Aurora quartiere smart vol.2 – un’incursione
Due settimane fa alla riunione del consiglio della Circoscrizione 7 (Aurora, Vanchiglia, Sassi, Madonna del Pilone) è stata approvata una notevole delibera dall’altrettanto notevole nome: Aurora quartiere smart.
Una nomenclatura niente male quella di smart, si potrebbe rubare la definizione al gergo giovane, dire che è un “topic” di questi anni e che può – ahinoi – fare affindamento su un immaginario ormai solido e nauseabondo, seppur non ben definito e fumoso: si va dalle tecnologie della videosorveglianza urbana alla razionalizzazione della velocità dei flussi di merci e individui, dall’applicazione di un “servizio alla persona” sul telefono alla sharing economy delle piattaforme in mano alle grandi corporazioni, e similia. Porcherie di questo mondo insomma, parole che ammorbano quotidianamente la vista in cartelli pubblicitari, l’orecchio in slogan ripetuti all’infinito dentro le università e nei luoghi di lavoro, nei discorsi accorati di chi oggi si occupa di governance a più livelli, ovvero del regolamentare le vite in ogni loro più minuzioso aspetto.
Una palazzina sottosopra
1 dicembre. I poliziotti del commissa riato di Porta Palazzo Dora Vanchiglia, aiutati da contingenti di rinforzo, personale della Polizia Municipale, dell’A.S.L. TO 1, dell’Ufficio Tecnico del Comune Settore vigilanza edilizia, Sicurezza Pronto intervento, impiantistica e dei Tecnici dell’AES e IREN hanno effettuato controlli a tappeto in una palazzina su via Cecchi, all’angolo con piazza Baldissera. Sono stati chiusi 3 contatori del gas irregolari, rilevati 4 furti di energia elettrica, rimossi dei contatori e 6 bombole del gas GPL ed è stato diffidato l’uso del gas in 7 appartamenti per carenze impiantistiche. Sono state controllate e identificate 80 persone , di cui 16 sprovviste di documenti sono state portate all’ Ufficio Immigrazione. Un ragazzo è stato arrestato perchè in possesso di stupefacenti.
Aurora quartiere smart vol.1 – cartoline
Fronte…
Nuovo centro direzionale della Lavazza S.p.A. situato in largo Brescia, all’angolo tra via Bologna e corso Palermo, verrà inaugurato a breve.
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In ventiquattro ore
Beh, che ci fosse in questi giorni più marcio del solito nell’aria lo avevamo annusato. Quando la polizia ha fatto incursione ieri mattina in alcune case di Aurora a distribuire custodie e misure cautelari, all’occupazione di corso Giulio 45 alcuni compagni erano già sul tetto, altri occupanti erano sotto al portone per una colazione condivisa. Negli ultimi tempi infatti le ronde della polizia in borghese e dei carabinieri attorno all’isolato, qualche voce riguardo a un imminente sgombero e la consapevolezza delle trasformazioni del quartiere hanno messo all’erta gli abitanti. Ma di questo tanfo parleremo con più calma nei prossimi giorni.
La polizia è entrata anche all’Asilo occupato e in alcune case private, facendo perquisizioni e portando in questura tredici compagni e compagne: Silvia, Stefano, Daniele e Antonio sono stati arrestati e poi condotti Le Vallette; mentre nei confronti degli altri nove è stato spiccato il divieto di dimora nel comune di Torino. Durante il blitz le forze dell’ordine hanno portato via anche un compagno senza i documenti in regola che è stato rilasciato qualche ora più tardi con un invito a lasciare di sua volontà il territorio italiano in quindici giorni.
Ancora alle poste
28 novembre. Un thermos, contenente 300 grammi di polvere nera, viene lasciato davanti al bancomat delle Poste di piazza Montale, alle Vallette. L’ordigno non esplode, a quanto pare, per un malfunzionamento del timer cui era collegato.
Intermediari
Lo scrosciare della pioggia incessante ha ritmato l’attesa davanti al portone della casa minacciata dallo sfratto in via Monte Nero. Ad alleviare il freddo pungente ai piedi ci ha pensato un omuncolo che si è avvicinato al picchetto con disinvoltura e si è messo a chiacchierare con lo sfrattando e ha sollecitato la curiosità. Dopo qualche scambio di parole con alcuni del gruppo accorso per resistere allo sfratto si è capito che non era il vicino di casa ma neanche un papabile solidale. Il signore è un collaboratore di GMA, agenzia che offre servizi nell’ambito immobiliare, specializzata nella gestione di contenziosi.
Dalla frontiera alla metropoli
Lo smantellamento delle tendopoli e degli enormi baraccati eretti a ridosso delle frontiere cosiddette “calde” sta giungendo come una secchiata di acqua gelida per migliaia di persone migranti che riponevano da molti mesi, se non anni, una strenua speranza nell’attraversamento della frontiera. Lo sgombero della jungle di Calais non fa eccezione, tuttavia tra le cataste di laminati e le tende sventrate molte persone si sono lasciate alle spalle questo delta di rottami per riversarsi nelle città, iniziando ad arrangiarsi dando vita anche ad accampamenti abusivi, come nel caso della stazione del metrò Stalingrad a Parigi. Proprio qui, facendo i conti con l’amarezza di dover ricalcolare in fretta le proprie aspettative perché costretti a restare, hanno deciso di provare a lottare: non più per la propria possibilità di movimento ma per soddisfare i primi bisogni di vita.
La città e il suo rovescio
È quanto mai interessante continuare a capire come le politiche dello spazio urbano, inerenti alle trasformazioni della sua materialità e non di meno della sua rappresentazione, siano uno dei maggiori strumenti attraverso cui evolvono i rapporti di dominazione.
Altrettanto importante è non pensare che non ci siano punti ciechi in cui organizzarsi per aprirsi la strada al sovvertimento della metropoli.
Vi invitiamo per questo all’incontro di presentazione dell’opuscolo edito da Nautilus-Autoproduzioni “ARCHITETTURA E ANARCHIA (UN BINOMIO IMPOSSIBILE)” e “LO SPAZIO INDIFENDIBILE” con l’autore JEAN PIERRE GARNIER, sociologo che si interroga sul nesso tra rivoluzione e forma urbana.
Giovedì 24 novembre presso la sede di Radio Blackout in via Cecchi 21/A
19:30 aperitivo
20:30 incontro e dibattito
Ascolta lo spottino [audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/garnier-spottino.mp3]
Fuochi d’artificio sopra il Cie
Dopo qualche mese di rea assenza un presidio fragoroso è tornato a farsi sentire sotto alle mura del Cie sabaudo. Una settantina di nemici delle prigioni, prontamente preceduti dalla presenza di tre cellulari della celere e dai soliti borghesi, si sono infatti trovati ieri in corso Brunelleschi per scongiurare il tedio domenicale e per far sentire un po’ di calore solidale ai reclusi dentro.
Qualche slogan, poco fantasiosi a dir la verità, ma efficaci a ottenere uno scambio di voci continuo e sentito con chi è costretto a stare dentro a quelle infami mura perché senza carte in regola. Come farsi sentire, come comunicare con loro? L’immaginazione è ancora da mettere alla prova, ma certo è che la musica, i saluti al microfono, i racconti delle rivolte nei Centri negli ultimi anni e quelli di lotte alle frontiere hanno scandito un buon ritmo alle due ore passate là. E per fugare ogni dubbio riguardo l’ascoltabilità o meno di ciò che si dice fuori, oltre al solito impianto e a due grosse casse si è deciso di portare anche un ripetitore di segnale radio così i ragazzi dentro hanno potuto sentire senza barriere architettoniche il folto gruppo fuori.
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