Crisi e occupazione

13 febbraio. Prima un presidio/comizio/assemblea di piazza, con la partecipazione e l’intervento di studenti, lavoratori, disoccupati, migranti e antirazzisti. Tre ore di interventi per parlare della crisi, delle lotte in corso, del pacchetto sicurezza e di tante altre cose. Poi, a sorpresa, l’occupazione di un agenzia di lavoro interinale: Obbiettivo Lavoro. Un’agenzia scelta non di certo a caso, perchè ha tra i suoi azionisti la LegaCoop (quelli che gestiscono diversi CPT, tra cui quello di Lampedusa), la Compagnia delle Opere (associazione imprenditoriale legata a Comunione e Liberazione), Cisl, Uil e Acli. “Noi la crisi non la paghiamo”, questo diceva lo striscione srotolato di fronte all’entrata. Quasi due ore di occupazione, che hanno bloccato l’attività dell’agenzia e hanno permesso di far venire a galla tante storie di sfruttamento, soprattuto a danno di donne migranti impegnate come badanti.

Colpe

12 febbraio. Retata notturna di fronte a Porta Nuova, tra piazza Carlo Felice e via Lagrange. Centrotrenta persone controllate, dieci fermate, un arresto. Come al solito, la colpa dell’arrestato è quella di non avere il permesso di soggiorno.

Tram

10 febbraio. Ennesima manifestazione di operai di aziende in crisi davanti alla Regione Piemonte. Questa volta tocca agli operai della Indesit di None, 640 dipendenti che rischiano di perdere il lavoro. Mentre un centinaio si radunava in piazza Castello, da Porta Nuova parte un corteo spontaneo di trecento operai – quelli del secondo turno – arrivati in treno direttamente da None. Striscioni, slogan, grida e molta rabbia: un tram che tenta di passare in mezzo agli operai viene circondato e preso a calci e pugni. Con un vetro rotto, il tram sfila via veloce. Per il resto nulla da segnalare, l’incontro tra azienda, sindacati e politici si conclude verso sera con i soliti buoni propositi per il futuro.

Rime

9 febbraio. «Contro il golpe fascio-clericale la resistenza sarà globale». I fascisti di An lamentano la comparsa di questa scritta – lunga quindici metri – sui muri della propria sede in corso Francia.

L’occhio di Dio

8 febbraio. Proprio mentre stanno per imbarcarsi per una nottata in discoteca, alcuni giovani torinesi hanno un’illuminazione improvvisa: Dio è un’impostura. Avendo un petardone sottomano, lo fanno esplodere su di un lato della chiesa di Gesù Operaio, in Barriera, causando un po’ di danni. Il Dio-che-tutto-vede, in effetti, non esiste, ma esistono le telecamere – che vedono abbastanza. In quattro, così, si ritrovano alle Vallette all’alba, giusto di ritorno dalla discoteca.

Bricolage a Porta Palazzo

Come ormai tutti sanno, il brutto e inutile Palafuksas è praticamente diventato un teatro di posa. Per le riprese della settimana scorsa era stato addirittura adibito a Questura, e come spesso accade la produzione non ha completamente rimesso le cose come le aveva trovate. Questa mattina, un ignoto e spiritoso avventore del mercato abusivo della domenica a Porta Palazzo ha pensato bene di apportare una piccola ma significativa modifica a un adesivo della Polizia di Stato. E noi lo abbiamo subito fotografato.

Sole

8 febbraio. Una giornata di sole, a Torino. Un po’ perché in effetti fa caldo e si sta bene a spasso per la città (in particolar modo in mezzo al mercato abusivo di piazza della Repubblica). Un po’ perché tutti – medici, paramedici e affini che lavorano in giro per gli ospedali torinesi – dicono che no, non hanno nessuna intenzione di denunciare i clandestini che si faranno curare da loro.

Stupefacenti

8 febbraio. Una dopo l’altra, a catena, le reazioni all’infarinatura del presidente dell’ottava circoscrizione Mario Cornelio Levi. Intanto di Levi stesso che, in una intervista apparsa il giorno successivo alla contestazione, ha fatto marcia indietro ammettendo che i venditori di pane sotto i portici non sono forse così «intollerabili» come nell’intervista di due giorni prima. Poi del sindaco Chiamparino, che ha espresso la propria solidarietà a Levi, vittima di un gesto tanto… «palesemente antisemita» (cosa c’entri questa faccenda del pane sotto i portici con la religione praticata dal bisnonno di Levi è un mistero da ufologi ubriachi, buono in effetti solo personalità del calibro di Massimo Numa e del sindaco Chiamparino). Poi di nuovo di Levi che, rincuorato dalla solidarietà un po’ casuale del sindaco, ha garantito che in ogni caso non si farà intimidire «dagli anarchici». Ed infine dell’associazione dei commercianti di via Nizza, che garantiscono di essere oramai sul lastrico… per colpa degli abusivi.

Guerra

5 febbraio. Pochissimi oramai si ricorderanno di Mariana, madre di famiglia rumena freddata dalla polizia due anni orsono fuori da un supermercato di Ivrea dentro al quale, in compagnia di tre suoi connazionali, aveva appena sottratto alcune bottiglie di alcolici. Il poliziotto che l’ha uccisa, al tempo, aveva dichiarato di aver sparato perché la macchina sulla quale viaggiava la vittima stava per investirlo, proprio nel mentre lui intimava l’«alt» ai fuggiaschi: eh sì, perché lui e i suoi colleghi avevano optato per una sorta di “agguato al taccheggiatore”, così, tanto per giocare ai cow-boys. Allora, questa storia allucinante era stata ignorata pressoché da tutti – antirazzisti e rivoluzionari compresi. Ora, che il processo è in corso e sono stati resi pubblici i risultati delle perizie, sta venendo fuori un racconto diverso. Nessuno aveva provato ad investire i poliziotti, che hanno quindi sparato a freddo e senza altro motivo che adempiere fino in fondo la propria missione: fare la guerra ai proletari.