Ore 19,00: è di nuovo guerra al Cie di Torino. Così raccontano i reclusi. E l’hanno cominciata i militari, questa guerra, minacciando di portare un recluso in isolamento e per “spaccargli il culo”. Il recluso minacciato è Adel, uno dei tre che avevano tentato la fuga tempo fa ma furono catturati e pestati dagli Alpini. E i militari che ora lo minacciano sono sempre gli stessi, gli stessi che lo avevano picchiato quella volta, gli stessi che il recluso ha denunciato per lesioni.
Adel viene portato fuori dalla sezione, da solo contro una cinquantina tra poliziotti e militari, e viene minacciato ancora, pesantemente. Quando lui alza la voce, prende la parola un ispettore che gli dice “stai calmo e… vai a calmare i tuoi compagni”, che nel frattempo avevano immediatamente spaccato tutti i vetri e trascinato i materassi in cortile. Sì, è di nuovo guerra stasera al Cie di Torino.
Ancora una volta, un presidio-lampo fuori dalle mura del Centro saluta i reclusi e il loro coraggio con urla, battiture e petardi. Da dentro rispondono gridando: “libertà!”. La calma ritorna solo quando la polizia si ritira. In cortile rimangono ancora per terra i cocci di vetro e i materassi. Nonostante le minacce, a nessun recluso è stato torto un capello.
Ascolta la diretta su Radio Blackout con Adel, il recluso minacciato
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-minacce-6-novembre-2009.mp3]
Aggiornamento ore 00.10
Vendetta della polizia. A mezzanotte alcune decine di agenti in tenuta antisommossa fanno irruzione in sezione e prelevano con la forza Adel e altri due reclusi. Li portano verso le celle d’isolamento, che stanno nei sottoerranei degli uffici adiacenti alle gabbie. Immediatamente dopo, gli altri reclusi sentiranno arrivare da lì grida di dolore e invocazioni aiuto. Secondo alcuni, una volta massacrati per bene, i tre saranno portati alle Vallette.
Aggiornamento ore 00,30
La polizia sta ancora girando minacciosa tra le gabbie. Sembra abbiano preso un altro recluso.
Ascoltate la diretta trasmessa da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-rappresaglia-6-novembre-2009.mp3]
Aggiornamento ore 00,50
Parte un appello a telefonare ai centralini del Cie per chiedere spiegazioni. Qualcuno telefona allo 0115588778: risponde il centralino della questura, che passa la linea all’ambulatorio del Cie, che passa la linea all’ispettore della polizia all’interno del Centro. A quanto pare, nessuno sa nulla perché sono tutti appena arrivati. Ascoltate:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rec_390115588778_07_nov_2009_00_51_24.mp3]
Aggiornamento ore 01,10
Una cinquantina di solidali si radunano sotto al Cie. Bloccano la strada. Urla dappertutto, dentro e fuori: «libertà, libertà!» . Da dentro confermano i pestaggi e dicono che i tre (o quattro) potrebbero essere già stati portati alle Vallette.
Ascolta una diretta dal presidio:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-presidio-6-novembre-2009.mp3]
Aggiornamento ore 01,20
Dei mezzi escono dal Cie, probabilmente diretti verso le Vallette, con dentro gli arrestati.
Aggiornamento ore 01,25
Otto volanti e quattro camionette circondano il presidio dei solidali. Arriva pure la Digos. Situazione tesa ma tranquilla.
Aggiornamento ore 01,35
Il presidio dei solidali si sta sciogliendo, dopo venti minuti abbondanti di urla e battiture continue.
Aggiornamento ore 01.40
Un recluso è nudo dentro alla gabbia e si sta tagliando.
Aggiornamento ore 01.50
La polizia ha fermato 5 compagni e li sta portando in Questura.
Aggiornamento ore 02.20
La situazione dentro si è calmata. Il recluso che si stava tagliando ed è stato disarmato dalla polizia, che ha fatto una perquisizione nella gabbia per trovare altri oggetti taglienti. I cinque compagni sono in stato di fermo nella questura di via Tirreno, e i senza-documenti arrestati sembrano essere tre e non quattro.
Aggiornamento ore 4,30
Rilasciati, e senza alcuna capo d’accusa, i cinque compagni fermati in serata.
Aggiornamento sabato 7 novembre. Pare che durante il presidio di ieri sera di fronte alle mura del Cie di Torino, una telecamera della videosorveglianza esterna sia andata distrutta. Anche se oggi la telecamera è stata prontamente sostituita, questo piccolo danno ci sembra un contributo teorico molto interessante, particolarmente adeguato ed a tema con la situazione dentro il Cie: durante la rivolta di mercoledì notte, infatti, i reclusi hanno distrutto un muro e alcuni di loro, a detta dei giornali, sarebbero stati ripresi da una telecamera interna e denunciati proprio grazie a quei filmati.
Per quanto riguarda la situazione dentro al Cie, non si può certo dire che sia tornata la calma. Il recluso che si era ferito gravemente per protesta nei giorni scorsi continua a tagliarsi, ora sull’inguine. Gli altri reclusi riferiscono, ovviamente, che è una scena raccapricciante. Raccapricciante per chiunque, ma evidentemente non per crocerossini, poliziotti e militari, che continuano a non volerlo liberare. A certe cose, devono averci fatto il callo, loro.
Alle sette di sera di venerdì 6 novembre, dai microfoni di Radio Blackout viene annunciata una nuova occupazione a Torino. Si chiama Lostile Occupato, e si trova in corso Vercelli 32, a due passi da Porta Palazzo. Senza menarla troppo per le lunghe con proclami altisonanti, per capire che tipo di occupazione sia basta dare un’occhiata al calendario delle prossime iniziative.

Ascolta l’annuncio della nuova occupazione in diretta su Radio Blackout
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/nasce_lostile_6_novembre_2009.mp3]
Scarica, stampa e diffondi la locandina.
Sei ore di rabbia in corso Brunelleschi. Eccovele, minuto per minuto.
Alle 20,00 di questa sera uno dei reclusi che l’altro giorno era stato trasferito da via Corelli è esploso. La lunga detenzione, il trasferimento inatteso, le condizioni di detenzione, la lontananza da sua figlia appena nata, lo portano a tagliarsi le mani e le braccia e ad ingoiare un accendino e vari altri ferri. Dice che vuole morire, accusa la polizia di averlo trasferito da Milano per punirlo di aver denunciato la situazione dei Centri tramite le radio di movimento e tramite il nostro sito, //Macerie//. I suoi compagni di cella vedono subito che la situazione è abbastanza grave: il sangue è ovunque e la Croce Rossa si rifiuta di intervenire. Così chiamano i solidali che conoscono all’esterno e da subito – dai microfoni di Radio Blackout e dai siti di movimento – parte un appello a telefonare al Centro perché i responsabili chiamino l’ambulanza e lo facciano curare.
Parte un vasto giro di telefonate di protesta. Da dentro al Centro i responsabili negano, affermano che “la situazione è sotto controllo”, che provvederanno… alla fine il recluso ferito viene portato in infermeria e poi riportato subito nelle gabbie.
Intorno alle 22,30 i prigionieri riferiscono entusiasti di sentire un gran baccano fuori dalle mura: “c’è una manifestazione” – dicono. Sono gli antirazzisti, veloci e rumorosi come al solito. Da quel momento in poi la situazione si scalda: i reclusi continuano a protestare rumorosamente, alle 23,00 inizia una breve sommossa, e i prigionieri delle due aree maschili danneggiano il danneggiabile. Alle 23,20 il ferito si taglia di nuovo, questa volta alla gola. Dopo un attimo di silenzio sgomento, riparte la protesta. Solo intorno alle 23,40 i responsabili del Centro chiamano un’ambulanza, che recupera il ferito e lo porta al Pronto Soccorso.
Intorno alla mezzanotte la polizia circonda le gabbie e minaccia di caricare, i reclusi si barricano dentro accumulando le panchine di cemento contro le porte. Dentro ad una delle aree, i reclusi riescono a buttare giù il muro della saletta interna. La polizia un po’ minaccia un po’ cerca di calmare la situazione: arrivano i capi dell’ufficio immigrazione e del Centro. “Se non vi rispondiamo al telefono domani mattina, vuol dire che siamo in carcere o all’ospedale” – dicono i reclusi.
Alle 0,45 il recluso ferito è in chiurgia all’ospedale Martini. Fuori dall’ospedale due volanti e la Digos, che ferma e identifica alcuni solidali.
Nello stesso tempo la polizia comincia a provare a sfondare le porte, ma non ci riesce. Arrivano i vigili del fuoco e altri rinforzi. Ci sono più o meno 50 carabinieri e 100 poliziotti. I capi dell’ufficio immigrazione parlamentano con i reclusi e intorno all’1.05 trovano un accordo: via la celere e i poliziotti armati, nelle gabbie potranno entrare soltanto i pompieri a raccogliere le macerie del muro demolito, scortati da due donne dell’ufficio immigrazione.
Alle 1,15 sembra tornata la calma. Alle 2.10, quando oramai i pompieri hanno terminato il proprio lavoro, due volanti riportano al centro il prigioniero ferito. Sei ore di rabbia, e il Cie di Torino ha un muro in meno.
Ascolta una diretta realizzata da Radio Onda Rossa con il recluso ferito a inizio serata:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/091104_cie-torino.mp3]
Ascolta una diretta trasmessa da Radio Blackout alle 0,20:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-rivolta-4-novembre-2009.mp3]
Aggiornamento 5 novembre.
Intorno alle 11,25 è iniziata una perquisizione nelle gabbie del Centro. La polizia è arrivata in massa, con i cani ed è riuscita ad entrare: come sapete, ieri sera era dovuta rimanere fuori, grazie alla determinazione dei reclusi.
Ascolta la diretta trasmessa alle 11,30 da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/perquisa.mp3]
Ore 15.00. La perquisizione è finita velocemente ed è stata tutto sommato pacifica. Il recluso ferito continua la sua lotta: ha mangiato varie lamette e sta facendo lo sciopero della fame. In mattinata, poi, sono state portate via dal Centro una decina di persone, quasi esclusivamente donne – non coinvolte nella sommossa di ieri. Non sappiamo se si sia trattato di una deportazione o di un trasferimento per alleggerire il Centro e iniziarne la ricostruzione.
Ore 16.00. Notizie dalla Tunisia: è uno dei deportati di stamattina, ed è nel posto di polizia dove l’hanno trasferito appena sceso dall’aeroporto. Sta bene e dovrebbe uscirne a breve, c’è suo fratello fuori ad aspettarlo. Si tratta di uno dei protagonisti della sommossa di ieri sera nell’area rossa, ma probabilmente non si tratta di una ritorsione: è stato svegliato alle 5 del mattino, e ci sembra difficile che gli uomini di Maroni riescano ad organizzare un viaggio burocraticamente tanto complesso in tre ore soltanto. Le altre deportate di questa mattina sono donne, forse 5, e ieri non avevano partecipato alle danze.
Ore 20,15. S., il recuso del Centro che ieri si era fatto male ed era stato portato all’ospedale si è tagliato di nuovo. L’hanno portato d’urgenza al Martini, pare sia grave. A presto aggiornamenti.
Ore 22,15. Curato all’ospedale, S. è stato riportato nel Centro. Non sta bene, ma è di nuovo con gli altri.
In mattinata arriva in via Corelli il Console algerino. Non è una visita di cortesia, la sua: deve decidere chi accettare e chi no tra i prigionieri che la polizia vorrebbe espellere al più presto verso Algeri. Alcuni reclusi della sezione B, però, decidono di rallentare un destino che altri vorrebbero già segnato e se ne rimangono nelle gabbie quando vengono chiamati per essere ricevuti dal funzionario. Di fronte a questa inaspettata resistenza la polizia perde la testa: gli agenti entrano nelle camere e manganellando tutti quelli che capitano loro a tiro, anche chi sta ancora dormendo nel suo letto e non sa nulla né del Console né della resistenza né di altro. Tra i pestati anche un minorenne. Ad assistere ai pestaggi, impassibili, i soliti crocerossini.
Ascolta la testimonianza raccolta da Radio Blackout poche ore dopo ai fatti:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/pestaggio-a-milano.mp3]

Scarica e diffondi la locandina dell’iniziativa.
Preparati alla discussione rileggendo:
Torino, domani
Eserciti nelle strade
Sicuri da morire
A causa di un malinteso tra alcuni reclusi dell’area blu del Cie di corso Brunelleschi a Torino, malinteso che sabato sera è degenerato poi in un alterco, un recluso è stato messo in isolamento. Domenica non solo il malinteso si è risolto, ma addirittura i reclusi hanno firmato una petizione per chiedere il ritorno del loro compagno di cella. Ma niente da fare: è domenica, e l’ufficio immigrazione all’interno del Cie è chiuso, e i crocerossini dicono che bisogna aspettare che riapra. Nel frattempo, il recluso in isolamento ha ingoiato dei chiodi e dello shampoo, ha vomitato, e alla fine lo portano in ospedale. Peccato che fino a un momento prima medici e crocerossini si fossero rifiutati perfino di pulire il vomito, pur passando molto spesso a trovare il recluso in isolamento. Non per vedere come stava, ma per ricattarlo: “ritira la denuncia contro gli Alpini e ti rimandiamo in sezione”, “ritira la denuncia contro gli Alpini e ti curiamo quel dente che ti hanno spaccato”. Perché il recluso in isolamento è Mimì, e il litigio è solo una scusa per metterlo in isolamento, per punirlo per la sua determinazione ad ottenere giustizia, e la libertà, che ormai è di dominio pubblico. Dall’ospedale, Mimì accetta di essere riportato al Centro, a patto di essere rimesso in sezione con gli altri, e ottiene ciò per cui ha lottato.
All’alba del giorno dopo, lunedì, cinque reclusi vengono svegliati dai poliziotti che comunicano loro che saranno trasferiti in un altro centro. Non sappiamo se sia vero o una scusa per espelleri, ma vale la pena di notare che almeno tre di questi cinque sono in sciopero della fame da diversi giorni. Nel frattempo, una cinquantina di poliziotti ha effettuato una perquisizione nelle sezioni, pare senza trovare nulla di significativo.
Aggiornamento di martedì 3 novembre. In mattinata, Mimì è stato intervistato al telefono dai microfoni di Radio Blackout. Ha ripetuto il losco ricatto del vecchio medico del Cie, e ha aggiunto una perla regalatagli dal militare che lo ha pestato: «ricorda che un clandestino non puo vincere contro lo Stato.» Deve essere scritto nelle regole di ingaggio. Ascolta la telefonata:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-mimi-chiodo-3-novembre-2009.mp3]
Nel pomeriggio, Mimì ha accusato forti dolori all’addome, a causa dei chiodi che ha ingerito. Viene portato all’ospedale “Molinette”, dove viene visitato e rimandato indietro al Cie, con la prescrizione di un bel lassativo.
Continua lo sciopero della fame al Cie di Torino. E alle sei di sera, comincia una buona ora di casino, prima nell’area blu, poi nella rossa. La polizia un po’ spintona i reclusi dentro alle gabbie, un po’ prova a parlamentare per raffreddare gli animi. Cani e manganelli da una parte, urla e battiture dall’altra. E sullo sfondo si sente chiaramente urlare «libertà», fortissimo. A un certo punto, la polizia riesce ad entrare delle gabbie pestando alcuni reclusi e rompendo i loro cellulari. In serata, ignoti solidali esplodono diversi petardi fuori dalle mura del Centro, e dentro rispondono con forti grida.
Da Radio Blackout, ascolta una breve diretta con un recluso di Torino
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-come-g8.mp3]
«Non dormiamo, stasera!» Così ci dicono, all’una e mezza di notte, i reclusi di corso Brunelleschi. Dormire è abbassare lo sguardo, ma lo sguardo i prigionieri vogliono tenerlo fisso sui poliziotti che se ne stanno schierati dall’altra parte delle gabbie. Si guardano in cagnesco sin dall’ora di cena, quando i reclusi delle due aree maschili hanno gettato tutto il cibo per terra invece di mangiarselo. Da lì un crescendo di tensione, con la polizia che si moltiplica e i detenuti che non abbassano lo sguardo. Ad un certo punto dalle strade fuori dal Centro arrivano slogan, battiture, petardi e fuochi d’artificio. I reclusi, contenti, rispondono e urlano «libertà!», e la polizia si innervosisce ancora di più e provoca, e i reclusi rispondono bersagliando gli agenti con frutta e bottiglie d’acqua fino a farli ritirare. La polizia rientra con i rinfozi. Attimi di calma e poi di nuovo urla: «libertà!», «libertà!». In mezzo a tutto questo, qualche manganellata ai reclusi che escono dalle gabbie per prendere la terapia.
In realtà, questa serata di tensione ha avuto origine a metà pomeriggio di oggi, quando un recluso brasiliano è stato portato via dalla polizia per essere deportato: senza preavvisarlo, l’hanno acciuffato di tutta fretta così com’era vestito, con la tuta e le ciabatte, senza fargli prendere le sue cose e per di più dandogli un po’ di mazzate di fronte a tutti. Ascoltate il racconto di un testimone, raccolto da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi-espulso-brasiliano-27-ottobre-2009.mp3]
Aggiornamento ore 2.00. Dentro al Centro si sente ancora battere ed urlare. C’è anche del fumo che si alza, non si sa dovuto a cosa.
Aggiornamento ore 3.00. Ora tutto tace, probabilmente la protesta è rientrata. A domani maggiori aggiornamenti.
Torino. Lo hanno liberato di nascosto, all’interno di un’ambulanza. Per nascondere agli altri reclusi che da corso Brunelleschi si può uscire con le proprie gambe, lottando con determinazione. Dopo due mesi e 10 giorni di reclusione B. A. ha iniziato uno sciopero della fame e della sete ad oltranza. Dopo otto giorni, ieri ha accettato di farsi visitare dal medico, che si è accorto che i suoi reni si stavano deteriorando. Portato in ospedale d’urgenza, hanno cercato di fargli una flebo di soluzione fisiologica, ma lui se l’è strappata di dosso. Quindi lo hanno riportato al Centro, dove in fretta e furia gli hanno firmato un foglio di via dall’Italia e lo hanno lasciato andare, in serata. Qualcuno abbastanza in alto non vuole sentir più parlare di morti all’interno del suo Cie, e chissà come mai… Ma non è automatico che chi è disposto a morire venga liberato. Un recluso minorenne due giorni fa ha “fatto la corda”, ha tentato di impiccarsi. Per rianimarlo, i militari lo hanno portato nella sala d’aspetto del barbiere (una stanza senza telecamere) e lo hanno riempito di botte. Questo sì, capita abbastanza spesso.
Gradisca. Ci hanno provato in tre. Hanno cercato di scappare dai tetti, venerdì scorso, come succede quasi ogni giorno dal Cie di Gradisca d’Isonzo. Uno solo ce l’ha fatta ad uscire con le sue gambe, questa volta. Un altro, saltando, le gambe se le è spaccate, un altro ancora è stato ripreso poco lontano. Entrambi si trovano ora in isolamento, per punizione. Da dove ci raccontano che il Cie è pieno, che pochissimi vengono espulsi, che il cibo è poco e fa schifo, che il direttore è uno stronzo, e che è tutta colpa della Lega Nord. Ascolta questa conversazione telefonica con un recluso del Cie di Gradisca
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/gradisca-evasione-27-ottobre-2009.mp3]
26 ottobre. Una trentina di militanti della Lega Nord e del Fuan, di cui solo due studenti del Politecnico, hanno invaso questa mattina il cortile centrale dell’ateneo, protetti da sessanta agenti della Digos e una quindicina di camionette della celere parcheggiate lungo tutto corso Duca degli Abruzzi. Tra i leghisti e i fascisti ci sono, come promesso stamane sui giornali, Mario Carossa, Roberto Cota e Augusta Montaruli. Paradossalmente, gli invasori stanno distribuendo un volantino che denuncia come “il Politecnico sia ostaggio dei collettivi autonomi”, mentre il rettore Francesco Profumo ha preventivamente autorizzato la polizia ad effettuare cariche ed arresti all’interno dell’università per evitare qualunque contestazione. Nonostante il clima pesante alcuni studenti sono riusciti ad appendere uno strisicione che recita “Fascisti, razzisti e polizia: è questa la vostra democrazia?” per protestare contro questo grave episiodio di militarizzazione, una chiara vendetta per la dura debacle di sabato pomeriggio in piazza Castello.
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