4 maggio. Di nuovo davanti al Consolato marocchino di Torino, in via Belfiore 27. Sotto la pioggia battente, una quindicina di antrazzisti speakerano e volantinano per denunciare la complicità del Consolato nell’autorizzare le espulsioni dei senza-documenti rinchiusi nel Cie di corso Brunelleschi. Nonostante la presenza intimidatoria di numerosi poliziotti in borghese e in divisa, e sotto l’occhio vigile dei funzionari del Consolato vari cittadini marocchini in coda si fermano a parlare per raccontare le proprie storie ed esprimere la propria solidarietà.
Leggi il volantino distribuito. (more…)

«L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000. Per questo è lui il padrone», si diceva una volta.
E ora che un bel pezzo del proletariato urbano è composto da stranieri, bisogna pure stare bene attenti a quali sono, queste 300 parole.
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Un video ed un testo che stanno circolando in rete, e che ci possono aiutare a dare una risposta a questa domanda.
Le persone portate come cadaveri
Ho avuto lo choc della mia vita quando abbiamo cominciato il nostro viaggio [dal centro di detenzione] di Tinsley House all’aeroporto. Siamo restati nel bus dalle ore 11 alle 18 senza poter uscire. Nel bus non abbiamo potuto muoverci né uscire per 7 ore, poiché ogni detenuto era scortato da due agenti di sicurezza.Gli agenti di sicurezza prendevano una pausa ogni 30 minuti ed erano rimpiazzati da altri agenti, mentre noi, restavamo seduti, stretti come sardine in scatola. Le mie gambe si sono gonfiate e sembravano pesanti come mai mi era successo.Più le ore avanzavano, più ogni ora era per noi un’ora di lotta. Mi sentivo sempre più debole, come se il mio sangue avesse smesso di circolare. Non eravamo affatto preparati a ciò che stava per succedere su quel volo charter.
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2 maggio. Domani mattina, lunedì, ci sarà il processo di Saverio. Come certo ricorderete è accusato di aver dato una bandierata sulla testa al vicequestore Gian Maria Sertorio che insieme ai suoi uomini stava inutilmente tentando di impedire a una Papessa biancovestita di partecipare pure lei al corteo del Primo maggio.
L’udienza sarà per direttissima, e quindi a porte aperte, alle ore 9 dentro all’aula 59. Vi invitiamo a partecipare insieme a noi.
Visto questo imprevisto, il presidio contro le espulsioni che era in programma di fronte al consolato marocchino sarà spostato di un giorno, e si terrà martedì mattina, sempre alle 10,30.
Aggiornamento 3 maggio. Affollata udienza, oggi al Tribunale di Torino. Interrogato dal giudice, Saverio ha confermato di aver dato un colpo di bandiera al vicequestore e ha spiegato in poche parole in che contesto si sono svolti i fatti sabato mattina – il corteo e il tentativo improvvido della celere di bloccarne uno spezzone. Intanto, è arrivata anche conferma di quanto fosse misera la prognosi del vicequestore: due giorni. Così neanche il Pm se l’è sentita di chiedere misure cautelari e Saverio sarà liberato questo pomeriggio, in attesa del processo.
Proprio come la settimana scorsa, anche questa domenica un gruppo di prigionieri di corso Brunelleschi ha tentato la fuga, questa volta dall’area bianca. Il tentativo è stato bloccato sul nascere dalla polizia, che si è poi accanita in particolar modo su di un ragazzo – pestato tanto da dover essere trasportato con urgenza all’ospedale.
Intanto i reclusi dell’area gialla – che sono in sciopero da lunedì – hanno dato la propria solidarietà ai pestati come potevano: lanciando bottiglie e insulti contro i militari. Ora le guardie pattugliano le aree portandosi dietro scudi e manganelli, e se ne stanno sempre in allerta.
Aggiornamenti 3 maggio. Il ragazzo pestato ieri sera ha passato la notte all’ospedale e solo questa mattina è stato riportato al Centro, ma in isolamento. Per cercare di dividere i prigionieri la polizia sta spargendo la voce che a pestarlo siano stati i suoi stessi compagni: nonostate questi tentativi, la tensione dentro non si abbassa e i reclusi delle aree bianca e gialla continuano ad essere combattivi.
Figura barbina per la Digos di Torino al processo di venerdì scorso contro i quattro anarchici sotto processo per l’irruzione nella sede della Lega Nord del 26 maggio scorso.
E già, perché se al tempo i quattro erano stati arrestati e tenuti un po’ di giorni in carcere perché due leghisti sostenevano di averli riconosciuti come gli autori dell’irruzione, ora che il riconoscimento si è dovuto ripetere alla presenza di un giudice e dal vivo e non di fronte a soli questurini e su fotografia… i due non son stati capaci di riconoscere proprio nessuno. O meglio, un ragazzo l’hanno indicato ma era uno che non c’entrava nulla ed era in aula proprio per fare il figurante nel riconoscimento.
Memoria che va e che viene? Leghisti intimiditi dal pubblico numerosissimo ed un tantino ostile? Oppure molto più semplicemente funzionari di questura che al tempo avevan dato qualche suggerimento di troppo ed ora non han trovato il tempo di far ripassare la lezione?
Non lo sapremo mai, probabilmente. Sta il fatto che venerdì, tra un Pubblico ministero imbarazzato e un avvocato di parte civile incompetente, i quattro sono andati tutti assolti.
«Hanno fatto irruzione durante la messa in Duomo delle 11: un gruppo di ragazzi con volantini e megafono hanno protestato contro i Centri di identificazione ed espulsione. Dovrebbe essere stato fermato uno dei dimostranti…
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Questa mattina, nel bel mezzo del Primo maggio torinese, il vicequestore del Commissariato “Dora-Vanchiglia” si è preso una gran bella sbandierata sulla testa. Sì, sì, proprio lui, Gian Maria Sertorio, il gran capo della polizia di Porta Palazzo: il cappello gli è volato via, come potete vedere dall’immagine qui sopra, e pare che poi sia finito lui pure giù per terra. Alcuni giornali scrivono che le sue condizioni siano “abbastanza serie”, ma ne dubitiamo visto che poco dopo l’accaduto si è risistemato il cappello sulla capoccia offesa ed è ritornato a comandare i suoi uomini, consolato dal sempre presente Spartaco Mortola.
Secondo alcune voci, sulla bandiera in questione ci sarebbe stato scritto: “Basta lager!”. E questo sarebbe certo un caso, ma ben significativo visto che Sertorio è proprio uno di quelli che i lager li fa riempire, considerata la grande quantità di senza-documenti catturati alle fermate degli autobus di Porta Palazzo dai suoi uomini e rinchiusi dentro al Cie di corso Brunelleschi.
Poco dopo questi fatti un nostro compagno carissimo, Saverio, è stato preso dalla Digos, portato in Questura e poi in carcere alle Vallette. Non sappiamo ancora quando sarà la convalida del suo arresto, né se invece sarà giudicato per direttissima. Unica reazione al suo arresto, fino ad ora, un piccolo corteo spontaneo, che ha percorso in lungo e in largo la zona di Porta Palazzo per chiederne la liberazione: ma contiamo che le iniziative in sua solidarietà si moltiplichino, più o meno in ogni ambito di movimento.
Per intanto vi diamo appuntamento proprio di fronte al lager di corso Brunelleschi: il già previsto presidio di solidarietà con i reclusi in sciopero è spostato alle 21, e sarà anche in solidarietà con Saverio.
(Ma che ci faceva Gian Maria Sertorio, questa mattina, in mezzo alla folla del Primo Maggio? Lavorava, ovviamente. E questa mattina il suo compito era quello del moralismo più bieco: impedire l’entrata in piazza Castello della bellissima e applauditissima Papessa dello spezzone anticlericale del corteo. Ma non c’è mica riuscito, e dopo un po’ di spingi-spingi e dopo quel benedetto colpo di bandiera, la Papessa è passata.)
Sarà un caso che giusto ieri un inviato del Consolato marocchino sia entrato dentro al Cie di corso Brunelleschi tentando di identificare proprio il recluso che domenica sera era riuscito a scavalcare i cancelli? E che questo succeda proprio ora che lui e i suoi nove compagni stanno urlando ai quattro venti di essere stati riempiti di botte e l’intera area gialla del Centro ha dichiarato uno sciopero della fame che dopo quattro giorni non è ancora terminato?
Come sapete, l’identificazione da parte del personale consolare – vera o falsa che sia – è il passaggio obbligato per dare corso alla deportazione vera e propria: senza il timbro del Console non si parte e prima o poi si deve essere liberati. Sarà un caso, allora, che il Console si impegni a far trasportare A. in Marocco il più velocemente possibile?
Ovviamente non lo sappiamo.
Se fosse solo un caso il Consolato marocchino farebbe semplicemente il suo lavoro – che è quello di ben oleato ingranaggio della macchina delle espulsioni, ed è un bel lavoro di merda.
Se ci fosse qualcosa in più, invece, vorrebbe dire che il Consolato del Marocco ci sta mettendo del suo perché nessuno sappia che dentro e fuori le gabbie dei Centri la polizia italiana e gli alpini spaccano nasi e costole e che i reclusi dei Centri – e forse è questo l’elemento che più li preoccupa – non sono semplici corpi di troppo da spazzar via quando non servono più ma uomini e donne che sanno organizzarsi, difendersi e lottare.
Domenica 2 maggio, alle 18, invitiamo tutti a venire sotto al Cie di corso Brunelleschi per sostenere i reclusi dell’area gialla in sciopero della fame.
E il giorno dopo, Lunedì 3 maggio, dalle 10,30, vi invitiamo a fare un salto con noi sotto al Consolato marocchino di via Belfiore 27, in modo che al Console sia chiaro che i suoi affari con il Centro gli posson procurar qualche piccolo fastidio ogni tanto: che siano gli affari ordinari o meno. Che sia un caso, oppure no.

Venerdi 30 aprile si terrà presso il Tribunale di Torino una nuova udienza del processo a carico di quattro anarchici, arrestati un anno fa con l’accusa di violenza privata per aver consegnato alla sede della Lega Nord di Largo Saluzzo una cimice per intercettazioni, rinvenuta al centro di documentazione Porfido. L’iniziativa si inscriveva all’interno di una più ampia campagna di lotta contro la misura della sorveglianza speciale e i suoi mandanti: la Lega Nord e il ministro dell’Interno Maroni. Venerdì mattina alle ore 9:00 in aula 54 ci sarà il riconoscimento degli imputati da parte dell’accusa, al quale probabilmente seguirà la sentenza.
L’udienza sarà a porte aperte, pertanto chi volesse portare la propria solidarietà è invitato ad assistere al processo.
Leggi il testo dei volantini lanciati al tempo nella sede di largo Saluzzo e guarda la microspia ritrovata.
Leggi e ascolta un approfondimento sulla misura della Sorveglianza speciale.