Con dolo
24 aprile. L’automobile del consigliere comunale di Venaria, il pentastellato Aldo Urso, è stata avvolta dalle fiamme durante la notte. Chi indaga sospetta che la natura dell’incendio sia dolosa.
24 aprile. L’automobile del consigliere comunale di Venaria, il pentastellato Aldo Urso, è stata avvolta dalle fiamme durante la notte. Chi indaga sospetta che la natura dell’incendio sia dolosa.
22 aprile. Non bastano i muri alzati nei giorni che hanno preceduto l’arrivo nel quartiere di Biennale Democrazia, il bisogno di un luogo dove riposare le membra e un pertugio dove ingannare il tempo fa sì che le ex Ogm abbandonate siano la casa di alcuni senza tetto. Dei poliziotti si sono introdotti nello spazio in disuso, nella baracca di un ragazzo senegalese senza documenti. Il ragazzo ha tentato di evitare di essere controllato colpendo i poliziotti con delle bastonate. E’ stato sedato tramite un Tso e poi arrestato. Salvini dichiara:“Nessuna tolleranza per balordi e violenti che attaccano le forze dell’ordine”.
Da ormai più di una settimana Silvia, Agnese e Anna, sono state trasferite dalla sezione AS2 (Alta Sicurezza) del carcere di Rebibbia a quella dell’Aquila. Un carcere, quello del capoluogo abruzzese, in cui la quasi totalità della popolazione carceraria è sottoposta al 41 bis. Un regime di carcere duro che prevede l’isolamento 23 ore al giorno, la riduzione delle ore d’aria, l’impossibilità di cucinare in cella, dove l’ingresso della luce è limitato dalla presenza di pannelli opachi di plexiglass, dove c’è una sola ora di colloquio con i familiari che per di più avviene attraverso vetri divisori senza la possibilità di alcun contatto. Non si ha inoltre la possibilità di tenere più di quattro libri in cella, la corrispondenza è sempre sottoposta a censura, è impossibile partecipare ai processi se non attraverso la videoconferenza. Nelle carceri dove è presente il 41 bis, l’ombra di questo regime si estende ben al di là di queste sezioni andando a modificare le condizioni di detenzione del resto dei prigionieri.
Silvia, Agnese e Anna si trovano quindi in celle singole, con i blindi chiusi, nello spazio che era la vecchia sezione 41bis femminile. La loro giornata è scandita da una sveglia alle 7 con l’apertura dello spioncino, alle 8 le guardie passano a battere le sbarre delle finestre per testarne la resistenza, hanno due ore d’aria al mattino e due al pomeriggio. Ogni spostamento da fuori a dentro la cella è cadenzato da un controllo con il metal detector, vengono scansionate in media 12 volte al dì, inoltre ogni giorno subiscono una perquisizione generale personale. Hanno una sola ora di socialità in una stanzetta angusta. Le loro celle sono attrezzate con televisione e bagno, ma non hanno un armadio per riporre vestiti, cibo, libri e oggetti. Hanno in dotazione un armadietto fuori dalla cella in cui possono riporre al massimo 7 capi di ogni tipo di vestiario, quando rimuovono o posano qualcosa viene controllato e ricontato ciò che rimane. In cella possono tenere solo tre libri. Le loro radio sono state piombate, nella televisioni presenti nelle celle è stata oscurato l’orario dal monitor della tv. E’ praticamente impossibile avere cognizione di che ora sia. Le secondine che le sorvegliano sono del corpo dei Gom, donne abbruttite dell’organo speciale di picchiatori della penitenziaria. Le compagne in poco più di una settimana hanno preso nove richiami disciplinari. Una di loro ha appoggiato un piede sul muro della saletta della socialità, un’altra è uscita all’aria con una penna.
Il carcere ha disposto sin da subito il blocco della posta per tutte e tre in entrata e in uscita. Ad oggi rimane in vigore solo per Silvia, dal giorno del loro trasferimento, sabato 6 aprile, si è vista recidere quel filo – già fino per colpa della censura – di comunicazioni fatto di lettere, telegrammi e pieghi libri con fuori. Legame che è fondamentale per infrangere l’isolamento a cui il carcere costringe, ancor più in una sezione di AS2 in cui ci sono quattro prigioniere.
Qualche giorno fa Agnese, in videoconferenza dal carcere aquilano durante un’udienza del processo per la manifestazione al Brennero, ha descritto le condizioni a cui sono sottoposte definendo la sezione As2 come una tomba.
Ha aperto i battenti nella serata di sabato la sede torinese del Mercato Centrale. L’evento, pubblicizzato da giorni da un po’ tutte le testate locali, ha richiamato una gran folla di curiosi disposti a una lunga fila per vivere l’esperienza di un panino alla mortadella da 8 euro all’interno di questo distretto eno-gastronomico. Nonostante i locali siano stati apparecchiati celermente – i lavori sono partiti a fine estate 2018 – con strutture di cartongesso, con la qualità di una scenografia usa e getta, a brindare tra i vari stand e cucine a vista c’erano anche i signori della città. La loro presenza in questo palinsesto scenografico mostra con nettezza l’intento del rinnovo del Palafuksas, una potente opera immobiliare di rinnovo urbano, il salotto dove i politici ringraziano gli investitori che mettono a produzione parti di città.
L’impreditore Umberto Montano con sfacciataggine presenta i prodotti della sua opera con un megafono – speriamo che non sia lo stesso che gli sbirri hanno sequestrato ai contestatori ai piedi del palazzo color melma. A fianco di Cortilia, il mercatino dentro il mercato, dove si può fare “la spesa più composita”, un esaltato Marcello Trentini, chef stellato che al suo Mago Rabin fa mangiare a suon di centinaia d’euro, annuncia che farà una cucina popolare delle verdure. Non suona tutto così stonato a fianco di un mercato dove trovi di tutto senza tanti giri di parole? La gente compra quello di cui ha bisogno, riconoscendo la forma, il colore e il prezzo, lo stesso mercato dove centinaia di uomini e donne si spaccano la schiena per due spicci per sopravvivere, lo stesso luogo in cui gente senza nulla fruga in mezzo al putrido per racimolare cibo per sfamarsi.
Questi investitori hanno cercato di lavarsi la faccia, ma la pummarola très chic che vendono ha fatto un disastro. Sul blog del Mercato Centrale un’articolista che potrebbe aver frequentato il corso Corporate Storytelling della Holden scrive “L’abilità (di una città e di chi la fa) è quella di saper trovare il giusto equilibrio. C’è un confine da non superare ed è l’abilità nel rispettarlo che fa la differenza: chi vuole i colori e i sapori dell’etnico deve essere effettivamente in grado di rispettare la multiculturalità e saperla abbracciare. La gentrificazione è per definizione esclusiva e diventa inclusiva quando l’offerta vale per tutti: è qui che entra in ballo il cibo. Chi ama valorizzare la tradizione e gli ingredienti poveri, con lo sguardo attento dell’ecologista e l’expertise di chi fa la lotta agli sprechi, chi dagli scarti crea capolavori d’alta cucina, può non cadere nella trappola del criticismo anti-gentrificazione. Restituire qualcosa di buono e autentico a una città – riqualificarla senza snaturarla e renderla accessibile a tutti – è ancora possibile.“
10 Aprile. Genova. Nella notte incendiati e distrutti diversi mezzi delle Poste Italiane. Nel comunicato di rivendicazione viene fatto un breve cenno alle politiche italiane in materia di immigrazione e si ricorda il ruolo diretto delle Poste nella deportazione dei senza documenti. Azione rivendicata anche per tutti i compagni colpiti dalla repressione, caduti in combattimento o uccel di bosco.
Assemblea pubblica per discutere di come è andato il corteo del 30 marzo
Giovedì 4 aprile ore 18:00
via Tollegno 83
Scambiamoci opinioni, valutazioni e critiche su una giornata importante e difficile, per poter continuare ad avanzare nonostante gli sbarramenti militari in cui siamo incappati sabato scorso.
Il corteo di sabato 30 marzo resterà certamente impresso nella memoria di tanti. Per contrastare una manifestazione che voleva bloccare la normalità cittadina, le autorità locali hanno pensato bene di militarizzare una considerevole porzione di Torino. Per tutta la giornata di sabato hanno istituito una gigantesca Zona Rossa, che superava l’intero centro cittadino estendendosi fino ai quartieri di Aurora, Barriera di Milano e di San Salvario. Per farlo hanno schierato circa duemila agenti, oltre a blindati, elicotteri e idranti, chiuso tutti i ponti sulla Dora con camionette e grate, e bloccato per sei ore corso Novara e via Aosta per impedire a duecento compagni di raggiungere il corteo. Hanno sospeso le corse di molti tram, disposto la chiusura dei dehors di numerosi bar e anticipato quella di alcuni mercati rionali. Per alcune ore sono state poi chiuse le fermata della Metro di Porta Nuova e gli stessi ingressi centrali della stazione. Persino la raccolta dei rifiuti è risultata sconvolta da questo dispositivo militare, i cassonetti di un bel pezzo della città sono stati infatti rimossi diverse ore prima l’inizio della manifestazione. (more…)
Nel pomeriggio Niccolò è uscito dal carcere di Cuneo e dovrà recarsi tutti i giorni a firmare presso il commissariato più vicino a casa sua.
Resta invece ancora in sospeso la situazione di quattro compagni, che si stavano recando a Torino per il corteo del 30, fermati venerdì sera nei pressi del casello di Rondissone. Accusati di detenzione di materiale esplodente, si trovano da allora nel carcere delle Vallette dove questa mattina hanno avuto l’udienza di convalida dell’arresto. Non appena ne conosceremo l’esito ve lo faremo sapere.
Venti centesimi è il costo del foglio formato F4, dalla grammatura della carta da fotocopie, un foglio prestampato da allegare al pacco di viveri e biancheria che i parenti fanno entrare a colloquio ai loro cari detenuti nel carcere di Cuneo. Dopo aver attraversato pezzi d’Italia con il treno, dopo aver camminato dalla stazione alla periferia campagnola e assolata per trenta minuti, ecco lo sportello del penitenziario in lasciare l’obolo dorato per avere il prezioso prestampato, indispensabile per inoltrare il pacco.
Le norme che regolamentano il contatto tra dentro e fuori al carcere – se può entrare la cioccolata oppure no, se i soldi per permettere a chi è recluso di farsi la spesa si possono versare direttamente allo sportello del carcere oppure dalla banca, se i colloqui si prenotano almeno con tre giorni d’anticipo o meno – sono quelle che s’imparano andando a trovare i propri cari reclusi. Ma non pensate di aver capito tutto sulla detenzione quando potrete consigliare la foggia delle calzamaglie ammesse e la marca dei salumi impacchettati a dovere, i trasferimenti rimettono le vostre conoscenze a soqquadro.
Ogni carcere ha le sue regole.
E ci vuole una manciata di colloqui prima di capire come comportarsi e non tornare a casa senza aver visto il viso desiderato oppure rimanere con in mano una borsa piena di cibo che non ha passato il varco.
E una buona dose di pazienza.
Oggi Niccolò, dopo una settimana passata a Ivrea, è stato nuovamente trasferito.
Per continuare a scrivergli indirizzate le lettere a Niccolò Blasi, Via Roncata, 75, 12100 Cuneo.