27 maggio. Pinerolo. Per difendere dallo sgombero il suo orto abusivo, un uomo di 67 anni ha minacciato i vigili urbani con un falcetto. È intervenuta una pattuglia di Carabinieri che ha arrestato l’uomo, consentendo ai civich di spianare il terreno.
27 maggio. Alcuni solidali con i detenuti del Cpt in sciopero della fame tendono un cavo d’acciaio attraverso il sottopasso di piazza della Repubblica, assieme a uno strisicone su cui si legge “Cpt=lager”. Traffico in tilt per un’ora lungo corso Regina fino al Rondò della Forca
Questa sera, martedì, ci sarà un presidio di fronte ai cancelli del Cpt, dove sta proseguendo lo sciopero della fame degli internati. Dalle nove in poi.
Aspettando l’ora del presidio, ascoltate cosa abbiamo tirato fuori per voi dall’archivio infinito di Radio Blackout.
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26 maggio. Dopo il morto di sabato mattina e la rivolta di domenica sera, il Cpt diventa il fulcro dell’interesse pubblico e politico torinese. Giornalisti e politici sfilano ai cancelli. Gli internati rifiutano il pranzo, mentre la polizia blocca la consegna dei pacchi che arrivano dai familiari o dagli amici. Dopo il dileguarsi degli obiettivi fotografici dei giornalisti e dei politici, le guardie prelevano i detenuti due per volta, per interrogarli. Gli immigrati hanno paura di ripercussioni e di venire picchiati. In particolare temono di venire deportati in Libia: raccontano di alcuni tunisini deportati in Libia e uccisi a colpi di arma da fuoco dai poliziotti libici, mentre scendevano dall’aereo. Temono di pagare con la propria pelle la “sicurezza” tanto cara agli italiani. (more…)
25 mai. Pe sediul Crucii Roşii din via Bologna apar nişte texte care denunţă întâmplările din CPT: “Asasini” şi “CRI complicele CPT”. Aproape de ora 18 în faţa centrului în jur de şaizeci de persoane participă la un prezidiu în solidaritate cu captivii: urlete, palpitaţii şi intervenţii la microfon pentru aproximativ două ore. Mulţumită unui număr de telefon, solidarii menţin contactul cu captivii, care dezvăluie povestiri despre striviri, violenţe şi psihofarmaceutice administrate nu doar în mâncare. Înspre seară protestul imigranţilor continuă cu greva foamei şi cu devastarea mobilierului din centru. Poliţia nu intervine, rămâne pentru a se uita.
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26 maggio. Un presidio organizzato dalla Lega Nord per chiedere case (solo) per gli italiani e calci in culo (anche) per i Rom viene contestato sotto al comune da un gruppo di antirazzisti. La celere si schiera a protezione dei leghisti, che incassano solo un bel po’ di insulti. Alla sera altri antirazzisti contestano invece all’entrata l’ennesimo dibattito organizzato dai Comitati sulla sicurezza in città, moderato come sempre da Beppe Fossati.
A cunoscut-o acum aproximativ o lună, la Torino. Şi-au dat mâna. «Abder, îmi pare bine». «Joséphine, sau Josi, plăcerea e de partea mea». S-au plăcut imediat. Simpatic, uneori timid, câteodată lăudăros, dar întotdeauna gentil. Prea matur pentru anii pe care îi avea, 19. Şi frumos. Frumos şi imposibil, cu ochii negri şi cu aerul său mediteranean şi cu tot restul …S-au plăcut imediat, cum se întâmplă uneori. Se vedeau destul de des, când Joséphine cobora la Torino, sau la sfârşitul săptămânii la Aosta, unde era născută ea.
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25 maggio. Sulla sede della Croce Rossa in via Bologna compaiono alcune scritte che denunciano quanto accaduto nel CPT: “Assassini” e “CRI complice dei CPT”. Intorno alle 18 di fronte al centro una sessantina di persone partecipano ad un presidio in solidarietà con i reclusi: urla, battiture e interventi al microfono per circa due ore. Grazie ad un numero di telefono, i solidali si mettono in contatto con i reclusi, che raccontano storie di pestaggi, violenze e psicofarmaci, somministrati non soltanto nel cibo. Nella serata la protesta degli immigrati prosegue con lo sciopero della fame e con la distruzione degli arredi del centro: materassi, coperte, reti, tutto ciò che si trova all’interno delle loro celle viene buttato fuori.
Passano tutta la notte svegli urlando la loro rabbia. Qualcuno tenta un atto estremo snervato dalla condizione in cui si trova, tentando di impiccarsi, ma i suoi compagni lo soccorrono evitando che il gesto abbia delle conseguenze. La polizia non interviene, e resta a guardare.
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Lo aveva conosciuto all’incirca un mese fa, a Torino. Si erano dati la mano. «Abder, piacere». «Joséphine, o Josi, piacere mio». Le era piaciuto subito. Simpatico, a volte timido, ogni tanto un po’ spaccone, ma sempre gentile. Più maturo degli anni che aveva, 19. E bello. Bello e impossibile, con gli occhi neri e il suo sapor mediorientale e tutto il resto… Si erano piaciuti subito, come capita a volte. Si vedevano abbastanza spesso, quando Joséphine scendeva a Torino, o durante i fine settimana ad Aosta, dove era nata lei.
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24 maggio. Nel CPT di corso Brunelleschi un immigrato viene lasciato morire nel suo letto, forse di polmonite. Nonostante le richieste di aiuto dei suoi compagni di cella, le guardie e la Croce Rossa lo lasciano nel letto con la bava alla bocca. “Qui siamo come in un canile, dove se abbai nessuno risponde”, dicono altri reclusi nel CPT. E gli agenti sono tutti in allerta, perché tanti reclusi hanno annunciato uno sciopero della fame, per tentare di rompere il silenzio. Nelle stesse ore, un altro straniero ha tentato la fuga: preso dalle guardie è stato massacrato di botte e viene ricoverato in ospedale. Ai medici la polizia spiega che si è fatto male da solo, cadendo. Quando lo riportano al CPT ha il mento rotto, la schiena piena di lividi, entrambi i polsi rotti e non riesce a camminare.