Carabinieri

27 aprile. Lo arrestano perché non ha i documenti giusti per vivere in Italia. Ora lui ora è in carcere, i carabinieri che lo hanno preso, invece, ancora liberi di cacciare per le strade di Venaria.

Porta

26 aprile. Nella notte, brucia la porta di un alloggio in un palazzo della Falchera. Dentro, una famiglia di maghrebini che non ha dubbi: si tratta di un attacco razzista.

Buone intenzioni

25 aprile. “Invitiamo i nostri militanti a non farsi intimorire […] e chiediamo alle Forze dell’Ordine di fare di tutto, affinché anche La Destra possa esercitare il proprio diritto a partecipare a pieno titolo alla prossima competizione elettorale”. Questa la dichiarazione del Segretario regionale de “La Destra” Giuseppe Lonero dopo che un pugno di suoi militanti intenti a raccogliere firme in piazza Dante, a Chieri, è stato circondato da una trentina di antifascisti armati delle migliori intenzioni. Null’altro che intenzioni, appunto, ma sufficienti ad intimorire gli arditi militanti e a far urlare allo scandalo il ducetto di turno.

Macerie (su macerie)

Aggiornato un po’ l’archivio di //Macerie su macerie//, eccovi a disposizione le registrazioni degli ultimi due mesi di trasmissioni. Qui di seguito puoi leggere qualche sommario, per riascoltarle vai invece alla pagina Radio.

//Macerie su macerie// giovedì 23 aprile
Redeyef, Lampedusa, Torino: la lotta è un virus, attraversa mari e monti; alpini in agguato; Milano: sgomberi e fogli di via; arrivano i redattori, e arrivano gli ospiti; basi militari, strade, ferrovie e convegni; «no!… nì!… sì!» (su lotte, recupero, liste civiche); marpioni e petardi; Redeyef, Lampedusa, Torino, appunto.

//Macerie su macerie// giovedì 9 aprile
Le lotte, in culo al governo; una intervista da Gradisca: la lotta, il coordinamento tra i centri e il racconto di una evasione; macerie in Abruzzo: chi sono gli sciacalli?, il coordinamento e la gerarchia, Carabinieri in fuga, la “new-town” e i neutrini del Gran Sasso, i militari nella testa; nuovi edifici che crollano; ci vediamo in corso Brunelleschi; Massimo Numa, diabolico.

//Macerie su macerie// giovedì 2 aprile
Napoli: dalla caccia ai fasci in stazione alla caccia ai clandestini in ospedale, denunce e presidi. Ne parliamo con un compagno del Collettivo Universitario Autorganizzato. E poi Milano: anche i ricchi tremano, è caccia ai manager. E a Torino: alpini e carabinieri in amore a porta palazzo? E, seriamente, sull’evasione dal Cpt di lunedì: la libertà si conquista. Infine, una bella lettera da Lampedusa. C’è una sola guerra, e noi ci siamo.

//Macerie su macerie// giovedì 26 marzo
”La7″ ti aspetta sotto: comunicazione sì, giornalisti vaffanculo ; in diretta da Milano: con i vicini di casa e con i compagni, resistere agli sgomberi ; «ma io vi voglio bene!» ; la guerra i ricchi, unico antidoto alla guerra tra poveri ; la merda: i padroni allo specchio ; aprire la porta, a chi?: la paura può cambiare di campo ; il supervertice e la merda ; i cortei e… ; la ribalta ; ma… chi ha aperto i Cpt? ; in diretta da Ponte Galeria: una vita normale.

//Macerie su macerie// giovedì 19 marzo
Indovina cosa preoccupa “il manifesto”?; no, non possiamo più aspettare: baci abbracci e scioperi selvaggi; il gancio di Luca; la polizia e l’ordine pubblico; pensa pensa pensa… siamo davvero pochi?; le idee piratesche e i capricorni al microfono; vi piace la Grecia? allora state qua, e sbattetevi ; angelus novus, il cosmo e la volontà; le immagini da Corso Brunelleschi: cosa aspettiamo?; «fuoco ai Cpt», non uno slogan ma una prospettiva; il Cpt è ovunque; in diretta: casino all’Università; quasi in diretta: un altro morto dentro a un Cpt; i lager non sono il passato.

//Macerie su macerie// giovedì 12 marzo
La situazione nei Cpt; in diretta da Bologna: castrazione chimica per i leghisti e celere sul tram ; «Stato di Polizia?»: ci stanno lavorando ; in diretta dal Cpt di Bologna: cinque volte dentro al Centro ; e poi una voce dal reparto femminile ; ora tocca a Torino: «non mi vogliono espellere!» ; a Lecco, la guerra comincia a scuola.

Inseguimenti

25 aprile. La piena del fiume riporta a galla un cadavere, all’altezza di Lungodora Savona. Il corpo sembra di un maghrebino, di quaranta o cinquant’anni. Non si sa null’altro, se non che un paio di settimane fa un arabo si era tuffato proprio nella Dora per sfuggire ai poliziotti che lo inseguivano. Se questi due fatti facessero parte della stessa storia, sarebbe il dodicesimo morto da inseguimenti dal 2004 ad oggi nel torinese. Qualcuno di loro è stato ammazzato perché non aveva i documenti, un altro perché aveva rubato delle bottiglie in un supermercato, un altro perché fuggiva alle botte degli uomini in divisa, altri poi perché vendevano sostanze illegali o perché proletari e stranieri – e quindi sospetti. Per nessuno di loro ci sono stati funerali di Stato, né cordogli addolorati e condivisi. Collera sì, a volte in campo aperto, altrimenti soffusa. Nel nostro piccolo, però, siamo sicuri che l’Angelo della storia, bocca ed ali aperte nella catastrofe, li scorga tutti in mezzo alle rovine e pronunci i loro nomi ad uno per inciderli nelle rabbie future che, noi e lui, abbiamo alle spalle.

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Treni

25 aprile. È notte, e nei bassifondi di Torino le voci si rincorrono e si rimpallano: un carabiniere sarebbe morto poche ore prima, travolto da un treno sulla ferrovia che rasenta Corso Principe Oddone, e un suo commilitone sarebbe rimasto ferito. In mattinata le prime agenzia confermano il morto, ma non il ferito. I due stavano inseguendo dei giovani stranieri lungo i binari, nello stesso luogo dove qualche anno prima era rimasto dilaniato un ragazzo di colore, proprio mentre cercava di scappare alla polizia. In quell’occasione, gli amici e i parenti del morto, radunatisi sul posto, erano stati violentemente allontanati dai manganelli degli uomini in divisa. Dal 2004, moltissime sono state le vittime di inseguimenti con le guardie. A volte uccisi da proiettili partiti “per errore” dalle pistole della polizia (nel 2005 nel centro di Torino e nel 2007 fuori da un supermercato di Ivrea), a volte per “cause accidentali”: chi scivolato da un tetto, chi da un balcone, chi finito sotto un treno – ma la maggioranza sono annegati, nel Po e nello Stura. L’ultimo: Luca, un giovane Rom finito nella Dora mentre scappava dai colpi esplosi (in aria?) dai Carabinieri. La più giovane: Lathifa Sdairi, caduta da un tetto di San Salvario mentre scappava da un controllo dei Vigili Urbani nella mansarda nella quale stava dormento, senza documenti. Uno stillicidio di morti, continuo, che per una volta, finalmente, ha cambiato di segno.

Ostinazione

24 aprile. È mattina e tra i tavolini di un bar nei pressi di una delle sedi universitarie cittadine se ne stanno una decina di bellimbusti gonfi e visibilmente fascisti, che si riposano dopo aver tappezzato i muri circostanti di locandine ed adesivi di “Arcadia”, la lista studentesca che raggruppa gli aderenti alla destra più destrorsa. Sono soddisfatti del lavoro svolto, compatti e fieri da veri fascisti del terzo millennio – quali si definiscono. Ma a rovinar loro la digestione arriva un ragazzo, e poi un altro, smilzi entrambi: i due guardano i dieci e poi si guardano tra loro, e poi ancora cominciano a strappare le locandine fascite, meticolosamente, una ad una. I fascisti balzano in piedi, li circondano e li minacciano. Ma i due continuano imperterriti. Spiazzati, i fascisti non sanno più cosa fare: li seguono sempre circondandoli, ma questi ostinati continuano. «Vorreste che vi picchiassimo, vero? Ma noi non ci caschiamo!» esclama il ducetto di Arcadia ad un certo punto, e poi ancora: «E allora noi vi stacchiamo i vostri!» e si mettono a strappare un paio di manifesti a caso, suppostamente “di sinistra”. Ma neanche questa tecnica funziona perché i due, uno per uno, continuano a cestinare tranquillamente locandine fasciste. Presi dallo sconforto i dieci chiamano in soccorso la Digos, che arriva dopo un po’. I nostri due, però, hanno finito il loro lavoro, e se ne vanno. Tranquilli, come erano arrivati.

Appeso

24 aprile. Un fantoccio dalle sembianze di Mario Borghezio viene ritrovato, appeso a testa in giù, di fronte alla sede della Lega Nord di via Poggio. Sul muro, le scritte: «Lega=fascismo» e «Bossi, Maroni, Borghezio… a piazzale Loreto c’è ancora tanto posto!». Proprio mentre Borghezio si faceva fotografare infuriato accanto al proprio simulacro che oscillava nel vento e il mondo politico si esibiva nelle condanne di rito, siamo certi che i molti amanti della libertà sparsi per la città si chiedevano se i mesi passati da quando l’esponente leghista si era preso le ultime sberle non siano oramai troppi, e se non sia arrivato il tempo di rimediarvi.

borghezio

Serrande

22 aprile. Alle notizie dei fatti di Bruzzano e delle cariche contro i profughi a Milano, un piccolo gruppo di antirazzisti si è riunito nel primo pomeriggio nel mezzo di San Salvario, a Torino. Uno striscione, un megafono e un po’ di determinazione sono bastatati a raccogliere gente in strada per improvvisare una serie di comizi e presidi in giro per il quartiere. Come in tante altre metropoli e in tanti altri quartieri basta parlare di profughi, migranti e di lotte per raccogliere interesse e complicità. Perché le nostre strade sono piene di gente che dopo essere scappata dalle guerre e dalla miseria ora ha voglia di lottare. In largo Saluzzo, durante uno dei comizi, la serranda della sede della Lega Nord si è abbassata improvvisamente, per mostrare meglio ai passanti la scritta che da sempre le appare e le scompare addosso: «Razzisti di Merda». Nessuno ha avuto nulla da ridire, fuorché i leghisti rimasti chiusi dentro.

(Da segnalare l’eleganza degli agenti della Digos, arrivati sul posto a cose fatte direttamente dalle vie del centro dove erano intenti a proteggere dagli scherzi dei sovversivi il presidente della Repubblica in visita.)

Ascolta la diretta da San Salvario, raccolta da Radiocane.

Ascolta le dirette due dirette da Bruzzano e da Milano, sempre da Radiocane.

Nanotecnologie

20 aprile. Non lo sa quasi nessuno, ma all’uscita di Chivasso Centro, sull’autostrada Milano-Torino, è appena nato un nuovo polo per le nanotecnologie. Si chiama Techfab, ed è un «centro di eccellenza dell’high tech italiano nato l’obiettivo di operare come centro di competenza e fabrication facility in affiancamento e a supporto delle imprese e dei centri di ricerca impegnati in processi industriali di innovazione e trasferimento tecnologico nel campo della microelettronica, dei microsistemi e delle nano tecnologie.»