Qualche ora fa dentro al Cie di Bari-Palese c’è stato un pestaggio. Una roba abbastanza grossa, visto che i feriti sarebbero sette. Non ne sappiamo molto di più, se non che i feriti per ora non sono stati portati in ospedale. Appena avremo maggiori dettagli ve li scriveremo.
Aggiornamento ore 11,40. A conferma di quanto vi dicevamo questa notte, eccovi un lancio di agenzia di qualche ora fa:
«Due clandestini sono stati arrestati dalla polizia per disordini nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari. Il fatto e’ accaduto la notte scorsa. Gli arrestati sono Toubi Hamza, di 24 anni, marocchino, e Hassan Ahmed, di 22 anni, egiziano; per entrambi l’accusa e’ di devastazione aggravata. Dalle prime notizie, sembra che i disordini dovessero servire a favorire una fuga dalla struttura. Per riportare la calma al Cie sono intervenuti gli agenti del commissariato San Paolo, ‘Volanti’ della polizia e pattuglie della Guardia di finanza. (ANSA).»
Proprio ieri, per la terza volta, Mamadou è riuscito a perdere l’aereo della deportazione. Legato e ammanettato come al solito, questa volta è stato pure sedato prima che salisse le scalette dell’aereo: eppure è riuscito a fare talmente tanto chiasso da farsi riportare a terra. Ora che vi parliamo è di nuovo nel Cie di via Corelli, a Milano.
Intanto continua lo sciopero della fame nel Cie di Bologna, dopo l’incendio del 24 di maggio. Vi riportiamo qui sotto un resoconto – aggiornato a ieri mattina – dell’aria che si respirava in questi giorni in via Mattei, dove oggi si è tenuto un partecipato presidio. E vi ricordiamo pure che sabato prossimo, alla Festa di Radio Blackout, durante il dibattito con Marco Rovelli sul rapporto tra lavoro ed espulsioni, saranno presenti pure dei compagni di Bologna che ci presenteranno il corteo di Modena del prossimo 19 di giugno.
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Agitazione ieri dentro al Cie di Gradisca, dopo le grandi evasioni delle settimane passate. I reclusi hanno rifiutato il cibo, promettendo uno sciopero della fame a tempo indeterminato. A far scattare la protesta è stato l’inizio dei lavori di “messa in sicurezza” di un pezzo del Centro: dietro ai cancelli di ferro, infatti, degli operai stanno montando delle grosse lastre di plexiglass per ostacolare le fughe, proprio mentre i gestori affermano di aver così pochi soldi a disposizione da non poter neanche aggiustare i televisori delle camerate, che non funzionano da mesi. In più l’altroieri un recluso che aveva tentato la fuga è stato riempito di botte, mentre una nuova disposizione dei carcerieri ha ridisegnato la geografia interna del Centro: i prigionieri che parlano italiano sono stati messi tutti insieme, in modo da isolarli dal resto dei reclusi ed ostacolare i contatti con l’esterno.
Ascolta questa testimonianza andata in onda ieri ai microfoni di Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/televisori-a-gradisca.mp3]
E guarda le foto dei lividi lasciati sulle gambe del ragazzo che aveva provato a fuggire.
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2 giugno. Blocco su corso Casale di fronte alla Gran Madre, all’una di notte, di fronte agli occhi allibiti degli avventori dei bar della collina. Catena con striscione (“Tutti liberi”) ad interrompere il traffico, una decina di fumogeni e slogan. In solidarietà con tutti i reclusi, ma in particolar modo con Davidino e Luigi, ancora dentro dal 12 di maggio.

Leggi il programma completo della Festa di Radio Blackout.
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31 maggio. Un mini-presidio alla mattina a Porta Palazzo e un volantinaggio a Palazzo Nuovo che si trasforma in corteo e percorre qualche pezzo di città al pomeriggio: queste le prime risposte torinesi ai fatti accaduti all’alba di fronte alle coste palestinesi. Risposte inadeguate di fronte alla gravità della situazione e sottotono rispetto alle possibilità di reazione della città, ma staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni. All’interno di questa piccola giornata di mobilitazione, però, vi segnaliamo un altrettanto piccolo episodio capitato durante il corteo pomeridiano: proprio mentre i manifestanti sfilavano sotto al Municipio è spuntato Agostino Ghiglia, che è capogruppo del Pdl in Consiglio. Ovviamente è stato riempito di maleparole, e poi inseguito e poi preso a calci (c’è chi dice cazzotti, ma poco importa).
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30 maggio. Nuovo presidio sotto alle mura delle Vallette per salutare Davide e Luigi, ancora prigionieri: per qualche ora cori, fumogeni e botti rompono il silenzio intorno ai reclusi.
«Dopo l’incendio di lunedì 24 maggio che ha bruciato ben cinque celle del Centro di Identificazione ed Espulsione per immigrati di via Mattei a Bologna, la vita continua ad andare avanti per gli uomini e le donne rinchiusi là dentro. Ma la quiete non è tornata, al contrario di ciò che alcuni pennivendoli sinistronzi scrivono sui loro giornali. Non è tornata perché non c’è mai stata, perché la rabbia continua ad ardere ogni giorno, ogni minuto, nel cuore di chi è stato privato della libertà e costretto a vivere il suo tempo in un luogo che, pur travestito di plexiglas, non riesce comunque a sembrare qualcosa di diverso da quello che effettivamente è, una prigione per stranieri. È tornata al contrario la “normalità”, come ben si augurava la direttrice del Cie Anna Maria Lombardo pochi giorni fa in un articolo apparso su “L’Unità” dopo l’esplosione del caso della donna tunisina che si era cucita le labbra in segno di protesta in seguito al rigetto della richiesta d’asilo e gli inutili tentativi di farsi ascoltare dai giudici. Ricordiamo che per lei, come per tante donne vittime di tratta, il ritorno a casa significherebbe andare contro un grave rischio di morte. I parenti non le perdonano una gravidanza fuori dal matrimonio.
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29 maggio. Proprio nel mezzo dello struscio del sabato pomeriggio, una dozzina di solidali con gli inquisiti per lo sgombero de Lostile danno vita ad una serie di blocchi stradali a singhiozzo percorrendo rumorosamente via Po, piazza Vittorio Veneto e arrivando sino alla scalinata della Gran Madre. Gli striscioni recitano: “Libertà per gli arrestati” e “Davide e Luigi liberi”. La polizia politica arriverà con il solito ritardo, e non riuscirà a bloccarli.
28 maggio. All’imbrunire un gruppo di solidali si introduce nel campo di grano che sta sul lato nord delle Vallette e, a forza di urla, torce illuminanti e petardi, si fa ben notare dai prigionieri che si accalcano alle finestre e cominciano una battitura urlando pure loro. Il saluto è per tutti, ma un pensiero particolare è per Davide e Luigi che hanno appena saputo di doversene restare dietro le sbarre ancora per un po’.