In questa lunga chiacchierata con una compagna di Milano, la sommossa di Corelli “vista da fuori” – giusto pochi metri più in là dell’occhio del ciclone. Proprio mentre la battaglia si sta esaurendo un gruppo di compagni riesce ad arrivare fuori dalle mura del Centro e cerca di fare tutto quello che è nelle proprie forze per esserci. Prima facendosi sentire, poi cercando di bloccare il trasferimento in Questura degli arrestati e poi tutto il giorno successivo facendo casino in tribunale. Accanto alla cronaca della sommossa e dell’appoggio dei solidali emergono anche gli effetti. Non solo quelli più scontati e materiali – checché ne dica Maroni, infatti, la capienza dei Centri nel nord Italia è seriamente diminuita grazie alle mobilitazioni e la polizia è costretta a lasciare andare in libertà molti dei senza-documenti che ferma nelle strade in questi giorni – ma anche quelli indiretti e meno immediatamente visibili: i legami di complicità che la lotta crea sia tra i reclusi che tra i reclusi e i solidali; la lotta che modifica il modo di sentire il mondo che hanno i protagonisti, e che agisce in qualche maniera anche sulla qualità dei loro rapporti. Ecco allora che alcuni muri si abbassano e la distanza tra il “dentro” e il “fuori” si assottiglia – almeno un po’ – e che la lotta diventa una lotta di tutti.
Ascolta il racconto:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la-sommossa-di-milano-vista-da-fuori.mp3]
Questa notte, poco dopo le 2, una ventina di reclusi sono saliti per protesta sul tetto del Centro di corso Brunelleschi. Sicuramente per una mezzoretta la situazione è stata tranquilla. Ora non abbiamo notizie e non sappiamo se la protesta sia continuata o se si sia conclusa – e in che modo. I contatti col Centro, come era prevedibile, si stanno facendo più difficoltosi: è chiaro però che le proteste e le rivolte continueranno senza sosta, un po’ qua e un po’ là, e non ci lasceranno il tempo di respirare. In una settimana esatta la capienza dei Centri italiani si è ridotta di 100 unità, grazie alle rivolte di Gradisca e di Milano: questo vuol dire che, almeno per un po’, le retate nelle strade faranno meno vittime e la “macchina delle espulsioni” farà più fatica a funzionare.
Ai giornali che si chiedono chi sia il “regista occulto” di queste sommosse, facciamo notare che di occulto non c’è proprio nulla e che i registi in realtà sono due. Uno è il governo, che con il “pacchetto sicurezza” ha voluto dichiarare una guerra e sapeva benissimo a cosa andava incontro. L’altro è la capacità di resistenza, attacco e di autorganizzazione dei senza-documenti: sta crescendo, dal gennaio scorso, una ondata di lotta dopo l’altra. E noi, come sempre, ci siamo.
Aggiornamento
Dopo un’ora e mezza passata sui tetti, i venti reclusi che hanno protestato questa notte sono scesi. Il recluso che invece era salito sul tetto prima degli altri e da solo è ancora in infermeria con la gamba fasciata. La situazione rimane tutto sommato calma, ma molti detenuti sono molto provati dallo sciopero della fame e qualcuno l’ha interrotto.
La serata
Brutte sorprese per quei reclusi che oggi hanno interrotto lo sciopero della fame: a cena hanno trovato dentro la pasta un bello scarafaggio. “Grande così!” dicono al telefono, e minacciano nuove proteste.
Mattina
Alcune ultim’ora dal Centro di via Corelli. La polizia, già ieri sera, ha arrestato 14 dei rivoltosi per resistenza, incendio doloso e per altri capi d’imputazione. Cinque donne – tutte nigeriane – e dieci uomini di varia nazionalità. I compagni solidali ieri sera hanno provato a mettersi in mezzo per impedire il trasferimento in carcere degli arrestati, ma purtroppo senza risultati: ora sono in tribunale e sono riusci a vedere e salutare gli arrestati. Le udienze sono in corso.
Intanto, a Torino, prosegue lo sciopero della fame. Nel primo pomeriggio un ragazzo si è ferito gravemente sbattendo la testa contro una porta, e l’ha Croce Rossa si è rifiutata di soccorrerlo e lo ha deriso, nonostante il sangue per terra. In più è dalla mattina che la Croce Rossa nega l’acqua in bottiglia a chi è in sciopero della fame: “o mangiate e bevete”, dicono, “oppure nulla.”
In molti solidali stanno telefonando ai numeri del Centro per protestare (0115589918 – 0115588778 – 0115589815), ma pare che la situazione non si sia ancora sbloccata. I funzionari, però sono molto infastiditi e non rispondono più al telefono: di fatto dunque, il Centralino è bloccato. Continuiamo così finché non ridanno loro l’acqua.
Ore 16.00
Abbiamo saputo da via Corelli che la polizia sta effettuando un grosso trasferimento di reclusi verso il Cie di Bari con l’idea evidentemente di spezzare la resistenza e la compattezza dei prigionieri in lotta. Tra i trasferiti, c’è anche qualcuno dei protagonisti della sommossa di Gradisca della settimana scorsa: tre rivolte e due trasferimenti in pochi giorni.
Ore 19.00
I reclusi di corso Brunelleschi in sciopero della fame accusano: le bottiglie d’acqua non consegnate e il cibo rifiutato dai reclusi vengono prelevati da un crocerossino che se li carica sulla propria macchina, quella privata, per portarseli a casa.
Da Milano, intanto, arrivala notizia che tutti gli arrestati rimarranno in carcere. La prima udienza del processo a loro carico sarà venerdì prossimo.
Si scopre poi che i trasferimenti da Corelli verso il Sud sono stati di massa. 47 detenuti in tutto sono stati spostati, 28 a Bari Palese e 19 a Brindisi, non si sa se in transito verso altri Cie o verso la deportazione. Alcune agenzie di stampa affermano chee questi trasferimenti sarebbero invece dovuti al fatto che due moduli abitativi sui cinque che compongono il Centro risultano inagibili dopo le sommossa: se è così è evidente che questa settimana di lotta sta chiudendo nei fatti dei bei pezzi di Cie. Tra Gradisca e Milano, i posti disponibili si sono ridotti di un centinaio di unità: tante quante ce ne sono in corso Brunelleschi a Torino, tanto per intenderci.
Ore 19.30
Dopo una giornata intera di telefonate, la Croce Rossa ricomincia a distribuire l’acqua. Da dentro i reclusi ringraziano: “Ragazzi, siete grandi!”. Intanto giunge la notizia della sommossa di Lamezia Terme.
Ore 22,30
Giunge la notizia che un recluso è salito sul tetto di Corso Brunelleschi, da solo. Dopo una mezz’ora viene fatto scendere, non si sa con che modi. Sta di fatto che una volta a terra sanguina da una gamba. La polizia, sempre armata di scudi e manganelli, marca stretto i detenuti, che fanno fatica a comunicare tra di loro e con l’esterno, per paura di essere ascoltati. Diventa difficile, dunque, avere notizie chiare.
Il secondo giorno di sciopero della fame al Cpt di corso Brunelleschi è già un giorno di rivolta. Dopo aver rifiutato il cibo a colazione e a pranzo, i reclusi nel pomeriggio cominciano a gridare tutti assieme «libertà! libertà!». Esasperati dalle condizioni di reclusione, preoccupati per la salute di alcuni reclusi svenuti per i primi effetti dello sciopero della fame, in contatto con il centro di via Corelli a Milano in lotta da giorni, resisi conto che l’estensione a 180 giorni di reclusione li colpisce direttamente, dentro cominciano a spaccare il primo ostacolo che li separa dalla libertà: le porte. Intanto, a rincuorarli, fuori dal Centro si forma un rumorosissimo presidio di solidali. La polizia, che da ieri gira in tenuta antisommossa, carica. E per ben due volte i reclusi tengono, non fuggono, resistono. Alla terza carica la polizia e i militari riescono a sfondare, e picchiano giù duro. Nel frattempo, il presidio fuori si disperde, assediato da poliziotti e alpini. In serata, la situazione si tranquillizza, e la polizia vuole l’ultima parola, con una specie di perquisa con cani e macchine fotografiche.
Ascolta una diretta con un compagno di Torino,
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e una con un recluso di corso Brunelleschi.
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Dopo avere scoperto che a moltissi di loro è stato prorogato il termine di uscita dal Centro di altri due mesi, i reclusi di Corelli hanno dato vita ad una nuova sommossa. In questo momento la polizia in assetto antisommossa sta usando gli idranti e tenta di entrare nelle gabbie. Forse alcune detenute sono state picchiate.
Ascolta la diretta:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/corelli-in-rivolta-13-agosto.mp3]
Dopo due tentativi di assalti c’è un momento di calma, poi la battaglia riprende:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/rivolta-in-corelli-13-agosto-2.mp3]
Alla fine, la polizia riesce ad entrare nelle camerate, e ritorna “la calma”. Ci sono vari feriti e sostanzialmente non ci sono notizie delle donne: nella loro sezione c’è ancora tensione, sono terrorizzate e hanno paura di parlare. Ascoltate le drammatiche testimonianze che abbiamo raccolto alla fine della battaglia, testimonianze di due reclusi che ora sono rinchiusi in due stanze differenti.
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[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/repressione-in-corelli-2.mp3]
Prosegue lo sciopero della fame nel Centro di via Corelli, a Milano, dopo la sommossa di ieri e prosegue anche in corso Brunelleschi, in due aree del Centro. Qui a Torino la polizia sembra aver cambiato definitivamente abbigliamento e da questa mattina gli agenti circolano tra le gabbie in tenuta antisommossa – che non si sa mai. Intanto la Prefettura di Gorizia ha promesso a gran voce deportazioni celerissime per i protagonisti della rivolta di Gradisca d’Isonzo di sabato scorso che ieri sono stati trasportati in massa in via Corelli. Segnaliamo un bel particolare sulla sommossa di Gradisca: la capienza del Centro è passata da 248 a 194 posti grazie alla furia distruttiva dei reclusi in rivolta, e rimarrà così almeno per un po’. E questo vuol dire che 54 senza-documenti nei prossimi giorni non saranno portati nel Centro per mancanza di spazio e dovranno essere lasciati in libertà.

Oggi abbiamo la fortuna di poter documentare una delle prime azioni degli alpini che da qualche giorno pattugliano San Salvario. Sapete cosa sono stati beccati a fare i pennuti in grigio-verde appena tornati dall’Afganistan? Vigilare su di uno sfratto. Uno sfratto particolare perché la polizia e gli ufficiali giudiziari hanno svuotato completamente un piccolo negozio etnico gettando in strada tutte le masserizie in assenza dello sfrattato – moroso di alcuni mesi. Uno sfratto dal sapore un po’ razzista, che ha creato qualche battibecco in strada con alcuni passanti scandalizzati. E gli alpini erano lì, a vigilare che nessuno «sobillasse gli immigrati».
Ah, dimenticavamo. Non è vero che i soldati a San Salvario hanno deposto i mitra che hanno usato in Afghanistan per impugnare solo pistole da poliziotto, come ci ha spiegato il telegiornale regionale qualche giorno fa. Il mitra ce l’hanno ancora, e lo debbono tenere bene in vista, altrimenti «il prefetto si arrabbia».
Ascolta la testimonianza di Valter:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/alpini-a-san-salvario.mp3]
Due nuove fiammate si alzano dai Centri d’Identificazione ed Espulsione dopo l’entrata in vigore del “Pacchetto Sicurezza”. Intanto in via Corelli, a Milano. Lì lo sciopero della fame oggi è arrivato al quinto giorno: la protesta era partita venerdì sera come sciopero della fame e della sete, e si era subito collegata con la mobilitazione già in corso a Roma e poi con la sommossa di Gradisca d’Isonzo del giorno successivo.
Oggi una trentina di antirazzisti si è recata di fronte al Centro, per chiedere all’amministrazione un incontro con gli sioperanti e consegnare loro delle bevande. Quando l’amministrazione ha negato l’incontro, dentro è scoppiata la sommossa: prima una battitura, e poi l’incendio di lenzuola e cartoni e poi una serie di danneggiamenti (in particolar modo contro le porte che impediscono ai reclusi di uscire all’aperto durante le ore notturne) . La polizia decide di non intervenire, a differenza di altre volte, e fuori i solidali danno vita ad una battitura solidale durata tre ore.
E proprio alla fine di questo pomeriggio di protesta a Milano è giunta la notizia dell’estensione dello sciopero della fame in corso Brunelleschi, a Torino. E poi, un incontro importante: e già, perché trentaquattro dei rivoltosi di Gradisca sono stati trasferiti proprio oggi a Corelli, in vista dell’espulsione, ed hanno potuto conoscere di persona i propri compagni di lotta milanesi con i quali erano già in contatto da giorni.
Ascolta la diretta con un recluso di via Corelli:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/corelli_rivolta_12agosto2009.mp3]
Proprio nel mezzo della sommossa di Corelli, anche i reclusi di corso Brunelleschi hanno scelto di scendere in campo, rifiutando la cena. Appena la polizia si accorge che qualcosa non va, comincia a circondare le gabbie con i manganelli temendo una rivolta. Ma la voce si sparge e i solidali da fuori cominciano a telefonare al centralino del Cie per protestare (“Ci hanno chiamato in milioni” – si lamentano dal centralino della Questura). La polizia si ritira in buon ordine.
Ascolta la diretta che annuncia lo sciopero della fame in corso Brunelleschi:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/brunelleschi_sciopero_12agosto2009.mp3]
E un appello in lingua araba:
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Ma come funzionano le visite dei Parlamentari e dei giornalisti dentro ai Cie italiani? Come fanno a controllare che non ci siano maltrattamenti, che si mangi in maniera decente, che i cessi funzionino, che non ci siano troppi topi, che nessuno “scompaia” misteriosamente…
Semplice: si va nella stanza del direttore del Centro, un paio di domande a lui e poi qualcuna anche ad un paio di reclusi. Reclusi che sceglie il direttore, ovviamente: i suoi pupilli. Presi un po’ di appunti, si distribuisce qualche pacca sulle spalle e poi fuori all’aria aperta: pizza e comunicato stampa. “Nel Cie va tutto bene. Forse c’è un po’ di sovraffollamento, ma la direzione fa del suo meglio per assicurare una permanenza decente agli ospiti…”
Ascolta il racconto della visita dei Parlamentari a Ponte Galeria:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/la-visita.mp3]
Il racconto, in realtà, è inesatto. Perché due giornalisti un giretto se lo sono fatto – e senza Parlamentari – ma solo nella sezione femminile. “Delle occhiatacce” – ci hanno raccontato alcune detenute al telefono – “delle occhiatacce ci davano i crocerossini per farce stare zitte”. E invece le donne non sono state zitte e hanno portato i visitatori anche dentro alcune camerate. “Rosicavano, i crocerossini, rosicavano, soprattutto quando questi hanno cominciato a fotografare”. Tanto che in serata nelle camerate si temevano vendette. Che per ora, per fortuna, non ci sono state.
11 agosto. Ed eccoli i risultati della visita di Vincenzo Vita e dei giornalisti a Ponte Galeria, sulla prima pagina de “La Repubblica”. Il Centro è affollato, ma non così tanto come denunciava la settimana scorsa il Garante dei detenuti. Un “piccolo giallo”, secondo i giornalisti del quotidiano romano. Evidentemente nessuno li ha informati che una cinquantina di reclusi – soprattutto centroafricani – sono stati rilasciati nei giorni scorsi, improvvisamente e in blocco, forse proprio in vista della loro visita. E poi è vero che le lenzuola della sezione femminile sono sporche, ma nell’articolo non c’è traccia né di topi, né di merda che trabocca né di vermi nel cibo, né di guardie che ti pigliano per il culo quando ti lamenti: eppure sono proprio questi i leitmotiv dei racconti delle recluse. E soprattutto, la settimana scorsa non è successo niente: nessun pestaggio, nessun recluso portato all’ospedale, nessun gruppo di algerini messi in “isolamento”. Non una riga su questo, neanche per smentire questi racconti che da dietro le sbarre sono stati urlati per giorni interi. Intanto il tempo passa e le voci che ce li hanno portato sono sempre di meno. Dopo l’espulsione degli algerini compagni di viaggio dello scomparso, infatti, questa mattina all’alba la polizia ha deportato J., la cui voce avete ascoltato tante volte su questo sito.
Come vi avevamo promesso, eccovi il racconto della sommossa di Gradisca di sabato scorso. Occupato il tetto, bottigliate da una parte e lacrimogeni e manganelli dall’altra. La polizia si sta ancora riprendendo dalla sorpresa e, per ora, si è limitata a rinchiudere i detenuti nelle camerate, senza acqua e senza mangiare, sottoponendoli a perquisizioni frequenti: li ha messi in castigo, insomma. Il pacchetto sicurezza, passato in Parlamento, firmato dal Presidente della Repubblica, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, scatena la prima battaglia. Non sarà l’ultima.
Ascolta il racconto di uno dei reclusi:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/gradisca_rivolta_8agosto2009.mp3]
11 agosto. Anche oggi i reclusi di Gradisca d’Isonzo sono stati tenuti in isolamento dentro alle proprie stanze, senza acqua in bottiglia né sigarette. Intanto il personale delle forze dell’ordine è stato sostituito da 40 soldati della brigata “Pozzuolo del Friuli” che si somma ad altri 40 del “Genova Cavalleria” già presenti nel Centro da mesi – i giornali locali affermano che presto saranno 140 i militari addetti a presidiare il perimetro del Centro. Ieri, per la prima volta, sono stati i soldati ad nelle stanze al posto della polizia e dei carabinieri. Il Centro è in guerra, e lo sciopero della fame continua.