Verso la mezzanotte di ieri i reclusi dell’area viola del Cie di corso Brunelleschi a Torino hanno incendiato alcuni materassi, per protestare contro il pestaggio di un loro compagno da parte delle guardie. Niente di grave, per carità: il principio di incendio è stato subito domato dai pompieri. Ma questo piccolo fuocherello è bastato a ristabilire la calma tra le guardie, e a fargli mollare la presa.
Aggiornamento – 3 agosto. Scopriamo solo ora che le guardie, mollata la presa, hanno arrestato il ragazzo pestato ieri sera, forse per ritorsione. In ogni caso una cosa è certa: anche se venisse scarcerato subito, come spesso accade, il conto dei suoi giorni di reclusione nel centro ripartirà da zero. E questo vuol dire altri sei mesi di Cie: un arresto, per un clandestino, è già una condanna. A presto ulteriori aggiornamenti.
Aggiornamento – 4 agosto. Ieri c’è stata l’udienza di convalida. Pare che il recluso, un tunisino, sia accusato di aver aggredito le guardie con… uno spazzolino. Nonostante questo il suo arresto è stato convalidato, e il giudice ha deciso di farlo rimanere in carcere: la prossima scadenza processuale sarà a settembre.

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Rovigo, 31 luglio 2010 – La scelta è fatta. Il Centro identificazione ed espulsione (Cie) del Veneto sarà realizzato in provincia di Rovigo. Per la precisione, nella frazione di Zelo del Comune di Giacciano con Baruchella, piccolo centro di 2228 abitanti al confine con la provincia di Verona. La struttura destinata ad accogliere immigrati clandestini sorgerà all’interno di un sito militare dismesso, quello che un tempo ospitava la base missilistica del 79esimo Gruppo Intercettori Teleguidati. La decisione era stata comunicata in anteprima venerdì scorso dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al presidente della Regione, Luca Zaia, nel corso di un incontro a margine della firma del protocollo contro l’infiltrazione della criminalità organizzata nei lavori per la Pedemontana. Della questione, probabilmente, il ministro aveva parlato anche con il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Nella stessa giornata Maroni, pressato su questo tema dai giornalisti, aveva dichiarato: «Il Cie nel Veneto? Abbiamo individuato il sito insieme al presidente della Regione, Luca Zaia. Ma non e’ Tessera, come ha anticipato qualche giornalista». Cancellata Venezia, i tentativi di capire la localizzazione si erano spostati verso Verona, dove nei mesi scorsi erano state fatte diverse ipotesi, da quella del capoluogo (in un sito militare dismesso) a quella di Bovolone- Isola Rizza, in provincia. Inevitabili, erano esplose le polemiche, che avevano visto su fronti contrapposti la Lega (il sindaco di Verona, Flavio Tosi, aveva dato personalmente a Maroni la «disponibilità » ad ospitare il Cie) e il Pdl. E adesso l’assessore regionale alla sicurezza, Massimo Giorgetti, esprime senza esitazioni tutta la propria «soddisfazione alla notizia che il Cie non si farà più nella provincia di Verona. Questo – dice Giorgetti – è un risultato che è frutto dell’azione politica del Popolo della Libertà, che in tutte le sedi, istituzionali e non, aveva sostenuto come non fosse opportuno che il Cie sorgesse nei pressi dei grandi centri abitati. Ci fa piacere che le nostre istanze, al contrario di quanto sosteneva il sindaco Tosi, siano state recepite dal ministro Maroni».
Quanto alla scelta del sito rodigino, Giorgetti sottolinea che «se sarà, come io presumo, nella frazione di Zelo del Comune di Giacciano con Baruchella, all’interno della sede del 79esimo Gruppo Intercettori Teleguidati, si dimostrerà la validità delle nostre indicazioni». L’ex base missilistica di Zelo aveva ospitato per anni, nel dopoguerra, militari italiani e soldati americani. L’esercito statunitense aveva lasciato l’area nel 1987 e l’intera struttura era stata definitivamente chiusa due anni più tardi, venendo abbandonata al degrado più completo. Pochi mesi fa, nel dicembre 2009, una parte di essa era stata messa all’asta ed acquisita da una società (la Studium Srl) di Padova. Restava disponibile quindi la cosiddetta «area logistica », con una superficie coperta di 10mila metri quadri ed una scoperta di 73mila metri quadri con una ventina di strutture destinate in passato ad uso logistico e di casermaggio. E proprio lì, adesso, verranno predisposte le strutture necessarie ad ospitare gli immigrati clandestini in attesa di essere espulsi.
(Corriere del Veneto)
Bari, 31 luglio 2010 – Due giorni fa nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari-Palese è scoppiata una protesta. Una trentina di persone lì detenute, gli “ospiti”, hanno distrutto alcuni edifici, ferito sei agenti tra carabinieri e militari, per riparare poi sui tetti. Sei persone sarebbero in questa occasione riuscite a fuggire. La settimana scorsa nel Cie di Torino un immigrato tunisino ha inscenato una protesta simbolica, contro il rimpatrio previsto a breve, rimanendo sul tetto per quasi una settimana. Meno di quindici giorni fa dal centro di via Corelli, a Milano, sono fuggiti tre stranieri, mentre, in quello di Gradisca si è verificato un tentativo fallito. A sentire di tutte queste proteste viene da pensare che si tratti proprio di ospiti molto poco riconoscenti. La loro permanenza nei Cie è stata infatti prolungata dal pacchetto sicurezza 2009, fino a raggiungere i sei mesi, senza escludere la possibilità di prorogare ulteriormente il periodo di soggiorno. Il risultato finale è, nella maggioranza dei casi, l’espulsione coatta. Per tutti gli altri un foglio di via e il passaggio a una condizione di assoluta marginalità. Ma a questo punto i conti non tornano. Chi sono gli altri? E chi sono questi ospiti che inscenano le proteste? E chi sono i 210 trattenuti a Ponte Galeria? Andrebbe chiesto proprio al ministro Ignazio La Russa che, sabato scorsa a Orvieto, ha dichiarato: “nei Cie non c’è nessuno” e poi – visto lo sguardo esterrefatto del sottosegretario Alfredo Mantovano – ha aggiustato: “non c’è pressoché nessuno”. Ma, allora perché investire soldi e fatica nella realizzazione di un nuovo Cie vicino a Verona se, le tredici strutture già presenti, sono deserte?
(l’Unità)

Dopo lo schifo servito loro per cena ieri, i reclusi del Cie di Gradisca hanno scritto un reclamo collettivo al Direttore del Centro, il signor Luigi Del Ciello. Il documento è stato consegnato all’Ispettore di turno. Oggi, comprensibilmente, tutti i reclusi sono in sciopero della fame, ma non risulta che il Direttore abbia ancora risposto. Non vorremmo mai che se ne dimenticasse, quindi vi ricordiamo che il numero del centralino del Cie di Gradisca è 0481.955.811, mentre il fax è 0481.955.818.
Mentre attendete che il direttore torni dalla riunione, dalla pausa pranzo o da dove diavolo è andato a nascondersi, leggetevi una sua intervista a “Storie di Questo Mondo”, organo ufficiale del consorzio Connecting People che gestisce il Centro di Gradisca.

Ecco che cosa si sono trovati nel piatto per cena questa sera i reclusi dal Cie di Gradisca d’Isonzo. Da dentro raccontano che questa roba (che arriva da una non meglio precisata ditta slovena) puzza di marcio da far schifo. E non provate neanche a far gli schizzinosi per via dell’ape: noi, è l’unica cosa che mangeremmo di quel piatto… Tutto il resto, farebbe rivoltare lo stomaco di chiunque. E non solo lo stomaco, evidentemente.

Vi presentiamo qua sotto alcuni passi di un opuscolo che circola in suolo francese, opuscolo che è dedicato alle espulsioni, a come evitarle e a come farsi aiutare per evitarle. Nello specifico, i brani che vi proponiamo sono quelli dedicati agli interventi che i compagni sono soliti fare dentro agli aeroporti, vale a dire al momento della deportazione vera e propria dei senza-documenti, quando si gioca il tutto per tutto e non avanzano altre chance di liberazione.
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Verona, 30 luglio 2010 – Verona tira un sospiro di sollievo. Motivo? Il Cie veneto avrà sede quasi certamente a Rovigo. Un notizia che potrebbe mettere fine a una lunga coda di polemiche in città e provincia e assopire così anche olo scontro fra Lega e Pdl su un tema spinoso come l’accoglienza del centro. L’indicazione sul Polesine è stata data dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al presidente della Regione, Luca Zaia, durante la visita del ministro a Venezia, venerdì scorso, in un incontro che si era svolto a margine della firma del protocollo contro l’infiltrazione della criminalità organizzata nei lavori per la Pedemontana. Dello stesso tema, quel giorno, Maroni avrebbe parlato anche con il sindaco di Verona, Flavio Tosi e con altri esponenti politico-amministrativi leghisti.
Il Centro di Identificazione e di Espulsione per gli immigrati clandestini sorgerà in una zona della provincia polesana vicina ai confini con quella veronese. La questione era sorta a metà dello scorso aprile, quando proprio Maroni aveva annunciato di voler creare quattro nuovi centri in altrettante regioni: Marche, Campania, Toscana e, appunto, Veneto. Di lì, un fuoco di fila di polemiche durissime. Che a Verona erano diventate materia di scontro accesissimo anche all’interno della maggioranza e degli stessi singoli partiti. Il sindaco Tosi aveva dato a Maroni la disponibilità di accogliere il Cie a Verona. E le ipotesi di collocazione si erano rapidamente moltiplicate. Si era parlato di Villafranca (per la vicinanza delkl’aeroporto), della città capol u o g o (nella caserma Pietro Schiavo, in via Gelmetto 68, in zona Sacra Famiglia, fra Cadidavid e La Rizza) ma soprattutto di una scelta orientata verso Bovolone- Isola Rizza. Sul tema, scontri durissimi tra Forza Italia e Lega Nord, con reciproche accuse di incoerenza.
Ma anche all’interno della stessa Lega si erano registrati «mal di pancia» e dissensi, ufficializzati anche da amministratori comunali nella zona di Bovolone. Intanto Maroni procedeva ad una serie di colloqui discreti e top secret. Con interventi ari e felpatissimi. Il ministro però, proprio venerdì scorso, aveva testualmente dichiarato: ‘«Il Cie nel Veneto? Abbiamo individuato il sito insieme al presidente della Regione, Luca Zaia. Ma non è Tessera, come ha anticipato qualche giornalista». Niente Tessera, dunque, bensì la provincia di Rovigo.
(Corriere del Veneto)

Un domanda ai nostri lettori più affezionati, che sappiamo essere frequentatori abituali di penitenziari e di questure: vi è mai capitato di venir ammanettati con fascette da elettricista? Probabilmente no. Date una occhiata allora a questa fotografia comparsa sul sito di un quotidiano, che ritrae – almeno così ci pare di capire – gli arrestati per la sommossa barese di questa notte…
Ascolta la diretta fatta questo pomeriggio con una compagna di Bari, che ci riporta la voce e i racconti dei reclusi:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/100730bari1276.mp3]
«Una cinquantina di extracomunitari questa notte hanno tentato di fuggire dal Centro Identificazione ed Espulsione (il Cie) del “San Paolo”. Un tentativo di fuga che ha subito richiamato l’attenzione delle Forze dell’Ordine e dei Militari del Battaglione “San Marco”. Inevitabile lo scontro.
Secondo la prima ricostruzione dei fatti compiuta dalla Questura di Bari, i rivoltosi, dopo aver sfondato le porte d’ingresso di tre settori destinati a moduli alloggiativi, sono giunti all’esterno dell’area ricettiva impugnando spranghe di metallo divelte dalla recinzione esterna della struttura. Ne è nato uno scontro con alcune unità della Polizia di Stato, dell’Arma Carabinieri nonché Militari del BTG “San Marco”.
L’intervento degli uomini in servizio nella struttura, subito affiancato da altre unità di rinforzo di Polstato, Carabinieri e Guardia di Finanza fatte giungere tempestivamente, ha consentito di contenere il tentativo di fuga. Solo 6 ospiti magrebini sono riusciti ad allontanarsi scavalcando le cancellate poste a protezione della struttura.
Una trentina di extracomunitari, invece, hanno raggiunto il tetto della struttura, lanciando oggetti contundenti, pezzi di metallo e bottiglie piene di acqua, all’indirizzo delle Forze dell’Ordine.
Durante gli scontri undici militari del reggimento “San Marco” e due Carabinieri, hanno riportavato lesioni, con prognosi variabili tra 3 e 15 giorni. Inoltre, sono rimasti feriti, durante il tentativo di fuga e nello scavalcamento della recinzione alta circa 5 metri, 6 cittadini extracomunitari ospiti della struttura, uno dei quali con trauma cranico con riserva di prognosi ed altri 5 soggetti con lesioni variabili tra i 5 e 35 giorni.
A conclusione degli scontri 18 cittadini extracomunitari, trattenuti presso il C.I.E., sono stati arrestati con l’accusa di devastazione, saccheggio seguito da incendio, resistenza, violenza e lesioni a pubblici ufficiali.»
da Barilive
(Non appena avremo qualche notizia di prima mano di questa grossa sommossa – alcune agenzie parlano pure di due auto della polizia andate distrutte -, dei feriti e degli arrestati, ve le gireremo. Intanto riascoltatevi l’intervista ad Ammar, che giusto la settimana passata ci raccontava della situazione che si vive dentro al Centro barese)
Leggimi in lingua francese.
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