3 marzo. Imbrattata la sede del Pd di via Masserano, già in passato più volte presa di mira. I segretari di partito Cuntrò e Gariglio, nell’osservare le macchie rosse sparse sulla facciata, hanno commentato: “Attaccare la sede di un partito significa attaccare l’idea stessa di dialogo, scambio di idee e confronto democratico”.
L’udienza in cui si doveva decidere se comminare o meno la Sorveglianza Speciale a Chiara, è stata rinviata. Due tra i giudici nominati avevano già avuto a che fare con lei riguardo il sabotaggio contro il cantiere di Chiomonte del maggio 2013 e sarà quindi necessario nominare un altro collegio giudicante. L’udienza si svolgerà il prossimo 12 giugno.

Da tempo la sospensione dello sfratto viene applicata per prassi quando l’ufficiale scorge un picchetto di resistenza. L’articolo 610, oramai, non è solo parte del linguaggio di civilisti e funzionari, ma di tutti coloro che decidono di non abbandonare la casa alla minaccia di sfratto e di difenderla assieme ad altri solidali. L’utilizzo di questo articolo ha sguarnito di forza il picchetto, rendendolo utilizzabile una o due volte, per poi prepararsi a uno sgombero a sorpresa. Nonostante la determinazione con cui a volte si riesce a strappare una data di rinvio all’ufficiale, il 610 appare solamente posticipato. Questo è sicuramente l’asso nella manica nella difesa delle proprietà di piccoli e grandi padroni di casa e un serio ostacolo per gli sfruttati che vogliono difendersi.
È appunto a partire dall’esigenza di ostacolare la sospensione dello sfratto e gli sfratti a sorpresa conseguenti che lunedì mattina una trentina di persone, dopo una breve chiacchiera alle serrande della casa occupata di corso Giulio Cesare 45, si è diretta verso gli uffici centrali dell’Assessorato al Welfare per far visita alla dottoressa Sonia Schellino.
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28 febbraio. Su proposta dell’assessore ai servizi sociali Sonia Schellino, il Consiglio comunale ha approvato una delibera per l’acquisto di alloggi da destinare all’edilizia sociale. Inoltre un’ulteriore mozione approvata prevede che il 40% degli introiti già accertati, e anche di quelli futuri, provenienti dalla vendita di alloggi di edilizia sociale e dagli accantonamenti sulle locazioni di tali alloggi (previsti dalle norme vigenti) siano destinati alla riqualificazione del patrimonio di edilizia sociale e all’eliminazione di barriere architettoniche, per “consentire la riassegnazione agli assegnatari, a partire dalle unità libere e disponibili entro la fine del 2017”.
27 febbraio. Entro la fine della primavera, secondo Chiara Appendino, dovrà arrivare lo sgombero della prima palazzina dell’ex Moi, esordendo anche con i primi “percorsi di inclusione abitativa lavorativa ed educativa per un primo gruppo di persone e famiglie”. Verrà individuato a tale scopo un project manager, che si insedierà entro fine marzò, per lavorare con tutte le istituzini coinvolte. E poichè l’obiettivo del progetto è anche quello di eleggere alcune persone tra gli abitanti con cui cooperare per la buona riuscita del progetto di sgombero e ricollocamento, un primo gruppo di rappresentati è già stato incontrato dal sindaco e dal prefetto.
20 febbraio. Un ragazzo recluso dentro al carcere minorile Ferrante Aporti ha tentato la fuga mentre svolgeva le pulizie nel suo blocco detentivo. Prima ha rubato del denaro dall’uniforme di un agente, poi in velocità ha aperto la porta che conduce al tetto non riuscendo però ad andare oltre prima di venire fermato.

Nel pomeriggio della domenica appena passata circa ottanta persone hanno tenuto un rumoroso presidio fuori dalle mura del Cie torinese, ora rinominato per volontà ministeriale Cpr. A protezione di quelle infauste mura i reparti di celere e una schiera nutrita di agenti in borghese hanno anticipato come al solito i nemici delle deportazioni.
Per evitare che sentissero i solidali fuori a tutti i reclusi è stato impedito di uscire dalle proprie aree, ma alcuni ragazzi hanno ben pensato di “darsi voce” da soli iniziando una protesta che ha coinvolto soprattutto l’area bianca e quella gialla, dove sono stati bruciati alcuni materassi; all’interno dell’isolamento invece qualcuno ha lanciato il pasto per terra. La reazione delle forze dell’ordine non si è fatta attendere troppo e la celere è entrata in entrambe le aree spegnendo l’incendio e circondando con caschi e manganelli i reclusi. Questa situazione di stallo è durata circa un’ora e prima di andare via dall’area bianca le forze dell’ordine hanno portato fuori due persone, un marocchino e un nigeriano. I poliziotti hanno poi abbandonato anche l’area gialla, ma per farvi ritorno dopo quindici minuti e prelevare altri tre ragazzi nigeriani perché sospettati di essere gli autori dell’incendio.
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Giovedì pomeriggio si è tenuto nella sala conferenze regionale di corso Regina un incontro piuttosto interessante: la presentazione del dossier 2017 sui richiedenti asilo della Fondazione Migrantes. Un gruppo sociale così profumato, anzi in odor di santità come solo chi è legato alla Conferenza Episcopale Italiana sa essere.
Non per nulla a barcamenarsi tra statistiche, retoriche dell’accoglienza e preghiere in prosa è proprio il massimo esponente torinese che si potesse tirar fuori dal cilindro, o per meglio dire dalla papalina viola. Ci riferiamo all’arcivescovo Cesare Nosiglia, interrotto nel suo discorso da una decina di nemici delle deportazioni e delle frontiere che, sollevatisi dal pubblico, hanno ricordato a lui e ai presenti in sala il ruolo della Madre Chiesa nella gestione dell’immigrazione in Italia, al netto delle parole edulcorate lì propinate. Il riferimento è soprattutto quello a Le Misericordie Srl che hanno costruito un bel profitto tra la gestione degli Hotspot e dei Cara nel sud Italia.
In questo pomeriggio conferenziale i porporati erano ben accompagnati dai rappresentanti delle istituzioni, non ultima l’assessora regionale all’Immigrazione Monica Cerutti che, mentre le retate per le strade sabaude sono all’ordine del giorno, non smette mai di spremersi le meningi per capire come far sì che siano reclusi solo i senza-documenti che delinquono. Beh, ci viene da dire che in tal contesto abbia potuto ben consultarsi con gli esperti della variazione della pena nei gironi tra purgatorio e inferno; chissà che a breve non abbia l’illuminazione e faccia la sua proposta di detenzione selezionata con sommersi e salvati.
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16 febbraio. Ancora una volta, nella zona di Aurora, un’intera palazzina è stata svegliata ai primi bagliori del mattino per un controllo interforze. È stato il turno della palazzina al numero 5 di corso Brescia. Controlli nella palazzina degli immigrati: fermate 12 persone, rilevati tredici furti di energia
„Numerosi agenti del commissariato Dora Vanchiglia, in borghese e in divisa, coadiuvati dalla polizia municipale, Asl To1, Aes e Iren hanno controllato gli appartamenti e identificato 63 persone che abitano al loro interno. Dodici abitanti sono stati sottoposti allo stato di fermo, sei senza-documenti sono stati accompagnati agli uffici Immigrazione della Questura, con l’alto rischio di essere a breve scortati fino al Cie di corso Brunelleschi; altri tre sono stati denunciati poiché non hanno abbandonato l’Italia Controlli nella palazzina degli immigrati: fermate 12 persone, rilevati tredici furti di energia
„nonostante avessero un ordine di espulsione a loro carico. Infine un altro uomo con la disposizione esecutiva di una pena di 11 mesi e 26 giorni di reclusione è stato portato in carcere. I contingenti delle aziende energetiche si sono occupati di controllare gli impianti irregolari: sono stati chiusi tre contatori del gas per carenze impiantistiche, notificate delle diffide all’uso del gas e della luce in dieci appartamenti per la medesima ragione, sono state portate via nove bombole del gas, rilevati e rimossi tredici furti di energia elettrica. Gli agenti della polizia hanno denunciato coloro che avevano bypassato il contatore, mentre i vigili hanno sequestrato un locale commerciale per le scarse condizione igieniche riscontrate.

16 febbraio. La corte di Cassazione ha confermato la condanna, a due mesi di detenzione e 400 euro di multa, nei confronti di una donna che, due anni fa, aveva tentato di rubare 6 pezzi di formaggio all’Auchan di corso Romania. Inutili le argomentazioni portate avanti dal difensore dell’imputata che sosteneva che il fatto poteva rientrare nelle condizioni dell’articolo 54 che stabilisce che “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità”. Per gli ermellini rubare è sempre rubare, anche se lo si fa per fame. Nella medesima sede, un anno fa, i togati attraverso una sentenza rispetto a un furto di cibo al supermercato invitavano l’affamato a “soddisfare i propri bisogni alimentari immediati rivolgendosi ad esempio alla Caritas”.