Gazebo a 5 Stelle

6 maggio. Contestati alcuni militanti del Movimento 5 Stelle presenti con un gazebo nella piazza del mercato di Borgo Vittoria. Ai grillini vengono ricordate le parole di apprezzamento del sindaco Appendino nei confronti del pm Rinaudo e delle forze dell’ordine, dopo gli arresti di mercoledì scorso di sei compagni, e le politiche a favore dei poteri forti della città portate avanti dalla giunta pentastellata.

Presidio fuori dal carcere

Ci vediamo questa domenica, 7 maggio, per dare vita a un presidio caloroso per i compagni arrestati.

L’appuntamento è alle 15 h al capolinea del 3 alle Vallette per spostarci insieme verso il pratone davanti alla recinzione e far sentire le nostre voci e il nostro odio per quel luogo.

FABIOLA – CAMILLE – GIADA – ANTONIO – ANTONIO – FRAN

 LIBERI!

Controlli in Barriera

4 maggio. Nel corso della serata, agenti del commissariato e del reparto Prevenzione Crimine effettuano controlli straordinari in diverse aree del quartiere. Delle persone identificate una decina di immigrati vengono accompagnati presso l’Ufficio Immigrazione della Questura. Controllati inoltre diversi esercizi pubblici tra cui un african market di via Montanaro, un centro scommesse in via Scarlatti, un bar in via Banfo e un phone center in via Leinì.


Il settimo, le carte, gli sfregi

Con le carte arriva anche il nome del settimo compagno ricercato e non trovato, è Greg. Ci auguriamo che rimanga uccel di bosco, senza tante ansie.

Il resto sono diciassette pagine di carta stampata e parole legnose volte a definire le condotte e motivare l’esigenza della custodia in carcere. Le accuse rivolte agli arrestati sono, con precisione, resistenza aggravata verso pubblico ufficiale, sequestro di persona e danneggiamento.

L’accusa di sequestro di persona è supportata da numerose citazioni di materia giuridica che definiscono l’esistenza del reato quando la condotta del reo priva di libertà fisica e di locomozione una persona, anche se non in maniera assoluta, per un tempo apprezzabile. Quindi sono bastati dieci minuti. Il tempo che i carabinieri hanno passato chiusi dentro le loro autovetture prima di abbandonare il luogo.

Le condotte e la responsabilità degli imputati è tenuta assieme dal concorso sia materiale che morale, “la semplice presenza sul luogo dell’esecuzione del reato può essere sufficiente ad integrare gli estremi della partecipazione criminosa quando, palesando chiara adesione alla condotta dell’autore del fatto, sia servita a fornigli da stimolo all’azione e un maggiore senso di sicurezza”.

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A maggio, non le rose

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Sono anni ormai che tra maggio e giugno arrivano le forze dell’ordine all’Asilo occupato e nelle case di compagni e compagne per notificare misure cautelari e arresti. Certo, misure e custodie cautelari non vengono risparmiate neppure nel resto dell’anno ma — ahinoi — a sancire la tradizione pre-estiva ci tengono particolarmente.

Alle 6,30 h di stamane con una buona varietà di mezzi, tra camionette e autovetture, la polizia e i carabinieri (e i ROS) hanno fatto irruzione nell’ex scuola materna di via Alessandria, nell’occupazione di corso Giulio 45, in quella di via Borgo Dora 39 e in alcune abitazioni private per portarsi via Antonio, Giada, Antonio, Camille, Francisco e Fabiola. Alcuni compagni sono saliti subito sul tetto delle case occupate e lì son rimasti fino a operazioni terminate, nel mentre alla spicciolata complici e solidali hanno raggiunto corso Brescia per controllare la situazione e proferire qualche parola velenosa ai signori in divisa e in borghese.

Non essendoci altre misure oltre il carcere, non abbiamo potuto buttare un primo occhio alle carte tribunalizie e dovremo aspettare che siano inviate agli avvocati per vedere l’argomentazione accusatoria. Le testate locali parlano di un’operazione che si riferisce alla nottata tra il 25 e il 26 di febbraio. Da che scrivono, durante una serata benefit detenuti all’Asilo, un’autovettura dei carabinieri sarebbe stata circondata da una quindicina di persone, resesi così colpevoli di sequestro di persona, danneggiamento del mezzo, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Accuse forti che, se dovessero essere confermate dalle carte d’ordinanza, ascriverebbero i comportamenti dei compagni incarcerati a un reato non proprio bagatellare come il sequestro di persona. Non che sia la prima volta, è stato usato come capo d’imputazione anche nella costruzione dell’ipotesti accusatoria della maxi-operazione del 3 giugno 2014, quella tesa a punire la lotta contro gli sfratti, di cui proprio in queste settimane si sta tenendo il processo. Si scriveva lì di sequestro di persona ai danni dell’ufficiale giudiziario.

Tuttavia, per ora, teniamo i piedi di piombo riguardo a come sia stato utilizzato in quest’ultima inchiesta.

La mattinata repressiva non si è comunque fermata agli arresti. Le forze dell’ordine oltre a portare via i sei compagni, hanno all’Asilo  danneggiato gli attrezzi da lavoro, spaccato vetri e porte e, anche se dev’essere verificato ancora con certezza assoluta, sequestrato i soldi della cassa benefit.

Ma la nota più interessante è quella delle perquisizioni, giustificate da un’altra inchiesta, come la prima condotta dal Pm Rinaudo: hanno portato via tutti i computer, hard disk, alcuni cellulari e cercavano bombolette spray e alcuni capi d’abbigliamento per l’identificazione di chi il 5 aprile ha imbrattato le sedi di Iaad e Lavazza. Non ce ne stupiamo, i nuovi padroni del quartiere esercitano in quattro e quattr’otto i lori interessi, quelli economici e quelli repressivi.

La mattinata è stata dunque lunga e dopo la perquisizione polizia e carabinieri si sono intrattenuti ulteriormente per permettere ad alcuni tecnici dell’Iren dell’Italgas  di controllare gli allacci dell’Asilo; l’operazione è infatti terminata solo quando l’approvvigionamento di gas è stato tagliato. Quest’azione ha ricevuto però una risposta immediata: compagni e complici hanno percorso alcune vie del quartiere fino ad arrivare in una sede dell’Italgas in corso Palermo per vergare con la vernice sulla facciata la loro infamia. Il piccolo corteo è passato poi vicino alla nuova sede dirigenziale della Lavazza intonando cori per la libertà, contro il colosso del caffè e il suo palazzo scintillante.

In una manciata di minuti cinque camionette sono arrivate a proteggere la struttura e ancora sono là.

Veloci, velocissime le forze dell’ordine ma non quanto le parole della sindaca pentastellata. Durante la mattina, quando ancora la polizia stava portando via i nostri compagni, Chiara Appendino si felicitava degli arresti e si congratulava con forze dell’ordine e, in special modo, con Rinaudo.

Se qualcuno aveva dei dubbi su cosa significhi governare una città, ecco la giusta risposta proprio dalla sua schifosa bocca.

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Sul finale rilanciamo un appuntamento per domani all’Asilo alle ore 19 h per parlarsi e organizzare una risposta a quest’ennesimo attacco. 

Riportiamo in aggiunta l’indirizzo del carcere torinese e i nomi dei tre compagni che sappiamo certamente essere detenuti lì, degli altri non conosciamo ancora la destinazione.

Scriviamo loro per incoraggiarli.

GIADA VOLPACCHIO – ANTONIO RIZZO –  FRANCISCO JAVIER ESTEBAN TOSINA

Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, Via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino

Primo maggio senza ordini

1 maggio. Nonostante la festa dei lavoratori sia lentamente diventata negli anni una vera e propria celebrazione del Lavoro, questa volta qualcuno ha voluto ricordare ai propri padroni che non sempre si è disposti a subire qualsiasi condizione di sfruttamento. I fattorini di Deliveroo, azienda del food delivery da poco sbarcata a Torino, hanno rifiutato per tutta la serata di rispondere agli ordini causando così l’interruzione del servizio. Tra le rivendicazioni esplicitate all’azienda c’è una diversa gestione dei turni e un monte minimo di 10 ore garantite, a settimana, per ogni rider.

Requiem for a dream

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LE SIRENE DEL MERCATO

E se l’Atc divorziasse definitivamente, o quasi, con la Regione? Se il suo statuto giuridico non fosse più vincolato alla Pubblica Amministrazione? Questo lo scenario paventato appena pochi giorni fa dal presidente Marcello Mazzù, che vorrebbe imprimere una transizione storica all’agenzia: da ente pubblico a ente pubblico economico. Ciò comporterebbe una maggiore autonomia degli amministratori nella gestione del personale, non più dipendente della PA ma soggetto a contratti privati, nel decidere così le condizioni di lavoro e soprattutto chi lasciare a casa a seconda delle esigenze. Questa “flessibilità” avrebbe una ricaduta positiva sulla gestione dei costi e quindi sulla parità di bilancio, alla quale Atc sarebbe maggiormente vincolata, senza contare a tal fine l’impegno che ci metterebbe a rientrare di tutti i debiti non riscossi per le morosità accumulate dagli inquilini delle case popolari.

Sarebbero tanti i garbugli tecnici tra i quali districarsi in questo ipotetico scenario e che ci vedono al momento impreparati, non essendo degli esperti in materia, ma che non oscurano la palese rivelazione tra le parole di Mazzù: occorre che Atc inizi a giocare a pieno titolo con le regole del mercato economico, diventando un attore senza vincoli. Non è un caso che il presidente abbia avanzato anche l’ipotesi di costituire una fondazione legata ad Atc in grado di “coinvolgere il mondo dell’imprenditoria privata in progetti finalizzati alla rigenerazione urbana e sociale e generare nuovi servizi per gli utenti, come il microcredito“. Insomma, un programmino alquanto di moda.

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Una città costosa

24 aprile. Secondo un’indagine effettuata da Federconsumatori e Abusdef sui costi della vita nelle quattordici città metropolitane italiane Torino è la seconda più cara d’Italia. L’indice misurato è quello delle spese sostenute dalle famiglie per usufruire dei servizi essenziali, ossia trasporti locali, assistenza sanitaria, asili nido, raccolta rifiuti, fornitura gas, elettricità, acqua e tributi locali. La spesa media di una famiglia torinese tocca quasi i 3mila euro annui. I costi più importanti che deve affrontare sono dovuti all’istruzione, ai trasporti e al servizio idrico; in città la retta media dell’asilo nido è di 356 euro al mese, ben al di sopra dei 232 euro che la stessa famiglia pagherebbe a Milano.

In un altro angolo

23 aprile. È il primo giorno in cui i venditori del suq distendono i loro teli ed espongono merce e chincanglierie in via Carcano, a ridosso del parco della Colletta. Sul perimetro dell’area mercatale oltre al camper dell’associazione Vivi Balon e i suoi uomini in pettorina gialla, si concentrano vigili, parecchi poliziotti in borghese e un gruppo di alcune decine di abitanti del quartiere decisi a continuare la polemica sullo spostamento del mercato domenicale nella loro zona. Nella via attigua sono disposte due camionette di celere, nella restante zona limitrofa una fiumana di gente arriva sul posto. Nel gran via vai degli affluenti all’area Patrizia Alessi con altre tre persone si aggira a fotografare la merce di dubbia provenienza, mentre un venditore ambulante di cibo rimane a lato discutendo con un uomo della pubblica amministrazione. Oggi non potrà lavorare poichè risulta senza l’adeguata licenza.

Sciopero made in Italy

19 aprile. I lavoratori della Giorgio Armani Operations di Settimo Torinese hanno scioperato per due ore contro l’annuncio di 110 esuberi su 184 operai proclamato dall’azienda. Per giovedì 20 aprile è prevista l’uscita anticipata dei lavoratori dallo stabilimento.