 anni e parla italiano come un torinese qualsiasi perché è qui da sempre: i suoi genitori, regolari, sono qui, e pure la moglie vive in città. E i suoi amici pure, tutta gente di Barriera di Milano o di Porta Palazzo. In Marocco Abdeljalil non ha più nessuno. L’uomo del Console, che l’altro giorno è andato dentro al Centro a guardarlo in faccia, ha messo tutti i timbri e tutte le firme perché la polizia lo possa caricare su un aereo e portarlo dall’altra parte del mare, in un paese che non ha mai conosciuto. Abdeljalil non vuole partire. E forse qualcuno potrebbe dargli una mano.

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Resistere a Milano

All’alba di ieri mattina la polizia si è presentata in forze alla “Bottiglieria Occupata”, chiudendo completamente al traffico via Savona e sfondando con una ruspa i cancelli della casa occupata. Sette occupanti riescono a rifugiarsi sul tetto per resistere allo sgombero. Ascolta una telefonata con una degli occupanti sul tetto, tratta da Indymedia Piemonte
[audio:http://piemonte.indymedia.org/attachments/oct2010/chiara_bottiglieria.mp3]

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Modena: uniformi, squadrette e sguardi divertiti

Abbiamo sentito questa mattina i reclusi del Cie di Modena. È stato molto emozionante perché è la prima volta che si apre un contatto diretto con quel Cie e questo è successo solo perché la lotta di solidarietà ogni tanto dà i suoi frutti. Uno dei reclusi che abbiamo sentito veniva da Corelli quindi, una volta portato a Modena, ha avuto la possibilità di trovarci. (more…)

Un saluto

15 ottobre. Fuochi d’artificio, petardi, battiture e scritte fuori da corso Brunelleschi, per salutare l’arrivo dei ribelli di Elmas. Pochi minuti e via, ma graditi dai reclusi che han fatto tutto quel che potevano per farsi sentire.

Una Casa per la Restituzione della Cittadinanza invece di un Centro per l’identificazione ed espulsione

Falconara Marittima, 14 ottobre 2010Una Casa per la Restituzione della Cittadinanza (Crc) invece di un Centro per l’identificazione ed espulsione (Cie). E’ la proposta che il parroco della Chiesa del Rosario di Falconara marittima, don Giovanni Varagona, fa al ministro degli Interni Roberto Maroni in una lettera aperta. ”Tu – propone al ministro – ci dai la ex caserma Saracini e la meta’ dei soldi che metti in preventivo per un Cie qui a Falconara, e noi, la citta’, proviamo ad utilizzarli per organizzare una Crc”. Un luogo dove chi scappa da fame e guerre possa essere accolto, cercare un lavoro, ed eventualmente tornare in patria o proseguire ”il sogno” in un’altra nazione.

(ANSA)

Due processi

Il 18 di Ottobre nelle aule del Palazzo di Giustizia si terranno due processi che riguardano l’estate appena finita al Cie di Corso Brunelleschi.

Uno riguarda una storia nota, di cui abbiamo sentito parlare tutti: il 14 di luglio una sezione del Cie veniva distrutta e in parte incendiata. A seguito di questa rivolta la capienza del Centro è stata – ed è tuttora – notevolmente ridotta. Questo ha fatto sì che alcuni dei reclusi fossero liberati in tutta fretta e che dei potenziali ospiti del Cie si siano sentiti dire “siete fortunati, al centro non c’è posto”. Ecco perché più rivolte dentro significano più liberi fuori.
I ragazzi accusati di aver messo in atto la rivolta affronteranno il loro processo alle ore 10 in aula 42.

Lo stesso giorno un ragazzo affronterà un processo perché accusato di aver rotto un dente ad una guardia. Ci auguriamo che anche questa guardia funzioni a regime ridotto.
Il processo riguardante quest’atto di resistenza – o di attacco -, avrà luogo alle ore 11.30 in aula 55.
Ci saremo anche noi.