Sui tetti di Bari (e di Gradisca)

Fuga fallita, questa notte, dal Centro di Bari Palese. Un piccolo gruppo di reclusi ha cercato di guadagnare la libertà passando dai tetti: intercettati dai soldati di guardia sono stati tutti fatti scendere, non si sa con quanto garbo. Sta il fatto che un soldato ci ha guadagnato otto punti di sutura ad una guancia, a suo dire a causa di una bottiglia piena d’acqua lanciatagli da un aspirante fuggiasco che ora è in arresto. Non sappiamo il nome dell’arrestato né in che condizioni sia. E non ci sono neanche notizie sulla salute dei suoi compagni. Sicuramente, però, la tensione è ancora alta: oggi, almeno in un modulo del Centro, i reclusi hanno buttato fuori dalle gabbie il cibo che era stato portato loro per pranzo. A presto aggiornamenti.

E una scena simile si è verificata due giorni fa a Gradisca d’Isonzo, dove in due hanno tentato, inutilmente, la fuga dai tetti e dove – sin dalla rivolta del 9 di agosto – i reclusi vivono in regime di massima sicurezza. Con questo di due giorni fa sono saliti a 4 in meno di un mese i tentativi di evasione dal Campo gestito dal consorzio Connecting People: 20 agosto, 24 agosto, 26 agosto e appunto questo del 2 settembre. Uno solo, purtroppo, è andato a buon fine.

All’inferno

2 settembre. “Guerra ai razzisti Maroni assassino” e soprattutto “la Lega andrà all’inferno”: queste e molte altre le scritte comparse sui muri di Torino, in particolar modo nella zona di Torino Esposizioni dove si terrà fra qualche giorno la Festa regionale del Carroccio. I leghisti si dicono preoccupatissimi, non tanto per le proprie anime quanto per la riuscita della festa. Non raccolgono molta solidarietà, però, se non da qualche esponente locale del Pdl e dai questurini, che promettono una vigilanza fittissima sull’evento.

Sciopero della fame e della sete a Ponte Galeria

Ieri sera una cinquantina di reclusi del Cie di Ponte Galeria – «la Guantanamo di Berlusconi, Bossi e compagnia» – hanno ammucchiato tutti i materassi contro le gabbie ed hanno indetto uno sciopero della fame e della sete. La scintilla che ha fatto esplodere la protesta: il tentativo dei crocerossini di sistemare nelle gabbie, dove già i reclusi dormono per terra, un nuovo arrivato con la gamba in cancrena. Di questo posto, dicono i reclusi, vogliono farne «un orfanotrofio, un ospedale… e pure un obitorio». Allo sciopero partecipano pure i reclusi che stanno celebrando il Ramadan, che non hanno ritirato il cibo che avrebbero consumato questa stasera. Per ora, la polizia si limita a girare intorno ai gabbioni con i lampeggianti accesi.

Ascolta il racconto da Ponte Galeria:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sciopero-della-fame-a-roma2settembre2009.mp3]

Sulle vita quotidiana a Ponte Galeria, fatta di gabbie ma anche di pestaggi feroci, di furti e vessazioni da parte delle guardie ascolta anche questa testimonianza che abbiamo registrato ieri:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/pestaggi-e-furti-a-ponte-galeria_1_settembre.mp3]

E leggi anche questo appello da dietro le sbarre:

Teoria e pratica della detenzione amministrativa.

Aggiornamento 3 settembre. Lo sciopero della fame e della sete a Ponte Galeria si è già concluso. È stato una breve fiammata, solo un momento di un processo di accumulazione di forze e di determinazione che lavora sotterraneamente e che non è ancora giunto a maturazione. Del resto, questi scioperi brevissimi sono stati una caratteristica dell’ultimo anno di vita nei Centri, nei momenti di attesa tra una ondata e l’altra della lotta vera e propria. Ma se forza e determinazione crescono con fatica, quel che non difetta mai è la disperazione. Oggi due prigionieri si sono tagliati profondamente le braccia e le mani proprio di fronte alle telecamere di sorveglianza, riempiendo le gabbie di sangue, ed un altro ha ingoiato una lametta e due confezioni di shampoo. Una risposta chiarissima alle  dichiarazioni che vi riportiamo qui di seguito, rilasciate dai media da alcuni politici entrati “in visita” il giorno prima: «Abbiamo avuto modo di colloquiare con numerosi cittadini stranieri, sia donne che uomini presenti nel Cie, e tutti indistintamente hanno confermato di ricevere un ottimo trattamento sia dalla Croce rossa italiana che dalle forze dell’ordine all’interno del centro. Abbiamo altresì riscontrato l’ottima qualità del cibo, l’efficacia dell’aria condizionata e le ottime condizioni igieniche e di assistenza sanitaria e sociale verso gli ospiti del centro con la presenza di una importante mediazione culturale e linguistica.» Un esercizio di fantasia niente male, talmente limpido da sfiorare quasi il ridicolo. Anche perché, a parte Maroni che continua a dire che non sta succedendo niente e che va tutto bene, addiruttura quelli del Siulp sono arrivati a dire apertamente che la Polizia non è affatto in grado di tenere sotto controllo la situazione e che adesso come adesso la macchina delle espulsioni fatica a camminare, anche per colpa delle nuove leggi.

Ad ogni buon conto, tenete a mente i nomi di chi ha firmato queste dichiarazioni risibili, e ricordatevi di loro la prossima volta che udirete grida di disperazione o di lotta levarsi da dentro le gabbie romane: si tratta di Fabrizio Santori, Fernando Aiuti e Romulo Salvador, tutti e tre delegati in visita per nome e per conto del sindaco Gianni Alemanno.

Scarica il manifesto “La guantanamo di Bossi”

leggimi in lingua francese…

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Il coltello di Maroni

ferite a bengazi«Sono cittadini somali detenuti nel carcere di Ganfuda, a Bengasi, arrestati lungo la rotta che dal deserto libico porta dritto a Lampedusa. Si vedono le cicatrici sulle braccia, le ferite ancora aperte sulle gambe, le garze sulla schiena, e i tagli sulla testa. I vestiti sono ancora macchiati di sangue. […] I feriti sarebbero almeno una cinquantina, in maggior parte somali, ma anche eritrei. Nessuno di loro però è stato ricoverato in ospedale. Sono ancora rinchiusi nelle celle del campo di detenzione. A venti giorni dalla rivolta. Tutto è scoppiato la sera del 9 agosto, quando 300 detenuti, in maggioranza somali, hanno assaltato il cancello, forzando il cordone di polizia, per scavalcare e fuggire. La repressione degli agenti libici è stata fortissima. Armati di manganelli e coltelli hanno affrontato i rivoltosi menando alla cieca. Alla fine degli scontri i morti sono stati sei. Ma il numero delle vittime potrebbe essere destinato a salire, visto che ancora non si conosce la sorte di un’altra decina di somali che mancano all’appello. Il campo di Ganfuda si trova a una decina di chilometri dalla città di Bengasi. Vi sono detenute circa 500 persone, in maggior parte somali, insieme a un gruppo di eritrei, alcuni nigeriani e maliani. Sono tutti stati arrestati nella regione di Ijdabiyah e Benghazi, durante le retate in città. L’accusa è di essere potenziali candidati alla traversata del Mediterraneo. Molti di loro sono dietro le sbarre da oltre sei mesi. C’è chi è dentro da un anno. Nessuno di loro è mai stato processato davanti a un giudice. Ci sono persone ammalate di scabbia, dermatiti e malattie respiratorie. Dal carcere si esce soltanto con la corruzione, ma i poliziotti chiedono 1.000 dollari a testa. Le condizioni di detenzione sono pessime. Nelle celle di cinque metri per sei sono rinchiuse fino a 60 persone, tenute a pane e acqua. Dormono per terra, non ci sono materassi. E ogni giorno sono sottoposti a umiliazioni e vessazioni da parte della polizia.»

Guardatele tutte, queste foto, e poi pensate a Berlusconi in visita da Gheddafi, alle dichiarazioni quotidiane di Maroni e alle sparate di Bossi. Poi fate voi.

(Bossi sarà in visita a Torino domenica prossima, e parteciperà alla Festa regionale della Lega Nord a Torino esposizioni: noi ci andremo, e tu?)

Leggi anche:

Un grido da Ganfuda: venite a vedere come ci fanno morire

Razzisti pigri

31 agosto. Un’ora scarsa di presidio sotto al Comune per protestare contro i finanziamenti che la Comunità Europea erogherà per la costruzione del nuovo campo nomadi di strada dell’Aeroporto. In piazza i militanti de “La Destra”: pochi, razzisti e pure un po’ pigri.

Ancora in Duomo

31 agosto. Nuove scritte contro l’Arma dei carabinieri sono comparse nella notte scorsa sui muri del Duomo di Torino. Vernice nera per urlare: “carabinieri assassini” e “legittima difesa e’ di chi lotta”.

Occupazione

31 agosto. Un centinaio di cittadini marocchini improvvisano l’occupazione del cortile del proprio consolato, a San Salvario, esasperati dai cavilli e dalla lentezza della burocrazia dalla quale dipendono le loro vite. Per questa volta l’intervento della polizia basta a calmare la situazione.

Teoria e pratica della detenzione amministrativa

«Quando sono entrato qui mi hanno detto che dovevo stare tranquillo, che qui ero libero… Ho visto la Croce Rossa e mi sono detto: “meno male, almeno non vedo la polizia intorno”. Invece mi sono sbagliato tanto, mi sono sbagliato tanto a pensare così…

La Croce Rossa mi ha dato un paio di ciabatte, un paio di lenzuola di carta di quelle che si usano sui treni, quelle usa e getta. Mi ha aperto un cancello e… lunghe sbarre, lunghe sbarre alte quattro metri. Tutto a sbarre. Avete presente gli zoo, come sono divisi gli animali? Una gabbia sono negri, una gabbia sono arabi, una gabbia sono del Bangladesh, una gabbia sono indiani, una gabbia sono europei… Da lontano ho visto i militari, e come girano intorno coi mezzi che usano lì in Afghanistan – armati! Subito mi sono reso conto che mi hanno detto una bugia, che non ero libero io: una persona chiusa in una gabbia 16 per 20 non può essere libera, non può essere libera!

Qui non c’è la vita, non si può vivere così: ci danno il vitto solo per tenerci in vita. Sapete come ci sentiamo, sapete come ci sentiamo noi? Persone sequestrate! Una cosa è sentirla – vedete, mi viene la pelle d’oca – e un’altra cosa è trovarsi solo cinque minuti in una gabbia… e no, due mesi, tre mesi, quattro mesi, cinque mesi, sei mesi… E intorno a noi girono militari che sono tornati dall’Afghanistan. Vigili urbani, Polizia, Finanza, Carabinieri, Polizia stradale, militari… tutte le divise abbiamo qua. E in più abbiamo la Croce Rossa: per me il nome della Croce Rossa è infangato, infamato!, perché sotto le divise della Croce Rossa si nascondono gli ex militari. E questo lo posso confermare davanti a tutti, anche davanti al Presidente della Repubblica.

Qui non è come fosse Guantanamo: è Guantanamo. È Guantanamo. È Guantanamo del signor Berlusconi, del signor Bossi, del signor Maroni, del signor Fini, del signor Casini e del signor Calderoli. Noi vogliamo che nostra voce si senta da qua a tutto il mondo come si è sentita per Guantanamo.Trasmettetela e ve ne saremo molto grati: le nostre sofferenze qua non si possono descrivere. Non si possono descrivere, non si possono descrivere…»

Ponte Galeria, Roma, 30 agosto 2009

La teoria e la pratica della “detenzione amministrativa” in undici minuti di intervista:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/guantanamo-in-italia.mp3]

E poi la testimonianza di un malato terminale che tutti dicono dovrebbe essere libero, ma che è ancora rinchiuso e senza cure:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/cure-a-ponte-galeria_30-agosto-2009.mp3]

(Sono giornate agitate, queste, a Ponte Galeria. Aumenta la sofferenza ed aumenta la voglia di urlare. Un recluso oggi si è sentito male ed è stato portato via, un altro ha inghiottito due pile e non l’hanno portato in ospedale perché avevano paura che scappasse. Tra l’urlo e la lotta, forse, ancora qualche giorno.)

leggimi in francese…

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Se Gheddafi fosse su Facebook…

TorturaLa Lega Nord incita a torturare gli immigrati clandestini? Ma che stupidaggine! Ma quando mai! Tutto falso, inventato di sana pianta. Scemo chi ci ha creduto. L’ormai famosissimo manifesto «Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa» scovato sul profilo Facebook della Lega Nord di Mirano è in realtà una vignetta satirica disegnata da Mauro Biani nel lontano 2004. Resta da capire come sia finita sul sito ufficiale di una sezione della Lega di un piccolo comune in provincia di Venezia. Dopo qualche giorno di imbarazzo, Alberto Semenzato, vicesindaco di Mirano ha ammesso che la pagina è sua, sì, ma quell’immagine gliel’ha messa qualcun altro, sicuramente un malitenzionato, forse qualcuno che gli ha rubato la chiavetta usb in cui custodiva incautamente tutte le sue password. Quindi possiamo tutti dormire sonni tranquilli: tra i leghisti ci sono forse degli idioti smemorati, ma sicuramente nessun potenziale torturatore. O forse no?

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