Nuotano?

27 novembre. Alcune bici GoBee.Bike, destinate a incrementare i servizi sharing della città, finiscono nel Po. Le bici sono state scaricate a Torino appena la settimana scorsa, hanno un lucchetto Gps collegato a un app che permette di lasciarle ovunque, letteralmente.

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Tentativi

27 novembre. Tre ragazzi detenuti nel carcere minorile Ferrante-Aporti appiccano il fuoco alla loro cella. Vengono portati in ospedale per ustioni e intossicazione da fumo.

Libertà l’ho vista dormire protetta da un filo spinato

 

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Fuochi d’artificio sul fare della fredda sera. Ieri con questo saluto pirotecnico un gruppo di nemici delle espulsioni si allontana dal Cpr torinese dopo un presidio di qualche ora, con la promessa di tornarci presto a portare anche solo una voce più alta delle mura. Nelle ultime settimane più volte le voci fuori si sono unite a quelle dentro, qualche auto arriva in c.so Brunelleschi per rompere la solitudine di chi lotta contro la struttura che lo imprigiona, per qualche minuto si urla insieme “Libertà!” prima che arrivino le volanti che presidiano 24 ore su 24 il perimetro fortificato del Centro.

I reclusi, dopo la rivolta del 13 novembre, subiscono un controllo ancor più afflittivo e alcuni di loro sono ancora rinchiusi nell’isolamento, altri due dormono al freddo in mensa dove il riscaldamento non c’è mai stato. Tuttavia non c’è mai neanche un dubbio nelle loro voci e la rivolta non è mai qualcosa di cui pentirsi ma sempre una questione di possibilità: stare là dentro fa schifo e quando si riesce a organizzarsi insieme va da sé.

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Il paradigma di una società in crisi

 

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Entrare nel ventre vitreo del mostro è molto più facile del previsto.

È sufficiente dare il proprio nome alla receptionist per essere aggiunti alla lista di prezzolati partecipanti all’evento e in quattro e quattr’otto ritrovarsi sulla scala mobile del più discusso centro di potere torinese, il tempio israelitico griffato del nuovo millennio.

   «guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!».

No, non inganna il facile accesso, infatti l’evento che ci si appresta ad assistere dentro al grattacielo di Intesa Sanpaolo è così elitario, per contenuti e pubblicizzazione, che non c’è pericolo che arrivino persone sconvenienti. L’incontro è rivolto a la crème (de la merde) delle fondazioni bancarie e d’impresa, economisti, dirigenti delle cooperative, sindacalisti e giornalisti per presentare il Terzo Rapporto sul Secondo Welfare, a cura del Centro di Ricerca Einaudi. L’architettura svolge poi il suo compito – ça va sans dire – perché il palazzo è progettato con l’auditorium ai primi piani e per arrivarci vi è un’unica scala mobile. Non è dato vedere altro, si può solo entrare o uscire dalla sala in questione, al massimo andare in bagno.

In realtà gli indesiderabili ci sono, con l’odio stretto tra le mani, a raccogliere informazioni sulle future politiche con cui i signori cercheranno di gestire la vita agra del mondo prossimo.

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Dal tribunale

 

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Lunedì si è concluso il primo atto del processo contro la resistenza agli sfratti realizzatasi in alcuni quartieri di Torino tra l’estate 2011 e la primavera del 2014. Il bilancio della sentenza è di 27 compagni condannati a pene che vanno da 1 anno ai 2 anni e 9 mesi di reclusione. Alcuni imputati sono stati condannati al risarcimento di qualche proprietario di casa costituitosi parte civile e dei loro avvocati. Due compagni sono stati invece assolti e le accuse più gravi – il sequestro – cadute per tutti. L’udienza è stata anche l’occasione per salutare Beppe che si trova ancora alle Vallette.

Il giorno seguente altri compagni hanno scelto di presentarsi all’udienza del processo in cui sono accusati di aver fatto violenza contro dei carabinieri per ostacolare un controllo di documenti, procedimento per il quale sono stati arrestati a maggio e per sei mesi sono stati rinchiusi prima in carcere e poi a casa con l’impossibilità di comunicare, per il quale ora hanno l’obbligo di firmare in maniera quotidiana in caserma. I compagni hanno deciso di trovarsi in aula per leggere una dichiarazione per precisare alcune cose.

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Di nuovo e finalmente, fuoco al Cpr

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Due notti fa i reclusi del Cpr torinese hanno dato fuoco all’area blu e a quella verde rendendo inagibili diverse stanze. La celere è arrivata immediatamente dispensando lacrimogeni e botte, insieme ai pompieri che hanno pensato bene di raffreddare gli animi lavando letteralmente i reclusi con le pompe dell’acqua. I celerini ci sono andati particolarmente pesanti con i manganelli e gli schiaffi soprattutto nell’area blu dove da dentro ci arrivano notizie di diversi feriti. Spenti gli incendi è stata effettuata una perquisizione alla ricerca dei temutissimi quanto efficaci accendini mentre fuori dalle mura dei fuochi di artificio hanno salutato i reclusi e portato solidarietà alla rivolta.

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Ogni tanto, buone nuove

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La frenesia che ha caratterizzato questi giorni ci ha impedito di dare tempestivamente una buona notizia che riguarda i compagni arrestati lo scorso maggio e che da allora, dopo un periodo di detenzione in carcere, hanno atteso chiusi dietro una porta di casa, silenziati e isolati dalle restrizioni.

Due giorni fa il giudice ha modificato per tutti e sei la misura cautelare degli arresti domiciliari tramutandola in firme giornaliere. Antonio, Giada, Fabiola e Greg sono quindi potuti uscire dalle abitazioni in cui erano ristretti mentre Cam, Antonio e Fran sono ancora agli arresti domiciliari senza restrizioni, perché sulla loro testa grava un ulteriore procedimento. Si tratta dell’operazione del 3 di agosto per la quale Lerry sta ancora scontando la detenzione preventiva ai domiciliari mentre Beppe è detenuto alle Vallette a causa dell’aggravamento di misura di cui già vi avevamo parlato.

Nell’inchiesta del 3 di agosto sono coinvolte anche Monica e Michela a cui è stato appioppato un divieto di dimora non ancora ritirato.

Se le misure cautelari inflitte quest’estate paiono essere ancora troppo fresche per immaginare una loro modifica, per l’inchiesta di maggio il processo è già iniziato e si avvia velocemente alla conclusione.

Il prossimo appuntamento in aula è previsto per il 21 di novembre al Tribunale di Torino, data in cui si potranno andare a salutare le persone ancora ristrette ai domiciliari.

Per il momento l’invito è di scrivere a Beppe, ancora detenuto, e di farsi sentire con chi, gravato dalle restrizioni, non ha potuto per mesi sentire voci amiche e vedere volti cari.

Per scrivere a Beppe:

Giuseppe De Salvatore

Casa Circondariale Lorusso e Cutugno

via Maria Adelaide Aglietta 35

10149 Torino

Tentata fuga e altre storie

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Il cibo è una merda. Il più delle volte pranzo e cena vengono serviti marci al Cpr di c.so Brunelleschi. In molti decidono di non mangiarlo e di condividere quello dei pacchi di vettovaglie che arrivano da parenti e amici, in pochi si possono permettere di comprare qualche prodotto alimentare scegliendo dall’esosa lista che viene proposta.

Se non mangi la sbobba che ti servono, se non ti puoi permettere di acquistare altro – beh – tutti fattacci tuoi.

Qualche ragazzo arrivato dal Centro di Brindisi, trasferito nel capoluogo sabaudo a causa di lavori di ristrutturazione nel Cpr pugliese, dice che qui non si può permettere neanche di comprare il latte e che tutto dentro alle mura di c.so Brunelleschi ricorda la vita in catena di montaggio.

“Come in fabbrica sembra di stare qui! Vedi quasi sempre solo i lavoranti che fanno quello che gli dicono, i direttori e la polizia, e non si capisce mai come veramente funziona perché parli con questi che sono stronzi ma alla fine non contano un cazzo”.

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