31 gennaio. Dopo la recente occupazione di un appartamento popolare in sostegno a una famiglia, il Comitato Popolare Vallette Lucento riprende la sua consueta dialettica con chi govena questa città e ha deciso di andare a contestare la signora Appendino al Circolo dei Lettori. Che avvenga con grida, striscioni e qualche spintone con la Digos, sempre di dialogo si tratta, seppur nella forma più petulante della lamentela: “Sono infatti settimane che cerchiamo di incontrare la Sindaca per discutere di questi temi, e ricordarle che mesi fa aveva promesso un tavolo di confronto alle famiglie in emergenza abitativa del quartiere Vallette Lucento.” Infine tornano a casa con una “lettere d’impegno a non sgomberare le famiglie in occupazione di casa ATC finché non venga trovata una soluzione dignitosa e giusta”.
31 gennaio. Angela, madre di tre figli, si è presentata questa mattina con alcuni sfrattandi solidali e con lo sportello Prendocasa presso gli assistenti sociali di via De Sanctis. Dopo alcune ore di occupazione e un incontro con la persona responsabile del suo caso ha ottenuto che l’assessorato alle politiche abitative sottoponga la sua pratica alla Commissione Emergenza Abitativa, cui partecipa anche la Questura, con la richiesta di eseguire lo sfratto solo dopo che le sia stata trovata una soluzione.
Tarik è al Cpr di Torino e in questi giorni lo deporteranno in Egitto. Un destino segnato per tanti all’interno delle strutture della detenzione amministrativa, eppure il suo caso si iscrive più di altri nella fascia sfumata del diritto che diventa rappresaglia esplicita, soprattutto perché si consuma all’interno di gabbie e nel loro sistema di vasi comunicanti.
Tarik aveva il permesso di soggiorno familiare, essendo sposato con una ragazza italiana, ma è finito in carcere per una lite sanguinosa. Quando si trovava in carcere a Cuneo, nella stessa prigione hanno portato proprio l’uomo con cui aveva avuto il diverbio e nonostante avesse chiesto formalmente il divieto di incontro, i secondini gli hanno lasciato la cella aperta e hanno permesso tra i due nuovamente lo scontro. A rimetterli a posto sono state però le guardie stesse che sono intervenute pestandoli entrambi.
Dopo questo episodio Tarik è stato trasferito tumefatto al carcere di Vercelli e lì ha chiesto di parlare con il direttore al quale in maniera avveduta ha chiesto se si volesse prendere la responsabilità della sua morte o se volesse immortalare le condizioni delicatissime precedenti al suo arrivo. Il direttore del carcere vercellese, certamente più per togliersi un onere che per magnanimità, l’ha fatto accompagnare in infermeria dove gli effetti delle percosse sono stati fotografati e passati agli atti.
Quelle immagini sono la base di una denuncia che Tarik ha sporto contro i secondini che l’hanno pestato. Caso vuole che poco dopo aver dato via alla procedura, gli sia arrivato il diniego di rinnovo di permesso di soggiorno. La motivazione? Una poco argomentata pericolosità sociale.
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Le politiche di gestione e riorganizzazione del Welfare sono oggetto di profonde trasformazioni. Se dopo la metà del ‘900 lo Stato aveva necessità di garantire un sistema di riproduzione sociale, ora le decurtazioni e i tagli all’apparato dei servizi erogati dagli enti dello Stato sono sempre maggiori, rendendo difficile, se non impossibile, l’accesso a una grossa fetta di popolazione.
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30 gennaio. Durante un’operazione di polizia in Barriera di Milano, tra via Baltea, via Scarlatti e via Montanaro, sono state identificate 30 persone. Dieci sono stati portati in Questura per accertamenti sull’identità e tre di questi sono stati espulsi poichè clandestini. All’interno dell’In’s di corso Giulio Cesare 128 un ragazzo ghabonese è stato seguito dalla polizia e arrestato in flagranza per una cessione di stupefacenti. A suo carico pendeva anche una misura di divieto di dimora dal Comune di Torino. In via Sesia un trentenne senegalese è stato arrestato per possesso di cocaina, riscontrando anche a suo carico un definitivo di 9 mesi da scontare per false generalità. In un market africano due persone sono state portate via per “comportamenti anomali”, successivi accertamenti avrebbero verificato “l’ingestione di corpi estranei”, portandoli così all’arresto. Infine in seguito ad un controllo nella Barriera più a nord, in via Ghedini, un italiano di 53 anni è stato portato via perchè destinatario di un definitivo di 4 anni da scontare.
30 gennaio. Sciopero al Liceo Regina Margherita e presidio in duecento (tra studenti, professori, genitori e personale Ata) davanti all’Ufficio Scolastico Regionale. Una struttura scolastica fatta di tre sedi e con 1500 studenti, che negli ultimi anni ha affrontato serie lacune organizzative di cui sarebbe responsabile la governance dell’attuale Preside. Responsabili di dipartimento mancanti, nessun percorso di orientamento per l’Università, gite scolastiche a rischio, sono alcune delle lamentele portate avanti da chi oggi ha deciso di manifestare in corso Vittorio Emanuele II 70.
29 gennaio. Dall’incontro concluso nel pomeriggio tra sindacati e azienda, all’Unione Industriale di Torino, continua a comparire quel numero, inesorabile come una sentenza: 497 (su 537) sono i lavoratori che l’Embraco, stabilimento di Riva presso Chieri, ha intenzione di licenziare in tronco entro 56 giorni da oggi. Trecento lavoratori hanno manifestato per le vie della città e sono rimasti in presidio ad attendere l’esito dell’incontro. Intanto rimangono le stiracchiate speranze nei confronti di un possibile intervento riparatore del Governo, che rieccheggia nelle parole trite e ritrite del Presidente Mattarella: “Una multinazionale non può cancellare i diritti di 497 cittadine e cittadini in questa maniera, dopo aver sfruttato tutto quello che poteva”.
27 gennaio. Questa mattina è stata effettuata un’operazione anti-abusivismo commerciale, ad opera della Polizia Municipale, in quel di Porta Palazzo. Un nigeriano, un marocchino e una donna ghanese sono stati sorpresi con numerosi capi contraffatti. Un altro venitore abusivo è stato sorpreso con cappellini e scaldacollo e, infine, quattro donne sono riuscite a scampare l’identificazione lasciando però in mano agli agenti cibo, pomate medicinali e cosmetici che stavano cercando di vendere in Piazza della Repubblica sud.ovest.

Chi, alle prime luci del giorno, si è trovato questa mattina a passare per corso Vercelli, nel tratto compreso tra corso Novara e la sede della Circoscrizione 7, non ha potuto fare a meno di notare il voluminoso contingente delle forze dell’ordine posteggiato lungo la strada. Quattro blindati della Celere, altrettanti gipponi della Polizia, una decina di auto della Municipale oltre ad alcune vetture di agenti in borghese non possono certo passare inosservati, anche in strade, come quelle di Aurora, abituate a una massiccia presenza di forze dell’ordine. Solo poche ore prima, tanto per citare l’ultimo episodio, a poche decine di metri da dove all’alba sostavano i poliziotti, si era svolta una maxi retata che, chiusi i due ingressi dei giardini ex Gft, ha consentito di identificare decine di persone e fermarne alcune.
Questa mattina, il luogo dove stazionava la polizia non consentiva invece di comprendere immediatamente l’obiettivo dell’operazione. Sicuramente la sensazione di pericolo, alla vista di un tale spiegamento di forze, sarà stata condivisa da molti abitanti di Aurora, che non possono aspettarsi altro che guai dalle forze dell’ordine. Se escludiamo i compagni che vivono all’Asilo di via Alessandria 12 o gli abitanti dell’occupazione di corso Giulio Cesare 45, stabili il cui sgombero richiederebbe ben altri numeri di poliziotti, il blitz avrebbe potuto dirigersi contro gli occupanti delle case popolari di via Aosta e via Cuneo, contro le numerose persone che vivono di attività extralegali in zona o verso uno stabile qualsiasi, anonimo ma abbastanza fatiscente da richiamare l’attenzione delle autorità, specie se non tutti i suoi abitanti hanno i documenti, o le utenze, in regola.
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24 gennaio. Campagna elettorale aggressiva per la Lega Nord in quel di Barriera di Milano, uno dei quartieri a più alto tasso di abitanti immigrati. Ecco qui un maxi manifesto ritrovato in piazza Bottesini.