Torniamo brevemente, ad una settimana di distanza, su di un particolare dello sgombero de L’Ostile di corso Vercelli. Come ricorderete vi avevamo accennato ad una donna travolta dalla prima carica della Celere durante l’assedio. Buttata a terra e manganellata, colpevole soltanto di essere passata di lì per andare a comprarsi le sigarette. Di più: nessuno delle decine e decine di poliziotti, carabinieri, agenti in borghese, funzionari di questura, vigili urbani e pompieri che affollavano in quel momento la strada si è degnato di darle una mano, di rialzarla o di chiederle come stava, anche se era evidente a tutti che la signora poco c’entrava con lo sgombero e con le proteste in corso. Ci hanno pensato i compagni del presidio, tra una carica e l’altra, a riaccompagnarla a casa e a tranquillizzarla, per quanto questo fosse possibile. Insomma, quella sera la polizia ha fatto assaggiare concretamente le proprie modalità operative non solo ai compagni che si erano radunati là sotto ma anche a quel pezzo di quartiere che – dopo un bel po’ di anni di risacca delle lotte sociali – forse se le era un po’ dimenticate.
Riascoltate il racconto del pestaggio, raccolto in diretta da Radioblackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la_polizia_bastona_una_donna.mp3]
E guardate le foto dei lividi sul corpo della donna, che da qualche giorno stanno circolando in rete.



Nei centri per immigrati senza documenti le proteste e le rivolte non si sono fermate. E neanche la solidarietà: il 20 dicembre è la terza domenica del mese, quindi…. ci si vede sotto al Cie di Torino. Alle cinque di pomeriggio, all’angolo di corso Brunelleschi con via Lancia. Tutti caldi e rumorosi.

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Scarica, stampa e diffondi il numero 2 (dal 22 settembre al 4 ottobre 2009)
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Nuova rivolta, ieri pomeriggio, dentro al Cie di Bari-Palese. Sembra che tutto sia nato dal pestaggio effettuato dalle guardie, non si sa per quale motivo, di un recluso del modulo 6. I suoi compagni hanno reagito bruciando alcuni materassi e spaccando i vetri della struttura. Contro i ribelli sono accorsi “militari di tutti i tipi” – secondo le testimonianze da dentro – che sono riusciti ad isolarli nel loro modulo. Non si sa bene cosa sia capitato successivamente, ma sembra non ci siano stati arresti. In realtà è dall’altroieri che la tensione al 6 si è rialzata: i reclusi degli altri moduli avevano sentito urla e casino provenire da lì e da allora tutti i moduli sono isolati e i pasti vengono serviti tra le sbarre.
Sulle condizioni di vita dentro al Cie di Bari Palese, ascoltate questa testimonianza registrata venerdì scorso, che alcuni compagni baresi hanno trasmesso durante un corteo antirazzista che ha attraversato le strade della città il giorno seguente:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/bari_palese_per_corteo_12dicembre2009.mp3]
Leggi anche il volantino distribuito durante la manifestazione.
Aggiornamenti ore 20.00. La sommossa, in realtà, dopo qualche ora di pausa è continuata. In nottata nelle sezioni è ripreso il ballo, con reclusi sul tetto, tentativi di fuga e scontri con le forze dell’ordine. In mezzo al casino tre prigionieri sono “scomparsi”, per ricomparire qualche ora dopo gonfi di botte.
Ascolta il racconto di una compagna barese:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/da-bari-palese_16-dicembre.mp3]
14 dicembre. Insulti come “fascista di merda”, una falce e martello e la targa coperta da vernice spray rossa. Così è stato danneggiato, questa notte, un furgoncino del vice coordinatore vicario del Pdl del Piemonte, Agostino Ghiglia. Le frasi sono state scritte con spray rosso su una fiancata e sul vetro posteriore del mezzo.
«[…] aspettando di vedere se la prossima volta saranno ancora i pochi colleghi schiacciati sotto il peso di un servizio disumano ad avere la meglio, o se magari resteranno vittime della violenza che ingiustamente si scatena contro di loro, o saranno costretti a gesti estremi.»
A parlare è Franco Maccari, Segretario generale del sindacato di polizia Coisp, e si riferisce alla piccola rivolta dell’altro giorno dentro al Cie di Modena. Rivolta che, lo scopriamo solo ora, era stata preceduta da un tentativo di evasione durante il quale i reclusi avevano cercato di sfondare il soffitto del Centro. Fate attenzione alle sue parole che, per quanto propagandistiche possano essere, riflettono bene l’aria che tira da questa estate dentro ai Centri di tutta Italia. Uno scontro continuo, con prove di forza quotidiane tra gente affamata di libertà e gente pagata per tenere ben chiusi i cancelli. Rivolta dopo rivolta, emerge l’evidenza che tutto il sistema delle espulsioni è prossimo all’esplosione – un po’ per la forza delle lotte e della determinazione dei reclusi e un po’ per l’imperizia strafottente e criminale di un certo ministro. Messa sulla prima linea di questa battaglia, la polizia ci tiene a dire la propria: «prima o poi ci scapperà il morto». Che è come dire: «siamo disposti a sparare».
Se sei un immigrato senza documenti, la Legge prevede che puoi essere recluso in un Cie fino a un massimo di centottanta giorni. E questo ormai lo sanno tutti. Se durante questi sei mesi hai la disgrazia di essere arrestato, allora vieni prelevato dal Cie e tradotto in carcere. È anche possibile che il carcere ti sembri un posto decente rispetto all’inferno da cui arrivi, ma questo è un altro discorso. Se poi hai l’indiscutibile fortuna di essere scarcerato, cioè di essere rimesso in libertà, allora scoprirai con un certo disappunto che per te, immigrato senza documenti, libertà vuol dire tornare dietro le sbarre del Cie da cui provieni. E questa è già evidentemente una beffa di pessimo gusto. Ma se poi scopri che il conteggio dei giorni che devi ancora passare nel Centro riparte da zero, allora è assai probabile che tu capisca di essere stato preso in giro.
Questa è proprio la storia di Mustafà, recluso da cinque mesi nel Cie di Torino, a parte una parentesi di tre giorni passati al carcere delle Vallette per il tentativo di evasione del 27 settembre scorso. Da una settimana ormai Mustafà è in sciopero della fame, perché pensa di aver passato già abbastanza tempo in corso Brunelleschi. Ma teme che la Questura possa chiedere il rinnovo della suo trattenimento, e che un Giudice di Pace possa convalidarlo. Ascolta la sua storia.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie-torino-sciopero-mustafa-11-dicembre.mp3]
(Intanto, anche a Modena la situazione si è riscaldata proprio questa mattina. Secondo alcuni lanci di agenzia, cinque prigionieri del Cie di via Lamarmora avrebbero inscenato una protesta, minacciando di dar fuoco ai materassi. La piccola rivolta, scaturita dopo il rifiuto da parte dei gestori di consegnare agli stranieri i cellulari, è stata sedata velocemente grazie all’intervento deciso di un po’ di volanti dall’esterno, che hanno arrestato due dei reclusi che protestavano e trasferiti altri due nel Cie di Bologna. A quanto pare, tutti e cinque erano reduci dalla grande rivolta di Caltanissetta.)
11 dicembre. Tensione fra studenti e polizia durante il corteo per lo sciopero della scuola. Durante il corteo di mille, millecinquecento persone partito da piazza Arbarello e diretto a Palazzo Nuovo, all’angolo tra via Pietro Micca e via Bertola un gruppone di studenti medi, con in testa una Gelmini crocifissa, pensa che sarebbe stato carino portare un saluto alla sede del Pdl, e svolta improvvisamente verso destra. La celere prova a contenere lo spezzone con una prima carica, ma gli studenti non si spaventano e non indietreggiano. Allora parte una carica più violenta, in cui la polizia bastona duramente i ragazzi rompendo pure qualche dente e qualche testa. Dopo qualche istante di parapiglia gli studenti rientrano nel corteo, ma nel pomeriggio organizzano in quattro e quattr’otto un presidio in via Po per denunciare l’accaduto.

La Questura di Torino decide di mostrare i muscoli, e si imbarca nell’ambizioso progetto di effettuare una doppietta: lo sgombero di due case occupate in un colpo solo. Un passo avanti in vista della soluzione finale tanto desiderata dall’asse Chiamparino-Lega-Pdl. Cominciano all’alba, e cominciano dalle più giovani, Cà Neira prima, L’Ostile subito dopo. Ma qui incontrano la prima resistenza della giornata: sei occupanti riescono ad arrampicarsi sul tetto per non essere sgomberati. Ci rimarranno 15 ore. Da subito cominciano ad accorrere i solidali, che diventeranno più di un centinaio prima di sera, tra compagni e abitanti del quartiere. Una donna porta un lenzuolo e chiede di scriverci “Forza raga’ il quartiere è con voi.” Comunque, la mattina e il primo pomeriggio passano tranquilli. Ci sono i pompieri, ma sono distanti, e sembra che la polizia non voglia forzare più di tanto la situazione. Sperano in una rapida capitolazione degli occupanti, ma si sbagliano.
Nel frattempo, dall’altra parte della città gli sgomberati di Cà Neira occupano l’ex Cinema Zeta vicino a piazza Moncenisio. La polizia arriva in forze e prova subito a sgomberare. Gli occupanti stavolta salgono sul tetto, in quattro, ma dopo un po’ vengono portati in Questura. Saranno denunciati e rilasciati in serata.Non passa molto tempo, e la polizia tenta lo sgombero anche dell’Ostile. Quando il camion dei pompieri inizia a fare manovra, i solidali cercano di mettersi in mezzo e vengono caricati. Nel parapiglia, ci finisce di mezzo anche una donna sui cinquant’anni che passava di lì. Viene travolta dai celerini, presa a calci e manganellata. La donna, sotto shock, viene soccorsa dai manifestanti e portata al sicuro.
Ascolta il racconto della donna pestata “per sbaglio”
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la_polizia_bastona_una_donna.mp3]
Quando il presidio si dota di un impianto audio che trasmette Radio Blackout, e in particolare una diretta che racconta a tutti l’increscioso incidente della prima carica, la polizia risponde attaccando violentemente il presidio. E qui tutti si danno da fare, i pompieri per primi, che innaffiano l’impianto coi loro idranti e portano via il generatore. La polizia spara diversi lacrimogeni, spingendo il presidio verso sud. Negli scontri, due persone vengono fermate e portate in questura. Anche loro saranno rilasciati in serata. Il presidio arretra e si trasforma in un corteo selvaggio in cui vengono rovesciati e incendiati cassonetti lungo corso Giulio Cesare, corso Novara, piazza Crispi, dove i manifestanti si attestano nuovamente in presidio, fronteggiando la polizia. Lungo il percorso, diversi abitanti del quartiere si uniscono al corteo. Testimoni raccontano ad esempio di un gruppo di ragazzi che esce da un portone, incendia un bidone e scherza coi manifestanti; un gigante africano impartisce lezioni di tattica militare ai compagni prima di unirsi al corteo; un giovane maghrebino dice ai suoi amici che lo invitavano ad andarsene: “No, no! io voglio restare con loro!”
In piazza Crispi la polizia carica altre tre volte, sempre più violentemente, tra lacrimogeni sparati a casaccio (prima lanci troppo lunghi che prendono gruppi di gente che non c’entrava niente, e poi lanci ad “altezza uomo”), cariche, controcariche, petardi, assalti a pompieri di passaggio… alla fine per farla finita i poliziotti caricano direttamente con tre camionette, i famosi “caroselli” che si usavano una volta, fino a quando non si imparò a piantargli un palo tra le ruote… Durante queste cariche tre o quattro compagni vengono pestati duramente e fermati. Due di loro saranno portati in ospedale, una compagna con un braccio ingessato, un compagno con la faccia e il corpo tumefatti.
Contemporaneamente, la polizia riesce a salire sul tetto dell’Ostile e porta via gli occupanti. Anche loro saranno portati in Questura, e rilasciati in serata. Nelle mani della polizia rimangono quindi, a quanto ne sappiamo, i manifestanti fermati in piazza Crispi. Avendoli pestati con violenza, non è da escludere che li arrestino con le solite accuse di resistenza e lesioni. Nelle prossime ore ne sapremo qualcosa di più. Per ora, annotiamo che se l’inziativa della Questura voleva far assaggiare a tutti la sua forza militare, ebbene, ha anche avuto l’indubbio merito di provare la forza morale del movimento, e di rilanciare le prossime iniziative. Che, vi ricordiamo, sono
Leggi anche questi racconti della giornata:
Aggiornamento 11 dicembre. Alla mattina lo spettacolo attorno a l’Ostile è desolante. I questurini, in botta dura, hanno approfittato del bailamme per danneggiare sistematicamente i furgoni e le macchine degli occupanti parcheggiate in strada: parabrezza sfondati e gomme squarciate. Arrivano anche le ultime notizie della nottata, e sono buone solo per metà. I fermati sono stati tutti rilasciati, è vero, ma non stanno tutti bene: una compagna ha una mano ingessata e un compagno la faccia fracassata dal calcio di una guardia, e si teme per l’integrità del suo occhio. Improvvisamente, però, una sorpresa: poco prima dell’alba all’Ostile si apre una porta alle spalle del cordone della Celere. Ne spuntano fuori due compagni che, beffati i controlli della polizia, erano riusciti a rimanere dentro lo stabile di nascosto e a resistere a 22 ore di assedio. Nel vederli venire fuori, così, tranquillamente, gli agenti rimangono basiti: di fronte a gente tanto determinata, la Questura e il Municipio avranno ancora un bel po’ di filo da torcere…
Un’altra storia in bilico tra Torino e il resto del mondo ai microfoni di Radio Blackout. È il 2005: scappato a gambe levate dalla sua casa di Kinshasa proprio mentre i soldati uccidevano suo fratello, Roger riesce ad arrivare in Italia e chiede asilo. È un musicista, e il Governo congolese lo cerca per vendicarsi di una canzone sbagliata. Come tanti altri richiedenti asilo, Roger non ha potuto portarsi dietro durante la fuga le prove delle persecuzioni che ha lasciato in patria e come tanti altri stranieri Roger è troppo povero per potersi permettere il ricorso giusto per vincere la causa. E così, dopo quattro anni, vive ancora in un limbo fatto di permessi rinnovati ogni sei mesi, lontano dai suoi familiari che vorrebbe invece avere con sé e con la paura continua di diventare clandestino e di dover ricominciare a fuggire.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/roger.mp3]