Mentre il paese intero si raccoglie nel lutto per i sei soldati morti in Afghanistan, mentre la Croce Rossa piange sulla vernice versata sulla facciata della sede di Roma, scoppia una rivolta nel Cie di Gradisca di Isonzo, provincia di Gorizia. Non sappiamo come sia cominciata, per ora le notizie sono frammentarie e confuse. Quel che è certo è che in una sezione è stato appiccato un incendio, e che la polizia sta picchiando forte chiunque gli capiti sotto tiro. Al momento, si contano almeno 15 feriti tra i reclusi, portati in infermeria sanguinanti.
Ascolta una breve conversazione con un recluso
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rivolta_gradisca_21_settembre_2009.mp3]
Aggiornamento. Piano piano stiamo riuscendo a ricostruire la dinamica di questa rivolta. Tutto comincia questa notte, quando in 35 tentano la fuga dal Cie. Purtroppo il tentativo è sventato dalla polizia, che comincia a picchiare brutalmente i fuggiaschi. A questo punto gli altri reclusi, anche chi non aveva partecipato all’evasione fallita, iniziano a protestare e salgono sui tetti, rimanendoci fino alle 6 di questa mattina. Pare che siano anche giunti sul posto dei giornalisti, che forse hanno preferito mantenere il riserbo sulla vicenda (sono sempre giorni di lutto, questi…). All’alba, dietro la promessa della polizia di non fare rappresaglie, i reclusi scendono dai tetti, e la situazione ritorna tranquilla. Fino alle 13, quando scatta una perquisizione. I poliziotti si lasciano andare ad offese pesanti, strappando in due un Corano, e pare che durante il loro passaggio siano spariti anche dei soldi e dei cellulari. Di lì a poco, scoppia la rivolta.
Al momento, e sono le cinque di pomeriggio, la rivolta è ancora in corso. Il numero di feriti è salito a una ventina. La polizia continua a picchiare e tirare lacrimogeni nelle celle. Dall’altro lato, i reclusi tentano di spaccare i lucchetti per arrivare ai poliziotti, “tanto qui siamo morti lo stesso”.
Ascolta una conversazione con un altro recluso
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/gradisca-corano-21-settembre-2009.mp3]
Un altro aggiornamento. Pare che ora, verso le sette di sera, la situazione sia tornata relativamente tranquilla. Certo bisognerà presto capire la situazione dei feriti, alcuni dei quali sembrano davvero in gravi condizioni.
21 settembre. ”Via l’Italia dall’Afghanistan” è la scritta scoperta nel pomeriggio a Torino, sui muri della sede di Alleanza Nazionale in corso Francia. Ignoti l’hanno realizzata con una vernice spray di colore nero.
Alla vigilia della riapertura del processo contro gli insorti di via Corelli, in tante parti dello stivale – e non solo – si sono moltiplicate le iniziative a sostegno della lotta che da più di un mese scuote i Cie di mezza Italia. Ve ne facciamo una breve rassegna, probabilmente incompleta, e sicuramente limitata alle sole giornate di sabato e di domenica. Sul prima e sul dopo ci impegniamo ad essere più esaustivi nei prossimi giorni.
(more…)
Cristina ha compiuto sedici anni proprio l’altro giorno e per l’occasione ha fatto una piccola festa insieme alle sue compagne all’ombra delle sbarre di Ponte Galeria. È dentro da 40 giorni, anche se è minorenne ed è nata in Italia. Ma la sua famiglia è croata, ed ora è tornata a vivere lì. Lei ha fatto l’errore di venirsi a fare un giro in Italia. I poliziotti che l’hanno fermata le hanno detto che la sua Carta d’Identità era falsa e che senz’altro non era vera nemmeno la sua data di nascita. Adesso è nel Centro che aspetta, aspetta un passaporto per farsi riconoscere, un medico che la visiti per la sua malattia alle ovaie, qualcuno che ascolti la sua storia e la aiuti a tornarsene a casa.
«Ci tengono come cani, impareremo ad abbaiare». La vita dentro al Centro di Gradisca di Isonzo è una vita fatta di minacce e violenze continue e la polizia coglie ogni pretesto per saltare addosso ai reclusi, che vivono in semi-isolamento da più di un mese. Ascoltate la cronaca dettagliata delle ultime bastonate, distribuite solo ieri sotto gli occhi di tutti.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/pestaggi-a-gradisca_21_settembre.mp3]
«L’ho visto passare, era sulla barella. Sembrava gli fosse passato un tram addosso, proprio sulla faccia». È notte, nel Campo di Bari Palese, ma non tutti dormono. Uno degli internati è disperato e ad un certo punto esplode e comincia a tagliarsi. I suoi compagni si svegliano e alla vista del sangue provano a bloccarlo e chiamano aiuto a gran voce. Le guardie arrivano subito: sono furibonde per essere state disturbate e, aperta la cella, si gettano addosso ai primi due reclusi che trovano a tiro e li riempiono di botte. Uno dei due – qualche ora dopo – verrà visto passare steso sulla barella. «Era in una condizione indescrivibile» – ci dicono da dentro. Dell’altro pestato non si hanno ancora notizie. Al contrario, il ragazzo che si era tagliato è stato medicato e sta bene: era solo una ferita superficiale.
Aggiornamenti. Dopo una giornata di ricerca, siamo riusciti a trovare i nomi dei due ragazzi pestati: Karim Brahimi e Said Hasen. Non solo. Abbiamo ricevuto anche alcune foto, che testimoniano perfettamente il grado di addestramento dei marines del battaglione San Marco nell’utilizzo dei manganelli sui corpi dei prigionieri del Centro di Bari Palese. Eccone alcune.
Prima che questo video venga censurato, scaricalo e diffondilo. Oppure scarica le foto.
19 settembre. Nel pomeriggio una dozzina di antirazzisti si presenta ai cancelli della sede della Croce Rossa di Moncalieri, alle porte di Torino. Piazzano un paio di striscioni e poi entrano, per una volta con le migliori intenzioni: vorrebbero raccontare ai presenti la storia di Miguel, quella di Mimì e quelle di tanti altri prigionieri dei Centri. Di più, vorrebbero far parlare i crocerossini direttamente con alcuni dei reclusi per telefono, in modo che nessuno possa più dire che quel che si racconta dei Centri siano bubbole interessate e che nei Cie tutto vada per il meglio. I crocerossini sono tanti, e di ogni età, ma non c’è niente da fare: tutti si rifiutano di parlare con i reclusi. La situazione è desolante: una ragazza sostiene di non sapere neanche dell’esistenza dei Cie; un Pioniere – giovane e sfacciato – nega addirittura che la Croce Rossa li gestisca, i Centri; qualcuno dichiara apertamente di non essere interessato all’argomento mentre due volontarie, giovanissime, ritagliano nervosamente dei cartoni, a testa bassa e facendo ostinatamente finta di non sentire, quasi fossero beghine tutte impegnate a sgranare un rosario. C’è pure un tizio della Croce Rossa militare che nel Centro ci ha lavorato, e garantisce che «qui a Torino» certe cose non succedono. I toni si surriscaldano, la sede si riempie di manifesti contro i Centri, un radiolone acceso trasmette testimonianze registrate da dietro le sbarre. A gruppetti si litiga. Un barelliere con la faccia da guardia giurata urla agli occupanti di andarsene. È una baraonda, i crocerossini sbandano vistosamente ma poi si ricompattano su di una sola proposta: chiamare i carabinieri per far cacciare gli intrusi. Alla fine, proprio mentre gli occupanti se ne stanno per andare, due crocerossini dicono che sì, forse la telefonata si poteva anche fare. Una dei due ha gli occhi lucidi: ma oramai è troppo tardi, e si va via.
Un paio di giorni fa, un giovane centroafricano è stato portato dentro alle gabbie di Ponte Galeria. Uno come tanti se non fosse che ne era uscito appena il giorno prima. E già, perché avendolo lì al Centro già da un certo tempo e non sapendo bene come sbarazzarsi di lui, i funzionari dell’Ufficio immigrazione di Roma hanno pensato bene di caricarlo su di un aereo diretto ad Accra, nonostante il rifiuto dell’ambasciata ghanese a Roma di mettere il timbro sui documenti della deportazione. Pensavano non se ne accorgesse nessuno? Oppure di abbandonarlo di nascosto, magari chiudendolo nel bagno dello scalo? Non lo sappiamo. Sta il fatto che appena sbarcati lui e i poliziotti italiani che lo accompagnavano sono stati cortesemente pregati di sloggiare e caricati a bordo del primo aereo diretto in Europa. E se ne sono tornati mesti a Ponte Galeria, dove nel frattempo è scoppiata una epidemia di influenza e i reclusi sono tutti abbastanza a pezzi: hanno solo la forza per lamentarsi. Della Croce Rossa, ovviamente.

Chiudiamo i lager!
Domenica 20 settembre 2009
Presidio sotto al Cie di Torino
ore 18.00 – corso Brunelleschi angolo via Lancia
Contro il pacchetto sicurezza
Contro i lager per stranieri senza documenti e chi li gestisce
In solidarietà con i processati di Milano per la sommossa nel lager di via Corelli
Scarica, stampa e diffondi la locandina
E anche quest’altra
Grossa perquisizione nelle celle di Lamezia Terme questa mattina, dopo che nella notte gli agenti hanno scoperto l’ennesimo tentativo di evasione di massa. Si parla di un buco nel muro e la polizia sostiene di aver sequestrato sotto ai materassi bastoni e lamette. Sono tutte notizie che vanno verificate, ma sicuramente la situazione a Lamezia è ancora caldissima, dopo la fuga e la rivolta della settimana passata. Lamezia è veramente un buco nero, quasi irraggiungibile, e abbiamo pochi racconti di prima mano da laggiù. Ma vogliamo dirvi di un dialogo di non troppo tempo fa con un recluso che era capitato là dopo un certo periodo in un Centro del Nord. – Com’è Lamezia rispetto a qui? – gli abbiamo chiesto. E lui ha risposto: C’est l’enfer, l’enfer sur la terre!