Roma, Bologna, Milano, Ozzano Emilia, Torino, Bari…

Nonostante le previsioni più nere dei giorni scorsi Joy, Florence ed Hellen sono ancora dentro il Cie di Ponte Galeria. Il volo organizzato dall’agenzia europea Frontex che ha deportato a Lagos 51 nigeriani (25 espulsi dall’Italia, 10 dalla Germania, 6 dalla Grecia, 5 dall’Austria e 5 dalla Norvegia), infatti, è partito da Fiumicino senza di loro. Sembra che a far perdere l’aereo alle tre ribelli del Cie di Milano sia stato un semplice vizio di forma, ma intanto anche la mobilitazione in loro favore sta crescendo giorno dopo giorno. Un presidio a Bologna, ieri pomeriggio, ha bloccato il traffico per un po’ e si è trasformato in un mini corteo; sempre ieri pomeriggio, a Milano, la Digos è stata attirata ad un finto presidio alla stazione Cadorna, per lasciare liberi i solidali di volantinare in giro per viale Padova e in altre zone della città; questa mattina, ad Ozzano Emilia, sei furgoni della “Concerta” (la ditta che gestisce la mensa del Centro di via Mattei a Bologna) si sono risvegliati con le gomme a terra e pieni di scritte contro i Cie; a Roma i compagni hanno fatto visita all’ambasciata Nigeriana cercando di mettere i funzionari africani di fronte alle proprie responsabilità, mentre a Torino un presidio-blitz si è svolto di fronte alla sede della Croce Rossa. La sorte di Joy, Florence ed Hellen è legata strettamente alla nostra determinazione, ed anche alla nostra costanza, e bene o male queste due giornate indicano delle possibilità da praticare. Teniamoci sempre a mente i recapiti dell’Ambasciata nigeriana, in modo da essere sicuri che non si dimentichino di noi e della nostra attenzione, ma facciamoci venire delle idee.

Intanto, prosegue in via Corelli lo sciopero della fame dentro al Centro. Lo sciopero è a staffetta, e i compagni stanno sostenendo i prigionieri in lotta portando loro del cibo, in modo da boicottare in maniera sempre più allargata e continuativa la Sodexo. Da Ponte Galeria, invece, oggi è stato liberato in tutta fretta un recluso che da venti giorni non mangiava: proprio come succede frequentemente a Torino, i nuovi gestori del Cie non vogliono grane e preferiscono lasciarb libera la gente che farla morire d’inedia. E per finire, a Bari-Palese, i recusi hanno spaccato un po’ di vetri in una sezione, per protestare contro le condizioni di detenzione.

 

Un compito facile facile

Buona parte degli imputati di questo processo sono anarchici, e accusar gli anarchici di “istigazione a delinquere” può sembrare un compito facile facile, quasi quanto sparare sulla Croce Rossa.

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Vogliono espellere Joy

«Ieri Joy è stata trasferita dal Cie di Modena a quello di Ponte Galeria. Sappiamo bene cosa significa questo: che entro un paio di giorni la vogliono espellere. Pare che proprio ieri a Ponte Galeria sia entrato qualcuno dell’ambasciata nigeriana per fare i riconoscimenti di una decina di nigeriane azione che prelude sempre all’espulsione a brevissimo termine.
Dunque le voci che giravano riguardo alle pressioni della questura di Milano perché Joy venisse espulsa – nonostante avesse intrapreso un percorso per ottenere l’articolo 18 come vittima di tratta – sono confermate.
Non è bastato alla questura di Milano ‘far sparire’, nella notte fra l’11 e il 12 febbraio, le cinque ragazze dalle carceri in cui erano rinchiuse per riportarle nei Cie. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più vili.
La storia di Joy ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello Stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti. La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura, perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano stanno facendo di tutto per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.
E che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare. Chiunque, da oggi in poi, ancora lo pensa si ricordi bene questo: le forze dell’ordine hanno licenza di stuprare anche grazie alle coperture di cui godono e di un apparato istituzionale connivente.»

(da noinonsiamocomplici)

Ascolta l’intervista a Joy raccolta da Radiocane:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/joy2.mp3]

 

Intanto, a Roma e a Milano continuano gli scioperi della fame. A Gradisca, invece, la situazione è tornata alla “normalità”.

 

Aggiornamento 17 marzo. Questa mattina un funzionario dell’Ambasciata nigeriana ha “fatto visita” a Joy e le ha annunciato che sarà deportata domani mattina, con un volo che arriverà apposta da Londra. Abbiamo contattato per voi l’ambasciata nigeriana di Roma, ma ci è sembrato che la funzionaria con la quale abbiamo parlato non si sia resa ben conto della gravità di questa deportazione. Vi lasciamo qui sotto i numeri contatti, prova e riprova magari si convince.

Ambasciata Nigeria – Roma, via Orazio 14
Email: nigerian.rome@iol.it

Tel. 06.683931

 

Ascolta questi aggiornamenti dalla voce di Joy:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/joy-17-marzo.mp3]

E scarica il volantino distribuito al presidio di questo pomeriggio a Milano.

Sommosse in Spagna, solidarietà in Francia

12 marzo, Aluche (Madrid). Dopo un mese di proteste, rivolte e scontri che hanno causato parecchi feriti tra i poliziotti, nuova sommossa nel Cie (Centro de Internamiento de Extranjeros) di Madrid. I reclusi hanno appiccato il fuoco in diverse stanze e hanno iniziato a battere le sbarre delle finestre: «Al fuoco! Raccontate quello che succede qui dentro!», gridavano i reclusi ai solidali che si trovavano in strada.
«Sono bruciati dei materassi, carta e altre cose. Non ne posso più. I poliziotti ci hanno picchiati, ma io sto bene», racconta un recluso. Secondo i parenti, i detenuti inizieranno uno sciopero della fame per protestare contro «il trattamento umiliante, razzista, vessatorio che ricevono quotidianamente da tre anni. Un trattamento che infrange tutti i diritti».
«Io sono razzista e voglio rispedirti al tuo cazzo di paese, bastardo!», questo ha detto un poliziotto a un detenuto angolano prima di prenderlo a calci in pancia e mettergli la camicia di forza perché rifiutava di imbarcarsi. Il ragazzo, già gravemente ammalato, ha evitato l’espulsione, ma è stato riportato al centro in stato di semi-incoscienza e qualche ora dopo è stato trasferito in ospedale. Da questa vicenda è partita la rivolta.
Da qualche settimana, la Croce Rossa spagnola collabora alla gestione del Cie di Madrid, incassando per questo sporco lavoro un bell’assegno da 200mila euro.

[tratto da Indymedia Nantes]

9 marzo, Parigi. Nel giorno dell’udienza di Torino contro i compagni arrestati lo scorso 23 febbraio e accusati di “associazione a delinquere” per le lotte contro i Centri di Detenzione per Migranti, una settimana prima della decisione del giudice contro i dieci imputati per l’incendio doloso di Centro di Detenzione di Vincennes a Parigi, sei uffici della Croce Rossa sono stati attaccati a Parigi.
Situati nei distretti 3°, 5°, 9°,11°, 12° e 18°, gli uffici sono stati ricoperti di manifesti e scritte, diverse serrature sono state sabotate e alcuni vetri infranti. Scritte come «Croce Rossa deporta», «Croce Rossa collabora con le deportazioni» hanno coperto l’area di alcuni uffici.

[tratto da Indymedia Nantes – leggi il manifesto attacchinato]  

Resistenze

La guardia mi consiglia di lasciar la mia roba nel corridoio: «Qua dentro, sa com’è…». Poi apre il blindato e mi spinge dentro, e io saltello attento a non pestare i corpi distesi. La cella è lunga quattro passi, e larga cinque. Compreso me, dentro siamo in dodici: quattro se ne stanno allungati sul gradino di cemento che rasenta due dei muri, e gli altri per terra. Venti coperte per dodici persone, per cui c’è chi ha il dubbio se utilizzare quella in più come cuscino oppure per coprirsi e chi non ha diritto nemmeno a questo dilemma.

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Ordine pubblico

«Oh, tutto bene?»

«Sì, sì, tutto bene…»

Ogni volta che entro dentro al bagno, e ci entro portandomi un bel libro appresso, non mi riesce di arrivare in capo alla seconda pagina senza che il piantone che mi piantona non dia segni di agitazione. Sento che si alza e che passeggia, che sporge il viso tra le sbarre tentando di indovinare movimenti dietro la fessura della porta della latrina; poi, immancabilmente, mi chiama per assicurarsi che io sia vivo.

E già, perché nonostante me ne stia sempre tranquillo e di buon umore, ridendo addirittura ad alta voce nel leggere le lettere dei miei compagni di fuori; nonostante non abbia pensieri di morte né di giorno né di notte (principale preoccupazione della lugubre psichiatra che si aggira qui in sezione); nonostante mangi con appetito, e che sia pure un po’ ingrassato; nonostante non dia segno di alcuna sofferenza, sono stato sottoposto – io e i miei compagni con me – al regime carcerario che si applica agli aspiranti suicidi e agli autolesionisti incorreggibili. Regime fastidioso per me (niente lenzuola, per esempio, né buio la notte, né vestiti in cella oltre a quelli che indosso) e dispendioso per l’amministazione, che deve dedicare un carceriere intero solo a me, giorno e notte.

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Sui tetti di Ponte Galeria, nelle celle di Gradisca

Sabato 13 marzo, Roma. Come annunciato da tempo, fuori dalle mura del Cie di Ponte Galeria è in programma una manifestazione per portare solidarietà ai reclusi. Prima di arrivare al presidio, un gruppo di solidali tappezza di manifesti i muri delle fermate della linea ferroviaria Roma-Fiumicino. Poi, arrivati alle porte del Centro, alcuni consegnano due pacchi di bevande e cibo per i reclusi: alimenti puliti, senza psicofarmaci né calmanti, a differenza di quelli abitualmente forniti dalla cooperativa Auxilium, che gestisce il Centro da due settimane. Mentre fuori dalle mura inizia il presidio, dentro al Centro sale la protesta: prima le grida, poi i primi incendi. La polizia vorrebbe chiudere tutti nelle gabbie, ma ci riesce solo con le donne. Trenta reclusi della sezione maschile salgono sui tetti delle baracche mentre i loro compagni continuano a bruciare materassi. I trenta restano sul tetto almeno mezz’ora, fino a quando la celere non sale sul tetto e li costringe a scendere, sparando anche un paio di lacrimogeni.

Ascolta la prima diretta dai tetti di Ponte Galeria e con i solidali all’esterno:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100313pontegaleria0.mp3]

Subito dopo, però, altri venti reclusi salgono sul tetto di un altra baracca, dove resteranno per ore, resistendo disperatamente alle minacce e ai tentativi di carica della polizia. Per sfuggire qualcuno si arrampica sui pali della luce, altri si tagliano le braccia, altri ancora minacciano di impiccarsi con dei lenzuoli.

Ascolta la prima carica sui tetti, in diretta con i solidali all’esterno:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100313pontegaleria1.mp3]

Ascolta la seconda carica sui tetti, in diretta con i solidali all’esterno:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100313pontegaleria3.mp3]

Quando il presidio si scioglie e i solidali si allontanano, la polizia carica con forza i reclusi ancora sui tetti: inseguimenti, manganellate e persone ammanettate. A quel punto i solidali occupano i binari della stazione “Fiera di Roma”, bloccando il traffico in entrambi i sensi di marcia per circa 40 minuti. Alle 19 circa un gruppo di almeno un centinaio di solidali si concentra nel piazzale della Stazione Trastevere e parte un corteo spontaneo e non autorizzato che blocca il traffico dietro allo striscione “Chiudere i lager per migranti – Antirazziste e Antirazzisti contro ogni gabbia”. Cori e interventi al megafono ricordano alla folla dello struscio del sabato sera romano che a Ponte Galeria c’è un lager, e che dentro a quel lager c’è gente che lotta e si ribella. All’arrivo dei carabinieri in antisommossa i manifestanti non si disperdono, ma continuano il corteo nelle viuzze del quartiere fino a piazza Santa Maria in Trastevere.

Ascolta la diretta del dopo presidio:

[audio:http://www.autistici.org/ondarossa/archivio/silenzioassordante/100313pontegaleria_finale.mp3]

Il giorno dopo alcuni quotidiani nazionali, che per una volta non possono far finta di nulla,parleranno della mancata visita dell’assessore regionale Luigi Nieri, a cui la polizia avrebbe negato l’accesso al Cie e di cassonetti rovesciati per protesta in zona Trastevere.

 

Guarda un video della protesta sui tetti del Cie di Ponte Galeria:

 

Tutti i contributi audio sono a cura di Radio Onda Rossa

 

Domenica 14 marzo, Gradisca. Pomeriggio di tensione nel Cie di Gradisca, dove i reclusi sono stati fatti rimanere tutto il pomeriggio chiusi nelle celle, senza una spiegazione. Dopo un paio d’ora hanno cominciato una protesta, culminata con il rifiuto della cena – che gli operatori pretendevano di passar loro da sotto le porte «come fossimo dei cani». Scatta subito la ritorsione, con una decisa perquisizione, e poi ancora proteste. Solo intorno alle nove di sera la situazione si è calmata: «ci vediamo domani», hanno detto i reclusi alle guardie. A domani.

Aggiornamenti 15 marzo. A Roma, intanto, i reclusi sono in sciopero della fame dopo la rivolta di sabato. Ci sono dei feriti: in molti, infatti, dopo essere scesi dal tetto intorno alle 22,30 sono stati picchiati brutalmente dalla polizia ed hanno subito una perquisizione. Uno di loro non riesce più a muovere la mascella e sembra che un altro si sia tagliato un braccio nella speranza di scongiurare ulteriori pestaggi. A Gradisca, ancora oggi, prosegue lo sciopero della fame, non sappiamo quanto compatto. Ieri, durante le perquisizioni, i soldati e i poliziotti erano armati e hanno costretto alcuni reclusi a rimanere con le mani in alto, altri invece hanno usato i maganelli: tensione altissima, dunque.

Leggimi in francese. (more…)

La seconda volta

13 marzo. Nella notte sono andate in frantumi due vetrate del circolo Pd “Miriam Makeba”, in via Oropa 32. A quanto pare è la secondo attacco in meno di un mese alla stessa sede: a febbraio infatti erano comparse sul muro del palazzo le scritte «Picchiatori – Democratici – Infami».  A tenere il conto dei danni è Gioacchino Cuntrò, segretario provinciale del partito, che ricorda nervosamente: «Dall’inizio dell’anno abbiamo subito una decina di attacchi a Torino».

Scarcerazioni e… evasioni!

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Tutti liberi gli arrestati nell’operazione del 23 febbraio scorso: nessuno dovrà più stare in galera o ai domiciliari, anche se qualcuno avrà l’obbligo di firma. Dopo due settimane, si iniziano a vedere le prime crepe nel castello di accuse malamente costruito dal PM Padalino (in un ritratto) e dal capo della Digos Petronzi (nella foto).

Ma la storia senza dubbio più emozionante è l’evasione di un gruppo di reclusi dal Cie di Torino. Avremmo voluto raccontarvela in anteprima, ma qualche agenzia di stampa ha già battuto la notizia: nella notte tra giovedì e venerdì sono riusciti a scappare almeno in otto, sembra attraverso dei buchi scavati da tempo, e fino ad ora sono ancora tutti liberi.

In culo alla Polizia, agli alpini, alla Croce Rossa e a tutti i magistrati, politici e giornalisti razzisti. Viva la libertà e chi se la conquista!