«Assassini»

19 marzo. Quattro sconosciuti, con il volti coperti da sciarpe, entrano in serata nella sede della Croce Rossa di Torino e – gridando «assassini, assassini!» – gettano un secchio di vernice rossa nell’ingresso. La stessa parola «assassini», la vergano con uno spray sul muro esterno. Poi scappano veloci. Un «blitz», secondo la Digos, collegato alle lotte dentro e fuori ai Cie, intensificatesi dopo l’approvazione di alcuni pezzi del “pacchetto sicurezza” e dopo il rogo di Lampedusa.

Sangue a Roma

Era nell’aria da settimane, e ora è successo. Un morto a Roma, dentro alle Gabbie del Cpt di Ponte Galeria: sta male, chiede aiuto, e ne guadagna un bel pestaggio. Gli assassini? I soliti noti: poliziotti e crocerossini complici.
Un buco nero, Ponte Galeria. Chi arriva là passando da corso Brunelleschi a Torino dice: «Roma, quella sì, è Alcatraz». A tutto il movimento ragionare sul perché.
Ascoltate la diretta trasmessa da Radio Blackout e chiedetevi, seriamente, uno per uno: «ed io, che cosa posso fare perché non succeda più?».
Noi, da parte nostra, siamo stanchi di documentare tragedie del genere. Tragedie che non sono piovute dal cielo, ma delle quali si conoscono – con ampio anticipo! – mandanti politici, esecutori pratici e osservatori compiacenti.

Ascolta la diretta, e poi datti da fare. Oppure datti da fare subito, senza neanche ascoltare la diretta.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/diretta-su-morte-algerino.mp3]

Brutte cose da guardare

screenshot video cpt

L’appello video trasmesso clandestinamente da dentro il Cpt di corso Brunelleschi a Torino e caricato su Youtube è stato visto da oltre 1200 persone in tre giorni.

Oggi il video è stato censurato “a causa di una violazione delle Norme della community di YouTube”. Effettivamente il video viola il secondo comandamento: “non pubblicare brutte cose”. Ma siccome il mondo è pieno di brutte cose, sarebbe più corretto dire: “non pubblicare cose che dispiacciano alla questura”.

Ma le “brutte cose” bisogna avere il coraggio di guardarle, e di farle guardare a tutti, affinché non accadano più. Vale a dire, affinché i posti dove queste “brutte cose” accadono vengano semplicemente distrutti, assieme – come si dice – a tutto quel mondo che li ha costruiti e ne vuole costruire di nuovi, a quel mondo che li riempie, a quel mondo che li gestisce.

Scarica, guarda e diffondi questo video il più possibile. Un giorno potremmo averne bisogno anche noi di una copia.

Scarica una copia del video.

Fame e sete

Un’altra brutta giornata al Cpt inizia con la polizia che distrugge la videocamera del cellulare di un recluso e poi, per non sbagliarsi, un altro cellulare, intero. Il video che da domenica sta circolando in città è sfocato, ma molto fastidioso per i gestori del Centro.
Qualche ora dopo un’altra storia esce dalle gabbie: un ragazzo, allo scadere dei due mesi di detenzione nel Centro si è visto comunicare che la legge è cambiata e che potrebbero aspettarlo ancora quattro mesi di gabbia. Da quel giorno – venerdì – è in sciopero della fame e della sete. Ora sta male, ma rifiuta le cure ed è determinato: non lasciamolo solo.

Ascoltate la sua testimonianza:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/da-venerdi-in-sciopero-della-fame.mp3]

Un’ultima notizia, per oggi. Il ragazzo arrestato sabato – accusato di aver tentato l’evasione dall’ambulanza, dopo essersi tagliato – si chiama Fais Benamor. Ieri c’è stata l’udienza di convalida: non ne conosciamo ancora gli esiti. Sappiamo però che è ancora in carcere, e che è importante che riceva una solidarietà estesa e rumorosa: in giornate aspre come queste, chi lotta a coltello per la propria libertà lotta per tutti.
Almeno, scrivetegli:

Benamor Fais
c/o Casa circondariale “Lo Russo Cotugno”
Via Pianezza 300
10151 Torino

Ordinaria amministrazione al Cpt di Torino

Un’altra giornata intensa dentro al Cie di Torino. La polizia di schiera fuori dalle gabbie, i cani poliziotto abbaiano. Gabbia per gabbia, inizia una perquisizione: materassi e masserizie all’aria, volano minacce. La questura successivamente dichiarerà che si tratta di “ordinaria amministrazione”. Dai modi, dalla tempistica e da quanto raccontano da dentro, invece, sembra proprio una ritorsione. Due dei tre ribelli che sabato avevano evitato l’espulsione a forza di sangue sparso per terra, infatti, sono ancora decisi a resistere: si scoprirà che uno la sera prima aveva inghittito altri oggetti, senza venire curato. E poi da qualche ora sta circolando in rete il video-appello girato clandestinamente nel Cpt, sgradito di certo agli uomini del ministro Maroni.

Quasi subito i reclusi, spaventati, chiamano Radio Blackout e raccontano quanto sta succedendo.

Ascolta le dirette da dentro:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/1-la-perquisa.mp3]

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/2-continua-la-perquisa.mp3]

Subito si sparge la voce e in tanti solidali telefonano ai centralini del Centro e della Croce Rossa: “vi stiamo guardando, attenti a quello che fate”, questo è il messaggio. Infatti, dopo un po’ la tensione dentro si allenta e la perquisizione termina, senza esito.
Radio Blackout prova a contattare la Croce Rossa per chiedere spiegazioni. Non si riesce ad andare oltre il telefonista che, però, qualche indicazione tra le righe la dà: quando la polizia si schiera, i crocerossini si tolgono dalle palle per non dare troppo fastidio e se proprio dovessero vedere qualche cosa che non va lo direbbero ai responsabili… cioè agli uomini del Ministero, che sono proprio quelli che ordinano alla polizia di attaccare.

Ascolta la diretta con la Croce Rossa:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/3-il-telefonista-della-croce-rossa.mp3]

Anche l’Ufficio stampa della questura nicchia: “è tutto a posto”, dicono, e poi ci infilano un bel vaffanculo. I contatti con le gabbie intanto si intensificano, e si chiariscono piano piano alcuni degli aspetti dei fatti di sabato. In effetti uno dei tre che si erano feriti sabato era stato arrestato: secondo la polizia avrebbe tentato di evadere dall’ambulanza, secondo i suoi compagni invece avrebbe dato un cazzotto ad un poliziotto che lo aveva colpito su di una ferita.
Si scopre che anche domenica sera c’era stata tensione, perché di nuovo uno dei tre aveva inghiottito qualcosa: visitato velocemente all’ospedale, viene rispedito al Cpt senza alcuna cura. Ora sta male, ma tutti sembrano ignorarlo. Il suo amico telefona in Radio: “Abbiamo rischiato la vita per venire qua, non abbiamo più niente al nostro paese, aiutateci”. Proprio mentre parla, un altro ragazzo, in un’altra sezione, tenta il suicidio, per fortuna senza esito.

Ascolta la diretta:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/3-finita_la_perquisa.mp3]

In serata, gli ultimi aggiornamenti. Il ragazzo che si era fatto male la sera prima non è stato ancora curato: sta molto peggio, ed è rinchiuso in infermeria.

Leggi l’articolo lacunoso di Epolis sulla perquisizione al Cpt:
I controlli della polizia nel Cie

Un video dal Cie di Torino

Il 14 marzo 2009 nel Cpt di Torino tre tunisini si feriscono per non essere espulsi. Queste immagini e queste parole ci sono arrivate da dentro. I reclusi vogliono che queste immagini girino il più possibile. Noi vogliamo che le loro parole non restino inascoltate.

Bocche cucite e arresti

Saputo delle mobilitazioni in corso nel Cpt di Bari una cinquantina di antirazzisti pugliesi si radunano di fronte al Centro alla ricerca del punto giusto lungo il perimetro per poter comunicare agevolmente con i reclusi in lotta: il Centro è costruito come un carcere, non si vede niente e anche urla e musica fanno fatica a sentirsi. Da dentro, intanto, continuano a giungere le solite, tragiche, notizie: i tre che si sono cuciti le labbra per protesta hanno ancora le bocche chiuse e sono in infermeria, provati e dimagriti. In molti dentro continuano lo sciopero della fame, che oramai dura da più di una settimana. Il mondo fuori, da parte sua, continua a tacere e nessuno parla della lotta di Bari.

Ascolta la diretta dal presidio raccolta da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/bari-14-marzo.mp3]

Finito il presidio, i solidali si trasferiscono in centro città per informare i baresi di quello che sta succedendo dentro alle gabbie. Lì però vengono raggiunti dai Vigili urbani che intimano loro di tenere cucita la bocca, di stare zitti. Ne nasce un battibecco, e poi un parapiglia. Dopo un quarto d’ora cinque compagni vengono portati in questura. Due saranno rilasciati in serata, gli altri tre arrestati.

Sangue e palline

È sabato, e come tutti i sabati dentro al Cpt di Corso Brunelleschi è il giorno dei tunisini: tocca a loro essere rimpatriati. Ma in tre non ci stanno. In due si tagliano, prima sulle mani poi dappertutto. Un altro ingoia tutto quello che può ingoiare. La Croce Rossa vuole portarli via, ma loro resistono. C’è sangue ovunque, la tensione sale. Quel sangue è per non partire, per non venire riportati in un paese dal quale si è fuggiti tra mille pericoli e peripezie. Quel sangue è anche un segno: il segno della solitudine nella lotta, dell’urlo di libertà urlato a squarciagola e non raccolto (quasi) da nessuno. E, soprattutto, mai raccolto con tutta la concretezza che meriterebbe. Passa il tempo, arrivano le ambulanze, i due vengono caricati e finiscono all’ospedale, il terzo rimane nel Centro. Ce l’hanno fatta: per questo sabato non partiranno.
Affannati, tre ore dopo, arrivano sotto le mura di corso Brunelleschi i nostri soliti amici antirazzisti. Diciamo soliti perché sono sempre loro: gli altri, gli antirazzisti dei cortei e delle grosse iniziative, sembrano non sentire le urla sempre più straziate che si alzano da corso Brunelleschi. Inizia un presidio lampo. Prima petardi e battiture, poi dal cielo piovono dentro alle gabbie delle palline gialle: dentro, un messaggio di solidarietà e il numero di telefono dei solidali di fuori. I crocerossini si mobilitano, tentano di sequestrare al volo tutte le palline, ma qualcuna finisce nelle mani dei reclusi che telefonano, prendono coraggio, raccontano le loro storie, e annunciano che dal giorno dopo la loro lotta diventerà di nuovo un urlo collettivo.

Ascolta la diretta raccolta da Radio Blackout:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/annuncio-sicopero-fame-torino-14-marzo.mp3]

Bocche cucite

Continua, dopo oltre una settimana dal suo inizio, lo sciopero della fame al Cpt di Bari, sicuramente in questo momento il più caldo tra i centri italiani, la cresta di quell’ondata di lotte “a staffetta” partite dall’incendio di Lampedusa e che ha toccato, come sapete, Torino, Milano, Bologna e Gradisca di Isonzo. Attualmente lo sciopero vede coinvolti circa metà dei detenuti, ma tre di loro hanno deciso di cucirsi la bocca per protestare ancora più forte.

Ascolta la diretta di Radio Blackout con un compagno di Lecce, tra quelli che hanno organizzato un presidio di solidarietà domani, sabato 14 marzo, di fronte alle mura del Centro di Bari, e poi fino nel centro della città, per portare ovunque quel grido soffocato di libertà.

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/bocche-cucite.mp3]

Niente di nuovo sotto il sole di Lampedusa

Ovvero, del proseguimento indisturbato dei lavori di costruzione del nuovo centro nella vecchia base militare; della diminuzione visibile delle forze di polizia fuori dal centro mentre aumenta – invisibile e silenziosa- la violenza poliziesca all’interno del centro; degli accordi politici tra il governo e gli amministratori locali mentre proseguono i rimpatri illegali di massa; di alcune iniziative di controinformazione, di qualche comizio, e della proposta di un… referendum per bloccare i lavori. Lampedusa come Vicenza? Speriamo, e lo speriamo con tutto il cuore, di no.

Ascolta una chiacchierata da Lampedusa dai microfoni di Radio Blackout
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/lampedusa_13_marzo_2009.mp3]