Poco meno di un’ora e mezza di trasmissione interamente dedicata alle ultime due settimane di lotta nei Cie. La situazione a Torino, Milano e Roma raccontata attraverso le voci da dentro le gabbie e quelle dei solidali che lottano fuori, in lingua italiana e in arabo. Nello stesso momento a poche centinaia di metri dalla sede di Blackout, a Porta Palazzo, nel mezzo di un mercato sempre più affollato e sempre più abusivo, un gruppo di compagni monta l’amplificazione e si sintonizza sulla trasmissione. Un ponte radio tra la gente che lotta nei Centri e che sta già cominciando a demolirli, la gente che rischia ogni giorno di finirci dentro, ai Centri, e i ribelli che vorrebbero dare il proprio contributo per distruggerli. Un ponte che, batti e ribatti, siamo sicuri uscirà dall’etere per diventare un fatto.
Ascoltate la “Speciale Cie” trasmesso da Radio Blackout:
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“A luglio, quando siamo stati in visita in quello che ancora era il Centro di Accoglienza e Riconoscimento di Asilo (C.A.R.A.) di Restinco (Br), quasi come se stessimo esprimendo una triste profezia avevamo detto che, per quanto buone e dignitose fossero le condizioni dei luoghi, ci sarebbe stato certamente bisogno di un incremento considerevole dei colleghi impegnati quando, di lì a poco, la struttura fosse divenuta un Centro di identificazione ed espulsione (C.I.E.). Oggi, purtroppo, registriamo l’ennesima conferma dell’attualità dei pericoli che i garanti della sicurezza corrono nell’espletamento dei servizi presso i centri per immigrati. Le proteste in questi luoghi, sempre più violente, scoppiano ad ogni piè sospinto, ed è ora che vengano assunti seri provvedimenti. Adesso, senza se e senza ma, senza attendere che ci scappi il morto per poi piangere litri di lacrime di coccodrillo”.
“Non si può ignorare la gravità di quanto accaduto, specie per le modalità della rivolta che ha visto gli immigrati farsi strada con il lancio di sassi e di oggetti contundenti, tra cui un estintore, prima di ingaggiare una lotta corpo a corpo con le forze dell’ordine. Alcuni tutori della sicurezza sono rimasti feriti, per fortuna lievemente, ma sarebbe potuta essere una tragedia. Chi è stato all’interno di queste strutture sa quale tagliente tensione vi si respira costantemente; quanta rabbia repressa sia pronta ad esplodere all’improvviso; quanto drammatica sia il più delle volte la disparità numerica tra i rappresentanti delle Forze dell’Ordine ed i soggetti che possono aggredirli da un momento all’altro in qualsiasi maniera. E’ veramente assurdo lasciare i colleghi così, abbandonati a se stessi, come dentro ad un’arena nella quale debbono restare vivi come possono, senza poter fare affidamento su quelle garanzie minime di sicurezza che lo Stato dovrebbe assicurargli”.
L’ha detto Franco Maccari, il segretario generale del COISP, uno dei tanti sindacati della Polizia italiana, il 12 settembre 2009. Ci pare di capire che a Brindisi, domenica scorsa, le guardie si siano cagate sotto sul serio.
12 novembre. Ben sedici agenti della Digos torinese si presentano alle 7 di mattina al Barocchio Squat di Grugliasco. Subito si teme lo sgombero, ma poi si capisce il motivo dell’operazione: stanno ancora indagando su alcune scritte contro l’assoluzione di Placanica e sul danneggiamento del monumento ai caduti di Nassiriya, e vogliono perquisire la camera e l’automobile di uno degli occupanti. È l’omaggio della Questura ai 19 militari morti proprio 6 anni fa e, anche se la perquisizione dà esito negativo, evidentemente per gli sbirri basta il pensiero.
Nella puntata di oggi:
// Il processo insurrezionale nei Centri per immigrati senza documenti, e i processi per le rivolte del fine settimana a Torino, Milano e Brindisi. // Da Lostile, il nuovo spazio occupato a Torino (ma di chi diavolo era prima?) alla manifestazione contro sgomberi e fogli di via a Trento. //Ancora sulla sorveglianza speciale: a chi girano i Maroni? Torino Cronaca risponde. // In sottofondo: la perquisazione al Barocchio, e ancora tensione al Cie di Torino. //
Ascolta la trasmissione (116 minuti)
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Cominciano a trasudare nervosismo i funzionari della Digos torinese delegati ad “attenzionare” – come si dice in Questura – i due redattori di //Macerie e storie di Torino// recentemente sottoposti alla misura della Sorveglianza speciale, nonché i loro amici e compagni.
Sembrerebbe impossibile, ma con la testa da questurini che si ritrovano erano convinti per davvero che dal giorno della notifica della misura di prevenzione in poi avrebbero potuto correre un po’ meno in giro per la città, evitandosi pure le lavate di capo rimediate in tutti questi anni per essere arrivati quasi sempre in ritardo: “ne blocchiamo due e facciamo paura a tutti gli altri”, pensavano.
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11 novembre. Durante un’assemblea pubblica sull’emergenza discarica a Basse di Stura il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, viene duramente contestato da un centinaio di cittadini inferociti. Vistosi a malpartito, il sindaco smadonna sonoramente e se ne va sgomitando tra la folla… sorvegliateci i maroni!
11 novembre. Il quartiere di San Salvario a Torino viene tappezzato da diversi manifesti che riportano volti e frasi celebri dei principali leader leghisti, tra cui uno con Umberto Bossi che dice “Marina e finanza si dovranno schierare a difesa delle coste e usare il cannone”. Tutti i manifesti sono firmati Collettivo Universitario Autonomo… sorvegliateci i maroni!
11 novembre. Cinque italiani vengono identificati mentre affiggono abusivamente sui muri del municipio di Torino alcuni manifesti per chiedere “Giustizia per Gabriele Sandri”, uno dei tanti morti per mano di un poliziotto. A detta dei giornali, i cinque fermati non appartenengono a nessun particolare giro politico o ultras… sorvegliateci i maroni!
11 novembre. Diversi studenti e precari del Politecnico di Torino riescono a bypassare il nutrito cordone di agenti della Digos e celerini schierati a difesa dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, per contestare il rettore Profumo e la sua voglia di privatizzare l’ateneo, nonché John Elkann e la sua voglia di comprarselo, il Poli.
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Vi avevamo detto che non avevamo più contatti dentro il Cie di Brindisi, per raccontarvi direttamente l’evasione e la rivolta di domenica. Ebbene, ora i contatti li abbiamo di nuovo, e non abbiamo neanche dovuto cercarli noi. Perché sono stati i reclusi stessi a chiamarci, per raccontare a tutti quali sono le condizioni di reclusione all’interno dell’ultimo nato tra i lager italiani, e soprattutto per raccontre cosa è successo quella notte, ovvero come un evasione di massa abbia scatenato la brutale repressione delle guardie, con pestaggi e arresti a casaccio. I quattro arrestati sono ancora in carcere, e non si sa neanche in quale carcere. Molti feriti sono stati bastonati mentre dormivano, nel sonno indotto dalla “terapia”, ma nei referti medici si attesta senza dubbio che quelle ferite, quei nasi rotti, sono stati provocati da “un incidente”. Insomma sempre la stessa storia. Ma ascoltatela direttamente dalla voce di uno dei reclusi.
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Al Cie di Torino invece, ieri pomeriggio sono tornati i tre arrestati per la rivolta di venerdì scorso. Li abbiamo sentiti e stanno bene, fisicamente e moralmente. Ci tengono a dire che non sono stati picchiati dalla polizia, perché han fatto un casino tale da frenare la violenza delle guardie. Ringraziano molto per la solidarietà rumorosa dimostrata durante il loro arresto e all’udienza di convalida, e ci tengono a dire che non intendono assolutamente gettare la spugna. Anche perché al loro ritorno hanno trovato i loro compagni di reclusione ancora sul piede di guerra. L’inverno avanza e al Cie fa freddo. I reclusi chiedono che si accenda il riscaldamento e che ci sia acqua calda, e sottolineano queste richieste rifiutando il cibo e gettando a terra la spazzatura. E la Questura, che evidentemente non vuole altre rivolte, promette che tutto sarà risolto “domani”, e distribuisce qualche coperta e un telecomando, per distrarsi un po’. L’inverno avanza, ma l’autunno caldo è cominciato, almeno nei Centri di identificazione ed espulsione, e i reclusi sanno come scaldarsi. Ascolta Adel, uno dei reclusi appena scarcerati, al telefono con radio Blackout
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