Scritte e colla

17 dicembre. Nella notte tra martedì e mercoledì sulle vetrate di alcune banche sono state tracciate diverse scritte, molte delle quali con insulti, contro gli istituti di credito e in solidarietà con i rivoltosi greci. Alcune scritte erano accompagnate da una A cerchiata. In un caso è anche stata danneggiata con della colla la serratura della porta di accesso ad un bancomat. La scritta “preti pedofili” è stata invece rinvenuta sul portone di una chiesa fra corso Svizzera e corso Tassoni, la stessa zona delle banche colpite.

Manichini

16 dicembre. Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, a 39 anni esatti dall’assassinio di Pinelli, un manichino insanguinato con sopra il cartello “Pinelli ucciso” è stato gettato davanti al portone del commissariato di polizia del quartiere Barriera di Milano a Torino. Nella stessa notte al cavalcavia tra corso Potenza e Corso Grosseto, di fronte al commissariato di polizia del quartiere Madonna di Campagna, è stato fissato uno striscione con la scritta “Calabresi assassino”. Al parapetto è stato anche legato un manichino insanguinato.

Tregua

14 dicembre. Domenica di pioggia. Il mercato abusivo domenicale di Porta Palazzo non si tiene, e neanche alpini e polizia si fanno vedere in giro.

Insulti

13 dicembre. In occasione della “giornata dell’insulto al leghista” contro l’ennesima ventilata ronda di Borgezio & Co. a Porta Palazzo, un gruppo di vivaci antirazzisti si dà appuntamento in piazza Statuto per distribuire ai passanti e attacchinare sui muri tanti piccoli volantini con frasi del calibro di “meglio un figlio tossico che un nonno leghista”. Comparendo e scomparendo all’improvviso, si avvicinano pian piano in piazza della Repubblica, dove di ronde leghiste non c’è neanche l’ombra. Ma il gruppetto riesce comunque a cogliere l’occasione per insultare, nell’ordine: un onesto cittadino che non gradiva tutte queste affissioni abusive; due guardiani del mercato coperto che pretendevano di fermare due antirazzisti, liberati poi a furor di popolo; un pattuglione di alpini intenti nella delicata missione di cacciare i venditori abusivi e prendere a calci con disprezzo le loro cassette di legno.

Occupato il Consolato greco

12 dicembre. Verso le 11 di mattina, mentre era in corso il corteo per lo sciopero generale, un gruppo di compagni ha occupato la sede del consolato greco di Torino, dribblando astutamente i due agenti di pattuglia che dormicchiavano di fronte al portone. Per più di un’ora gli occupanti si sono trattenuti sui divani del viceconsole, dopo aver esposto striscioni e bandiere alle finestre. La Digos, arrivata con il solito cronico ritardo, non ha potuto fare altro che prendere atto della protesta. Intanto, una decina di solidali si è radunata di fronte al portone con volantini e striscione. Di seguito, il testo di uno dei volantini che la viceconsole è stata costretta ad inviare all’Ambasciatore di Grecia in Italia.
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Irruzione

30 novembre. Una sessantina di rifugiati provenienti dall’Africa – gli occupanti della ex clinica San Paolo – fa irruzione alla “Quarta conferenza sull’immigrazione” che si stava svolgendo al Teatro Vittoria. Dopo un po’ di parapiglia con le forze dell’ordine che presidiavano la sala, i profughi, assieme a qualche esponente del comitato che li sostiene, riescono ad entrare e a fare un intervento, di fronte a una platea composta da alte cariche di regione, provincia e comune di Torino. Chiedono la residenza, cui avrebbero diritto per il loro status di profughi, ma che nessuno vuole dar loro.

Il sogno

30 novembre. Quando, verso le 11, gli antirazzisti arrivano alla spicciolata in piazza della Repubblica, gli “abusivi della domenica” hanno già allineato i loro teli per terra, e qualcuno sta già esponendo le sue mercanzie. La polizia e gli alpini, una ventina in tutto, stanno nascosti in via Cottolengo a compiere la loro missione: presidiare il nulla. Qualche agente tenta una sortita in piazza per minacciare i primi che stanno montando, ma non ci crede nessuno: l’unica minaccia di oggi è il cielo particolarmente nuvoloso. Ma il tempo tiene, e il mercato si popola delle solite centinaia di persone. Verso l’una la polizia gira i tacchi e se ne va, e qualche capannello di persone rianima la via. Insomma, tutto tranquillo. Qualche antirazzista mai sazio di avventure si chiede cosa ci sia venuto a fare qui, oggi, visto che ormai non c’è neanche più lo spazio per fare un nuovo murales. Ma il sogno di ogni rivoluzionario anti-autoritario è proprio questo: essere superato dalle situazioni, non servire più. Ma è già ora di cantare vittoria? Domenica prossima ci sarà anche il mercato normale, riusciranno gli abusivi a conquistarsi il loro spazio?
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Volantini

29 novembre. In giro per la città compaiono volantini che invitano i passeggeri di autobus e tram ad aiutare i clandestini a sfuggire dai controlli, sempre più frequenti, sui mezzi pubblici.

Molotov?

26 novembre. Un cassonetto in fiamme, in via Ceresole, e poi anche due auto parcheggiate lì affianco. Mentre c’è chi dà la colpa allo sconosciuto nottambulo che di cassonetti in Barriera negli ultimi tempi ne ha bruciati parecchi, l’infaticabile Stefano Tamagnone – una delle penne più fantasiose di Torino CronacaQui – costruisce una storia da prima pagina sui “giustizieri” italiani che tirano molotov agli spacciatori africani che bazzicano in zona. Cosa c’entrino i cassonetti con gli spacciatori Tamagnone non lo spiega, né fornisce altri elementi per dare forza al racconto. Probabilmente sta solo prendendo i propri desideri per realtà, visto che da quando lavora per il quotidiano diretto da Beppe Fossati non fa altro che istigare i poveri a farsi la guerra tra di loro. E se invece fosse la realtà stessa ad aver raggiunto la bassezza dei desideri di Tamagnone e si scoprisse che veramente c’è in giro gente che tira bottiglie incendiarie contro chi smercia sostanze illegali, allora, sapremmo bene con chi è il caso di prendersela.

Assalto

26 novembre. Pare sia stato il questore Faraoni in persona ad organizzare i rastrellamenti in due palazzi di corso Regina, giusto al fianco di piazza della Repubblica. Agli ordini del dirigente del commissariato Dora-Vanchiglia Gianmaria Sertorio, una dozzina di pompieri hanno cominciato all’alba a sfondare porte e lucchetti, aprendo la strada ad 80 poliziotti e 40 vigili. Un centinaio gli appartamenti controllati, molti senz’acqua o senza riscaldamento, e venti i clandestini catturati e portati in questura.