Da Lampedusa, a Torino, a Bologna a… Milano!

Non si fermano le rivolte nate dal rogo di Lampedusa. Dopo Torino e Bologna tocca a Milano. Questa sera, detenuti sul tetto di via Corelli, sotto la pioggia. Ancora urla: «libertà!». Di nuovo circondati accetano di scendere ma proclamano subito uno sciopero della fame e della sete.
Il loro urlo, «libertà!», ci chiama, insistente. A noi rispondere, sul serio.

Ascolta le dirette trasmesse da Radio Blackout…

…dal tetto di Corelli…
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…da sotto al tetto di Corelli…
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…e dai solidali all’esterno.
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Solidali

5 marzo. Appena saputo della sommossa in via Corelli, un gruppo di antirazzisti torinesi si muove verso il Cpt più vicino. Ed è il solito casino, con battiture, megafoni e trombe, contro tutti i lager, in tutte le città.

Diretta appassionata

Come fa la Guardia di Finanza, tra le onde del Mediterraneo, a contenere la marcia dei tunisini verso l’Italia, con tutta la loro determinazione a vivere, a resistere e a lottare? Che differenza c’è tra un aereo da deportazione ed uno di linea? A che punto è la lotta a Lampedusa, e quali sono le forze in campo? E la coscienza, la coscienza, da dove arriva?
Tutto questo, ed altro ancora, in questa diretta appassionata con Gianluca. È di Lampedusa, e lo sentiremo spesso.

Ascolta la diretta con Gianluca:
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Se vuoi approfondire la situazione tunisina leggi:
Tunisia, la dittatura a Sud di Lampedusa

Irruzione

5 marzo. Irruzione dei carabinieri nel campo di strada dell’Aeroporto, all’alba. La gente si spaventa e scappa, qualcuno si getta nel fiume. Per ora non ne sappiamo di più: sappiate solo che quello è il campo nomadi dal quale arrivava Luca J., il rom slavo scomparso un mese fa durante un inseguimento proprio con i carabinieri…

Si chiude?

5 marzo. Forse l’ultimo incontro tra Indesit e sindacati per discutere della chiusura dello stabilimento di None. Nonostante la pioggia, anche questa volta più di 300 lavoratori raggiungono Torino e arrivano in corteo da Porta Nuova fino all’Unione Industriale. Una manifestazione più nervosa del solito, molto rumorosa grazie a trombette e fischietti, condita con lanci di petardi e pesanti insulti verso i dirigenti aziendali responsabili della chiusura, in particolare Massimo Rosini (Direttore Tecnico) e Marco Milani (Amministratore Delegato). Dopo appena un’ora, esce un sindacalista con la notizia che tutti si aspettavano, ma nessuno voleva sentire: “Si chiude”. A quel punto esplode la rabbia e un gruppo di operai cerca di entrare nell’Unione Industriali. La polizia, preventivamente schierata in forze davanti all’ingresso, assesta qualche manganellata per respingere l’assalto. Cinque minuti di tensione, spintoni e insulti che finiscono con un paio di operai leggermente feriti. A quel punto escono i funzionari sindacali, per cercare di riportare la calma. E ce n’è anche per loro: ancora tensione, spintoni e insulti, questa volta contro i sindacalisti accusati di essere dei “venduti”. Qualche bandiera stracciata e poi torna la calma, quando una delegazione di quattro lavoratori viene fatta entrare per seguire da vicino le trattative. Ma la musica non cambia e l’azienda conferma la chiusura. Gli operai se ne tornano a None, incazzati e pessimisti, ma si sente già parlare di uno sciopero in tutti gli stabilimenti Indesit della penisola, con corteo nazionale a Torino.

Protesta a Bologna

Martedì scorso, i reclusi nel Cpt-Cie di Bologna si sono rivoltati contro le condizioni e il prolungamento della loro detenzione. Poco prima delle 18, mentre sotto le due torri era in corso un presidio informativo, un detenuto ha chiamato gli antirazzisti per comunicare che un suo compagno aveva appena ingerito del ferro e che altri tre erano saliti sul tetto della struttura. Il presidio si è così spostato in via Mattei per portare solidarietà ai rivoltosi sul tetto, i quali, quasi completamente nudi, gridavano “libertà” mentre da sotto era in atto una battitura e l’incendio di alcuni materassi. Da fuori gli antirazzisti hanno urlato con loro e sono state tracciate delle scritte sul muro di cinta.
Poco dopo le 20 i rivoltosi sono stati fatti scendere dai vigili del fuoco e il presidio si è sciolto.
Il giorno successivo si è sparsa la notizia che i tre sono stati trasferiti nel CIE di Milano, mentre non si sa molto dei due migranti ricoverati in questi giorni.

Ascolta le diretta raccolte da Radio Black Out dal presidio fuori dalle gabbie…
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…e dalla protesta dentro le gabbie.
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Ascolta anche il racconto della protesta del giorno precente:
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Ipercoop

4 marzo. Non paga di far parte della grande famiglia dei gestori di Cpt, la catena Ipercoop si pregia anche di essere in prima fila tra quelli che fanno la guerra ai proletari, quando questi allungano le mani verso ciò che necessita loro senza poi passare alla cassa. Le ultime vittime, due ragazzi rumeni, sono stati arrestati dai carabinieri proprio fuori l’Ipercoop di Cuorgné.

Presidio lampo

3 marzo. Appena saputo delle proteste sui tetti del Cpt di Bologna un gruppo di antirazzisti si precipita sotto alle mura di Corso Brunelleschi e dà vita ad un presidio-lampo per informare i prigionieri del lager torinese della lotta in corso nella città emiliana.

Ma cosa era successo a Bologna?

Blocchi e solidarietà

2 marzo. None (TO). Dopo un ora di assemblea gli operai della Indesit escono dai cancelli e bloccano i camion in uscita dalla fabbrica. Mentre un centinaio presidiano la statale, altri gruppi si organizzazno per bloccare rotonde e incroci più distanti, riuscendo a paralizzare per due ore la circolazione intorno al paese.  Intanto arriva la notizia che nelle Marche, in solidarietà con gli operai di None, altri operai del gruppo Merloni scioperano e bloccano le strade a Fabriano e Albacina.

Brillanti

2 marzo. Fanno irruzione in un bar e ne escono con un giovane marocchino in manette, “inottemperante” all’ordine di espulsione. Questa l’ultima brillante operazione dei Carabinieri di Chivasso.