Baldacci

Una settimana fa è morto Fathi Hassan Nejl, magrebino di 38 anni.

È morto perché non aveva i documenti.
È morto perché la Legge lo ha chiamato: «clandestino».
È morto perché una organizzazione umanitaria — la Croce Rossa italiana — lo ha lasciato agonizzare senza cure.
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Burocrati

2 giugno. Sono i giudici di pace a decidere se un clandestino deve essere espulso o meno, e le udienze per la convalida dell’espulsione vengono effettuate nel CPT. Rosa Battaglia Ott, coordinatrice dei giudice di pace di Torino, racconta ai giornali il suo “duro lavoro” da burocrate complice delle espulsioni. «Negli occhi di certi immigrati leggi proprio la disperazione. Ti raccontano la loro vita nella speranza, a volte sono racconti strazianti ai quali è difficile rimanere indifferenti. Ma la pietas non può avere il sopravvento, la legge va applicata e non si possono fare deroghe basandosi sul racconto più commovente».
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La barriera

31 maggio. Due volanti parcheggiate in piazza Sofia. Un normale controllo anti immigrazione clandestina in Barriera di Milano, ma qualcuno forse non ce la fa più, e tenta di incendiare una delle due macchine con uno straccio imbevuto di liquido infiammabile gettato sul cofano. Gli agenti riescono comunque a spegnere l’incendio e ad arrestare 6 clandestini.

Fuori e dentro una gabbia

Per raccontarvi questa settimana al Cpt può bastarvi questa intervista, raccolta da Radio Blackout proprio durante lo svolgimento del presidio e della manifestazione di sabato.
Noi fuori – anche in tanti – ad urlare e a battere e lanciar petardi.
Lui dentro ad ascoltarci far casino e a parlare con la radio.
Noi fuori – in tanti, sì in tanti – ad urlare e battere ed ascoltare le sue parole dalle casse dell’amplificazione. Parole da oltre il muro e da oltre la grata. Parole da dentro la gabbia.
«Libertà. Spaccate tutto, libertà!»
Per noi è difficile tornare a casa, dopo.
Per lui, per lui, tornare a casa è ancòra impossibile.
E quell’ancòra siamo noi, siete voi.

Ascolta l’intervista:
[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/310508_rbo_intrervistaadunrecluso.mp3]

leggi l’articolo de “La Stampa” sul corteo e sul presidio:
Qualcuno comunica le liste passeggeri

Un corteo e un presidio (fuori dalla gabbia)

31 maggio. Nel pomeriggio un corteo parte da piazza Sabotino, per dirigersi verso il Cpt. Centinaia di persone, italiani e stranieri, sfilano chiedendo la chiusura del Centro e libertà di movimento per tutti. Intanto, un gruppo di antirazzisti comincia a radunarsi sotto le mura del lager torinese, ad urlare “libertà”, a parlare con i reclusi, ad esplodere mortaretti e fuochi d’artificio. Prima in pochi, poi diventano centinaia pure loro, fino all’arrivo di molti dei partecipanti al corteo, che si è concluso a qualche centinaia di metri di distanza. Da dentro rispondono, telefonano ed urlano: “basta fascismo: spaccate tutto, liberateci”.

Una mattina qualsiasi (in una gabbia)

31 maggio. Proprio nella stessa sezione dove è la settimana precedente era morto Hassan, le guardie entrano con i manganelli e si avventano su due reclusi. Uno lo spogliano, lo ammanettano mani e piedi e lo riempiono di manganellate. L’altro pure se le prende, ma da vestito. La colpa contestata ai due era di correre nelle gabbie – di giocare ad evadere. Uno dei due viene trasportato fuori e si pensa verrà arrestato. La notizia esce e in pochi minuti comincia a muoversi la catena della solidarietà. Ancora una volta i centralini dei responsabili del centro vengono inondati di telefonate e dopo un’oretta il ragazzo ritorna, livido, nella gabbia coi suo compagni.

La rivolta non ha genere

30 maggio. Durante un blitz della polizia al club Glams, gli oltre 500 presenti, tra cui alcuni trans brasiliani, fischiano gli agenti, guidati dal vicequestore Sanna, e intonano cori da stadio. “Serpeggia una curiosa intolleranza verso le forze dell’ordine, in perfetta sintonia con gli episodi di piazza Vittorio,” chiosa la Stampa.

Una giornata tranquilla (in una gabbia)

30 maggio. Poche novità da dentro il Cpt di Corso Brunelleschi, dopo i balli di ieri. Ancora parlamentari in visita, questa mattina. Questa volta una del Partito Radicale: niente di ché, ma vuol dire che nonostante la calma apparente i casini appena passati preoccupano ancora. Aria di festa stamattina, perché quattro persone sono state liberate: le ragazze. Ora nel centro sono tutti maschi e li stanno “diluendo” nella sezione rimasta libera. Vogliono fare posto per nuovi
prigionieri? Vogliono allentare densità e tensione in vista di domani?
Vedremo.

Fiasco

30 maggio. Sansalvario. L’ennesima retata antidroga che ha impegnato una cinquantina di carabinieri, si rivela un fiasco: degli spacciatori neanche l’ombra. Il sostituto procuratore Andrea Padalino che ha assistito personalmente alle operazioni, rimane a bocca asciutta e dichiara amareggiato: “incredibile.”