Cassonetti

3 febbraio. Ancora un cassonetto in fiamme nella notte, questa volta in Barriera.

Memoria di sbirro

2 febbraio. Presidio davanti alla prefettura di Torino organizzato dal Silp-Cgil in memoria di Filippo Raciti, l’agente morto durante gli scontri allo stadio di Catania un anno fa. L’ultras arrestato poco dopo i fatti è ancora in carcere, anche se non è mai emerso alcun elemento serio per incolparlo della morte del poliziotto.

Nuovo generale

1 febbraio. Cambio della guardia alla testa della “Regione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta”. Il nuovo comandante è Vincenzo Giuliani, generale.

La Croce Rossa all’opera

16 gennaio. una decina di amanti della “critica” verso i nemici della libertà, ma soprattutto dell'”opera”, si sono recati ad una messa in scena sulla storia della Croce Rossa, presso un teatrino in quel di Moncalieri. Prima dell’inizio dell’operetta i nostri si sono messa all'”opera”, esponendo brevemente al pubblico la vera storia di questa organizzazione di guerrafondai dal volto umano e di torturatori e aguzzini di migranti in quei lager chiamati CPT. Dopo aver fornito il loro contributo nel togliere il costume di scena a quella pessima attrice che è la Croce Rossa, smascherandone gli orrori e gli interessi celati dal pesante trucco umanitario, hanno abbandonato la scena.

Rompere il silenzio

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Torino, dove si lavora e si muore come nell’800.

Torino, luci d’artista e sbornia post olimpica, dove si progettano scintillanti grattacieli e devastanti TAV, dove c’è chi all’una di notte, quando in cento locali scorre la movida, crepa orrendamente. Il fatto è che non è solo, il fatto è che tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti, c’è chi per vivere rischia di morire, scambiando il rischio della propria morte con il tozzo di pane che gli permette di continuare a vivere: e a rischiare di morire.

Chiamano benessere e ricchezza nazionale i profitti dei padroni. Sarebbe tempo di cambiare il senso alle parole ed alla storia e chiamare ricchezza la salute, il benessere e la libertà di tutti. A sette operai di Torino è stato cancellato il futuro in una fiammata straziante. A noi tutti lo cancellano ogni giorno, ora per ora, mentre lavoriamo per il profitto di lor signori. La ferocia del capitale, del capitale che sfrutta ed uccide, va troppo spesso in secondo piano: politici e media ci forniscono ogni giorno un nemico da battere:
straniero, diverso, pericoloso.

Torino, dove la strage alla Thyssenkrupp ha mostrato la cruda realtà di ogni giorno. Ovunque.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Torino, dove i fascisti bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più, soffocati dall’indifferenza, tacciono.

Torino, dove una donna che accompagna i figli a scuola viene picchiata per strada. Un fatto che non diventa neppure una notizia: la donna è rom.

Torino, dove in soli tre anni otto immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, tossici.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Torino, dove le autorità cittadine salutano i militari che partono per la guerra in Afganistan, la chiamano “missione di pace” e piace a tutti, quelli di destra e quelli di sinistra che spendono milioni perché i “nostri” ragazzi in divisa vadano ad insegnare agli afgani a gestire galere, tribunali e polizia. La lezione di Bolzaneto e della Diaz, la lezione dei torturatori e assassini di ogni dove.

Torino, dove mancano 1800 posti negli asili ma i soldi non ci sono.

Torino, dove ci vogliono sei mesi per una visita in ospedale ma i soldi per pagare i militari che fanno saltare le ambulanze come in Iraq nel 2004, si trovano sempre.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Torino dove, l’11 giugno del 2005, i fascisti accoltellarono, entrando di notte nella loro casa, due anarchici. La settimana successiva il corteo, indetto per rompere il silenzio intorno alla gravissima vicenda, venne caricato dalla polizia.
Il 10 dicembre scorso gli antifascisti sono stati condannati a pene tra i 9 mesi e l’anno e 8 mesi per “resistenza”. Erano stati accusati di “devastazione e saccheggio”, lo stesso reato per il quale a Milano e a Genova sono stati condannati decine di manifestanti. Un reato da tempi di guerra per manifestazioni di piazza. Decine di anni di galera per impedire la libertà di manifestare.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Torino, dove, i tanti, i più, quelli che faticano ad arrivare alla fine del mese, quelli stritolati dalla precarietà del lavoro, dalla ferocia padronale, invisibili e dolenti, restano sullo sfondo di una questione sociale che è bestemmia nominare.

Le destre e le sinistre evocano una presunta “emergenza sicurezza”, individuando negli ultimi, negli immigrati poveri i capri espiatori da offrire in sacrificio, per allontanare lo spettro che i penultimi si alleino agli ultimi, che l’odio lasci il posto alla solidarietà. E dalla solidarietà la capacità di opporsi ai nemici veri, quelli che lucrano sulle nostre esistenze, quelli per i quali una vita non vale i 20 euro per ricaricare un estintore.

Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia.

Occorre rompere il silenzio, resistere alla ferocia. E serve farlo subito, in tanti, senza deleghe ad alcuno, perché stiamo scivolando in un baratro. Hanno cominciato dagli ultimi, dai poveri, dagli immigrati, dai lavoratori, dagli oppositori politici, ma se non li fermiamo andranno avanti.

Il momento è difficile. Occorre che tutti si mettano in gioco per fare barriera contro la barbarie che avanza. Ogni giorno. Non solo a Torino. Ma Torino è luogo ove le luci e le ombre sono più nitide, dove le strategie di repressione e controllo sociale trovano un laboratorio adatto.

Per questo invitiamo tutti a scendere in piazza il 19 gennaio a Torino.

Servono spazi per dare volto a chi non l’ha, per raccontare le storie che nessuno racconta, per portare in piazza le vicende dei rom, degli antifascisti, di chi muore di lavoro, di chi lotta contro il Tav, di chi vuole tagliare le basi alla guerra, di chi crede che un mondo altro sia possibile e terribilmente urgente.

Assemblea antifascista e antirazzista riunita a Torino il 19 dicembre 2007

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Să rupem tăcerea!

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate.
Torino, unde se lucră şi se moare ca în ’800.
Torino, lumini artistice şi beţia post olimpică, unde se plănuiesc zgârie nori strălucitori şi devastante TAV, unde există cineva la unu noaptea, când sutele de localuri încurajează mişcarea, plezneşte îngrozitor.
Faptul e că nu e singur, faptul e că toate zilele, toate orele, toate minutele, cineva care trăieşte riscă să moară, schimbând riscul propriei morţi cu un codru de pâine care le perimte să trăiască în continuare şi să rişte să moară.
Se chiamă bunăstare şi avuţie naţională, profiturile patronilor.
Ar fi timpul să schimbăm sensul cuvintelor şi istoriei şi să declarăm avuţia sănătatea, bunăstarea şi libertatea tuturor.
La şapte muncitori din Torino le-a fost oprit viitorul într-un incendiu îngrozitor.
La noi toţi îl şterg în fiecare zi, oră cu oră, în timp ce lucră pentru profitul patronilor lor. Ferocitatea averii, averii care exploatează şi ucide, merge de cele mai multe ori pe planul doi: politicienii şi media furnizează în fiecare zi un inamic de învins:
străin, inegal, periculos.
Torino, unde masacrul de la Thyssenkrupp a arătat cruda realitate a fiecărei zi.
Pretutindeni.

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate. Torino, unde fasciştii ard cu Molotov o aşezare de romi, media felsificând, minimizând, ajungând să incite la ură. Afară, printre oameni, sunt care aplaudă, în timp ce mai mulţi, sufocaţi de indiferenţă, tac.
Torino, unde o femeie care îşi însoţea copii la şcoală este lovită în stradă. Un fapt care nu devine nici o ştire: femeia e rom.
Torino, unde doar în trei ani opt imigranţi sunt morţi în timpul controalelor de poliţie, în timp ce se înmulţesc comitetele rasiste şi fasciste, care alternează manifestările de piaţă cu ronduri nocturne împotriva imigranţilor, romilor, toxicilor.

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate.
Torino, unde autorităţile citadine salută militarii care pleacă pentru război în Afganistan, intitulând-o “misiune de pace” şi place tuturor, cei de dreapta şi cei de stânga care cheltuiesc milioane pentru că ai “noştri” băieţi în uniformă merg să înveţe afganii să conducă puşcării, tribunale şi poliţia, Lecţia Bolzaneto şi a celor de la Diaz , lecţia torturatorilor şi asasinilor din toate părţile.
Torino, unde lipsesc 1800 de locuri în grădiniţe dar bani nu sunt. Torino, unde e nevoie de şase luni pentru o consultaţie în spital dar banii pentru a plăti militarii care fac să salte ambulanţele ca în Irac în 2004, se găsesc oricând.

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate.
Torino unde în 11 iunie 2005, fasciştii înjunghie, intrând noaptea în casele lor, doi anarhici. Săptămâna următoare demonstraţia, numită pentru ruperea tăcerii în aproapierea gravului eveniment, este atacată de poliţie.
In 10 decembrie trecut, antifasciştii au fost condamnaţi la pedepse între 9 luni şi un an şi 8 luni pentru “rezistenţă”. Erau acuzaţi de “distrugere şi jaf”, aceleaşi infracţiuni pentru care la Milano şi Genova au fost condamnaţi zeci de manifestanţi. O infracţiune datorată vremurilor de război pentru manifestări de piaţă. Zeci de ani de galeră pentru a împiedica libertatea de manifestare.

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate.
Torino, unde, atâţia, cei mai mulţi, cei care trudesc pentru a ajunge la sfârşitul lunii, cei distruşi de nesiguranţa lucrului, de ferocitatea stăpânilor, invizibili şi suferinzi, continuă spre fundalul unei probleme sociale care se numeşte blestem.
Cei de dreapta şi cei de stânga evocă o presupusă “urgenţă de siguranţă”, specificând codaşii, imigranţii săraci, ţapii ispăşitori oferiţi în sacrificiu, pentru a îndepărta fantoma în care penultimii se aliază ultimilor, în care ura lasă loc solidarităţii. Şi de la solidaritate la capacitatea de a se opune inamicilor adevăraţi, celor ce câştigă de pe urma existenţei noastre, celor pentru care o viaţă nu valorează cei 20 de euro pentru a reîncărca un extinctor.

Trăim vremuri îngrozitoare. Vremuri marcate de tăcere şi ferocitate.
E necesar să rupem tăcerea, să rezistăm ferocităţii. E necesar să o facem imediat, cât mai mulţi, fără să fim trimişi de cineva, pentru că alunecăm într-un abis. Au început de la ultimii, de la cei săraci, de la imigranţi, de la muncitori, de la cei ce se opun politicienilor, dar dacă nu îi oprim vor merge înainte.

Momentul e dificil. E necesar ca toţi să intrăm în joc pentru a face o barieră împotriva barbariei care avansează. În fiecare zi. Nu doar la Torino. Dar Torino este locul unde luminile şi umbrele sunt foarte clare, unde strategiile de represiune şi controlul social îşi găsesc un laborator adecvat.
Pentru aceasta invităm pe toţi să coboare în piaţă în 19 ianuarie la Torino.

Sunt necesare spaţii pentru a arăta caracterul celor ce nu îl au, pentru a povesti întâmplări pe care nimeni nu le povesteşte, pentru a aduce în piaţă întâmplările romilor, a antifasciştilor, a celor ce mor la locul de muncă, a celor ce luptă împotriva TAV, a celor ce vor să curme bazele de război, a celor ce cred că o altfel de lume va fi posibilă şi teribil de urgentă.

Adunarea antifascistă şi antirasistă reunită la Torino la 19 decembrie 2007

Rompre le silence!

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité.
Turin, où on travaille et meurt comme au 19e siècle. Turin, lumières d’artistes et cuite post-olympique, où on projette de construire des gratte-ciel scintillants et des TAV dévastateurs, où vers une heure du matin, quand court la movida dans des centaines de lieux, il y a celui qui crève horriblement. Le fait est qu’il n’est pas seul, que tous les jours, toutes les heures, toutes les minutes il y a ceux qui risquent de mourir pour vivre, échangeant le risque mortel contre une bouchée de pain qui leur permet de continuer à vivre : et à risquer de mourir. Ils nomment bien-être et richesse nationale le profit des patrons. Il serait temps de changer le sens des mots et de l’histoire, d’appeler richesse la santé, le bien-être et la liberté de tous. Le futur de sept ouvriers de Turin a été effacé par une flamme épouvantable. Il nous l’effacent à tous chaque jour, heure par heure, lorsque nous travaillons pour le profit de ces Messieurs. La férocité du capital, du capital qui exploite et tue, passe trop souvent au second plan : les politiciens et les médias nous offrent chaque jour un ennemi à combattre, étranger, différent, dangereux. Turin, où le massacre de la Thyssenkrupp a démontré la cruelle réalité du quotidien. Partout.

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité.
Turin, où les fascistes brûlent un camp Rom avec des molotov, les médias falsifient, minimisent, jusqu’à inciter à la haine. Dehors, parmi les gens, il y a ceux qui applaudissent pendant que beaucoup, étouffés par l’indifférence, se taisent. Turin, où une femme qui accompagne ses enfants à l’école est tabassée dans la rue. Un fait qui ne devient pas même divers : la femme est Rom. Turin, où en à peine trois ans, huit immigrés sont morts lors de contrôles de police, tandis que se multiplient des meetings racistes et fascistes qui alternent entre manifestations dans les rues et rondes nocturnes contre les immigrés, les Roms, les drogués.

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité.
Turin, où les autorités de la ville saluent les militaires qui partent faire la guerre en Afghanistan, nomment cela «mission de paix» et ça plaît à tous, à ceux de droite et à ceux de gauche qui dépensent des millions pour que «nos» jeunes en uniforme aillent enseigner aux Afghans à gérer prisons, tribunaux et police. La leçon de Bolzaneto et Diaz [où les manifestants ont été torturés à Gênes en juillet 2001], la leçon des tortionnaires et assassins de partout. Turin, où il manque 1800 places de crèche, mais il n’y a pas d’argent. Turin, où on attend 6 mois pour une visite à l’hôpital mais où on trouve toujours l’argent pour payer les militaires qui font sauter les ambulances comme en Irak en 2004.

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité.
Turin, où le 11 juin 2005 les fascistes ont planté deux anarchistes, en entrant de nuit chez eux. La semaine suivante, la manifestation lancée pour briser le silence sur ces faits graves est chargée par la police. Le 10 décembre 2007, les antifascistes ont été condamnés à des peines entre 9 mois et 1 an et 8 mois pour «résistance». Ils étaient accusés de «dévastation et pillage», le même délit pour lequel des manifestants ont été condamnés à Milan et Gênes. Un délit de temps de guerre pour des manifestations de rues. Des dizaines d’années de prison pour empêcher la liberté de se manifester.

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité. Turin, où nombreux sont ceux qui peinent à joindre les deux bouts, écrasés par la férocité patronale, invisibles et souffrants, qui restent le fond d’une question sociale qu’il est injurieux de nommer. La droite et la gauche évoquent une prétendue «urgence de sécurité» identifiant dans les derniers, les immigrés pauvres, ces boucs émissaires à offrir en sacrifice, pour éloigner le spectre que les avant-derniers ne se joignent aux derniers, que la haine fasse place à la solidarité. Et que de la solidarité naisse la capacité à s’opposer aux vrais ennemis, ceux qui s’enrichissent sur nos existences, ceux pour lesquels une vie ne vaut pas les 20 euros pour recharger un extincteur.

Nous vivons des temps terribles. Des temps marqués par le silence et la férocité. Il faut rompre le silence, résister à la férocité. Il faut le faire tout de suite, à pleins, sans délégation d’aucune sorte, parce que nous sommes en train de glisser dans un gouffre. Ils ont commencé avec les derniers, les pauvres, les immigrés, les travailleurs, les opposants politiques, mais ils iront plus loin si on ne les arrête pas. Le moment est difficile. Il faut que tous se mettent en jeu pour faire barrière à la barbarie qui avance. Tous les jours. Pas seulement à Turin. Mais Turin est le lieu où les lumières et les ombres sont plus nettes, où les stratégies de répression et de contrôle trouvent un laboratoire adapté.

Pour ce faire, nous vous invitons tous à descendre dans la rue le 19 janvier 2008 à Turin. Il faut de l’espace pour donner un visage à ceux qui n’en ont pas, pour raconter les histoires que personne ne raconte, pour porter dans la rue ce qui arrive aux Roms, aux antifascistes, les histoires de ceux qui meurent au travail, de ceux qui luttent contre le Tav, de ceux qui veulent couper ses bases à la guerre, de ceux qui croient qu’un autre monde est possible et urgent.

Assemblée antifasciste et antiraciste réunie à Turin le 19 décembre 2007

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Să rupem tăcerea!

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Alcune considerazioni sulla manifestazione del 15 dicembre a Vicenza

Dal semplice assembramento di forze in un punto determinato, può derivare la possibilità di un combattimento: ma non sempre esso avviene realmente. Deve pertanto questa possibilità considerarsi come una realtà, al pari di un fatto realmente avvenuto? Riteniamo di sì: la realtà è insita nelle conseguenze: le quali, di qualunque natura esse siano, non potranno mai mancare.
Karl von Clausewitz

Sabato 15 dicembre eravamo anche noi a Vicenza, per manifestare assieme a decine di migliaia di altre persone il nostro “no” alla costruzione della base Dal Molin. Eravamo a Vicenza anche il 17 febbraio. Non c’eravamo purtroppo il 7, 8, 9 novembre, ma pensavamo a Vicenza quando, stanchi di restare al freddo e al gelo davanti a una prefettura, bloccavamo le strade di Torino in solidarietà con i blocchi dei lavori di bonifica.

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I nomi

La prossima volta che soggiornerete alle Vallette guardatevi da Matteo Lionetti, Massimiliano Firpo e Alberto La Diana, tre guardie carcerarie responsabili del pestaggio di un detenuto durante un trasferimento nel 2004. Niente di nuovo, un pestaggio in carcere. Però questa volta ci sono i nomi. Costoro, difatti, hanno esagerato, tanto da farsi condannare in tribunale. Sappiate pure che a difenderli erano gli avvocati Antonio Mencobello e Antonio Frugis.

Condannati gli occupanti della Croce Rossa

19 dicembre. Si conclude il primo grado del processo contro i tre occupanti della Croce Rossa, che vengono condannati a 3 mesi di carcere ognuno per violenza privata ed occupazione, a fronte di una richiesta di 6 mesi da parte del pubblico ministero.