Affitti clandestini

«Un appartamento-dormitorio e’ stato scoperto dai vigili di Milano nell’area di via Padova. In un monolocale di via Arqua’, di circa 25 metri quadri soppalcato per ricavare ulteriori posti letto, gli agenti hanno trovato tre romeni e un’italiana che erano in affitto in nero e un trans boliviano risultato clandestino. Quest’ultimo ha dichiarato di pagare 600 euro mensili alla proprietaria italiana al momento irreperibile. A renderlo noto e’ il vice sindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato.
La polizia locale chiedera’ alla Procura il sequestro dello stabile, che e’ stato segnalato all’Asl e all’Ufficio igiene per le condizioni sanitarie, oltre che all’agenzia delle Entrate per le incongruita’ fiscali. A proprietario e affittuario verra’ contestata anche la violazione dell’ordinanza che prevede una multa di 450 euro. Il clandestino, che ha 34 anni ed e’ gia’ stato fermato cinque volte per identificazioni, e’ stato accompagnato al Cie di via Corelli in attesa dell’espulsione.
“La polizia locale -sottolinea De Corato- sta facendo in via Padova un lavoro eccezionale sul piano della sicurezza grazie alle ordinanze. Sono 47 gli stabili di cui ha chiesto il sequestro per affitto a clandestini, ma i numeri che emergono dai controlli sono impressionanti: 269 appartamenti sottoposti a verifica, 653 persone identificate, 179 denunce e 12 arresti, 57 alloggi segnalati all’Asl, 104 all’Ufficio igiene, cinque stabili dichiarati inagibili, 14 impianti a gas pericolosi sequestrati”. Un’azione che “ha beneficiato -conclude- anche della sicurezza partecipata come attestano le 93 segnalazioni di amministratori condominiali e i 38 esposti querele dei cittadini”.»

da Adnkronos

Moussa

Moussa vuole tornarsene a casa sua, vuole essere espulso. Suo padre è morto e sua madre lo sta aspettando. L’ha pure spiegato al Giudice di Pace, il primo giorno, si è pure fatto spedire il passaporto da suo fratello. Eppure sono due mesi che è recluso dentro al Cie di Ponte Galeria, e questa mattina gli hanno spiegato che dovrà farsene altri due: qualcuno gli ha detto questa proroga serve per “controllare il passaporto” e altri invece che non si trovano posti sugli aerei. Sta di fatto che, se Cie e pacchetti sicurezza non esistessero, se ne sarebbe già andato con le sue gambe – da uomo libero, appunto. Da oggi ha iniziato uno sciopero della fame e della sete dentro alla gabbia di Ponte Galeria dove non ci sono neanche gli specchi per guardarsi in faccia ed è una conquista anche il tagliarsi le unghie.

Ascolta l’appello di Moussa:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sciopero-sete-e-fame-ponte-galeria-29-agosto.mp3]

(Una storia simile, ma da Corso Brunelleschi, ve la avevamo raccontata già una decina di giorni fa. Il solo fatto di averla resa pubblica dopo che il suo protagonista aveva tentato il suicidio dietro le sbarre ha fatto risvegliare gli imbarazzati carcerieri e ora Ahmed è in Tunisia, proprio come chiedeva.)

Libertà!

Buone notizie da Brindisi. Questa mattina, all’alba, venti reclusi nel Cie di Restinico sono fuggiti dal Centro. Solo uno è stato ripreso, e gli altri sono alla macchia. Vi ricordiamo che a Brindisi erano stati trasferiti il 14 agosto scorso una parte dei reduci della sommossa di Corelli. Al momento del loro arrivo, in realtà, la struttura di Restinico era ancora un Centro di Prima Accoglienza: solo tre giorni dopo, il 17, è diventato un Cie. Là dentro c’è spazio – stretti stretti – per 83 persone e a vigilare le gabbie ci sono 75 soldati e 30 poliziotti. La prima evasione, dunque, dodici giorni dopo l’inaugurazione: un buon auspicio, senza dubbio.

Ascolta la testimonianza da Brindisi raccolta da Radio Onda D’Urto di Brescia:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/2009-08-29-09-45_imm_cie-brindisi1.mp3]

Da lontano

Pubblichiamo qui sotto una cronologia, apparsa in questi giorni sul sito francese cettesemaine e circolata poi abbondantemente oltralpe, che descrive a brevi pennellate venti giorni di avvenimenti in Italia, dal 4 di agosto fino a domenica scorsa. La pubblichiamo – in lingua originale, come si dice – per due ragioni. La prima è molto semplice: ci piace favorire i lettori francofoni di //Macerie e storie di Torino// e questo è un modo sbrigativo per farlo. La seconda è più articolata, e riguarda sia noi che scriviamo che voi che ci leggete. Questi flash ci riportano a storie che conosciamo bene e che spesso ci è toccato raccontare ora per ora: il vederle così raccolte, sintetizzate e tutte assieme, ci permette uno sguardo d’insieme che tante volte l’affanno di avvenimenti convulsi e ravvicinati tende a far perdere. Il vederle da lontano, insomma, fa emergere da queste storie – e prepotentemente – almeno due elementi che non abbiamo ancora individuato nei giorni passati e sui quali vi invitiamo a riflettere insieme a noi.

Brevemente. Questo mese di agosto è il mese non solo delle rivolte nei Centri in seguito all’introduzione delle norme del Pacchetto Sicurezza, ma anche delle rivolte e delle proteste nelle carceri. Nella cronologia che ripubblichiamo le une e le altre hanno bene o male lo stesso peso. Le due lotte sono assolutamente parallele, ed episodi ancora di questi giorni ce lo confermano.

Cie e carceri sono, adesso come adesso, due insiemi molto ravvicinati che si intersecano da un lato. In questa intersezione ci stanno i medesimi attori, e dinamiche e motivazioni simili. Sta a noi focalizzare meglio l’attenzione su questo spazio comune, tirare qualcuno dei fili invisibili che legano i due movimenti e trarne qualche conclusione – anche pratica e organizzativa – che fino ad ora è mancata. Come al solito è la realtà delle lotte ad illuminare “la realtà” liberandola dalle rappresentazioni sociologiche ed ideologiche che la nascondono. Allora guardiamole bene da vicino, queste lotte, per lo meno per imparare qualcosa in più rispetto all’oppressione di classe che le ha generate e per uscire dal generico discorso “contro i luoghi chiusi” e “contro ogni reclusione” che, per carità!, rimane sacrosanto ma che rischia di lasciare un po’ il tempo che trova all’atto pratico.

Poi, ancora. Almeno fino ad oggi la costanza e la profondità delle lotte “dentro” non ha trovato una risposta adeguata “fuori”. La cronologia che pubblichiamo non tiene conto di alcuni fatti avvenuti negli ultimi giorni e neanche del grosso sostegno che il movimento milanese sta dando ai 14 di Corelli. Ma anche se sommiamo queste ultime cose siamo ancora molto al di sotto delle necessità minime. Certamente l’aspetto informativo è meglio sviluppato del solito, meglio coordinato, più documentato – tanto che i media ufficiali sono più o meno costretti ad utilizzare i siti di movimento come se fossero agenzie di stampa dalle quali tirar fuori storie ed informazioni. Questa cosa ci dà certo un vantaggio ma si tratta solo di una piccola parte del lavoro che dobbiamo fare, e neanche quella più importante. Mancano ancora le mille iniziative che possono dare un appoggio pratico alle lotte, contribuendo a rendere inapplicabili di fatto alcune norme del Pacchetto Sicurezza e (cosa indubbiamente più difficile) più ingestibili le prigioni. Lo abbiamo già sostenuto, e lo ripetiamo ancora: le possibilità che si sono aperte questa estate e che sono dovute tanto alla rabbia accumulata nelle gabbie quanto alla carenza di mezzi, strutture e capacità organizzative dei guardiani si chiuderanno velocemente. Dobbiamo saperne approfittare subito. Qualcuno ci obbietterà che queste ondate hanno cominciato a montare proprio nei quindici giorni dell’anno – le settimane intorno a Ferragosto – nei quali è più difficile fare iniziative e costruire mobilitazioni. Questo è senza dubbio vero, ma è vero pure che chi ha seguito in questi anni le lotte nelle carceri e quelle nei Centri aveva in mano tutti gli elementi per prevedere la situazione – anche con un bel dettaglio di tempi e di modi – e prepararsi per tempo. C’è un po’ il rischio di farsi scoprire in braghe di tela proprio nel momento in cui i nodi vengono al pettine, buttando al vento anni interi di sforzi, progetti e passioni costanti. Ma tant’è: ora diamoci una mossa.

(more…)

Fuochi d’artificio

28 agosto. Nonostante i controlli fittissimi delle volanti tutto intorno al Centro di Identificazione ed Espulsione di corso Brunelleschi, un gruppo di antirazzisti riesce ad avvicinarsi alle mura per salutare i reclusi. Urla e battiture, come d’abitudine, ma per pochissimo tempo: la Digos è proprio là e non si può fare di più. All’improvviso, però, dall’altro lato del Centro partono petardi e fuochi d’artificio. Dalle gabbie i reclusi rispondono ai saluti.

La vita a Corelli

Il racconto della seconda e della terza udienza del processo contro i rivoltosi di via Corelli, a Milano. La lunga testimonianza dell’ispettore-capo del Cie Vittorio Addesso, il mistero di telecamere che funzionano solo quando questo serve alla polizia, le contraddizioni dei testimoni dell’accusa, la presenza solidale e rumorosa dei compagni dentro al Palazzo di Giustizia che costringe il capo delle guardie di Corelli ad uscirsene dal retro dell’aula.

E poi, soprattutto, gli imputati che cominciano a prendere la parola e raccontano non solo la sommossa del 13 agosto, ma anche la vita quotidiana nel Centro. Su tutti, il racconto di Joy, che ricorda in aula di come, una notte dei primi di agosto, l’ispettore-capo di Corelli sia entrato nella sua stanza e le si sia gettato addosso palpeggiandola. Già nei giorni precedenti l’ispettore le aveva promesso la libertà in cambio di un rapporto sessuale e sarebbero stati proprio i suoi ostinati rifiuti a concentrare la repressione contro di lei e contro le ragazze della sezione subito dopo la sommossa: manganellata ripetutamente insieme alle sue compagne quando erano già tutte ammanettate, Joy ha ricevuto un pugno in faccia dall’ispettore-capo in persona. Un messaggio chiaro: i guardiani dei Campi vogliono disporre completamente dei corpi che amministrano e recludono, e senza tante storie.

Il processo riprenderà il 21 di settembre prossimo.

Ascolta il racconto dell’udienza:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/processo-corelli_2_3_udienza.mp3]

(more…)

Decapitati

27 agosto. Pesantemente danneggiato il monumento ai caduti di Nassirya in corso IV Novembre a Torino. Le teste di quattro sagome sono state tagliate e fatte sparire, altre tre sagome sono state danneggiate e sulla teca in plexiglass che riporta i nomi dei caduti sono state tracciate scritte come ‘Carlo vive’, ‘CC assassini’ e ‘Acab’. La digos continua a indagare.

Minaccia nazi

27 agosto. Uno striscione lungo un metro e mezzo con la scritta “Ora basta un’altra spaccata e vi bruciamo il campo” seguita da tre svastiche è stato trovato davanti all’ingresso del campo nomadi di Strada dell’Aeroporto a Torino.

Se uno sbirro stuprasse una vecchia…

27 agosto. Decine di scritte, di vari colori e dimensioni, per Carlo Giuliani e contro le forze dell’ordine  sono state tracciate in molte parti del centro di Torino, soprattutto su monumenti, chiese ed edifici pubblici. Ecco una breve antologia: “Assassini”, “Carlo vive”, “Piombo con piombo”, “Acab”, “Omicidio di Stato”, “Poliziotti aiutateci: ammazzatevi” e “Tanto uno sbirro potrebbe pure violentare un’anziana e sara’ sempre legittima difesa”, “Placanica assassino”. Tutto questo, ad un paio di giorni dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha stabilito che Mario Placanica sparò per legittima difesa.
lacrime

Un lucchetto in meno a Gradisca

Ancora un tentativo di evasione del Cie di Gradisca: fallito, ancora una una volta. La notte scorsa un gruppetto di detenuti è riuscito a far saltare il lucchetto della propria camerata per poi allargare uno dei molti buchi rimasti nella struttura dal giorno della rivolta e dai tentativi di evasione precedenti. Sono stati beccatti sul fatto, purtroppo, e rimessi sotto chiave. Non si placa, insomma, la tensione dentro al Centro gestito dal consorzio Connecting People, e il permanere del regime di isolamento imposto ai detenuti da quasi tre settimane non fa che esasperare ulteriormente gli animi.

(Visto che ci siamo, vi alleghiamo una spassosa lettera scritta nel novembre scorso dal Consiglio di amministrazione del consorzio che gestisce il Centro nella quale rivendicava il merito della “scomparsa – drastica – delle rivolte interne alla struttura”… Tra i firmatari, notate il nome del torinese Mauro Maurino, presidente del consorzio Kairòs)

Leggi:

Scomparse le rivolte al Cpt grazie alla società che lo gestisce