Escandescenze

15 dicembre. Un viaggiatore senza biglietto viene arrestato sulla banchina dei tram in via XX settembre, in pieno centro, da diversi agenti di polizia e civich. A quanto pare, fatto scendere dal mezzo dai controllori Gtt, ha dato in escandescenze alla vista delle divise occorse per l’identificazione.

Senza ciurlar nel manico

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Il fuoco appiccato dai reclusi del Cie cittadino alle camerate qualche settimana fa  ha minato fortemente il funzionamento del principale dispositivo di controllo e deportazione dei senza-documenti. Abbiamo già parlato di come la struttura, che poteva contare su metà della sua capienza massima prima della rivolta del 14 novembre, abbia ricevuto uno smacco non irrilevante soprattutto per il forte ridimensionamento dei posti a disposizione.

Certo è che ad accompagnare questa che è una fausta notizia, ci sono dei fattori, di ben altra pasta, che non è certo nostra intenzione trascurare. Infatti è intrinseco alla gestione dei centri detentivi che dopo una fase particolarmente riottosa, i controlli diventino ancor più asfissianti e ai reclusi vengano sottratti persino i pochi suppellettili permessi solitamente. A questo si aggiunge il fatto che i lavori di ristrutturazione per riportare al pieno funzionamento il Cie, già previsti da mesi, seppur di soppiatto sono ripartiti.

Tuttavia i gestori e le ditte che si occupano di far tornare le cose a posto avranno molto da fare, proprio grazie alle azioni coraggiose dei ragazzi dentro.

Anche per questo  è necessario continuare organizzarsi contro il Cie e a sostegno di chi si ribella alla propria reclusione.

Presidio domenica 20 dicembre alle ore 17 davanti alle mura di Corso Brunelleschi all’angolo con Via Monginevro

 

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Doppia aggressione

14 dicembre. Intorno alle 9 del mattino, sul 17, all’altezza di corso Allamano, salgono tre controllori in borghese. Un ragazzo è senza biglietto e prova a scendere per evitare la multa, ma i controllori gli impediscono la fuga. É così che il ragazzo sferra un pugno a uno dei tre, fratturandogli il setto nasale, e si dilegua. Non molto dopo la scena si ripete sul tram 4, in Piazza della Repubblica, ma questa volta il giovane privo di biglietto strattona solo il controllore prima di darsela a gambe. Sono in corso le indagini per incastrare i “portoghesi” e le lamentele del sindacato Ugl.

Educazione civica in Aula Bunker

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Un’altra lezione di educazione civica è stata impartita ieri in Aula Bunker dal procuratore generale Marcello Maddalena. Dopo aver spiegato, nella scorsa udienza, quali sono le origini delle condotte terroristiche del sabotaggio realizzato da Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, questa volta, nella sua requisitoria, Maddalena ci illustra invece qual è il grave danno che questo sabotaggio poteva arrecare al Paese. Cosa, insomma, rende questo sabotaggio un atto terroristico. Non sono solo, o meglio, non sono tanto i danni economici prodotti in quella notte o le spese che lo Stato ha dovuto sostenere per tentar di garantire la sicurezza del cantiere, e non è neanche il danno che, a livello strategico, economico e d’immagine, l’Italia subirebbe dalla non realizzazione dell’opera. Il grave danno va ricercato più a monte, nell’impossibilità per lo Stato di fare il proprio lavoro.

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Dall’Aula Bunker

Non doveva essere un’udienza con particolari colpi di scena, quella che ieri ha aperto il processo d’Appello contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò per il sabotaggio contro la Torino-Lione del maggio 2013. In discussione c’era principalmente la richiesta avanzata dalla Procura di riaprire il dibattimento e poter quindi introdurre una serie di testimoni e documenti. Ma nell’elencarli il procuratore generale Maddalena ha chiesto alla corte di far acquisire agli atti uno scambio di comunicazioni tra Questura e Prefettura relativo all’8 dicembre 2005. Non abbiamo sbagliato a scrivere la data, la Procura si riferiva proprio alla “battaglia di Venaus”, di cui da pochi giorni c’è stato il decennale, e che è stata ricordata in Valsusa con varie iniziative. Il motivo di questa richiesta è presto detto: quel giorno migliaia di NoTav riuscirono ad invadere l’area dove sorgeva l’allora cantiere, danneggiando le recinzioni e altri mezzi da lavoro presenti. Questo spinse le istituzioni ad abbandonare per alcuni anni i lavori e a cercare di intavolare alcune trattative nella speranza di far calmare un po’ le acque. La “battaglia di Venaus” è quindi un esempio preciso di una condotta violenta che ha costretto le istituzioni a non rispettare gli impegni presi in sede internazionale, un esempio preciso di un’iniziativa di lotta che ha costretto le istituzioni ad astenersi dal compiere un determinato atto, come recita l’ormai noto 270sexies. Sarebbe quindi da ricercare in quella giornata l’origine del male di cui sono accusati Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

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Convincimenti

9 dicembre. Moncalieri. Una decina di dipendenti della Bienne Vernici chiedono un incontro con il capo del personale dell’azienda per avere informazioni sui soldi della cassa integrazione bloccati a Roma per un cavillo tecnico da oltre dieci mesi. Dopo aver espresso forte preoccupazione per la propria condizione, i dipendenti si barricano nell’ufficio insieme al capo del personale. Dopo un’ora di trattative con i carabinieri la porta viene aperta. Il giorno dopo da Roma arriva la firma che mancava per l’erogazione della cassa integrazione. Contro i lavoratori si aprirà forse un indagine per sequestro di persona.

8 dicembre

 

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8 dicembre. Susa. Migliaia e migliaia di persone percorrono la strada che da Susa porta a Venaus nel decimo anniversario della ripresa dei territori in cui si sarebbe dovuto installare il cantiere del Tav. Lungo il percorso vengono calati diversi striscioni in solidarietà ai tanti NoTav inquisiti con un saluto caloroso ai sette indagati per terrorismo.

Notte sul sentiero verso la Clarea

5 dicembre. Giaglione. Inizia con un aperitivo ai cancelli di Chiomonte e una passeggiata notturna verso la Clarea la cinque giorni di lotta e iniziative per il decimo anniversario della presa da parte dei NoTav del cantiere di Venaus. Da Giaglione sono quasi duecento le persone che si avviano sul sentiero per raggiungere le reti del cantiere bene difeso dalla polizia che per l’occasione è anche fuori dai cancelli, sui sentieri alti rispetto a quello del corteo. Lungo il percorso diversi new jersey bloccano la via e le persone in corteo si concentrano in tre diversi presidi. Per ore la polizia lancia lacrimogeni e mostra i muscoli per allontanare i manifestanti, poi la situazione si tranquillizza fino alle quattro di notte quando vengono azionati gli idranti per scoraggiare i NoTav  rimasti. Il presidio si prolungherà comunque fino al mattino seguente.

Ancora un’occupazione

5 dicembre. Alcune famiglie, sgomberate da uno stabile in via Collegno oltre un mese fa, occupano insieme ad un gruppo di solidali un altro palazzo vuoto da anni in via Modane n. 5, in zona Cit Turin. Nonostante qualcuno al momento dello sgombero della precedente occupazione avesse accettato la proposta del Comune di una sistemazione temporanea in una palestra, la maggior parte delle persone non aveva infatti ancora risolto il proprio problema abitativo.

Dal Palazzaccio

Sono state rese pubbliche le motivazioni con cui la Corte di Cassazione, lo scorso 16 luglio, aveva giudicato che Lucio, Francesco e Graziano non dovessero essere rinchiusi in carcere per gli artt. 280 e 280bis, rispettivamente «attentato per finalità terroristiche o di eversione» e «atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi».
I giudici della prima sezione penale hanno valutato che quanto emerso finora, durante i due processi di primo grado relativi all’azione contro il cantiere del Tav di Chiomonte del maggio 2013, faccia escludere che gli autori di questo sabotaggio volessero attentare alla vita o anche solo all’integrità di chi in quel momento si trovava all’interno del cantiere, e questo rende per loro priva di ogni fondamento la contestazione dell’articolo 280. A rendere inconsistente il 280bis è invece la non idoneità di quel sabotaggio di arrecare un grave danno al Paese e costringere le istituzioni a rinunciare alla Torino-Lione, come richiede l’art. 270sexies affinché una determinata condotta possa essere giudicata terroristica. Non basta che gli autori perseguano quest’obiettivo, ma è necessario che le loro intenzioni si concretizzino in un’azione adeguata a conseguirlo.
Lo scorso 15 ottobre, il processo d’Appello contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò era stato rinviato proprio per consentire che fosse depositata questa sentenza. Vedremo quali influenze avranno queste motivazioni sul processo di secondo grado che riprenderà l’11 dicembre alle 9 e 30 all‘Aula Bunker del carcere delle Vallette.