Militari a Milano
Degli amici di Milano ci hanno mandato questo, guardate che carino.
Degli amici di Milano ci hanno mandato questo, guardate che carino.
16 ottobre. Prima udienza per i tre antirazzisti arrestati 8 mesi fa in Piazza Rebaudengo per aver osato sbeffeggiare i leghisti in partenza per una gita a Malpensa. Numerosi compagni erano presenti in aula in solidarietà con gli imputati, assieme a tre anziani leghisti testimoni dei fatti e il solito codazzo di agenti della Digos. Ma una curiosa sorpresa attendeva tutti quanti: il Pm Andrea Padalino, peraltro neanche presente in aula, aveva commesso un errore di forma, dimenticandosi di citare due poliziotti come testimoni. Si sospetta che si sia scordato di girare pagina leggendo il faldone. Quindi niente da fare, gli atti ritorneranno in Procura per essere riformulati da capo senza altri vizi. Tante grazie e arrivederci all’anno prossimo.
Il 26 settembre scorso, alla fermata del 18 di via Madama Cristina, i vigili urbani saltano addosso ad un ragazzo di colore e lo arrestano di fronte alla folla esterrefatta. Non ha il biglietto del tram – e forse nemmeno i documenti. Molti dei presenti si mettono ad urlare contro le divise, che se ne scappano veloci veloci con la preda. Nei giorni successivi i giornali scrivono che il ragazzo è stato arrestato per aver picchiato gli agenti che lo stavano caricando in macchina. L’accusa è falsa, e la gente che era alla fermata quel giorno lo sa. Ora, alcuni testimoni si stanno organizzando per aiutare l’arrestato – tuttora senza nome – e ci hanno trasmesso un appello. Ascoltiamoli.
Ascolta l’appello:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/intervista-arresto-tram.mp3]
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Urla
Domenica 12 ottobre in via Cottolengo c’è un gran silenzio: sin dal primo mattino la strada è bloccata da blindati di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Il mercato che ogni domenica mattina anima la via non c’è. Ogni angolo della limitrofa Porta Palazzo è presidiato da agenti in tenuta antisommossa.
Il mercato di via Cottolengo è un mercato abusivo gestito da immigrati: banchi di cibo si alternano a quelli di abiti, casalinghi, merci varie. Per tanti è un’occasione preziosa per integrare il reddito o per comprare i sapori di casa. Questa zona libera è da sempre nel mirino di razzisti e comitati spontanei. Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le attenzioni di giornali e politici: dalla Lega che invocava lo sgombero alla giunta comunale che prometteva posti a chi era in regola e repressione a tutti gli altri.
I blindati del 12 ottobre hanno sciolto ogni dubbio sulla strategia preferita da tutti. Lo stesso giorno il quotidiano La Stampa dedicava due pagine alla militarizzazione della piazza ed al torneo di Calcio all’Alpino del giorno precedente. Due pagine di propaganda bellica.
Poco lontano dalla piazza in assetto di guerra, c’è il Gran Balon, il mercato di antiquariato/modernariato che si svolge ogni seconda domenica del mese: qui tutti hanno la licenza, non ci sono controlli, la Torino da salotto ci trova il mobile d’epoca o il gingillo da esporre. Solo pochi metri separano due mondi che sono la metafora concreta di quest’epoca feroce, la linea di demarcazione tra i sommersi e i salvati.
Intorno alle 11 e mezza fanno la loro comparsa in piazza gli antirazzisti, armati di banchetto, volantini, megafono. Si sistemano in piazza davanti ad un negozio chiuso: compare anche uno striscione con una scritta nera in campo rosso “Via la polizia! Mercato libero”. Viviamo tempi in cui uno slogan liberale diventa follemente sovversivo. Con buona pace di un paese dove tutti, al governo come all’opposizione, si proclamano liberali.
Una signora marocchina si avvicina e piazza nei pressi la sua sporta di pane e pite. Intorno c’è una piccola folla di immigrati: la Digos occhieggia ma non osa avvicinarsi. Gli interventi al megafono vengono accolti con palese favore dagli immigrati, che applaudono e annuiscono. Il titolare arabo del limitrofo bar “Commercio”, che protesta per la troppa vicinanza degli antirazzisti, viene allontanato a gran voce da una piccola folla di magrhebini, che lo spingono a manate nel suo bar. Due anziani coniugi piemontesi, che poco prima si erano informati sull’accaduto, si avvicinano alla donna araba che vende il pane e comperano due grosse pagnotte.
Gli antirazzisti decidono di concludere la giornata con un giro informativo al Gran Balon. Passano con lo striscione in mezzo al mercato, facendo brevi interventi, per informare quelli del piano di sotto di quanto accadeva poco sopra. In piazza Borgo Dora alcuni commercianti irati tentano di aggredire gli antirazzisti, che non raccolgono la provocazione. La Digos interviene in sostegno ai bottegai. Altri bancarellari invece manifestano solidarietà e condivisione. Al ritorno in piazza della Repubblica alcuni immigrati salutano e ringraziano gli antirazzisti che se ne vanno.
Una giornata che riflette, nelle sue luci e nelle sue ombre, l’immagine di una realtà sociale frantumata, sempre più divisa tra chi cerca di sopravvivere e chi spera di lucrare. Sempre più concreto è il rischio che la guerra tra poveri sostituisca la guerra di classe tagliando in due lo spazio, simbolico e reale, di questa nostra società. Siamo sull’orlo di un baratro e ciascuno ci scivola lentamente pensando che il fondo non arriverà.
Occorre l’impegno di tutti per fermare la caduta. In via Cottolengo, la lotta per riaprire un piccolo spazio libero è solo all’inizio.
11 ottobre. Grande successo della prima edizione del Torneo di calcio all’Alpino a Porta Palazzo. Dall’una alle cinque del pomeriggio di sabato, dieci squadre si sono sfidate di fronte a un folto e incuriosito pubblico, e ancora una volta il mercato è stato liberato dalle fastidiose truppe di occupazione. Gli unici delusi sono stati gli agenti della Digos, che non sospettavano che l’iniziativa fosse davvero un torneo di calcio, e avevano fatto schierare un contingente antisommossa da Stadio delle Alpi, poi rimosso per salvare almeno la faccia. Per la cronaca, ha vinto il torneo la squadra del Raja, formata da ragazzi di Casablanca, che si sono aggiudicati ai rigori l’ambito trofeo: un vero cappello di Alpino recuperato non si sa come in Afghanistan. Sul selciato della piazza è ancora possibile vedere le righe del campo, che saranno sicuramente utilizzate per nuove ed entusiasmanti sfide di calcio all’Alpino.
Una retata a Torino, nel racconto di un ascoltatore di RadioBlackOut.
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/retata-8-ottobre.mp3]Scarica e diffondi la locandina
Calcio all’alpino
Kick off the alpino
Coup de pied à l’alpin
Patada al alpino
Da un sut alpinistilor
e anche in arabo
4 ottobre. Una quindicina di militanti della Lega Nord danno vita ad un presidio in via Cottolengo contro gli abusivi e in solidarietà con gli Alpini – bersaglio, sin dal loro arrivo in quartiere, di scritte denigratorie e iniziative di protesta. Per proteggere i propri compagni di partito, il ministro degli Interni invia sul posto un centinaio di celerini, decine di vigili urbani che deviano il traffico e altrettanti agenti della Digos, impegnati a controllare ogni movimento sospetto in quartiere sin dalla sera precedente. Evidentemente non si fidava a lasciarli andare in giro soli in territorio nemico.
3 ottobre. Rastrellamento all’alba a Porta Palazzo. Un centinaio di poliziotti circondano un caseggiato di corso Regina Margherita e fanno irruzione in 44 appartamenti, sfondando porte e portando via la gente in massa. Trenta i clandestini trattenuti in questura, alcuni dei quali sono finiti dentro al Cpt.
27 settembre. Ilda Curti, assessore all’integrazione del comune di Torino, è stata contestata da alcuni solidali con le famiglie rumene sgomberate nel mese di luglio da via Pisa 5. La Curti stava moderando un dibattito dal titolo Gipsy Time (il tempo dei gitani), ma appena ha preso la parola per introdurre gli ospiti è stata zittita dagli antirazzisti, che gli hanno ricordato le sue responsabilità rispetto a quello sgombero, volantinando ed esponendo uno striscione che diceva “Casa per tutti – basta sgomberi”. Dopo una iniziale gazzarra con gli organizzatori del dibattito letteralmente in lacrime, un’esponente dell’assemblea antirazzista torinese ha preso la parola per raccontare la storia di quell’occupazione agli italiani e ai rom presenti in sala, suscitando l’applauso del pubblico. Pare che la Curti, una volta ritornata a casa, sia scoppiata in lacrime, ridendo istericamente.