Immagini da Gradisca

gradisca

Ieri mattina, dentro al Cie di Gradisca di Isonzo, un recluso si è provocato diverse ferite all’addome per protestare contro le drammatiche condizioni di vita all’interno di quel Centro. Per gli stessi motivi gli altri reclusi hanno rifiutato il cibo. I prigionieri hanno scelto di far circolare le immagini di questa loro protesta, e noi ve le riproponiamo.

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Sbarchi

Agrigento, 07 luglio 2010Trentacinque dei trentanove clandestini nord africani di sesso maschile rintracciati ieri nel centro dell’isola di Linosa sono stati trasferiti presso alcuni Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), con la notifica agli stessi dei provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale. Gli altri quattro, tutti minorenni, affidati a strutture loro dedicate di Agrigento. Lo riferisce una nota del Viminale.

(Apcom)

Vicini di casa

7 luglio. Un gruppo di anonimi nemici dei Cie visita la sede di Moncalieri della Camst, la ditta che fornisce i pasti al Centro di corso Brunelleschi. Intanto diffondono un centinaio di volantini nelle buche dei vicini di casa della ditta, nei cortili delle aziende attigue e sui parabrezza delle auto. Poi oscurano fotocellule e citofoni e riempiono i muri di scritte: «Cie=Lager», «Camst complici speculatori», «Infami»… Qui di seguito, il testo del volantino distribuito, comparso su Indymedia Piemonte.

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Saluti

6 luglio. Un gruppo di antirazzisti si reca sotto il Cie di corso Brunelleschi per salutare i reclusi; al lancio oltre il muro di alcune palline da tennis contenenti messaggi di solidarietà si aggiunge una breve rumorosa battitura accompagnata da slogan inneggianti alla libertà; da dentro fischi e urla in risposta, fuori un po’ di stupore e curiosità da parte di alcuni abitanti del quartiere, a passeggio nel vicino viale alberato.

Immigrazione, minacce dai gruppi anarchici

Roma, 06 luglio 2010 È allarme attentati nei Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati. E stavolta non si può escludere il «ricorso all’omicidio». Lo sostiene un documento di polizia emesso dopo che il 21 aprile è stata evitata una strage di carabinieri. Un congegno esplosivo destinato a una caserma era stato scoperto nel centro meccanografico postale di Fiumicino. Il pacco era stato caricato con polvere pirica e chiodi, così da devastare chi fosse stato investito dalla deflagrazione.

Il fallito attentato è stato rivendicato alcuni giorni dopo, come confermano fonti investigative, da una sigla anarcoinsurrezionalista. La minaccia, non nuova, è quella di rispondere «colpo su colpo ai soprusi quotidiani compiuti nelle carceri, nelle caserme, nei tribunali, nei lager per migranti chiamati Cie». Stavolta c’è di più. Una nota di polizia, che Avvenire ha potuto visionare, avverte che gli eversivi potrebbero spingersi fino a fare dei morti.

L’ordigno rinvenuto a Roma era indirizzato ai Carabinieri della caserma Gianicolense, nel quartiere Monteverde. Il plico, una busta commerciale gialla, conteneva un porta-trucco per donna. Apparentemente un pacco regalo. I sistemi di sicurezza hanno però rilevato alcune anomalie, poi confermate dagli artificieri: una pila da 9 volt, una lampadina e polvere esplosiva ricoperta di chiodi. Il consueto meccanismo della bomba a strappo, ideata perché scoppi al momento dell’apertura dalla busta o del suo contenuto, ma che stavolta avrebbe trasformando i chiodi in schegge mortali nel raggio di diversi metri.

Per questa ragione in alcuni Centri per immigrati del Nord Italia sono stati intensificati i controlli postali. «In generale il clima è abbastanza teso», conferma Orazio Micalizi, del consorzio Connecting People, ente che gestisce le strutture di Gradisca d’Isonzo, Brindisi, Foggia e Trapani. «Non che i Cie rappresentino un modello che condividiamo appieno – chiarisce Micalizi –, abbiamo però ritenuto di stare comunque al fianco delle persone che lì vengono accompagnate, per alleviare il più possibile il loro disagio». Impegno ripagato il 19 dicembre scorso con una busta esplosiva recapitata proprio al Cie di Gradisca. 

A prendere in consegna la corrispondenza quella mattina fu il direttore della struttura. Fece in tempo a gettare lontano la busta scampando alle ferite che invece il 27 marzo ha subito a Milano un dipendente delle poste a cui scoppiò tra le mani un ordigno rudimentale destinato alla Lega Nord.

 Al personale dei Cie le autorità suggeriscono di adottare «ogni possibile cautela nei confronti di plichi od involucri sospetti», ricorrendo alle Questure che dispongono di una speciale apparecchiatura in grado di rilevare le trappole confezionate dai terroristi.

Nello stesso giorno in cui a Roma veniva scoperto l’ordigno che avrebbe potuto uccidere i carabinieri di Monteverde, a Bologna 14 appartenenti a circoli anarchici facevano irruzione negli uffici del giudice di Pace attaccando volantini in «solidarietà agli ospiti del Cie». Medesimo copione a Torino dove un gruppo di attivisti ha interrotto una riunione degli operatori di Connecting People minacciando ritorsioni contro chi gestisce i centri di permanenza. 

Strutture che alcune regioni non vorrebbero mai vedere sul proprio territorio. Il 15 aprile la Corte Costituzionale ha bocciato una norma approvata in Liguria, su proposta di Rifondazione comunista, nella quale si afferma «la indisponibilità della Regione ad avere sul proprio territorio strutture in cui si svolgono funzioni preliminari di trattamento e identificazione personale dei cittadini stranieri immigrati».

Domenica scorsa c’è stato chi si è spinto oltre. A Modena nel corso della Messa del mattino un gruppo di manifestanti ha interrotto la celebrazione in Duomo gridando ingiurie contro la confraternita della Misericordia, che gestisce i centri di identificazione di Modena e Bologna.

Un’azione tesa «a intimidire gente innocente – scrive in una nota l’arcidiocesi modenese –. È scorretto coinvolgere persone ignare e inermi. È offensivo per il luogo e per il momento in cui è avvenuta». Nel mirino ancora una volta gli operatori delle Misericordie e il presidente Daniele Giovanardi, da tempo sotto scorta. «Credevamo, come associazione cattolica, di poter essere in qualche modo di aiuto a questi infelici – ha detto Giovanardi dopo l’irruzione – e di contribuire anche a un miglior quadro legislativo nei loro confronti. Ora assistiamo sbigottiti a una crescita incontenibile di violenze verbali e materiali».

(Avvenire)

Immigrati, Maroni: la Lombardia non avrà un Cie a Malpensa

Milano, 06 luglio 2010L’epoca dei barconi che attraccano a Lampedusa è finita. I nuovi flussi di immigrati irregolari ora passano per Malpensa. E l’aeroporto si sta attrezzando per contenere il fenomeno e combattere la clandestinità. A lanciare l’allarme sulla nuova via d’ingresso dei non regolari è il ministro dell’Interno Roberto Maroni: “I controlli sulle coste libiche hanno chiuso le rotte e quest’anno non è arrivato più nessuno a Lampedusa. La frontiera aerea invece è più insidiosa”. Il vicesindaco Riccardo De Corato avanza la proposta di aprire un Cie (centro di identificazione ed espulsione) a Malpensa: “La lotta alla clandestinità senza un numero sufficiente di Cie – sostiene – è una battaglia contro i mulini a vento”. Ma il ministro lo stoppa e detta la linea: “La priorità – spiega – è avviarne un Cie in ogni regione che non ce l’ha, dal Veneto alla Toscana, dalle Marche alla Campania”. 
A Malpensa il primo passo per frenare i flussi migratori illeciti via aria è il monitoraggio dei dati. È stato appena concluso il primo studio sull’argomento, promosso da Sea, la società che gestisce lo scalo, e firmato da Giulio Sapelli, docente all’università Statale. Un metodo di lavoro che il ministro Maroni presenterà a ottobre alla Commissione europea “per estenderlo anche negli altri aeroporti del continente allo scopo di presidiare i punti di accesso mentre si sta allargando l’area Schengen”.
La ricerca rileva che dal 2006 al 2009 il numero dei respingimenti è calato da 4mila a 780 casi: non solo per il minor traffico aereo ma anche per l’aumento dei controlli. Nel 2007 sono stati registrati 2.750 fuori regola, 1.400 quelli nel 2008. Dal 2005 al 2009 i luoghi da cui sono arrivati più irregolari sono il Marocco, l’Egitto, la Turchia e vari paesi del Sud America. Negli ultimi tre anni sono stati rintracciati 545 documenti falsi, di cui 213 nel 2009. Le inchieste della magistratura hanno ricostruito anche i metodi con cui i clandestini riescono ad evitare i controlli: gli organizzatori dei viaggi illegali sono soliti modificare l’itinerario velocemente e, da qualche tempo a questa parte, sono avvantaggiati dalla possibilità di comprare biglietti low cost e cambiare i piani direttamente on line. “Un aeroporto delle dimensioni di Malpensa – spiega il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi – rappresenta una vera e propria città, con fenomenologie particolari, come possono essere quelle legate all’immigrazione clandestina, che rappresentano una sfida importante per il buon funzionamento dello scalo”.
Controllare il flusso degli irregolari vuol dire, secondo il ministro Maroni, tenere sott’occhio anche i grandi traffici terroristici internazionali e aumentare la sicurezza dei passeggeri. A organizzare i viaggi aerei clandestini, a fornire i documenti e i visti falsificati sono infatti le grandi organizzazioni illegali: reti illecite che muovono enormi capitali di denaro in nero.

(Il Giornale)

L’allarme di Maroni: «E’ Malpensa la nuova frontiera dell’immigrazione»

Milano, 05 luglio 2010Dopo aver risolto l’emergenza sbarchi a Lampedusa, «ora l’aeroporto di Malpensa è la frontiera più avanzata per l’ingresso di immigrati clandestini, perchè da un anno Lampedusa è uscita dai traffici di clandestini dalla Libia». Lo ha affermato il ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, presentando una ricerca sul contrasto all’immigrazione irregolare all’aeroporto di Milano Malpensa. Secondo Maroni, «i controlli sulle coste libiche hanno chiuso le rotte e nei primi mesi di quest’anno non è arrivato praticamente più nessuno a Lampedusa». Per questo ora l’attenzione delle autorità italiane si sta spostando sugli ingressi via aria, studiati partendo proprio da Malpensa. «La frontiera aerea è la più insidiosa, perciò porterò questa ricerca – ha annunciato il ministro dell’Interno – all’attenzione della Commissione Europea nel prossimo Consiglio di inizio ottobre, perchè è utile estenderla agli altri aeroporti del continente allo scopo di presidiare punti di accesso come gli aeroporti mentre si sta allargando l’area Schengen». Lo scalo milanese, insieme ad altri grandi aeroporti europei come quelli di Parigi, Londra, Francoforte ed Amsterdam, è uno dei nodi principali dell’immigrazione per via aerea in Europa, particolarmente favorito per la vicinanza alla Svizzera e alla Francia. In base allo studio gli immigrati irregolari pagano alle organizzazioni criminali 10-15mila euro per il servizio che include spesso l’utilizzo di documenti falsi.
Ma nonostante il primato, l’ipotesi di costruire un centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini nell’aeroporto di Malpensa non è una priorità. Lo ha detto il ministro, replicando a una richiesta del vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, che ne sollecitava l’istituzione. Maroni ha ricordato che la Lombardia ha già un proprio Cie e prima di prendere in considerazione la costruzione di un secondo dovrà essere raggiunto l’obiettivo di realizzarne uno in ciascuna Regione d’Italia. «Oggi ne abbiamo dieci in nove Regioni. Prima di raddoppiare dove ci sono già – ha detto il ministro – dobbiamo realizzarli dove non ci sono. Nel 2010 li faremo in Veneto, Toscana, Marche e Campania. Nel 2011 nelle altre regioni. Nuove richieste le prenderemo comunque in considerazione perché la diffusione aumenta la sicurezza. Abbiamo indicato tra i criteri che siano aree vicino a aeroporti e del demanio». In ogni caso per Malpensa non se ne parla né per il 2010 né per il 2011.                                                                                                                                  Di diverso avviso il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza di Milano Riccardo De Corato. «La lotta alla clandestinità senza un numero sufficiente di Centri di identificazione ed espulsione è una battaglia contro i mulini a vento – è la tesi di De Corato -. I numeri sono imbarazzanti: al Nord sono presenti solo 3 strutture (Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo), che possono ospitare 338 posti. Peccato che i clandestini siano 50 mila solo a Milano secondo le stime Cgil e 150 mila in Lombardia. E nel Cie di via Corelli, secondo i dati Caritas, nel 2008 sono transitati solo 1360 irregolari. Maroni dia allora seguito all’annuncio lanciato nel 2008 di costruire nuovi Cie per gestire l’emergenza clandestini. Altrimenti quello che si sta facendo è aria fritta». E la costruzione di un nuovo Cie vicino a Malpensa, ha detto il vicesindaco, «avrebbe il vantaggio di rendere più immediate e snelle le procedure di espulsione».
Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha anche auspicato una rapida omogeneizzazione delle regole europee per le richieste di asilo politico. «Le normative in Europa sono complesse – ha detto il responsabile del Viminale – e stiamo cercando di aggiornarle. La procedura è farraginosa e complicata, non è disegnata nell’interesse del richiedente asilo. Stiamo lavorando per renderla omogenea in tutti i paesi europei e per non lasciare gli oneri solo ai paesi di primo ingresso, cioè quelli di frontiera, che altrimenti risultano penalizzati».
«Da due anni sosteniamo che il problema degli irregolari non nasce nè si esaurisce a Lampedusa: oggi Maroni ha finalmente ammesso che è proprio così, indicando nell’aeroporto di Malpensa la nuova frontiera dell’immigrazione clandestina». È quanto dichiara Sandro Gozi, capogruppo del Pd alla Camera nella commissione Politiche della Ue. «Cosa intende fare ora il ministro dell’Interno? Chiedere aiuto di nuovo alla Libia di Gheddafi per respingere gli irregolari anche in Lombardia? In questi due anni le politiche del governo Berlusconi in materia di immigrazione – ricorda Gozi – sono state caratterizzate dai respingimenti indiscriminati verso la Libia, paese che non riconosce il diritto d’asilo, dei barconi che si avvicinano alle nostre coste: questo ha causato vivaci e preoccupanti critiche da parte di molti organismi europei e internazionali». «Ora Maroni ammette che nonostante questa plateale negazione dei diritti umani il problema della clandestinità resta immutato: quanto meno il ministro dovrebbe fare un’autocritica, piuttosto che annunciare la costruzione di nuovi Cie».
A Malpensa,Maroni si è anche pronunciato sulla sperimentazione dei «body scanner», che è stata prolungata fino a settembre e «al termine di questa, li installeremo in tutti gli aeroporti». Il capo del Viminale ha smentito ancora una volta che ci siano rischi per la salute o violazioni della privacy. «Quella sul body scanner – ha spiegato – è una polemica che non ha fondamento. Abbiamo fatto tutte le verifiche con il ministero della Salute e con l’Authority della privacy». Proprio per tutelare maggiormente la privacy dei passeggeri, Maroni ha spiegato che è stato chiesto alla società costruttrice di modificare il programma. «Le società devono modificare l’algoritmo – ha spiegato – per limitare i problemi di privacy. Per questo la sperimentazione durerà un pò più a lungo, fino a settembre. Ma, per quanto riguarda i rischi per la salute, questi sono pari a zero. In altri Paesi, forse, ci saranno, ma da noi il body scanner legge solo il calore del corpo». La pensa così anche la Commissione Europea che infatti ha sciolto ogni riserva sulla nuova tecnologia. A partire dalla prossima settimana, intanto, un altro body scanner sarà installato all’aeroporto di Palermo.

(Corriere della Sera)

Maroni, Cie a Malpensa non previsto; c’è già piano

Malpensa, 5 luglio 2010Nell’aeroporto di Malpensa non sara’ creato alcun Cie, Centro di identificazione ed espulsione. Lo ha assicurato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, oggi nello scalo lombardo per la presentazione di uno studio della Sea, replicando cosi’ ad una richiesta del vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, che ne sollecitava l’istituzione.
  “Non e’ previsto un Cie a Malpensa – ha detto Maroni – noi abbiamo, al momento, dieci Cie in nove regioni e prima di raddoppiarli in realta’ che li hanno gia’, bisogna completare il nostro piano”. E il piano del capo del Viminale prevede che, nel 2010, altre quattro regioni, Veneto, Toscana, Marche e Campania, saranno dotate di un centro per l’identificazione e l’espulsione. Entro il 2011, poi, si completera’ il piano e con l’istituzione di un Cie in tutte le regioni. “Se poi – ha aggiunto Maroni – c’e’ una richiesta da parte degli enti locali, la valuteremo. Per adesso abbiamo individuato i criteri da seguire per la scelta della localizzazione: vicino agli aeroporti e in strutture appartenenti al demanio”.

(AGI)

Maroni, non e’ previsto nuovo Cie in Friuli Venezia Giulia

Trieste, 5 luglio 2010 – Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, parlando a Trieste con i giornalisti ha assicurato che “non e’ prevista l’apertura di un nuovo Cie (Centro di identificazione ed espulsione) in Friuli Venezia Giulia. E’ prevista l’apertura -ha puntualizzato- entro il 2010 del Cie in quattro regioni: Veneto, Toscana, Marche e Campania, dove oggi il Cie non c’e'”.
“Prima di mettere nuovi Cie nelle regioni dove gia’ c’e’ o c’e’ una struttura, come nel Friuli Venezia Giulia, vogliamo aprirli -ha ribadito il ministro- nelle regioni dove non ci sono. Io sto parlando -ha specificato, di nuovi insediamenti, l’ampliamento e’ un’altra cosa. L’ampliamento -ha spiegato Maroni- dipende dai fenomeni. Adesso abbiamo in Sicilia, per esempio, una presenza di strutture che si giustificava con il fatto che a Lampedusa ogni anno arrivavano 37 mila clandestini”.
“Adesso non ne arrivano piu’, quindi abbiamo in sicilia -ha affermato- una sovrabbondanza di strutture rispetto le esigenze di oggi, non di ieri e dell’altro ieri, di oggi. E quindi dobbiamo valutare l’ampliamento o la riduzione di queste strutture non una volta per sempre, ma a seconda dei fenomeni -ha puntualizzato il responsabile del Viminale- che di anno in anno possono cambiare. Fortunatamente abbiamo cambiato il flusso di clandestini a Lampedusa. Adesso in Sicilia, ci sono piu’ strutture di quelle che servono, e cosi’ valuteremo di volta in volta, pronti ad intervenire in tempi rapidi, se servira’ per ampliare -ha concluso il ministro- le strutture del Friuli Venezia Giulia o per ridurle, a seconda delle esigenze”.

(Adnkronos)

Pose provocanti

Varese, 02 luglio 2010La scorsa notte, intorno alle 2, due pattuglie delle volanti in servizio di controllo del territorio mirato alla prevenzione e repressione dei reati legati alla prostituzione, hanno fermato due individui in zona Schiranna.
I due individui, che inizialmente non si erano accorti del fatto che le auto che stavano sopraggiungendo erano della polizia, hanno iniziato a far gesti con le braccia per invitarli a fermarsi, ancheggiando e mettendosi in pose “provocanti” nel tentativo di adescarli.
Alla scoperta che i probabili “clienti” erano degli agenti, hanno cercato di darsi alla fuga e poi, una volta bloccati, hanno cercato di convincerli a soprassedere e lasciarli liberi di allontanarsi.
I due, indubbiamente degli uomini, erano truccati e vestiti con abiti femminili succinti e aderenti, che mettevano in risalto soprattutto il seno, evidentemente “rifatto”.
Alla richiesta dei documenti, i due hanno riferito di esserne sprovvisti, per cui sono stati accompagnati in Questura per accertare la loro identità.
Si tratta di due cittadini peruviani, di oltre 40 anni, residenti nel milanese, irregolari sul territorio nazionale, con numerosi alias e precedenti per reati vari.
I sudamericani sono stati quindi denunciati per mancanza di documenti e atti contrari alla pubblica decenza e immediatamente sottoposti ad espulsione con accompagnamento presso il CIE di Torino.

(Varesenews)