Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi a sfondo razziale. Insulti e aggressioni ai danni di stranieri stanno diventando episodi comuni nel paesaggio cittadino. Un giorno semplici minacce, il giorno dopo una testa rotta, e poi ancora il rogo di un campo Rom: così, come se fosse normale.
La propaganda dei gruppi leghisti o fascisti – ritenuta da molti marginale e folkloristica – sta facendo presa, trasformandosi in pratica diffusa e pericolosa.
Il tumore razzista produce metastasi, che rischiano di divenire incontrollabili.
Del resto, quando si fatica ad arrivare alla fine del mese, quando non ci si sente più a casa da nessuna parte, quando non si capisce bene cosa ci possa riservare il futuro, la propaganda razzista fornisce rassicurazioni a buon prezzo: la colpa di tutto è sempre degli ultimi arrivati, «che rubano donne, lavoro e sicurezza».
E mentre si scalda la guerra tra i poveri, i padroni ingrassano. Perché le paranoie razziste e quelle securitarie rimettono in riga tutti quegli stranieri – clandestini o regolari che siano – costretti a lavorare in condizioni di semi-schiavitù nei cantieri, nelle fabbriche, nelle case e per le strade della città. Le aggressioni di questi mesi, unite alle continue retate, allo spettro della clandestinità, ai titoli isterici dei giornali, alle politiche repressive degli amministratori comunali, convincono anche i più riottosi a lavorare duro e, soprattutto, in silenzio.
In tanti si dividono la responsabilità di questa situazione, oppure ne approfittano: politici di destra e di sinistra, questori e prefetti, industriali, malavitosi e piccoli imprenditori – italiani e stranieri.
Fermare il tumore razzista in città è urgente e necessario. E la prima cosa da fare per fermarlo è tappare la bocca a tutti quei gruppi che hanno fatto del razzismo il proprio cavallo di battaglia, il centro della propria propaganda.
Se i discorsi razzisti non sono più solo parole al vento, neanche i sinceri antirazzisti possono più limitarsi alle chiacchiere.
Nicio pace pentru rasişti
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19 febbraio. Anche a Leinì i carabinieri amano la caccia. In un giorno solo hanno arrestato cinque stranieri – quattro accusati di vendere merce falsa al mercato, uno per problemi con il permesso di soggiorno.
19 febbraio. In serata, un gruppo di antirazzisti si materializza sotto l’abitazione torinese dell’europarlamentare leghista Mario Borghezio. Musica a tutto volume e discorsi al microfono per sensibilizzare i vicini di casa dell’onorevole di quanto sia pestilenziale la sua attività pubblica e privata; (more…)
19 febbraio. Presidio di fronte a «la boccia», la casa occupata sgomberata il giorno precedente.
19 febbraio. Udienza di convalida degli arresti per i tre antirazzisti arrestati la domenica precedente in piazza Rebaudengo. Il risultato si saprà solo il giorno seguente: due di loro verranno scarcerati con l’obbligo quotidiano di firma, il terzo – ritenuto pericoloso – rimane in carcere.
19 febbraio. I carabinieri sgomberano la cascina Continassa, occupata abusivamente da un gruppo di rumeni. In diciannove vengono arrestati per “furto aggravato e continuato di energia elettrica”, per essersi allacciati abusivamente ad un palo dell’illuminazione pubblica.
18 febbraio. San Salvario. Un gruppo di sconosciuti fa irruzione nel pomeriggio all’interno dell’Ufficio rapporti sociali della Lega Nord del quartiere e uno di loro getta «una sostanza liquida e oleosa sui mobili e sui presenti». Quindi il gruppo si dilegua.
18 febbraio. «La boccia» occupata viene circondata all’alba da un ingente schieramento di forze dell’ordine. Dopo qualche ora di resistenza sul tetto, gli occupanti desistono e lo spazio occupato di Via Medici viene sgomberato.
18 febbraio. Il Consiglio comunale approva all’unanimità un ordine del giorno che condanna gli antirazzisti arrestati il giorno precedente. Il sindaco Chiamparino dichiara: «Esprimo la più ferma condanna verso l’episodio di intimidazione che si è verificato ai danni della Lega Nord. Chi pensa e agisce in questa maniera denuncia la propria indegnità di far parte di una comunità. Invito i cittadini a isolare i protagonisti di comportamenti contrari alle più elementari norme di rispetto e civiltà».
«Dopo una lunga indagine» – come si dice sempre – i Carabinieri arrestano due gabonesi, presunti spacciatori. «I più attivi della zona di Porta Nuova»: pensa un po’ che indagine. Su “la Repubblica”, l’immagine di due carabinieri in borghese che – in piedi e soddisfatti – tengono una mano sugli arrestati inginocchiati, mimando la posa dei cacciatori da safari quando – finita la battuta nella savana – fanno la foto ricordo con le fiere uccise.