La stessa lotta
“Torino e Vincennes, la stessa lotta. Fuoco ai Centri di detenzione.”
Périgueux (Dordogne-Périgord), Francia. Marzo 2010.
“Torino e Vincennes, la stessa lotta. Fuoco ai Centri di detenzione.”
Périgueux (Dordogne-Périgord), Francia. Marzo 2010.
Venerdì una decina di reclusi del Cie di Bari Palese ha cominciato uno sciopero della fame per protestare contro la pessima qualità del cibo. In particolare, negli ultimi giorni veniva servito sempre e solo pesce, che per di più puzzava di marcio. Almeno un recluso, inoltre, accusava forti dolori allo stomaco, forse sintomo di una intossicazione. Dopo due giorni di lotta lo sciopero è stato interrotto, e gli scioperanti possono dire di aver vinto, perché da domenica il cibo era nettamente migliorato, e nel piatto c’era pure un pezzo di formaggio a testa.
Ascolta un recluso del Cie di Bari al telefono con Radio Onda d’Urto, il primo giorno di sciopero.
[audio:http://www.radiondadurto.org/agenzia/2010-03-26-18-48_imm_cie-bari-sciopero-fame.mp3]
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26 marzo. Giusto all’ora di pranzo un gruppo di antirazzisti si introduce nella mensa del personale dell’ospedale Mauriziano di Torino, mensa gestita dalla Sodexo. Ai presenti viene distribuito un volantino che ricorda le responsabilità dell’azienda dentro ai Cie ed accenna in particolar modo agli ultimi episodi capitati nel Centro di via Corelli a Milano. Uno striscione recita: «Sodexo ingrassa nei lager per immigrati». Ai dipendenti della mensa viene consegnato uno scarafaggio-tipo, tanto simile a quelli che i reclusi trovano sovente nel cibo, perché lo passino alla direzione. Medici ed infermieri non disapprovano l’iniziativa, qualcuno sa pure cosa sono i Cie e come ci si vive, ed in più in tanti hanno il dente avvelenato con chi gestisce la mensa: gira voce che la qualità dei pasti vari in base all’importanza dei commensali e che, alla sera, quando i dirigenti amministrativi dell’Ospedale se ne stanno a casa propria a cenare, il cibo faccia ancora più cacare del solito. (more…)
25 marzo. Nella notte, di fronte al Cie di Torino, viene appeso uno striscione su cui è scritto “Joy: uno sbirro la stupra, lo Stato la deporta.”
Cie di via Corelli, Milano. Nel reparto delle trans una reclusa che questa settimana non sta facendo lo sciopero della fame riceve il pasto dalla Croce Rossa e si accorge che il cibo è scaduto. Richiama il funzionario che gliel’ha dato, protesta, ma non c’è niente da fare. La minestra è quella, quelli sono gli standard di Croce Rossa e Sodexo e nessun reclamo è ammesso. Ne nasce un litigio, i toni si accendono, e il crocerossino se la prende con la reclusa: vuol farla uscire dalla gabbia, chissà perché lontano dalle telecamere, ma le sue compagne di sezione la difendono e non se la lasciano portare via. Così la minaccia: «se mai sarai liberata, ci rivedremo e te la farò pagare». Lei chiama la polizia, e chiede di poterlo denunciare: gli agenti le rispondono che lei non ha documenti, che non è nessuno, e che quindi non può certo sporger denuncia.
Tutto torna, nel Cie di via Corelli, dove quando non sono i crocerossini a dover coprire le porcherie della polizia, è la polizia a coprire i crocerossini, e tutti insieme coprono gli affari della Sodexo.
Ascolta il racconto trasmesso da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/1minaccie-a-corelli_20-marzo.mp3]Eccovi un piccolo messaggio dal cielo, che ci è arrivato nascosto in una pallina da tennis lanciata da dentro le gabbie durante il consueto presidio di solidarietà che si svolge ogni terza domenica del mese di fronte al Centro di corso Brunelleschi.
(Per la cronaca, e per i questurini che con gli arresti del mese scorso pensavano di affievolire l’attenzione che si sta diffondendo in città alla vita e alle lotte nel Cie, il presidio di ieri è stato particolarmente e variamente partecipato e molte lingue differenti si sono alternate al microfono. I reclusi, da parte loro, hanno risposto alle battiture e ai petardi urlando e raccontando le proprie storie ai microfoni di Radio Blackout. E la mattina, mentre una radio diffondeva lo speciale sulle lotte nei Cie di quest’ultimo mese, al mercato abusivo di piazza della Repubblica ritornava il “calcio all’alpino”.)
Ascolta l’appello, in lingua araba, lanciato durante il presidio di fronte al Centro:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/4levaso_appello-arabo.mp3]
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20 marzo. Lunghi striscioni in piazza Vittorio e in via Po, e musica, per ricordare la vicenda di Joy, gli arresti del 23 febbraio e la lotta che prosegue senza sosta nei Cie di mezza Italia.
Una fuga, raccontata per una volta dalla viva voce di uno dei protagonisti. Stiamo parlando dell’evasione di una settimana fa dal Cie di Torino, quando otto ragazzi riuscirono a guadagnarsi la libertà scappando nella notte attraverso dei buchi scavati sotto le reti.
Intervistato dai microfoni di Radio Black Out durante la trasmissione Macerie, J. ci ha raccontato com’è andata veramente, sbugiardando le fantasiose ricostruzioni uscite sui giornali. Una testimonianza che dimostra – se ce ne fosse stato bisogno – che non è poi così difficile scappare dai Cie: basta un po’ di intelligenza e tanta determinazione. Il resto lo fanno le guardie, che per fortuna si mettono a chattare al computer anzichè fare il loro sporco lavoro di carcerieri. E poi corrono ai ripari, smontando le telecamere di videosorveglianza del Centro che avevano ripreso l’evasione, ed erano la prova della loro inettitudine.
Ma come in tutte le storie che arrivano dai Cie, anche nel racconto di J. non potevano mancare la descrizione delle pessime condizioni di vita nei centri, tra cibo scadente e psicofarmaci distribuiti come fossero caramelle. E naturalmente le tante storie di soprusi e minacce da parte delle guardie in divisa, con la Croce Rossa che sta a guardare.
Ascolta l’intervista con J. uno dei ragazzi evasi dal Cie di Torino:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/interview-per-radio.mp3]
L’intera trasmissione radiofonica è stata trasmessa davanti alla sede della Croce Rossa in via Bologna 171, a Torino. Una piccola manifestazione a sorpresa, per denunciare ancora una volta le responsabilità della Cri nella gestione dei lager per migranti. Lo striscione «Croce Rossa complice degli stupri nei Cie», gli interventi al microfono e i volantini distribuiti hanno ricordato la storia di Joy, e le responsabilità della Cri anche nella famosa vicenda del tentato stupro. Una buona occasione per ricordare che Massimo Chiodini, capo della Croce Rossa nel Cie milanese di via Corelli, ha testimoniato contro Joy ed Hellen e a favore di Vittorio Addesso, capo della polizia nel centro.