Operai

11 novembre. Non si fermano mai le morti sul lavoro. Oggi è toccato ad un operaio rumeno, rimasto schiacciato da una lastra in un cantiere a Robassomero.

Bloccare serve

10 novembre. Presidio sotto al tribunale in solidarietà con i due manifestanti No-Tav accusati di aver danneggiato una vettura della polizia e di aver rubato una macchina fotografica agli agenti durante uno dei tantissimi blocchi (stradali, autostradali nonché delle linee ferroviarie) dell’autunno del 2005. Blocchi talmente numerosi, partecipati e determinati che ancora oggi – a tre anni di distanza – nessun cantiere del Treno ad Alta Velocità ha aperto i battenti in Val di Susa.

Documenti

10 novembre. Due fermati durante un controllo a Porta Palazzo: non avevano i documenti.

Senza tram

10 novembre. Grande l’adesione allo sciopero dei tram, città bloccata.

Pozzi

10 novembre. Mentre proseguono le mobilitazioni degli studenti e dei ricercatori, il Politecnico di Torino sigla un accordo quadro con l’Eni per lo sviluppo di innovativi “metodi di monitoraggio del movimento dei fluidi nei giacimenti di idrocarburi” che permetteranno di spremere al meglio e più economicamente i pozzi petroliferi che l’azienda italiana si è conquistata in giro per il pianeta. Che cosa ne pensino di questo accordo le popolazioni interessate (gli abitanti del Delta del Niger, per esempio) non se lo è chiesto nessuno: né i dirigenti dell’Eni, né quelli del Politecnico e tantomento gli studenti e i ricercatori in lotta.

Clown

9 novembre. Tra fanfare, preti in divisa e battimani le truppe sfilano nel centro cittadino, in occasione del novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra. Nascosti tra il pubblico, decine e decine di agenti in borghese, pagati per prevenire fastidi e contestazioni. In prima fila, Carlo Verra ed altri esponenti dei comitati dei commercianti, ad appaudire gli uomini in grigio-verde e ad urlare il sogno che hanno nei loro (aridi) cuori: una città in stato d’assedio permanente. A disturbare la parata solo una ventina di pacifisti – che vengono nascosti sotto i portici – e un gruppo di soldati-clown che riesce a prendere la piazza per qualche minuto, lasciando di stucco le forze dell’ordine.

Occhiali

9 novembre. È mattina e il presidente della Settima circoscrizione, Pietro Ramasso, chiacchiera con gli agenti della Digos in piazza della Repubblica, all’angolo con via Cottolengo. Con i suoi occhiali da miope sul naso, controlla che la via sia bella deserta, come piace a lui. E la strada in effetti è deserta, presidiata com’è dalle camionette della polizia e dagli alpini (truppe non molto numerose, a dire il vero, ma abbastanza da scoraggiare la gente del mercato). Mentre chiacchiera, un brusìo sale alle sue spalle. C’è confusione, movimento; la gente si addensa, compaiono delle bancarelle, e poi arrivano il pane, la menta, i vestiti: è il mercato di via Cottolengo che rinasce in esilio di qualche metro, all’ombra del Palafucsas. Ramasso se ne accorge, e guarda stupito gli agenti che per tutta risposta gli consigliano la tecnica che hanno elaborato in tutte queste domeniche di tira-e-molla: “quando non c’è più nulla da fare bisogna far finta di non vedere”. Del resto via Cottolengo è deserta, la missione è compiuta – che importa di uno spicchio intero di piazza che si anima abusivamente alle loro spalle, ai margini estremi del territorio della circoscrizione? Gli agenti hanno ragione, chissenefrega. Ad un certo punto, però, si fa tardi e Ramasso si ricorda di un appuntamento in centro, dalle parti del Comune. Fa per voltarsi e ma si rende conto che tra lui e il suo obiettivo si frappongono proprio quelle centinaia di persone che lui deve far finta di non deve vedere: sono lì che discutono, vendono, comprano, urlano, giocano a calcio e disegnano alpini sui muri. Ancora una volta è la lunga esperienza degli uomini della Digos a suggergli la mossa vincente: Ramasso si sfila gli occhiali dal naso poi si volta e, barcollando un po’ a tentoni, se ne va verso il suo appuntamento.

Lutti

8 novembre. Brutta giornata per San Paolo, quella di oggi. Una nuova sede della Lega Nord, infatti, ha aperto i battenti nel cuore del quartiere, in via Cenischia 25/f.

Stragi

8 novembre. “Sfiorata la strage” – titola qualche giornale per descrivere il colpo alla Carige di via Cimabue, dove nella notte ignoti hanno fatto saltare in aria il bancomat e si son portati via cinquantamila euro. “Evitata strage” – sarebbe il titolo corretto, se si tiene conto che grazie ai proventi della nottata gli ignoti dinamitardi potranno evitare di frequentare per un bel po’ fabbriche, campi o cantieri, luoghi pericolosi dove incidenti anche mortali e di gruppo sono cose consuete e quotidiane.