La scintilla

16 maggio. Sono rimasti tutta la mattina al Balon, in via Andreis angolo via Borgodora, i militanti de “La destra”. Certo, di sguardi truci di passanti e di mercatari ne hanno collezionati abbastanza ma – stretti nelle braccia affettuose della polizia – i fascisti storaciani si sentivano ben protetti con il loro banchetto di propaganda elettorale. Non proprio “a casa loro”, per carità, ma neanche in trincea. Ma avevano visto male. Intorno a mezzogiorno la scintilla. È bastato che Giuseppe Lonero, Segretario Regionale, cominciasse a schiarirsi la voce per iniziare il comizio a favore del suo pupillo Emanuele Pulli, candidato alle elezioni provinciali, perché l’incantesimo si rompesse. Uno del mercato non ce la fa più e arriva da lontano urlando «fascisti!», poi altri ragazzi si avvicinano, poi la gente del mercato – italiani e stranieri assieme – circonda il banchetto. In mezzo la polizia, che non sa bene cosa fare. Venti persone, poi sessanta, poi… il banchetto è in aria, volano sputi e minacce in tutte le lingue del mondo, i tricolori spariscono. Addio comizio, addio gazebo: in effetti, i fascisti a Borgo Dora non erano a casa loro. A seguire le solite lamentele: “il comizio era regolarmente autorizzato”, “meno male che ci ha salvato la polizia”, “hanno pure provato a incendiarci le bandiere”…

Ramino

«Stavo giocando a carte, a Ramino, e poi mi è venuta l’idea di scappare». È così che inizia a raccontare il proprio tentativo di fuga il giovanissimo magrebino che ieri mattina ha provato a lasciarsi alle spalle le gabbie di corso Brunelleschi. Un tentativo andato «male male», e pagato con una gran bastonatura da parte di alpini e poliziotti: otto contro uno, tanto per essere chiari. Non un grande risultato, in effetti, ma bisogna pur provarci.

Del resto è difficile dire con univoca precisione cosa significhi la parola “libertà”: è tante cose assieme, senza dubbio. Tra tutte, però, siamo certi che “libertà” sia anche una idea improvvisa, e incontenibile, che ti prende e che ti obbliga a giocar le tue carte tutte in un colpo solo. Se è così, l’appuntamento è alla prossima partita.

Ascolta il racconto della fuga, raccolto da Radio Blackout:

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Sette meno venti

15 maggio. Alle 18.40, un detenuto del carcere delle Vallette appena trasferito da Secondigliano salta addosso ad una guardia e, a calci e pugni, la manda all’ospedale. “Senza apparente motivo”, dice il sindacato dei carcerieri, ma forse i motivi erano talmente tanti da non valere neanche la pena di essere detti.

Efficiente e bastardo, maroniano

Una nuova modalità per le espulsioni dal Centro di corso Brunelleschi, una modalità che potremmo definire maroniana. Verifiche di identità ridotte all’osso, voli diretti fatti un po’ a caso, e senza tante menate. Quando ti abbiamo fermato per strada hai detto di essere del Gabon? Bene, ti ci mandiamo di filato, tanto i consoli stanno zitti e non si fanno grandi problemi. Se poi in realtà sei nigeriano e ti ritrovi in un paese mai visto prima dove non conosci nessuno sono fatti tuoi. Oppure, ancora, dici di essere scappato dalla guerra? Siamo bravissimi a tapparci le orecchie, e a rimandartici a forza in mezzo alla guerra. Il Centro deve macinare vite e storie, sempre più veloce. Altrimenti il tritacarne delle espulsioni – in questi giorni di retate continue in città – si inceppa e rischiamo di far viaggiare a vuoto le camionette degli alpini.

Lo stesso meccanismo industriale dei rimpatri all’ingrosso fatti in questi giorni in mezzo al Mediterraneo. Efficiente e bastardo, come il Ministro che lo ha ordinato.

Ascolta l’intervista raccolta questa mattina da Radio Blackout:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/efficienza-al-cie.wav]

Intanto continua la solidarietà esterna. Come avete sentito, i reclusi raccontano di aver visto e sentito fuochi d’artificio ieri sera, oltre le gabbie, e urla di libertà dirette proprio a loro. Poco dopo il racconto radiofonico, però, arriva la ritorsione. Poliziotti, cani, scudi e manganelli circondano le gabbie. Niente violenza, per carità: gli basta ringhiare, agli uomini del Ministro e perquisire le gabbie una ad una.

Ancora una volta, in diretta su Radio Blackout:

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Dopo un po’, fuori onda, in un altro contatto con dentro, si capirà cosa cercavano, i cani del Ministro: non fiutavano né droga né armi, ma le famose pallette da tennis usate dagli antirazzisti solidali per fare volare i messaggi dentro alle gabbie.

Sciopero solitario

Da ieri pomeriggio un recluso del Cie di via Corelli è in sciopero della fame. Arrivato qualche settimana fa da Corso Brunelleschi ha cominciato a stare male: ha i sintomi della tubercolosi, malattia per la quale era già stato ricoverato in passato. Nessuno, però, ha voluto ascoltarlo. Preso a male parole da crocerossini e poliziotti ha deciso di protestare, da solo. E ha chiesto ai solidali di fuori di aiutarlo, amplificando il più possibile il suo caso. Eccoci.

Il suggerimento, nell’immediato, è di far circolare la notizia il più possibile e di telefonare e far telefonare al centralino del Centro di via Corelli (02.70001950). È una forma di pressione che ha dato i suoi frutti in passato e sicuramente ne darà ancora. Ovviamente non può e non deve essere rimanere la sola, per cui spremetevi le meningi.

Ascolta la telefonata con il recluso in sciopero, raccolta da Radio Blackout:

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Valori

13 maggio. Corteo “per la sicurezza e contro lo spaccio” in Barriera di Milano. Non più di cento persone, e neanche tutte del quartiere. Molte infatti le delegazioni dei Comitati delle altre zone. Qualche nome, giusto perché nulla si perda della memoria di questi organizzatori di guerre civili. Intanto Gaetano Mangone, di Barriera. Poi Bernardo Moscariello di piazza Derna. Poi Carmine Batilde, di sponde Dora e Gabriele Marcelli del Coordinamento dei Comitati. Unico politico presente Raffaele Petrarulo, dell’Italia dei Valori.

Posteri

13 maggio. Una fiaccolata percorre le strade delle Vallette al grido di “No al campo nomade!” (sic!). Secondo gli organizzatori della marcia, il ventilato trasferimento in zona dei rom che ora abitano in strada dell’Aeroporto “ucciderebbe il quartiere”. A propagandare con voce più alta questa enormità razzista è tal Enzo Liardo, consigliere di circoscrizione del Pdl: che i posteri si ricordino a dovere di lui, quando saranno passati questi tempi bui. Ma che si ricordino anche di quel gruppo di ragazzi del quartiere che, di fronte alle facce impietrite dei propri nonni oramai razzistizzati, hanno srotolato lo striscione: “Fieri di essere multirazziali”.

Il non scritto

11 maggio. Paolo Bonaiuti, Mario Borghezio, Mercedes Bresso, Carmelo Briguglio, Rocco Buttiglione, Vannino Chiti, Roberto Cota, Cesare Damiano, Antonio Di Pietro, Stefano Esposito, Piero Fassino, Claudio Fava, Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri, Enzo Ghigo, Ignazio La Russa, Giorgio Merlo, Gianfranco Morgando, Andrea Ronchi, Gianfranco Rotondi, Antonio Saitta, Jole Santelli, Michele Vietti… Questi gli uomini politici di ogni colore che dalle prime ore del mattino hanno urlato parole di sdegno e condanna per delle scritte comparse nottetempo sui muri de “La Stampa” e di qualche sede torinese del Partito Democratico. Semplici scritte, e che riportano due altrettanto semplici verità – ma che sono riuscite a scatenare una piccola tempesta politica e mediatica. (more…)

In nero

12 maggio. Irruzione dei Vigili urbani in una carrozzeria nel nord della città. Denunciato il proprietario, perché faceva lavorare “in nero” tre ragazzi maghrebini. I tre, però, erano pure senza documenti per cui sono stati rinchiusi nel comando dei Vigili, dal quale non sappiamo se siano già usciti e, soprattutto, verso dove.

La nuova ondata

Continuano le mobilitazioni dentro e fuori le gabbie di Roma e di Bologna. Nate dal pestaggio di Raya e dalla morte di Nabruka, sembrano proprio disegnare una nuova ondata montante di questo movimento per la distruzione dei Centri che, nato con le rivolte lampedusane di inizio anno, ha già ampiamente minato il tranquillo trantran dei lager di mezza Italia. Un mese e mezzo sulle barricate, con scioperi, rivolte ed evasioni di massa, poi la risacca dopo la notizia dell’effimera sconfitta del governo sulla normativa dei sei mesi e poi ancora le piccole e grandi vendette dei gestori dell’ordine contro alcuni dei protagonisti delle lotte. Ora che la tregua è rotta, si torna all’attacco. Ricomincia la mareggiata: noi, come sempre, siamo orgogliosi di documentarla.

Bologna. A concludere la settimana di fuoco del pestaggio di Raya ci pensano due reclusi, con determinata disperazione: uno inghiotte 10 lamette da barba, mentre l’altro si taglia in tutto il corpo, in particolar modo nelle gambe. L’ambulanza, come sempre, è stata chiamata con grande ritardo e reticenza dagli operatori della Misericordia. Il primo è stato ricoverato, mentre il secondo, curato alla svelta, è ancora nel Centro, però in isolamento, piantonato dalla polizia e separato dai suoi compagni di detenzione. La sera prima fuochi d’artificio avevano illuminato il cielo di fronte al Centro a segnare la vicinanza tra i solidali fuori e i reclusi dentro – e la voglia di lottare assieme.

Roma. Un corteo, autoorganizzato e fuori dalle sigle, ha attraversato Roma nel pomeriggio di sabato. Trecento persone, e tra loro tanti migranti. Un modo per ricordare Nabruka, ma anche per dare delle indicazioni precise di lotta: non a caso i manifestanti, caldi e determinati, si sono mossi fin sotto la sede della Croce Rossa e i crocerossini, da bravi umanitari, si sono fatti proteggere da qualche bel cordone di celere. Il giorno dopo, un presidio a Ponte Galeria, invade la zona militare che circonda il centro – zona interdetta da sempre nelle carte dei questurini – e la riempie di urla, slogan e fumogeni. Un enorme striscione si monta sui tralicci. Anche da dentro la gente grida ed è entusiasta di non essere più tanto sola: il muro per un attimo è un po’ più basso.

Da parte sua la polizia chiude nelle strutture le prigioniere per impedir loro di vedere lo striscione dal cortile e scaglia i rinforzi contro i solidali. Arrivano i pompieri e la scientifica a rimuovere lo striscione e la gente fuori viene identificata. Nessuno si scoraggia, si tornerà.

Ascolta la diretta sul corteo di Roma:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/corteo-sabato-a-roma.mp3]

E sul presidio a Ponte Galeria:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/presidio-lampo-a-roma.mp3]

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