Pollon

Porta Nuova, due del pomeriggio. La stazione è stracolma di gente: da una parte gli studenti, che stanno finendo il corteo – un fiume di persone che ha percorso chilometri attraverso il centro di Torino; dall’altra la polizia a vigilare che l’attraversamento proceda con ordine. Ma la gente si ferma, parla, discute su cosa fare, qualcuno resta, qualcuno va.

Mentre il grosso del corteo sta già abbandonando l’atrio di Porta Nuova, un ragazzo urla: “Ma che ci facciamo qua? andiamo sui binari!”. D’altra parte, si fa così in molte altre città. E molti lo seguono: la polizia è costretta ad arretrare sulle banchine, poi qualcuno osa ancora di più e salta sui binari – e dopo di lui tutti gli altri. È fatta, un binario è occupato. E che c’è di male? Non sarà mica la fine del mondo, niente comunque che valga la pena di fotografare, senza partecipare. E d’altra parte, non sarebbe strano che non succedesse?

La celere si schiera, la Digos schiuma di rabbia e dopo un po’ ordina la carica. Un ragazzo viene preso, gli altri sono respinti a manganellate nell’atrio. Un corteo spontaneo parte verso il centro e in piena piazza San Carlo un’altra piccola carica per catturare una ragazza accusata di aver sputato addosso ad un celerino. Identificata insieme ad un ragazzo che aveva provato a difenderla, viene presto rilasciata. Il corteo prosegue verso piazza Castello, tallonato dalla celere che non vede l’ora di menar le mani. I manifestanti sono un misto di tutte le facoltà – e tanti sono gli studenti medi. Nel fuoco della lotta, nasce un nuovo collettivo: il collettivo Pollon, Pollon combinaguai.

Arrivati in piazza Castello, la celere molla la presa e i ragazzi di Pollon possono proseguire fino a Palazzo Nuovo dove, scese le scale fino agli studi volanti di Radio Black Out, raccontano ai microfoni la propria avventura.

Ascolta due cronache a caldo trasmesse da Radio Black Out,
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l’intervista a una degli occupanti dei binari,
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e al ragazzo fermato.
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Bivacco itinerante

30 ottobre. Nuovo bivacco – questa volta itinerante – a San Salvario, per protestare contro l’ordinanza del sindaco che vieta di bere e mangiare in alcune strade del quartiere.

Grandi manovre

29 ottobre. Dopo Porta Palazzo, gli alpini calano su Madonna di Campagna e Lucento. Cinquantasei persone identificate, ventotto stranieri espulsi e uno arrestato con l’accusa di avere con sé un documento falso.

Lucento

28 ottobre. Retata a lucento, con decine di stranieri fermati. Alla fine, in tre vengono arrestati per non aver ottemperato ad un vecchio ordine di espulsione.

Nel cuore della notte

Chi sia stato a tirare due botti nel cortile del comando della Polizia municipale di Parma, non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che potrebbe essere stato chiunque, chiunque abbia ancora un cuore, un cuore che batte più forte ad ogni aggressione e violenza contro gli stranieri, contro gli ultimi, contro i diversi; chiunque sia disposto a prenderlo in mano, il proprio cuore, e gettarlo oltre l’ostacolo, oltre i mille ostacoli che si frappongono tra la nostra rabbia e le nostre azioni.

Non sappiamo se ora, dopo questi botti, quei maledetti sceriffi di Parma ci penseranno due volte prima di massacrare un ragazzino solo perché ha la pelle nera o spogliare e ammanettare per terra una donna solo perché si prostituisce. Quello che sappiamo è che ben altro servirebbe per uscire dalla notte gelida che stiamo attraversando. E se questo “ben altro” è difficilmente immaginabile oggi, se non sappiamo ancora bene che cosa sia, forse abbiamo cominciato a intravederlo nei disordini dopo il massacro di Castelvolturno o nel corteo di Milano dopo la morte di Abba, un’alchimia di rabbia e autorganizzazione. Autorganizzazione, certo, per difendersi e per contrattaccare, in pochi o in tanti. Ma anche rabbia, perché se non ci fosse più nessuno in grado di arrabbiarsi di fronte a tutto quello che vediamo accadere giorno dopo giorno, vorrebbe dire che viviamo in un mondo di automi, di anestetizzati, di morti viventi. Vorrebbe dire che abbiamo già perso, prima di combattere.

(La mattina del 20 ottobre quattro anarchici sono stati arrestati a Verona con l’accusa di aver lanciato, la sera prima, due bombe carta all’interno del cortile della caserma dei Vigili urbani di Parma – vigili saliti all’onore delle cronache nazionali per aver massacrato di botte in un parchetto cittadino Emmanuel Bonsu, un giovane studente d’origine ghanese da loro allegramente ribattezzato “emanuel negro”)

Determinazione

27 ottobre. Un giovane ruandese tenta di impedire il proprio arresto morsicando la mano di uno dei due poliziotti che gli erano addosso e la guancia dell’altro – fino a staccargli la carne.

Festa

26 ottobre. Mattinata di festa al mercato di via Cottolengo, dopo la fuga della polizia della settimana scorsa. Festa ancora più bella anche perché questa volta – e per tutta la mattina – neanche una divisa ha avuto il coraggio di farsi vedere all’orizzonte.

Morale

25 ottobre. Carabinieri a caccia di prostitute per le strade di tutta la provincia. Otto ragazze arrestate, accusate di aver dichiarato false generalità o di non aver ottemperato all’ordine di espulsione. Altre 62 solo denunciate, sempre perché senza documenti.

Piazza Sabotino

25 ottobre. Una dozzina di militanti della Lega Nord partecipa, su un lato di piazza Sabotino, ad un presidio per chiedere lo sgombero dell’ex-clinica San Paolo occupata due settimane prima da quasi duecento profughi africani. Dall’altro lato della piazza, un centinaio di persone manifestano la propria solidarietà agli occupanti. In mezzo, un nugolo di celerini. Dal balcone dello stabile occupato, un enorme striscione: «Contro la crisi: casa per tutti».

Trattore

24 ottobre. Un bracciante indiano muore schiacciato dal trattore con il quale stava lavorando, a Buriasco. Aveva 28 anni.