28 gennaio. Due bar tra Porta Palazzo e Aurora vengono chiusi dalla polizia perché ritenuti luogo frequente di spaccio. I controlli si inseriscono nell’operazione capillare che la polizia sta facendo in questi giorni e in queste zone impiegando un gran numero di volanti e agenti.

A qualche giorno di distanza dalla decisione del Tribunale di Torino di sottoporre quattro compagni alla misura della Sorveglianza speciale, proviamo a fornire qualche spunto di riflessione a riguardo, alla luce delle quasi 300 pagine di motivazioni elaborate dai giudici.
Nell’intervista che vi proponiamo, realizzata da Radio BlackOut a uno dei neosorvegliati, si riassumono rapidamente le tappe di questo lungo iter iniziato nel dicembre del 2014 e si prova a chiarire cosa abbia spinto i giudici da una parte a mettere sotto sorveglianza quattro compagni, dall’altra ad ammonire gli altri quattro cui non è stata comminata la misura.
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Chi stamane ha sgranchito le gambe al consueto Balon, avrà potuto notare la comparsa sui muri del borgo di alcuni cartelloni fatti di parole e di immagini che raccontano una storia. Ci teniamo a riproporvela e se voleste tenerla potete scaricarla qui. Il testo che trovate sotto era poi accompagnato da alcune foto che ritraggono Borgo Dora all’inizio del Novecento, alla fine degli anni ’60 / inizio anni ’70, fino ad arrivare ai giorni nostri, prima e dopo la cacciata del mercato spontaneo della domenica da piazza della Repubblica.
L’AMORE CHE FA MALE
C’era una volta, tanto tempo fa, il Borg ëd jë strass per tutti ironicamente noto come Stras-burgo perché là le persone non solo lavoravano la pelle alla conceria ma provavano anche a vender in strada i propri stracci e ferrivecchi per tirar su la giornata.
L’umidità dei canali utilizzati per l’energia dell’industria delle pelli permeava i muri delle case e il fetore delle lavorazioni era l’atmosfera quotidiana in cui erano immersi gli abitanti del borgo. Era uno dei luoghi in cui era concesso abitare a una fascia di popolazione della città che doveva costituire la mano d’opera dei nascenti quartieri-fabbrica a nord del centro sabaudo.
La città è sempre stata per molti un posto difficile in cui vivere anche se spesso è l’unico in cui provare a farlo. Proprio coloro che non riuscivano a sopravvivere con il magro salario da operaio o non volevano sbarcare il lunario seguendo i ritmi incalzanti della catena di produzione in fabbrica, hanno imparato ad arrangiarsi. Il buttar giù i teli dando vita a quello che poi avrebbe preso il nome di Balon, provare a tenersi la casa quando non c’erano i soldi per pagare l’affitto al padrone, inventarsi modi di fare due spicci sono manifestazioni di un spirito di sopravvivenza e di un’esigenza materiale data dall’indigenza nella città dello sfruttamento industriale.
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22 gennaio. Nell’elegante negozio Gucci di via Roma entra una donna che, senza intenzione di fare esosi acquisti, chiede di poter usare i servizi. Al rifiuto delle commesse inizia ad adirarsi e a urlare contro di loro, contro i vigilanti e contro una poliziotta che, passando là davanti, è entrata a controllare la situazione. Arrivata anche la volante della polizia la donna non si calma e morde la mano a uno degli agenti accorsi. Subito dopo viene arrestata per resistenza, lesioni e violenza a pubblico ufficiale.
21 gennaio. Di buon mattino la polizia si presenta alle porte di alcuni militanti dello sportello PrendoCasa per notificare delle misure cautelari; tre obblighi di firma giornaliera e tre divieti di dimora dalla città di Torino. Il reato contestato è resistenza aggravata a pubblico ufficiale e il contesto in cui si inserisce è un picchetto davanti a un portone a difesa di una casa sotto sfratto.

Se un noto modo di dire proferisce che le cattive notizie non vengon mai sole, in base a quelle arrivate nelle ultime dodici ore possiamo affermare di trovarci d’accordo. Dopo settimane d’attesa, infatti, è di ieri sera la conferma di quattro sorveglianze speciali, per ora notificate solo all’avvocato: un anno e due mesi per Paolo e Andrea, un anno per Fabio e Toshi. Ricordiamo che la procura aveva fatto la stessa richiesta anche per altri quattro compagni che — almeno quello — non saranno sottoposti a questa meschina misura. Non avendo ancora ricevuto le carte, non si sa nel dettaglio quali siano le prescrizioni imposte ai sorvegliati ma, appena sapremo qualcosa in più, lo metteremo nero su bianco.
Come anticipato sopra, alla cattiva novella del crepuscolo è seguita subito dopo quella dell’alba. Stamattina, intorno alle 7, Digos e agenti di polizia hanno fatto irruzione nelle case private e bussato minacciosamente alla porta di alcune occupazioni in Aurora per “accompagnare” alla questura di via Grattoni dieci persone. E così dieci compagni, di cui uno quasi sorvegliato, saranno costretti alla firma quotidiana benché l’industrioso Pm Padalino avesse chiesto nientemeno che gli arresti domiciliari per tutti.
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I Centri di identificazione ed espulsione di Torino e Roma sono tuttora fortemente compromessi nel loro funzionamento grazie alle rivolte dei detenuti: i danni strutturali hanno portato una notevole diminuzione dei posti in corso Brunelleschi e la chiusura di tutta la sezione maschile a Ponte Galeria. I lavori di ristrutturazione delle aree danneggiate, come già vi abbiamo detto, sono iniziati ma l’insofferenza verso la reclusione non è terminata, è il pane quotidiano di tutti coloro che ancora si trovano costretti dentro.
Non facciamo mancare loro la nostra calorosa solidarietà con due presidi in contemporanea davanti al Cie torinese e a quello romano.
Per Torino l’appuntamento è sabato 23 gennaio dalle 15 in corso Brunelleschi all’angolo con via Monginevro.
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17 gennaio. Borzoli (Ge). Nella notte vengono sabotate due ruspe all’interno del cantiere del Terzo Valico. Una viene incendiata, alla seconda viene invece danneggiato il motore con la sabbia.
15 gennaio. Nella notte alle filiali postali di via Susa, via Porpora, via Saluzzo e via Petrarca, i postamat vengono messi fuori uso. Le facciate degli uffici vengono inoltre vergate con scritte in vernice: alcune in solidarietà con chi lotta contro i Cie, altre contro la Mistral Air, compagnia aerea del Gruppo Poste Italiane che effettua le espulsioni dei senza-documenti.


In seguito ad un saluto davanti al Cie di Brindisi-Restinco, tre compagni di Lecce sono stati arrestati con l’accusa di resistenza e manifestazione non autorizzata. Ora si trovano ai domiciliari.
Aggiornamento 13 gennaio:
I tre compagni ai domiciliari in seguito a un saluto in solidarietà ai reclusi del Cie di Restinco sono stati scarcerati, ma sottosposti dal Gip alla misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza aggravato dal rientro notturno.
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