Cittadini

15 giugno. L’assemblea della nona circoscrizione è riunita e – tra i temi posti all’ordine del giorno – si appresta a discutere una mozione della Lega nord su “Lotta al degrado urbano e al nomadismo” presentata dai consiglieri Fabrizio Borasio e Pasquale Jentile. Ad assistere alla seduta dei fiancheggiatori della Lega ed un gruppetto di sconosciuti. Quando i consiglieri del centro destra chiedono di far parlare “i cittadini” cercando di far passare la parola alla propria claque interviene invece uno degli ignoti, che si scopre essere antirazzista e comunista. I leghisti si infuriano per la sorpresa e nasce un parapiglia che coinvolge pubblico, consiglieri e polizia. Alla fine la seduta viene rinviata e tre persone finiscono in questura: uno dei contestatori, il consigliere leghista Jentile e il presidente della Circoscrizione.


Radiodrammi

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Dagli archivi impolverati di Radio Blackout, le tracce di una trasmissione che ambiva ad essere una striscia (quasi)quotidiana ma che non è mai riuscita ad esserlo. Uno sguardo di sbiego su queste nuvole di guerra che volteggiano nell’aria. Uno sguardo che aveva bisogno di tempo e di pazienza per essere scritto e registrato. Ma tempo e pazienza sono robe da tempi di pace – eccovi allora solo nove, piccole, puntate dei Radiodrammi di Radio Blackout.

1. Il mio quartiere

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2. L’ultima lettera che scrissi a Maria Grazia

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3. Alì

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4. La tana della iena

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5. Mio figlio

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6. Attorno al drago

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7. Adorno

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8. A Mazas

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9. Soltanto nei fine settimana

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Figure di merda

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«La Questura ce lo ha assicurato: il mercatino abusivo della domenica non ci sarà. Altrimenti sarà guerra». Questo dichiarava ieri ai giornali il portavoce dell’Associazione per la rinascita di Porta Palazzo, tal Giuseppe Bellia. Ne era proprio sicuro: erano mesi, del resto, che aspettava questo momento. Mesi di trattative col Comune e con i Vigili urbani, mesi a raccogliere firme e adesioni e a contattare gruppi musicali e giocolieri e a telefonare in Questura. Il sogno di Bellia era organizzare un mercato enorme, legale, e intanto una grossa festa, per aiutare la polizia a cacciare da Porta Palazzo quelle migliaia di vite abusive che la domenica popolano la piazza, vendono e comprano oggetti di ogni tipo, si incontrano, chiacchierano e ridono o magari litigano.

Un sogno enorme e faticoso, quello di Bellia, ma quasi solitario. E già, perché a parte un paio di ceffi tutti impegnati a diffondere per il quartiere voci minacciose contro “marocchini abusivi e anarchici” e a parte le dichiarazioni di guerra del sempre più nervoso Carlo Verra, l’altra gente del mercato ha preso questa domenica a Porta Palazzo come una semplice domenica di mercato e di festa e non come la battaglia finale della lunga lotta di Bellia contro gli abusivi.

Tanto che, senza neanche troppa fatica e con la sola forza dell’essere in tantissimi, il mercato abusivo si è tenuto tranquillamente, bello, popolato e vivace come al solito ma spostato semplicemente di qualche metro. A nulla sono valse le camionette inviate dalla Questura, la Digos al gran completo, l’esercito schierato e la squadretta dei Vigili urbani. E in più, accanto al mercato abusivo sono ricomparsi sfacciatamente anche la Federazione Internazionale Calcio all’Alpino, i facitori di murales antirazzisti, i virtuosi del gessetto e della bomboletta, i segnalatori di volti e targhe di poliziotti in borghese… insomma tutto quello contro cui il povero Bellia aveva giurato guerra. Una magra figura per il portavoce dell’associazione per la rinascita di Porta Palazzo. Anzi, proprio una bella figura di merda.

Leggi gli articoli, guarda i video e le foto.

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Intimiditi?

Già da qualche settimana stiamo andando in giro a raccontare che il signor Questore di Torino ha chiesto al Tribunale di applicare nei confronti di due redattori di //Macerie e storie di Torino// la misura della “sorveglianza speciale”. Il braccio armato locale del ministero degli Interni vorrebbe, insomma, che per quattro anni i due non possano uscire dalla città, che rimangano tappati a casa la sera, che non partecipino a pubblici assembramenti e che diano conto, complessivamente, di una condotta trasparente e irreprensibile. Il tutto perché li si accusa di essere sfrenatamente sovversivi e soprattutto “privi di ogni scrupolo morale”. Il tribunale dovrà dire la sua in ottobre, e quindi avremo tutto il tempo per riparlarne: di questa misura, della sfrenatezza e pure degli scrupoli morali. Per ora vi basti sapere che i due non sono affatto intimiditi.

Qua sotto vi appiccichiamo, a questo proposito, una intervista ad un compagno di Milano che proprio lunedì prossimo, 15 giugno, avrà un appuntamento in Tribunale per identiche ragioni. Ascoltatela. Anche là non sono per nulla intimiditi, e sanno benissimo come bisogna saper reagire.

Ascolta l’intervista, copiata e incollata affettuosamente dal sito di Radiocane:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/sorveglianzaspeciale.mp3]

Leggi anche:

Sorvegliateci i Maroni

Colpitene uno noi ci scateniamo in cento

San Salvario!

12 giugno. Un gruppetto di giovani residenti di San Salvario che avevano assistito quasi impotenti alla retata della sera prima, chiamati un po’ di amici, danno vita ad un presidio in via Berthollet contro i rastrellamenti e contro le espulsioni.

Rastrellamento

11 giugno. Grossa retata a San Salvario, alle sette del pomeriggio. Sessanta poliziotti circondano via Berthollet, e come cani affamati entrano nei negozi e negli androni dei palazzi alla ricerca di senza-documenti. Quando incrociano un italiano, si fermano un attimo, si scusano di tanta foga, e poi riprendono la caccia. Dividono gli uomini dalle donne, e poi caricano tutti sulle camionette. Dopo neanche mezz’ora le camionette sono piene, e i mastini in divisa ritornano nei recinti.

Cinquanta euro

11 giugno. Dopo tre giorni di carcere vengono processati per direttissima due ragazzi accusati di aver sciolto con un accendino le placche antitaccheggio di alcuni vestiti esposti all’Upim di corso Romania. Un tentativo di furto da appena cinquanta euro, scoperto dai soliti agenti della Ferdi investigazioni che li hanno consegnati ai Carabinieri. Quando si dice cani da guardia…

La Mercedes della Bresso

11 giugno. Alcuni cassonetti prendono fuoco sul retro del palazzo della Regione, proprio accanto ai garage dove riposano le auto blu di Mercedes Bresso. Secondo alcune testate giornalistiche si potrebbe trattare di un attentato.

Piazza Rebaudengo, «pronto? Padalone!»

10 giugno. «Pronto? Padalone! Come stai? E lo so, lo so che gli hanno dato l’obbligo di firma. Non ti preoccupare che questo ora lo aggiusto io». Con queste affettuose parole un giudice del Tribunale di Torino si rivolgeva, al telefono, a un arcinoto Pm. E chissà quante altre volte battute come queste sono state scambiate in quel palazzo. Ma questa volta la conversazione avviene sotto gli occhi, esterrefatti, di un giovane avvocato che si trovava nell’ufficio del giudice per cercare il faldone del processo sui fatti di piazza Rebaudengo che, caso strano, vede tra gli imputati proprio un compagno che era appena stato scarcerato con obbligo quotidiano di firma. Alla richiesta dell’avvocato se, per caso, stesse parlando del processo di piazza Rebaudengo, il giudice si accorge di aver detto una gravissima stronzata e balbetta qualcosa su un processo di molestie sessuali su minori. Quando non si sa più cosa dire, ci si aggrappa alla pedofilia. La difesa presenta immediatamente un’istanza di ricusazione del giudice, motivata dal sospetto che il magistrato abbia espresso quell’inimicizia che ogni giudice coltiva in fondo al cuore nei confronti di un imputato. Dopo una settimana, il giudice in questione annuncia di volersi ritirare dal processo, per evitare che anche solo l’ombra della non-imparzialità si proiettasse sul suo curriculum. E ora, che ne sarà di questo maledetto processo sui fatti di piazza Rebaudengo? Tutto da rifare, per la terza volta. La prossima udienza sarà venerdì 10 luglio 2009, a quasi un anno e mezzo di distanza dai fatti.E il nervosismo di Padalone aumenta. (more…)

Una notte da dimenticare?

«La coscienza, così ci fa tutti vili, e così il colore naturale della risolutezza al pallido riflesso del dubbio si corrompe e le imprese più alte e che più contano si disviano, perdono anche il nome dell’azione».  Shakespeare, Amleto.

cassonetti

La giornata

La giornata di martedì 26 maggio è convulsa. In mattinata arriva la notizia che i due compagni arrestati il sabato precedente saranno scarcerati nel pomeriggio. Neanche il tempo per un brindisi, e in serata si sparge la voce che altri sette sono trattenuti nel posto di polizia di corso Tirreno “per accertamenti”. Poche ore prima due sedi della Lega Nord avevano ricevuto visite: la vetrina della sede di San Paolo era andata giù, e nella sede di San Salvario venivano gettati dei volantini e i resti di una microspia. Per ore non si riesce a sapere molto di più, e i compagni continuano a rimanere in stato di fermo: pare che un anziano leghista stia tentando di riconoscere qualcuno dei protagonisti del blitz a San Salvario. Qualcuno si chiede se sia normale essere sequestrati per diverse ore solo per qualche volantino gettato a terra. Ma è chiaro che non c’è solo quello: dopo tre giorni e tre notti di banchetti ribaltati, volantinaggi e comizi, cortei spontanei che partono da Piazza della Repubblica per dirigersi verso il centro, un lancio di immondizia alla sede della Lega Nord di Barriera di Milano, e alcuni cassonetti incendiati a Porta Palazzo per tenere lontani i razzisti, evidentemente la Questura ha perso la testa. Anche perché, immaginiamo, pressata da quel ministro Maroni che vuole assolutamente che si dia un taglio a quello che succede a Torino. L’apprensione per la sorte dei fermati comincia a salire.

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