
I fine settimana dentro al Centro di c.so Brunelleschi non passano mai lisci.
Infatti il sabato e la domenica sono i giorni prediletti per l’irruzione delle forze dell’ordine nelle aree e la successiva deportazione di chi non ha le scartoffie in regola, come è accaduto lo scorso week-end. Negli ultimi mesi, come è stato riportato più volte, le espulsioni sono avvenute perlopiù ai danni dei tunisini, che all’oggi costituiscono la maggioranza nel Cpr torinese.
Il sabato appena trascorso venti poliziotti accompagnati dai lavoranti della ditta di gestione (la multinazionale francese Gepsa, specializzata nel fare profitto con i luoghi detentivi) sono entrati nell’area bianca per prendere tre ragazzi, ma hanno avuto da faticare perché nessuno di loro voleva dargliela vinta tanto facilmente: uno è salito sul tetto con una corda minacciando di impiccarsi, il secondo si è cosparso di merda per non farsi toccare, il terzo ha ingoiato lo shampo. Quello della merda è stato portato in carcere dopo essere stato avvolto con una telo di plastica, gli altri due pestati e portati all’ospedaletto. Gli altri detenuti mentre era in corso l’operazione hanno fatto casino lanciando quello che potevano contro i militari.
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27 aprile. Per evitare una multa per divieto di sosta, una coppia ha accolto la polizia municipale a colpi d’ombrello – lui – e di spray urticante – lei -. Il tutto è avvenuto nei pressi del mercato di piazza Bottesini. I due si trovano ora agli arresti domiciliari, accusati di violenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie.
26 aprile. Preoccupati dalle modifiche previste per il PalaFuksas e per l’area adiacente in cui sono posizionati i loro banchi, gli ambulanti del “reparto” calzature del mercato di Porta Palazzo si sono diretti in corteo dalla piazza al Comune, dove sono stati ricevuti da due dirigenti dell’assessorato al Commercio. I burocrati della giunta pentastellata hanno spiegato che non c’è ancora nulla di deciso sul futuro assetto della piazza e che sarà necessario un confronto tra le parti in causa. Il primo appuntamento è previsto per il 7 maggio a Palazzo di Città.
Il rischio sgombero dell’Asilo Occupato sembra per il momento rimandato, almeno stando alle consultazioni della Sala Rossa che non necessariamente rispecchiano la volontà di Prefettura e Questura. Tuttavia proprio perché l’opposizione allo sgombero non è che un pezzetto dell’opposizione ai processi più ampi e allargati di espulsione dei poveri e degli sfruttati dalle strade attorno, per noi è necessario continuare a solcare le orme dei responsabili della riqualificazione nel quartiere Aurora.
Dopo la scheda sullo Iaad che abbiamo aggiornato aggiungendo una succursale che ci era sfuggita, pubblichiamo qui un approfondimento sul primo progetto di ristrutturazione del vecchio patrimonio industriale dell’area nord-est: il Basic Village. Veicolo per la nuova valorizzazione immobiliare della zona, a partire dai primissimi anni 2000 ha dato il via a un “abitare” di target medio-alto, a cui si sono poi ispirati i complessi residenziali Ex Tobler ed Ex Ceat. Non solo sede di BasicNet S.p.A. proprietaria di alcuni noti brand di abbigliamento come Robe di Kappa, ma un ben più ampio polo multifunzionale di servizi per i nuovi abitanti della zona.
Scheda III: Basic Village
(per scaricare il file qui)

26 aprile. Davanti al Comune si svolge un presidio di qualche decina di famiglie egiziane che protestano contro l’allontanamento coatto, avvenuto ormai tre anni fa, di Ziad dalla propria famiglia. In questi giorni il tribunale dei minori ha poi decretato l’adottabilità del bambino. I manifestanti dichiarano di subire un trattamento discriminatorio da parte delle autorità cittadine che non si preoccupano di informare chi viene da altri paesi su come funzioni il diritto di famiglia italiano.

La settimana scorsa in c.so Brunelleschi alcuni ragazzi avevano la scabbia, infezione altamente contagiosa e tutt’altro che sopportabile.
All’infermeria del centro? Se ne fregano, e non solo per la scabbia, pure in punto di morte l’unica cosa che fanno è proporre il cocktail di psicofarmaci per far star buoni i detenuti e farli dormire.
Chiamare il 118? Inutile, prima che arrivino al Cpr, i gestori delle ambulanze chiamano le forze dell’ordine al suo interno che negano sistematicamente ci sia un bisogno di cure continuamente eluso.
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22 aprile. Trecento manifestanti, tra cui una cinquantina di immigrati, partono dal rifugio autogestito Chez Jesus e dopo diciannove chilometri di strada e sentieri arrivano a Briançon, dopo aver contrastato i tentativi della polizia francese di interrompere il corteo e bloccarli. Nella cittadina francese la polizia si vendica per la figuraccia fatta e si attiva per fermare i piccoli gruppi di manifestanti allontanatisi dal resto del corteo. Il bilancio è di nove persone fermate di cui quattro verranno rilasciate l’indomani mattina.

Sabato solito per le vie di Borgo Dora e Porta Palazzo. Un sole cocente regala un anticipo d’estate agli avventori a passeggio, teste sudate e faticacce anticipate a chi ha tirato giù i teli di primo mattino.
La parte di mercato dedicato alla frutta e verdura sembra un formicaio, l’impressione è che mezza città si aggiri per i banchi in cerca del prezzo migliore. Anche alcuni turisti anglofoni che, macchina fotografica alla mano, discutono di quanto il luogo sia “crazy and beautiful”. Constatazioni da safari, tipiche e meste.
Mentre qualche compagno cerca di procurarsi un pranzo alla buona, nota il solito fuggifuggi nella calca. Un ragazzo di corsa ha avvisato i venditori abusivi di menta, prezzemolo e pane: “I vigili! Via!”. E di corsa coloro che erano intenti a tirar sù la giornata, prendono le cassette di plastica nere e scappano. Dopo qualche minuto il pericolo sembra scampato e nessuna divisa sembra essere di ronda, quando all’improvviso due uomini e una donna si buttano sui venditori al semaforo, facendo cadere la menta profumata e costringendoli a scappare e a lasciare le erbe a terra.
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Tanto l’esito del processo intentato da alcuni fattorini contro Foodora quanto la cacciata dei riders dagli uffici di Deliveroo a Milano hanno sancito, più di tutti i silenzi raccolti davanti alle richieste dei lavoratori, lo stato attuale dei rapporti di forza. Da un lato dei colossi della gig economy che non sono disposti a trattare, dall’altro gruppi ancora sparuti di fattorini che stanno provando ad alzare la testa e solcare una via, tutta in salita, che altri potrebbero intraprendere nel prossimo futuro.
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