Son tornate
8 marzo. Quasi diecimila donne percorrono in corteo il centro di Torino, sufficientemente incazzate. Molte gridano: “Tremate, tremate, le streghe son tornate”.
8 marzo. Quasi diecimila donne percorrono in corteo il centro di Torino, sufficientemente incazzate. Molte gridano: “Tremate, tremate, le streghe son tornate”.
8 marzo. Cinquecento euro rubati nottetempo nella sede del Partito Democratico, in piena piazza Palazzo di Città. Nei mesi scorsi, nella stessa sede erano scomparsi anche tre televisori al plasma.
7 marzo. “La Casa”, si è risvegliata listata a lutto, completamente avvolta da teli neri e da due striscioni: “Edo e Sole 10 anni nel cuore e nelle lotte” e “Lo stato uccide chi non doma”. La struttura era stata occupata nel 1996 e sgomberata 10 anni fa in seguito all’inchiesta che vide coinvolti Edo, Sole e Silvano, i tre anarchici arrestati il 5 marzo 1998 con l’accusa di essere gli autori di numerosi sabotaggi anti-tav avvenuti in Valle di Susa.
7 marzo. Più di cento persone identificate in due giorni di controlli particolarmente fitti in centro, a Porta Palazzo, ai Murazzi e a San Salvario. Trenta gli espulsi, due gli arresti per non ottemperanza all’ordine di espulsione, uno per vendita di merce contraffatta.
7 marzo. Mario Carossa, della Lega Nord, ha presentato l’ennesima interpellanza in Comune per chiedere lo sgombero de “la boccia” occupata, dopo il ridicolo risultato del presidio “di cittadini” di qualche giorno prima.
7 marzo. Blitz anticlericale contro lo sportello del Movimento per la Vita all’interno dell’ospedale Mauriziano. Sigillata la serratura con silicone e affissi alcuni manifesti, alcuni dei quali recitavano: “Movimento per la Vita = Aborto Clandestino”, “Preti fatevi i cazzi vostri”, “Senza Dio, senza Legge, libere di scegliere”.
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È significativo che, nella loro «Risposta a Machete», “alcuni anarchici” abbiano scelto come viatico le parole del più noto anarchico italiano sostenitore, oltre che dell’organizzazione formale, della necessità di stringere alleanze tattiche pur di arrivare all’agognata rivoluzione, scritte nel pieno della sua battaglia contro gli untorelli individualisti. Ancor più significativo è che di quel testo abbiano preferito ricordare solo il nome del periodico che lo ha ospitato, omettendone il titolo: «Andiamo fra il popolo».
La nostra impressione è che la vera spina dorsale della replica di “alcuni anarchici” sia costituita per l’appunto dal loro riferimento a Malatesta, a questo Malatesta — e da tutto ciò che si trascina dietro. Differenziandosi solo nella forma — dove non v’è traccia di flemma — il loro intervento ripete pari pari la secolare apologia dell’utilità pratica del buon senso con la conseguente riprovazione di chi, essendone privo, viene a rompere le uova nel paniere a chi si appresta a venderle alle masse. Infatti, così si legge nell’articolo in questione di Malatesta: «Ma quando si credeva di poter infine ricominciare un lavoro serio ed a larga base, ecco che venner fuori alcuni compagni i quali, per una malintesa intransigenza, elevarono l’isolamento a principio, e secondati dall’indolenza e della timidezza di tanti, che trovavano in quella “teoria” una comoda scusa per non far nulla e non correr nessun rischio, riuscirono a ricacciarci nell’impotenza».
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6 marzo. Savigliano (CN). Carabinieri perquisiscono un pulman che stava per portare i ragazzi di una scuola superiore in gita. Sequestrati hashish e droge sintetiche nascosti nei bagagli e tra i sedili.
5 marzo. Udienza contro Marco, anarchico accusato di aver ferito un poliziotto durante il corteo che, il 6 dicembre 2005, protestava per lo sgombero del presidio no-tav di Venaus avvenuto la notte precedente.
5 marzo. Il tanto annunciato presidio di An e Lega contro “la boccia” occupata si rivela una bufala: all’appuntamento si presentano solo una decina di militanti fascisti, che vengono sommersi dai lazzi di un centinaio di compagni, tra occupanti e solidali, radunatisi dall’altra parte della strada.
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