20 febbraio. Almeno metà dei reclusi nel lager di Corso Brunelleschi sono ancora in sciopero della fame per ottenere la liberazione immediata, come sono state liberate le donne ieri. Viene smentita così definitivamente la inverosimile mistificazione di qualche quotidiano cittadino, secondo il quale i reclusi protestavano contro l’arrivo dei “lampedusani”.
19 febbraio. Nella notte tra mercoledi e giovedi, ventisette tunisini reduci della rivolta che il giorno prima ha semidistrutto il lager di Lampedusa vengono trasferiti nel Cpt di Torino, con un volo della compagnia Air Italy. Tutte le donne recluse nel centro di corso Brunelleschi vengono scarcerate, per far posto ai rivoltosi. Molti di loro sono feriti, ma hanno ancora la forza di lottare, e cominciano subito uno sciopero della fame, coinvolgendo anche altri detenuti. La voce gira, e alle 17.30 diverse decine di anarchici e antirazzisti solidali si danno appuntamento per un presidio sotto le mura. Sostenuti da grida, musica, battiture, petardi e fumogeni, i detenuti rovesciano la spazzatura nel cortile e tirano fuori dalle celle tutti i materassi, mentre la polizia sta a guardare. Attraverso i microfoni di radio Blackout la voce della protesta dei reclusi viene diffusa in tutta Torino, e anche le loro storie. Storie di arresti assurdi, insensati, maltrattamenti, prese in giro e psicofarmaci nel cibo, e soprattutto tanta voglia di libertà. Prima di andare via, verso le 21.00, i manifestanti incendiano copertoni, legna e spazzatura ai bordi delle strade, costringendo la polizia a chiamare i pompieri. Ma ci sono incendi che nessun idrante potrà mai spegnere.
(more…)
Questa mattina dai microfoni di Radio Blackout abbiamo telefonato al consorzio Sisifo di Catania, che dal 2007 gestisce il lager di Lampedusa, andato a fuoco ieri in seguito a una rivolta. Ascoltate la telefonata con la segretaria, molto disponibile, e completamente, come si dice, senza vergogna.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/diretta_sisifo.mp3]
Purtroppo la telefonata alla cooperativa Blu Coop non è stata registrata. Ma non vi perdete niente di che: ci hanno subito chiuso il telefono in faccia. Forse loro un po’ di vergogna ce l’hanno.
19 febbraio. Va a fuoco, nella notte, una agenzia immobiliare in via Pergolesi, all’angolo con corso Giulio. A quanto pare, è stata obiettivo del lancio di una bottiglia (incendiaria).
18 febbraio. Quattordici militanti di Azione Giovani, in fila per due ed ordinati per altezza sfilano per le strade di Borgo Dora e Porta Palazzo insieme ad un cane (lupo) e ad un centinaio di poliziotti di scorta. Così acconciati – baschetto e giubbottino catarifrangente, modello tamponamento in tangenziale – non sembrano neanche dei giovani fascisti un po’ sfigati, ma dei coglioni qualsiasi. Incassano qualche insulto dai balconi e dalle macchine di passaggio, ma non si scompongono più di tanto. Del resto, il passaggio loro e soprattutto quello delle truppe di scorta sortisce l’effetto desiderato: in strada è un deserto come ai tempi belli e guerrieri dei loro nonni, quando c’era il coprifuoco.

18 febbraio. Brusco risveglio nelle case di sei anarchici torinesi, con agenti sparpagliati nelle stanze a rovistare nei cassetti, a leggere lettere e cartoline e a staccare fili dai computer da sequestrare. Il mandato di perquisizione parla degli ordigni scoppiati alla Crocetta quasi due anni fa, ed identiche perquisizioni sono in corso in altre città italiane. La polizia non toglie il disturbo se non dopo aver prelevato campioni di Dna ed alcuni dei perquisiti vengono trattenuti in questura tutto il giorno.
Leggi i comunicati circolati dopo le perquisizioni (1,2,3,4) e una piccola rassegna stampa.
16 febbraio. Carossa, consigliere comunale leghista, interpella sindaco ed assessori per chiedere quando mai finiranno le “attività denigratorie verso gli alpini” degli anarchici a Porta Palazzo e il mercato abusivo che ogni domenica si tiene all’ombra del Palafuksas. Per ora, nessuna risposta.
14 febbraio. È da una settimana che a Porta Palazzo circola una voce insistente: la mattina del 14 febbraio Borghezio, Carossa e la Maccanti – le primedonne del nazi-leghismo torinese – dovrebbero fare una comparsata tra le bancarelle del mercato per festeggiare la quasi-legalizzazione delle ronde padane. La notizia non è affatto certa, ma gli antirazzisti si mettono comunque al lavoro: tra la gente della piazza oramai sono di casa, e di avere i leghisti tra le palle non ne vogliono proprio sapere. Chiodi, martelli, vernice… qualche nottata di lavoro frenetico e per il giorno della sfida tutto è pronto: già in mattinata, uno strano luna-park contro il pacchetto sicurezza fa mostra di sé e occupa con le sue attrazioni una bella fetta del mercato. I razzisti, di qui, non passeranno. C’è il “calcio all’alpino”, come al solito, ma anche “colpisci lo sbirr(ill)o” – un bowling con birilli in divisa -, “fionda la ronda” e, soprattutto, “spacca la faccia… alla feccia” – un tiro a segno con le facce dei potenti più odiosi del momento. I passanti si fermano, la gente si addensa, grandi e piccini vogliono colpire chi Borghezio, chi Berlusconi, chi Maroni, oppure Bossi o Carossa… il tifo è alle stelle. Proprio sul più bello in piazza compare Carossa – quello vero!. Dà un’occhiata furioso a quello che sta succendendo e quando partono i primi insulti è costretto a cambiare aria, scortato dalla polizia. Borghezio decide di non farsi nemmeno vedere, «per non creare problemi alle forze dell’ordine». Della Maccanti nessuna notizia. Mentre antirazzisti e passanti continuano la festa, i tre leghisti passano il resto della mattina a piangere con i giornalisti – ma ben lontani da Porta Palazzo.
(more…)
14 febbraio. A metà serata compaiono all’improvviso sotto alle mura del Cie di corso Brunelleschi una quindicina di antirazzisti. Petardi, urla, trombe da stadio, saluti, scritte sui muri. Alla fine, fuochi d’artificio. Poi tutti via, scattanti come sono arrivati: alla prossima.
13 febbraio. Ad ogni ora del giorno e della notte Torino è percorsa da auto-civetta della polizia e dei carabinieri che macinano chilometri alla ricerca di qualcuno da arrestare. A volte sfrecciano veloci, a volte vanno piano piano. E a volte vanno a schiantarsi, come è successo questa notte in corso Grosseto. Un’auto-civetta in meno – carabiniere compreso.