
Nel 2004 il secondo governo Berlusconi istituì il “Giorno del ricordo” per commemorare le vittime italiane delle foibe sul finire della seconda guerra mondiale nelle terre sul confine orientale. L’istituzione di questa solennità civile ha contribuito a cristalizzare uno scontro annuale tra gruppi destrorsi e gruppi antagonisti: i primi intenti a utilizzare strumentalmente la storia dell’esodo d’Istria e Dalmazia in chiave identitaria; i secondi mossi dalla semplice morale antifascista quando non anche delle maggiori crudeltà subìte dalle genti jugoslave. Non c’è qui l’intento né la necessità di approfondire uno snodo storico che necessiterebbe di un’attenzione certosina in grado di trascendere le polarizzazioni ideologiche per addentrarsi nei meandri della sociologia bellica e della costruzione nazionalistica della storia del ‘900. In generale ci interessano le maniere in cui sono distribuiti i poteri in un dato periodo storico, rivolgendoci con una prospettiva di classe a coloro a cui in questo mondo non viene richiesto un ruolo gestionale. Balza subito agli occhi, infatti, come la realtà sociale sia sempre complessa, contradditoria e frammentata. Per questo siamo sempre diffidenti davanti al concetto unitario e fittizio di popolo, sia che a utilizzarlo sia un navigato politico sciovinista o chi in buona fede guarda il mondo attraverso una lente basata sul codice binario dei buoni e dei cattivi. Proprio per questo interesse prospettico quando arriva febbraio, mese della ricorrenza e delle inerenti iniziative neofasciste di commemorazione, ci interroghiamo sull’impegno che alcuni militanti riservano nell’organizzare contro-iniziative sotto l’egida forfettaria dell’antifascismo.
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Nel Palazzo di Giustizia di Torino, quest’oggi si sono svolte diverse udienze in cui sono coinvolti dei compagni.
Cominciamo dal processo contro Lucio, Francesco e Graziano di cui abbiamo più volte avuto modo di parlare in questi mesi. Mentre all’esterno del tribunale si svolgeva un presidio di alcune decine di solidali, all’interno l’udienza è iniziata con il rifiuto dei giudici di esaudire la richiesta dei tre di aprire le porte dell’aula al pubblico, per la paura che questo avrebbe fatto perdere tempo prezioso visto il gran numero di processi d’appello in programma per la mattinata. E in effetti non si può negare che il procedimento sia stato veramente rapido: dopo la richiesta della Procura di confermare le pene del primo grado e l’arringa della difesa di ridurre le condanne per Lucio e Francesco e di assolvere Graziano, la corte si è ritirata una mezz’oretta per poi rientrare in aula e leggere la sentenza. Lucio e Francesco sono stati condananti a 2 anni e 2 mesi, a Graziano invece è stata confermata la condanna di primo grado a 2 anni e 10 mesi. Bisognerà attendere i canonici 90 giorni a disposizione dei giudici per produrre le motivazioni per capire il perché di questo differente trattamento. Tenendo conto che queste condanne risultano scontate di un terzo della pena visto il rito abbreviato scelto dagli imputati, formalmente Lucio e Francesco sono stati condannati a 3 anni e 3 mesi, mentre Graziano a oltre 4 anni.
In un’aula vicina si è svolta poi una delle ultime udienze del processo contro Erika, Paolo, Toshi, Luigi e Marco per il tentativo di opporsi a una retata nel febbraio dell’anno scorso. Anche di quest’inchiesta abbiamo parlato più volte negli ultimi tempi in relazione alle detenzioni in carcere e poi ai domiciliari che hanno colpito i cinque compagni. Sentiti i testimoni di accusa e difesa, i giudici hanno rinviato al prossimo 17 febbraio per la requisitoria, l’arringa e probabilmente la lettura della sentenza.
6 febbraio. In via Germagnano un’auto della polizia municipale viene raggiunta da una pioggia di sassi mentre effettua dei controlli stradali. La sassaiola ferisce una vigilessa e raggiungendo anche il cristallo anteriore dell’autovettura fermata per un controllo procura lesioni alla donna dentro al mezzo. Gli autori del fatto risultano ignoti.
5 febbraio. In mattinata la Guardia di Finanza perquisisce diversi appartamenti tra Torino, Cuneo e Roma e le sedi dell’associazione Terra del Fuoco e della cooperativa Valdocco. Ai rispettivi presidenti Oliviero Alotto e Paolo Petruccio vengono notificati degli avvisi di garanzia per turbativa d’asta mentre al noto palazzinaro Giorgio Molino vengono contestati diversi abusi edilizi relativi allo stato in cui si trovano gli appartamenti di sua proprietà in corso Vigevano, dove sono state messe alcune tra le famiglie rom sgomberate dal campo di lungo Stura Lazio. Terra del fuoco e Valdocco fanno parte di quel raggruppamento temporaneo di imprese che ha vinto il bando del Comune da 5 milioni di euro per l’attuazione del progetto “la città possibile” che ha portato allo sgombero del campo lungo lo Stura . Gli alloggi scelti per il progetto, di proprietà di un’agenzia facente capo a Molino, erano fatiscenti e spesso senza i requisiti di abitabilità.
4 febbraio. Una numerosa fila di dipendenti della Camera di Commercio, delle aziende speciali Torino Incontra e Laboratorio chimico e di Unioncamere Piemonte ha occupato i marciapiedi da piazzale Valdo Fusi fino a piazza Castello, dove i lavoratori hanno incontrato il Prefetto. Protestano contro un decreto legislativo in discussione al Consiglio dei Ministri a Roma che prevede, se approvato, tagli al personale dell’ente camerale e l’accorpamento delle aziende speciali.
3 febbraio. In serata alcuni solidali con i reclusi improvvisano un saluto sotto le mura del Cie di corso Brunelleschi. Per qualche minuto grida di libertà e cori danno un po’ di forza a chi è costretto dietro le sbarre.

2 febbraio. Intorno alle 8 del mattino l’occupazione di via Modane 5 viene circondata da camionette della polizia per eseguire lo sgombero. I vigili del fuoco hanno fatto da apripista, buttando giù le barricate e consentendo alle forze dell’ordine l’ingresso nello stabile. La piccola palazzina era stata occupata nello scorso dicembre in seguito a un altro sgombero, quello di un edificio in via Collegno. Un presidio di solidali si è ritrovato là vicino per sostenere gli occupanti durante le procedure di identificazione mentre per prevenire qualsiasi atto di protesta gli agenti in antisommossa hanno presidiato anche la sede della Circoscrizione 3 di San Paolo.
29 gennaio. Una fiaccolata di quasi duecento persone parte dall’incrocio di corso Grosseto con via Chiesa della Salute per ricordare Ciro, un uomo investito lì vicino, il 29 dicembre scorso, da una macchina di agenti in borghese. In coda al corteo, che dopo corso Grosseto attraversa diversi isolati in via Lulli e via Lanzo fino ad arrivare in un parchetto nelle vicinanze di casa di Ciro, ci sono una decina di carrattrezzi con i lampeggianti accesi guidati da alcuni dei suoi colleghi.
28 gennaio. Nella notte ignoti tentano una spaccata in una concessionaria di corso Giambone. Un abitante della zona riprende tutta la scena con il cellulare poi carica in rete il video nel quale si vedono i ladri che, dopo aver divelto una delle vetrate, si allontanano con un’auto. Il furto viene scoperto dalla polizia solo la mattina seguente.