Piccoli grandi disagi

17 giugno. Gli amici di Pierfranceso Liguori, funzionario della Croce Rossa Militare, non riescono più a chiamarlo allo 011.882496, perché nel primo pomeriggio il povero utente ha disabilitato il suo numero di telefono, esasperato dalle continue telefonate di protesta per i maltrattamenti subiti dai detenuti del Cpt e per le continue espulsioni. A Milano Malpensa, invece, i centralinisti dell’Ente Nazionale Aviazione Civile non alzano più nemmeno la cornetta per paura di sorbirsi interminabili prediche sulle responsabilità dell’Enac in merito alle espulsioni di stranieri irregolari.

Problemi di cuore

17 giugno. Il recluso del Cpt che la settimana scorsa aveva fatto lo sciopero della fame perché, in quanto cardiopatico, voleva essere curato, è stato prelevato questa mattina dalle gabbie e rimpatriato (forse in una “patria” sbagliata). Tra l’altro, aveva denunciato dei seri disturbi ad un orecchio, in seguito a forti schiaffi ricevuti mentre era ammanettato. Al momento dell’espulsione lui ha provato a ribellarsi e si è tagliato i vestiti, rimanendo nudo. Quindi c’è stata tensione, resistenza, e pare che ieri pomeriggio ci siano stati degli interrogatori, dentro al centro, su questo fatto (non sappiamo curati da chi, e in che modo).

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Cento

16 giugno. Rastrellamento in grande stile nella zona di piazza Sassari. Cento le persone controllate. Tra queste, a tre è stato notificato un decreto di espulsione e un quarto è stato arrestato, sempre perché senza documenti. Altri due, invece, sono finiti dentro accusati di spaccio.

Tre suore

16 giugno. Due anni per aver rubato un cellulare e qualche spicciolo. È successo ad un pregiudicato torinese, che ha fatto l’errore di andarseli a prendere dentro al Cottolengo. Tre suore, insospettite per la sua presenza ai piani alti, l’hanno inseguito e trattenuto. Lui ha provato a fare resistenza e a scappare, ma col solo risultato di essere condannato per rapina impropria, resistenza e lesioni.

Operai

16 giugno. Alla notizia che a fine anno la fabbrica sposterà gli impianti verso paesi dove il lavoro è ancora più insicuro e malpagato che da noi, gli operai della Cabind di Chiusa San Michele bloccano la produzione e presidiano gli ingressi. Sono in 76, invitano tutti ad andarli a trovare e si dicono dispostissimi a resistere fino a dicembre.

Presidio flash e nuova espulsione

15 giugno. Sul far della sera un piccolo gruppo di antirazzisti inscena un presidio-lampo sotto al Cpt. Musica, mortaretti, fischietti e battiture fino all’arrivo dei Carabinieri. Da dentro, come sempre, una buona risposta: fischi ed urla. Si scopre però che, in mattinata, ci sono stati altri due rimpatri, anche questa volta eseguiti grazie ad un sotterfugio, giacché i due sono stati chiamati fuori dalle gabbie “per una visita medica” e, soprattutto, giacché mai si era vista prima una espulsione domenicale. Anche questi due erano testimoni della morte di Hassan.

Espulsione (con truffa) dal Cpt

13 giugno. Nella mattinata di ieri, tre detenuti della sezione in cui è morto Hassan sono stati presi dalla polizia e portati fuori dal centro. “Per interrogarli”, hanno detto le guardie. In effetti, a venti giorni di distanza dalla morte di Hassan, non esiste ancora alcuna versione ufficiale dei fatti, non si sanno i risultati dell’autopsia, non si ha alcuna notizia di inchieste o interrogatori. Niente di niente. Era plausibile, dunque, che avrebbero incominciato prima o poi ad interrogare chi quella notte c’era. Sta di fatto che i tre al centro non ci sono più tornati. Solo oggi i loro compagni di prigionia hanno scoperto che sono stati rimpatriati. Non è chiaro se, prima dell’espulsione, siano stati interrogati davvero. Una truffa per tenere tutti – dentro e fuori – calmi e buoni. Esattamente come la promessa delle autorità di non espellere i testimoni di quella notte. Nonostante questi rimpatri, il numero degli internati nel Cpt è salito ad 80 persone.

Concorrenza sleale

13 giugno. Anche i sindacati di polizia non vedono bene l’emendamento del “pacchetto sicurezza” che prevede ronde di soldati in città. Preferirebbero che i militari del reggimento di Cavalleria di Pinerolo – sarebbero loro a dover calare su Torino – stazionassero di fronte agli obiettivi sensibili, senza pattugliare la città. “Non hanno la stessa nostra preparazione giuridica”, avrebbe detto il Segretario del Siulp Antonio Bravo.

Occupazione

13 giugno. Non ricevono lo stipendio da tre mesi, e in 66 occupano la fabbrica, la Tecumseh di strada delle Cacce.