Recalcitranti

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Da un po’ di tempo avvicinarsi alle mura del Cie di Corso Brunelleschi per portar diretta solidarietà a chi vi è rinchiuso e ripetutamente si ribella è diventato arduo. Lo spazio dove i solidali si radunano una volta al mese animando i presidi e da dove si avvicinano per fare dei rapidi e rumorosi saluti è stato man mano rintuzzato dalla polizia. Durante i presidi i poliziotti in assetto antisommossa e borghesi stazionano ormai a due passi dai presidianti, impedendo anche così il lancio di qualsiasi messaggio o strumento di sostegno e solidarietà verso i reclusi. Nel momento in cui ci si avvicina alle recinzioni per un veloce e fragoroso saluto c’è il rischio di essere intercettati dalla volante che ormai da mesi sorveglia a tutte le ore i pressi del Centro, per essere poi rincorsi, fermati e perquisiti dai rinforzi chiamati all’occorrenza.

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Al lavoro, subito!

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È palese l’impossibilità di vivere come prima. A casa nostra è segnata la fine della produzione industriale e della contrattazione collettiva, è il tempo di lavoro flessibile e passeggero. I rapporti che ci legano al capitale ci rendono costantemente affannati dall’idea di rimanere senza un lavoro e senza strumenti per conservarlo se non essendo dei migliori, docili sgobboni. Su più fronti le norme alterano l’abituale rapporto salariale, oramai in crisi: con la riforma della Buona Scuola è stata introdotta l’alternanza scuola-lavoro, migliaia di studenti dovranno andare a lavorare gratuitamente, escludendo molti altri che potrebbero svolgere le stesse mansioni ma retribuite. Agli studenti viene tagliato via il tempo per stropicciare gli angoli delle antologie o di qualche noioso manuale e per essere spaesati e inconcludenti; capitale umano che era solo rendimento potenziale diventa immediatamente produttivo. Il portavoce dell’associazione nazionale presidi rassicura dicendo che sarà attuata una formazione a tappetto. Infatti si tratta di un passo culturale, come sottolineano i rappresentanti del Miur e di Confindustria: la scuola e le aziende devono abituarsi all’idea di essere due mondi contemporanei e amalgamati per l’utilità economica attuale. Asl, musei, grandi aziende private hanno già sottoscritto ed impegnato tantissimi giovani ed entusiasti volontari.

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Pace e baracche

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Sgusciando fuori da Porta Palazzo verso nord, appena oltre il ponte Mosca, si apre un ritaglio di terra e sterpaglie recintato da una rete verde su cui da anni, a stagioni alterne, appaiono cartelli che di volta in volta ne annunciano la vendita. Si tratta di ventimila metri quadri, in gran parte edificabili, di proprietà della Città Metropolitana di Torino e situati in una posizione strategica, a pochi passi dal centro cittadino. Un’occasione per chiunque possa avere dei piani ambiziosi che facciano perno sul processo di imbellettamento e rigenerazione che sta mettendo le radici in questa parte di città. Ma forse i tempi non sono ancora maturi.

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Cento punti

27 marzo. Nella zona esclusiva del Parco della Mandria dei ladri fanno visita alla villa milionaria di Allegra Agnelli, la quale si trovava fuori casa per le vacanze pasquali. Chi ha messo in atto il colpo ha studiato attentamente come superare il sofisticato dispositivo di sicurezza e ha portato via gioielli, monete d’oro e oggetti di alto valore per una stima totale non ancora accertata.

Sempre lui

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Negli ultimi mesi le testate locali del capoluogo sabaudo hanno riportato quotidianamente dati degni di nota per quanto riguarda quella che viene definita “l’emergenza casa”. Non che non fosse già sufficientemente chiaro – e non certo per i trafiletti di quello o di quell’altro giornale –  che gli sfratti a Torino sono tutt’oggi in continua crescita e che in aggiunta si sono moltiplicate le situazioni critiche corollarie al problema della casa. E sì, perché a sottendere l’articolato immaginario degli ultimi anni di una città che riparte di buona lena, c’è una realtà che parla di condizioni di vita sempre più risicate per una grossa fascia di popolazione. Una realtà in cui si perpetua una guerra endogena e continua a tutti coloro che non hanno gli strumenti per inserirsi nel nuovo ciclo economico e nelle maglie del nuovo welfare, promosso dall’amministrazione pubblica e organizzato dal capitale privato. Così, a fianco a chi non può più permettersi un tetto sopra alla testa, cresce il fronte dei morosi che non riescono a sostenere le spese delle utenze, quelle condominiali o del riscaldamento. Uno dei tanti esempi è quello macabro ma chiaro dei morti per colpa di soluzioni di ripiego al sistema canonico di riscaldamento.

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Attrezzi per l’ordine

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Ogni volta che attentati infrangono l’ordine e la tranquillità delle metropoli dell’Occidente si crea un’onda emergenziale ed i governi si adoperano ad affinare e ampliare il bagaglio normativo che definisce e condanna ciò che è terroristico. Spesso il nuovo corpus legislativo trova la sua più calzante applicazione in uno scenario di vero o potenziale conflitto interno, contro fette di popolazione che potrebbero insubordinarsi o semplicemente svolgere da sé qualche funzione propria dello Stato. E’ capitato da poco che il comma 270 sexies, coniato in reazione agli attacchi nella metro di Madrid, sia stato utilizzato per suffragare la condanna contro sette compagni che lottano contro la costruzione della linea ad alta velocità tra Torino e Lione.
A fianco dell’assemblaggio di un preciso armamentario di codici repressivi si svela il progressivo smantellamento del welfare. Dopo le riforme sul lavoro della Fornero, è la volta del Jobs Act: ai lavoratori pare che non resti che la paura di difendere ciò che avevano.
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Chiara libera!

Dopo Claudio, Mattia e Niccolò anche Chiara è finalmente libera. La sua liberazione è stata un po’ più complicata di quella dei suoi tre compagni: la revoca degli arresti domiciliari ad opera dei giudici del Tribunale di Torino è stata infatti preceduta di qualche giorno da quella dei giudici della Corte d’Appello dell’Aquila che le hanno tolto la Sorveglianza speciale appioppatale lo scorso settembre. I giudici abruzzesi hanno ravvisato un’incompetenza territoriale del questore di Teramo a richiedere la misura di prevenzione, dato che la maggior parte dei “comportamenti disdicevoli” alla base della Sorveglianza speciale di Chiara erano stati messi in atto a Torino.

E già che siamo in tema di comunicazioni tribunalizie ci sono state novità anche rispetto alle beghe giudiziarie per la resistenza alla retata del febbraio 2015. In primis c’è stata la sentenza per Erika, Paolo, Luigi, Marco e Toshi: Erika è stata assolta mentre i quattro compagni sono stati condannati a sette mesi, pena che hanno già interamente scontato in custodia cautelare.

Agli altri quattro compagni che per la medesima resistenza erano stati allontanati da Torino sono stati invece revocati i divieti di dimora e potranno quindi tornare in città, in attesa del processo che per loro inizierà il 14 giugno.

All’università

16 marzo. Operazione repressiva nei confronti di sette studenti accusati di aver partecipato più volte a proteste contro la presenza del Fuan e della Lega Nord in università. Le misure prevedono sei arresti domiciliari e un obbligo di firma quotidiano.

Just in time 24h

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Il mondo del lavoro cambia assumendo forme sempre più flessibili e precarie; nuovi sistemi lavorativi si impongono nell’era dell’economia globale. Dai turni notturni nei supermercati torinesi aperti 24 su 24 ad Amazon, gigante della distribuzione che in America si sta sperimentando come piattaforma dove il lavoratore può vendere direttamente la propria prestazione just in time in un sistema di concorrenza totale e di potere di contrattazione inesistente. Vi proponiamo qualche lettura che offre spunti di riflessione per provare ad intravedere le tendenze future e le prospettive di cambiamento di un mondo del lavoro sempre più pervasivo. (more…)

Do ut des

8 marzo. Firmato il protocollo di intesa tra Comune e Amiat che prevede la messa a lavoro gratuito e volontario di profughi e rifugiati scelti tra coloro che sono già inseriti nel sistema di accoglienza Sprar. Svolgeranno lavori di pubblica utilità affiancando i lavoratori Amiat nella pulizia di aree verdi e marciapiedi. Il vicesindaco Tisi, promotrice dell’iniziativa, commenta: “Si restituisce alla città quanto è stato offerto per l’accoglienza”.