Vicoli e piazze

Ma è normale che i giannizzeri del ministro Maroni se ne vadano in giro tranquillamente per le nostre città a far la propria propaganda di guerra?

Normale non è, per lo meno non dappertutto. Ascoltate questo servizio da Genova, dove i leghisti debbono sudare abbondantemente per svolgere le proprie iniziative in piazza. Se nei vicoli dietro al porto proprio non ci possono mettere piede, anche nel resto della città faticano a parlare senza essere subissati dai fischi.

E non sono soltanto i ribelli e gli antirazzisti a sbarrar loro il passo, ma anche un bel po’ di gente comune. Dall’archivio di Radio Blackout:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la-lega-a-genova.mp3]

Già che ci siamo vi ricordiamo che questo giovedì, 10 dicembre, si terrà a Torino l’udienza del processo contro alcuni compagni accusati di aver cacciato i leghisti dalla piazzetta del Balon a forza di sputi, uova e maleparole un sabato mattina della fine del 2007. Chi c’era quel giorno ricorderà come i compagni siano stati più che altro la scintilla di una reazione più allargata di un pezzo di mercato contro i propagandisti della guerra tra poveri – reazione che aveva convinto i leghisti a sgomberare il campo per evitar danni maggiori. Da quei giorni del 2007 fino ad oggi la pratica di sbarrar la strada ai leghisti si è man mano allargata, fino ad arrivare al crollo del gazebo padano di piazza Castello il 24 ottobre scorso. Del resto, più giorni questi signori passano al Governo, più diventa chiaro quanto siano pericolosi – per tutti – e quanto sia urgente metterli al bando. Magari con un “foglio di via”, come hanno fatto in Trentino.

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Presidio al Cie di Bari Palese

Come succede almeno una volta al mese, sabato 5 dicembre c’è stato un presidio davanti al Cie di Bari, teatro una settimana prima dell’ultima rivolta del mese di novembre.  Per quanto riguarda il processo contro i reclusi arrestati in seguito a questa rivolta, non si sa ancora nulla di preciso, purtroppo. Ma ci sono buone notizie per quanto riguarda un’altra rivolta nel Cie di Bari, avvenuta la notte del 25 dicembre dell’anno scorso. Ebbene in quell’occasione 21 algerini furono arrestati e successivamente condannati in primo grado per devastazione e saccheggio. Pochi giorni fa si è concluso l’appello, l’accusa per devastazione e saccheggio è caduta, e i 21 rivoltosi sono usciti dal carcere.

Ascolta la diretta di Radio Blackout 105.250Fm col presidio fuori dal Cie

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie-bari-presidio-5-dicembre-2009.mp3]

Ascolta la diretta con un recluso nel Cie, sempre su Radio Blackout

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cie-bari-recluso-5-dicembre-2009.mp3]

(E sempre a proposito di Cie, e di militari nei Cie, abbiamo letto un’interessante intervista al generale Mario Marioli. Ebbene, tra gli innumerevoli successi dei suoi uomini impegati nell’operazione “strade sicure”, il generale si vanta di 46 tentativi di fuga sventati solo nel Cie di Gorizia. Qua-ran-ta-sei. In un anno solo. In un solo Cie. Siamo contenti anche noi.)

Parigi Torino e Milano, in breve

Si è tenuta, il primo dicembre scorso al Tribunale di Parigi, la prima udienza del processo per l’incendio di Vincennes. Intanto, la domanda di scarcerazione di Nadir, l’ultimo dei ribelli in carcere, è stata respinta, come è stata respinta la richiesta degli antirazzisti di potergli far visita. E sono state respinte pure le richieste degli avvocati di prendere visione di tutte le videoregistrazioni della rivolta e non solamente della sintesi preparata – ad arte – dalla polizia. In aula erano presenti un bel numero di solidali, alcuni dei quali hanno occupato, successivamente, l’ufficio che concede i permessi di visita. Il processo continuerà il 25, 26 e 27 gennaio prossimi, e per la settimana precedente sarà indetta una settimana internazionale di solidarietà con gli arrestati.

A Torino, al processo per i fatti di piazza Rebaudengo, sono stati ascoltati i testimoni della difesa. Nulla da segnalare, se non l’astio evidente e incontrollato del Pubblico ministero Padalino nei confronti degli imputati e di alcuni dei testimoni. Astio oramai quasi maniacale, che lo ha portato a richiedere preventivamente alla Digos di analizzare i tabulati telefonici del cellulare di uno dei testimoni proposti dalla difesa, per scoprire esattamente dove il testimone fosse al momento dei fatti: peccato che quel cellulare, in quel momento, fosse spento. Anche questo procedimento continuerà nel 2010.

Al Tribunale di Milano, per finire, il processo per la seconda rivolta di Corelli, quella del 7 novembre. Udienza lunga, con molti solidali in aula. Sono stati interrogati alcuni testimoni e alcuni degli imputati. A metà udienza è emerso un particolare inedito: i quattro arrestati non sarebbero stati arrestati totalmente “a caso”, come si sospettava all’inizio. Al contrario: si è trattato di una ritorsione per aver tentato di fuggire, soltanto un paio di giorni prima. La prossima udienza sarà il 17 dicembre, e a testimoniare ci sarà l’oramai famosissimo Vittorio Adesso, ispettore capo del Centro.

Ascolta il resoconto dell’udienza di Milano trasmesso da Radio Blackout:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/chiara-su-primo-dicembre_report.mp3]

Bon voyage, madame

Due storie di donne recluse nel Cie di corso Brunelleschi a Torino. Zora è una donna marocchina sui cinquant’anni, da dieci residente in Francia. A novembre entra in Italia per far visita ad alcuni amici. Giovedì 5 viene fermata a Novara per un semplice controllo, ma Zora non ha i documenti con sé. Parla solo francese e arabo, e non riesce a spiegare alla polizia la sua situazione. Condotta al Cie di Torino, ci rimarrà quasi un mese. Non ha il coraggio di dire ai suoi figli in Francia che si trova in prigione, si vergogna troppo. E allora fa da sé: gli ultimi otto giorni di reclusione Zora li passa in sciopero della fame, e solo per questo motivo viene liberata. Ufficialmente il motivo della sua liberazione è “inidoneità sanitaria”, e questo c’è scritto sull’ordine di allontanamento dall’Italia che i funzionari del Centro le rilasciano, con i migliori auguri di “bon voyage madame”, quando la portano in carrozzina fin sulla soglia del Centro, dove finiscono i 70 euro al giorno che Zora ha fruttato loro.

Anche Nadia è marocchina, e ha 21 anni. Hanno cercato di espellerla due volte, ma all’areoporto ha fatto un casino tale che entrambe le volte l’hanno dovuta riportare al Centro. E Nadia era pure incinta, al secondo mese. Lo era prima di perdere il bambino in seguito a una caduta nella doccia, pare. E comunque sia andata, i colpevoli sappiamo chi sono. Pochi giorni dopo l’aborto, alle tre di notte, quattro poliziotti (due donne e due uomini) hanno svegliato Nadia per deportarla, portandola via in mutande, senza neanche lasciarle il tempo di prendere le sue cose. E “bon voyage, madame”.

Fine mese

Tocca al Cie di Bari Palese chiudere degnamente questo mese di rivolte che hanno segnato i Centri di tutta Italia.
La dinamica dei fatti non è ancora chiarissima, ma da quel che hanno potuto ricostruire fino ad ora i compagni baresi tutto sarebbe nato questa mattina da un litigio tra un recluso e i funzionari dell’ufficio immigrazione. Litigio culminato con il lancio di una sedia e con il fermo del recluso. Solo a quel punto, per difendere il fermato, un’intera sezione del Centro sarebbe insorta: vetri spaccati e materassi bruciati.
Non si sa quanto siano stati ingenti i danni, ma alla fine i soldati del Battaglione San Marco hanno trasferito in carcere due prigionieri, forse tre, mentre altri due sarebbero in ospedale. Secondo un lancio di agenzia, inoltre, tre poliziotti e due soldati sarebbero stati leggermente feriti negli scontri.

Ascoltate la ricostruzione fatta da una compagna barese:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rivolta-bari-palese-30-novmebre.mp3]

Parigi, Milano, Torino

Si aprirà domani, martedì primo dicembre, nelle aule del Tribunale di Parigi, il processo per il rogo di Vincennes. Rogo che è stato il culmine di una lotta durata sei mesi che ha fatto chiudere il Centro di detenzione più grande di Francia bloccando di fatto le retate a Parigi per una estate intera. Sarà una udienza abbastanza tecnica ma i solidali parigini hanno deciso di parteciparvi in massa comunque perché in aula ci sarà Nadir, l’ultimo dei ribelli ancora in carcere. Nadir, un giovanissimo algerino, era uscito dal Centro nel quale era stato trasferito dopo la distruzione di Vincennes prima che la polizia visionasse i filmati della rivolta e facesse partire i mandati di cattura. Latitante inconsapevole per un anno intero, è stato fermato nel giugno scorso durante una retata nel quartiere parigino di Barbès e solo allora, al momento dell’arresto, ha scoperto di essere ricercato per la rivolta. Ora è in carcere, in sciopero della fame.
Le prossime udienze – quelle durante le quali si discuterà davvero della sommossa e della distruzione del Centro – saranno presumibilmente a fine gennaio, e i compagni parigini vorrebbero prepararle lanciando una settimana di mobilitazione internazionale contro le espulsioni: ne riparleremo.
Ascolta la diretta realizzata da Radio Blackout con una compagna di Parigi:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/prima-udienza-processo-vincennes.mp3]

Sempre domani, ma al Tribunale di Milano, proseguirà il processo contro i quattro arrestati di Corelli per i fatti del 7 novembre. I solidali invitano ad andare ad assistere in massa all’udienza (al terzo piano, prima sezione penale), mentre alla fine di quella precedente, lo ricorderete, gli avvocati avevano ricusato il giudice. Intanto, sempre a Milano, qualche giorno fa, ignoti hanno dato fuoco ad una sede della Sodexho – la ditta che fornisce i pasti ai Centri di Milano e di Roma –, facendo poi circolare questo scritto: «Nei Cie la polizia stupra e Sodexo sfrutta gli immigrati. Botte in piazza, fuoco ovunque. Incendiata Sodexo via Bernina Mi».
Ascoltatevi intanto una testimonianza registrata la settimana scorsa con un recluso di Corelli sui fatti del 7 novembre e, più in generale, sulla situazione del Centro milanese:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/corelli-sul-processo.mp3]

E per finire con questo martedì di processi, vi ricordiamo che sempre domani ci sarà a Torino un’udienza del processo per i fatti di piazza Rebaudengo del febbraio del 2008, quando alcuni antirazzisti andarono a sbeffeggiare un gruppo di leghisti in partenza per una manifestazione. Ne seguirono tre arresti, una lunga serie di iniziative di solidarietà e questo processo che avanza lentissimo, tra castronerie di Pubblici ministeri distratti e clamorosi colpi di scena.

“Può toccare ad ognuno di noi”

Venerdì 27 novembre una recluso del Cie di corso Brunelleschi a Torino, un ventisettene nordafricano di nome Yassin El Bechi, già in sciopero della fame da sei giorni, si taglia le braccia per protesta. La polizia, invece di curarlo, lo tira fuori dalla gabbia e lo porta in isolamento, per pestarlo e per arrestarlo, con la solita accusa di resistenza. Non è la prima volta che succede una cosa del genere, ma per la prima volta, tutti i trenta reclusi dell’area rossa entrano in sciopero della fame per due giorni consecutivi. Vogliono avere notizie dell’arrestato, vogliono parlare con un magistrato, perché si rendono conto del totale arbitrio delle forze dell’ordine cui sono sottoposti ogni giorno, perché “oggi è toccato a Yassin, domani può toccare ad ognuno di noi.” Dopo aver ottenuto da un ispettore la promessa che questa settimana un “capo della procura, una donna” verrà a visitare il centro, lo sciopero è stato interrotto e solo qualcuno lo prosegue. Comunque sia, tra lotte individuali e sommosse collettive, si fa strada l’antica idea della solidarietà organizzata contro una repressione che si fa sempre più feroce e indiscriminata.

Ora è guerra, fratello

Il ministro e i suoi maroni

Un nostro amico carissimo, prigioniero a lungo dentro a un Cie e gran lottatore, avrebbe commentato: «adesso è la guerra, fratello, è la guerra». E in effetti è una guerra, continua e sempre più dura, iniziata con la prima rivolta a Gradisca in agosto e poi quella di Corelli e da lì in poi le altre sommosse in tutta Italia, fino ai muri abbattuti di Torino e all’incendio di Caltanissetta. Quasi quattro mesi di battaglie continue. Da una parte i reclusi e la loro determinazione coraggiosa alla libertà, dall’altra la macchina delle espulsioni che sbuffa e si inceppa e più rischia il collasso più si fa feroce. (more…)