Processo per il blocco stradale in Vanchiglia

Domani giovedì 8 ottobre alle ore 11.00 nell’aula 56 del tribunale di Torino ci sarà l’ultima udienza del processo a due compagni arrestati per il blocco stradale di corso Regina Margherita, il 15 gennaio dell’anno scorso nel quartiere Vanchiglia. Abbiamo tirato fuori dai nostri archivi un volantino su quei fatti. E vi invitiamo a partecipare all’udienza. Poi, ci si vede alla giornata contro la sorveglianza speciale, in largo Saluzzo a San Salvario, posticipata alle 12.30.

Fuori gli sbirri da vanchiglia

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Continua lo sciopero a Torino, nuovi racconti da Roma

Il secondo giorno di sciopero della fame al Cie di Torino è iniziato presto, esattamente alle sei del mattino, con una perquisizione della polizia che ha sequestrato accendini e lamette. I reclusi raccontano anche di insulti e provocazioni. Nonostante l’intimidazione, anche oggi hanno rifiutato il cibo tutte le donne e tre quarti degli uomini, come ieri sera.

Ascolta il racconto della perquisizione:

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E proprio ieri sera, mentre diverse volanti di pattuglia attorno a corso Brunelleschi erano intente a controllare i documenti a un gruppo di antirazzisti, dall’altro lato in via Mazzarello è partita una serie di fuochi d’artificio. Che coincidenza, avranno pensato i fermati, per fortuna che a festeggiare lo sciopero ci ha pensato anche qualcun altro!

E sono arrivati, intanto, nuovi dettagli sul pestaggio di Roma dell’altra sera. Al pestaggio nella camera di isolamento hanno assistito almeno quattro dipendenti della Croce Rossa, che non hanno mosso un dito per impedire le violenze. Insieme a loro era presente anche un medico, una dottoressa che – al contrario dei crocerossini –  si è messa ad urlare contro le guardie pregandole di fermarsi. Continuano, poi, gli episodi di autolesionismo: in due, ieri sera, si sono tagliati. Uno alla gola. Medicati nell’infermeria del Centro sono stati riportati nelle gabbie.

Per finire sulla giornata romana, stanno circolando le dichiarazioni fatte all’uscita dal Centro dai quattro Consiglieri ragionali della sinistra – Anna Pizzo, Enrico Fontana, Luisa Laurelli e Ivano Peduzzi – che hanno visitato la struttura lunedì. In soldoni hanno raccontato che gli operatori di Ponte Galeria smentiscono categoricamente ogni pestaggio e che il vero problema del Centro sono i Consolati che non collaborano per rendere i rimpatri abbastanza celeri e le Asl che si ostinano a fornire i propri servizi con una lentezza incompatibile con il ritmo delle deportazioni. Insomma, presenteranno una bella mozione perché la Regione Lazio ci metta del suo per oliare un po’ gli ingranaggi della macchina delle espulsioni e farla andare più veloce. Insieme ai quattro, però, è entrata anche una giovane giornalista: ha fatto tutta la visita con i politici e ha visto tutto quello che hanno visto loro. A differenza loro, però, all’uscita non ha nascosto niente: oggi i reclusi le hanno telefonato per ringraziarla dell’onestà che ha dimostrato, ai consiglieri regionali no.

Evasioni, rivolte, scioperi della fame

Sciopero della fame oggi al Cie di corso Brunelleschi a Torino. Quasi tutti i reclusi hanno rifiutato la colazione questa mattina e intendono proseguire almeno per tutta la giornata. Un recluso è in sciopero addirittura da sei giorni. Nel frattempo, continuano gli atti di autolesionismo e le denunce di condizioni di vita insopportabili, minacce, maltrattamenti continui e pestaggi brutali da parte dei militari. I reclusi sono molto determinati e consapevoli che in tutti gli altri Cie la situazione è calda.

Ieri c’è stata una protesta molto forte al Cie di Crotone, cominciata con grida e battitura delle sbarre. Quando è intervenuta la polizia i reclusi hanno spaccato i mobili per difendersi. E quando la polizia è riuscita a portarsi via due ragazzi, l’effetto è stato quello di prolungare la protesta fino al loro rilascio. Alla fine, nonostante fosse domenica, sono arrivati di corsa quelli dell’Ufficio Immigrazione della Questura, con la promessa di fare il possibile per migliorare la situazione e sbrigare le pratiche di chi può essere rilasciato.

A Brindisi, invece, otto reclusi se ne sono andati dal Centro. È la seconda fuga da quando, questa estate, il Cie di Restinco è stato riaperto per “accogliere” i reduci della sommossa di Milano. I prigionieri sono fuggiti alle cinque del mattino, ma le guardie si sono rese conto della loro assenza solo alle otto: auguriamo loro buon viaggio. Ora dentro al Centro sono rimasti soltanto in quindici, ed otto di loro – come ricorderete – sono in sciopero della fame e della sete dalla settimana scorsa.

A Roma la situazione è più tranquilla, a parte quattro rimpatri oggi all’alba e qualche scarcerazione in mattinata. Alcuni consiglieri regionali stanno facendo una visita dentro le gabbie e i detenuti hanno raccontato loro del pestaggio contro l’aspirante evaso di tre giorni fa: vedremo cosa dichiareranno i politici una volta usciti. Ieri sera le voci di alcuni reclusi sono finite nei titoli di testa del Tg3, insieme all’annuncio dello sciopero della fame… della settimana passata.

Un sabato in giro per l’Italia

Un sabato ricco di iniziative, quello scorso, sul fronte della lotta contro i Centri. Tante iniziative, contemporanee ma non coordinate, provenienti da giri di compagni differenti: un segno che l’ostilità verso la macchina delle espulsioni cresce e mette radici.

A Bari un presidio rumoroso fuori dalle mura del Centro, a Gradisca d’Isonzo una presenza solidale a poche ore dalle violente perquisizioni del primo pomeriggio, a Torino un gruppo di compagni in piazza ha fatto vedere ai passanti il video sul pestaggio di Gradisca. A Firenze, dove di Centri non ce ne sono, trecento manifestanti hanno protestato di fronte alla sede della Croce Rossa mentre nel tratto di Arno sottostante una piccola barca esponeva lo striscione ”No Cie liberi tutti”. Infine, abbiamo scoperto che il nove di settembre delle scritte “contro la macchina delle espulsioni e i suoi tirapiedi” sono apparse sul manto stradale di Zurigo, proprio nei dintorni della sede della Croce Rossa le cui vetrine erano appena crollate al suolo.

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Le qualità dei militari

«Uno giovanissimo – ha ventuno anni, vent’anni – ha tentato di fuggire di qua. È un suo diritto. Invece l’hanno portato in isolamento, e ora è tornato qua: non riesce a camminare, non riesce neanche a parlare con la gente. Lo hanno picchiato. Lo hanno torturato, veramente: con i piedi, con i bastoni, con tutto, con tutte le “qualità” dei militari, dei poliziotti. Neanche i cani li picchiano così. Gli hanno fatto questa cosa per darci come una lezione, una lezione a tutti. Dopo che l’hanno preso l’hanno portato dentro e l’hanno picchiato, in camera d’isolamento. Una camera d’isolamento per torturare le persone, questa, non è una camera d’isolamento e basta. Siamo qui dentro e ci sono dei mostri che girano intorno a noi. Abbiamo paura di queste cose che fanno. Anche se vuoi parlare con uno di loro gentilmente, non ti risponde o ti risponde «figlio di puttana»! Così, maleducati, veramente. Una cosa schifosa veramente.»

Come ricorderete venerdì sera tre reclusi avevano tentato di fuggire dalle gabbie di Ponte Galeria. Uno c’era quasi riuscito, ma nel salto si è fratturato una gamba ed ora probabilmente è all’ospedale: di lui non si sa nulla di più. Un altro, invece, riacciuffato dalle guardie, è stato rinchiuso per due giorni in isolamento. Già qualcuno lo aveva intravisto sabato e si era reso conto che gli stavano riservando un trattamento poco delicato, ed ora che è stato riportato nelle gabbie tutti possono vedere come è stato ridotto.

Ecco il racconto di un suo compagno:

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Perquisizioni a Gradisca, pestaggio a Roma

Ore 14. Da circa un’ora dentro al Centro di Gradisca d’Isonzo è in corso una perquisizione. Una perquisizione provocatoria e violenta: in alcune camerate è già volata qualche manganellata. La polizia urla ed insulta, un ragazzo è in infermeria colpito alla testa. Fra due ore, fuori dalle mura, ci sarà un presidio di antirazzisti, ed è questo probabilmente che ha suggerito alla direzione del Centro di dare ai reclusi un avvertimento tanto forte, dopo una settimana di relativa calma. In più, abbiamo scoperto che almeno una camerata di reclusi è in sciopero della fame ed oggi ha rifiutato anche l’acqua. Seguiranno aggiornamenti.

Aggiornamento ore 21.00. Finita la perquisizione, i prigionieri di Gradisca sono stati fatti rimanere chiusi nelle stanze e solo dopo un’oretta hanno avuto accesso alle zone comuni. Alcuni sono stati trasferiti in aree differenti all’interno del Cie. Durante lo svolgersi del presidio antirazzista oltre le mura la situazione è rimasta abbastanza calma.  Da Roma, invece, arrivano maggiori dettagli sulla tentata evasione di ieri sera. A provare la fuga sono stati in tre, non quattro. Uno solo è riuscito a scavalcare il muro ma si è rotto la gamba cadendo, ed è stato presto ripreso dalle guardie. Un altro, fallita l’evasione, è ritornato per tempo insieme agli altri reclusi senza farsi intercettare dalla polizia. Il terzo, invece, è stato preso dai militari e messo in isolamento. Oggi, casualmente, un recluso è riuscito a vederlo. La scena che ci ha descritto è agghiacciante: era scalzo, con la faccia gonfia e lividi sui piedi e sulle mani, circondato da almeno otto militari che gli impedivano di alzarsi. Sempre oggi altri cinque reclusi sono stati trasferiti da Ponte Galeria verso qualche altro Cie.

La vendetta

È arrivata la vendetta della polizia e della Croce Rossa per il duro sciopero della fame messo in campo dai reclusi di Ponte Galeria da lunedì scorso fino a ieri sera. In dodici tra i presunti animatori della protesta sono stati chiamati questa mattina con la scusa della scarcerazione. Al contrario, invece, sono stati immobilizzati con violenza e preparati per il trasferimanto in altri Centri. Chi li ha visti passare ha testimoniato che avevano i polsi legati con del nastro isolante. Un trasferimento violento e punitivo, dopo quattro giorni di lotta. Non sappiamo i dodici dove verranno portati.
Anche questa notte, a sciopero oramai finito, ci sono state un paio d’ore di protesta, con una battitura sulle sbarre.

Rimane immutata, invece, la situazione del recluso che l’altroieri sera si era tagliato le vene per protesta.

Aggiornamento ore 16.00. Non ci sono note, ancora, le destinazioni dei reclusi trasferiti questa mattina. La confusione di questa notte, invece, non era una battitura: erano semplici urla. E già, perché un gruppo di reclusi ha dovuto urlare dalle due della mattina fino alle cinque e mezza perché uno di loro stava male e la Croce Rossa faceva finta di non sentire: ma queste sono storie quotidiane, dentro ad un Cie.

Aggiornamento ore 22.00. Nel pomeriggio un altro dei protagonisti dello sciopero viene trasferito da Ponte Galeria verso una destinazione ancora ignota, mentre invece arriva a Roma un gruppone – forse addirittura 30 – di reclusi algerini proveniente da Bari-Palese. Dopo una mezz’ora si scoprirà che almeno due dei reclusi trasferiti questa mattina sono finiti proprio a Bari. Come quest’estate dopo le sommosse di Gradisca e poi di Milano la pratica del trasferimento punitivo denuncia la natura para-carceraria dei Centri. Intanto, il reclusoche si era tagliato le vene l’altroieri avrebbe ricominciato a camminare più o meno autonomamente.

Aggiornamente ore 23.00. Quattro prigionieri riescono a montare sui tetti e provano a scavalcare le reti del Centro. Tre vengono bloccati subito dalle guardie, del quarto non si sa ancora nulla: incrociamo le dita, probabilmente è libero.

Aggiornamento, sabato ore 12.00. L’evaso di ieri sera purtroppo è stato ricatturato. Saltando dal tetto si era rotto una gamba e non è riuscito ad allontanarsi.

Sciopero a Brindisi

Sono almeno sei giorni che otto reclusi del Cie di Restinco, a Brindisi, sono in sciopero della fame e della sete. Arrivati più di un mese fa a Lampedusa, trasferiti a Porto Empedocle e da lì a Brindisi non sanno ancora nulla della sorte che li attende: nesuno li informa, si sentono abbandonati e vivono la prospettiva di rimanere ancora cinque mesi prigionieri in questo piccolo Centro, appena riaperto e già completamente disastrato. A presto maggiori dettagli ed aggiornamenti.

Una tavolata

Al Cie di Gradisca d’Isonzo un’infermiera sarebbe stata colpita da un tavolo lanciato da un recluso e un operatore si sarebbe beccato un pugno. Lo dice la Fisascat Cisl di Gorizia, e non sappiamo se sia vero né quando questo sia successo. Se da una parte siamo abituati ai comunicati sindacali in solidarietà con gli aguzzini, dall’altra vorremmo segnalarvi come nel video sul pestaggio di Gradisca si veda chiaramente del personale in camice bianco accanto ai soldati schierati, e non ci sembravano affatto poliziotti in borghese. A gente come questa un pugno o una tavolata gliela tireremmo volentieri pure noi, anche subito.