Passoni occupato

30 novembre. Un centinaio di studenti del liceo artistico Passoni danno inizio all’occupazione del loro istituto contro la riforma della “Buona Scuola”, voluta dal governo Renzi, e per denunciare lo stato di precarietà della struttura. La protesta andrà avanti per diversi giorni.

Off limits

28 novembre. La stazione di Torino Porta Nuova si attesta sul piano di sicurezza europeo: a breve il debutto del sistema dei gate già in uso in altre stazioni ferroviarie italiane, studiato per isolare le zone di transito da quelle di partenza e arrivo. Ulteriori telecamere vigileranno invece sui flussi di viaggiatori.

No Ta

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27 novembre. Torino. Nella notte, sulle vetrate della filiale della Banca San Paolo di corso Toscana, compare, a caratteri cubitali, la scritta «No Ta».

Conti in tasca

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A una decina di giorni dalla rivolta che ha reso inagibili diverse aree del Cie torinese ci sembra il momento di mettersi un poco nei panni dei matematici e far, dunque, qualche conto.

Abbiamo preferito aspettare, per capire come si sarebbero organizzati i gestori messi di nuovo di fronte a una bella gatta da pelare. Se infatti prima dell’incendio del 14 di novembre i posti disponibili erano una novantina, il Cie era più o meno pieno, il tran tran di ingressi ed espulsioni continuava senza troppi sbalzi, e i gestori potevano guardare con fiducia al futuro ripristino di tutti i centottanta posti disponibili, ora toccherà loro cambiare un poco i piani. Prima di tutto hanno dovuto far fronte al problema di aver rinchiuse più persone di quelle che il Cie può ad ora contenere. Pian, piano e senza troppi clamori in questi giorni circa una ventina di reclusi sono stati quindi, espulsi o trasferiti in altri Centri; qualche uscita pure è avvenuta; la più corposa, fino ad ora e da che ne abbiamo notizia, lunedì scorso quando sono state liberate senza essere identificate una decina di persone tutte insieme.

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Ancora fuoco al Cie e qualcuno sul tetto (aggiornato)

Nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo aver appreso la notizia di un possibile trasferimento al Cie di Roma per poi probabilmente essere espulsi, sei reclusi hanno deciso di dare fuoco alla stanza in cui dormivano e di resistere salendo sul tetto dell’area, da cui non sembrano intenzionati a scendere.
Poco dopo, un gruppo di solidali si è ritrovato sotto quelle mura per un saluto a cui hanno risposto calorosamente.

Ad ora i sei ragazzi sono ancora lì; se passata la notte dovessero decidere di restare sul tetto ancora prepariamoci a sostenerli.

Aggiornamento ore 10:

I ragazzi saliti sul tetto ieri sera sono ancora lì.
Alle ore 11 presidio solidale fuori dalle mura del Centro di corso Brunelleschi per far sentire la nostra solidarietà a chi sta ancora resistendo.

Aggiornamento ore 15:

Come abbiamo riportato stamani, alcuni reclusi hanno passato la notte sul tetto del Centro di identificazione ed espulsione di Torino. Ieri sera, verso le venti e trenta, la polizia è entrata nella struttura con l’intento di prelevare sei ragazzi di origine tunisina, alcuni dei quali destinati al rimpatrio immediato, altri al trasferimento al Cie romano di Ponte Galeria. Oramai si sa, lo spazio dentro al Centro per senza-documenti è striminzito dopo la rivolta e gli incendi di due settimane fa. Non viene difficile immaginare Prefetto e forze dell’ordine con il loro “bel” da fare dopo gli ingenti danneggiamenti. Non certo chini sulla planimetria della struttura con un righello a cercare un metro in più nel Cie cinereo, ma sicuramente piuttosto assorti nel cercare di gestire spostamenti o organizzare deportazioni, contattando consolati, chiamando l’agenzia viaggi 747 per capire i voli aerei in partenza, vedendo quale disponibilità di posti hanno gli altri Centri sparsi per il territorio nazionale. Un da fare che però ha trovato ancora filo da torcere, perché nella sua attuazione ha trovato sei reclusi che hanno deciso di non rimanere inermi.

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Udienza rinviata per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

Slitta ancora una volta l’inizio del processo di secondo grado contro i quattro compagni accusati del sabotaggio del maggio 2013 in Valsusa. Questa volta il rinvio è dovuto allo sciopero dal 30 al 4 dicembre indetto dall’Unione delle Camere Penali Italiane. Salteranno quindi le udienze previste per il 30 novembre e 1 dicembre, e l’appuntamento per chi volesse seguire l’udienza e salutare i compagni ancora agli arresti domiciliari è per l’11 dicembre alle 9 e 30, all’Aula bunker del carcere delle Vallette.

Passeggiata

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20 novembre. Chiomonte. Durante il consueto apericena del venerdì, una quarantina di No Tav si spostano dai cancelli della Centrale per raggiungere, attraverso i sentieri, le recinzioni del cantiere. Al lancio di petardoni e fuochi d’artificio da parte dei No Tav, le forze dell’ordine rispondono con idranti e gas lacrimogeni.

Dagli assessori

81837d8314e28ab84f133d953a3558862.jpg 20 novembre. Trento. Una ventina di NoTav entrano all’interno degli uffici dell’assessorato provinciale all’ambiente e infrastrutture interrompendo un incontro tra gli assessori del Trentino, dell’Alto Adige e del Tirolo.

Perquisizioni a Roma

Vi riportiamo dal blog Hurriya una notizia di ormai un paio di giorni fa quando alcuni compagni di Roma sono stati tirati giù dal letto all’alba dalla polizia per delle perquisizioni legate ad alcuni presidi non autorizzati al Cie di Ponte Galeria nel mese di settembre e ottobre.

Qui sotto un comunicato e un’intervista:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/ror-151119_1010-1022-1.mp3]

 Ieri mattina a Roma, verso le 6,30 alcuni compagni e compagne sono state perquisiti nelle proprie case di residenza. A bussare alla porta c’erano poliziotti e digos che hanno sequestrato oggetti personali e notificato fogli di via. Le accuse sono manifestazione non autorizzata, con riferimento ai presidi sotto le mura del CIE di Ponte Galeria di settembre e ottobre, e oltraggio a pubblico ufficiale. Sul fatto c’è poco da commentare, la cronaca e le accuse parlano da sè. Non ci soffermiamo troppo a denunciare questo gesto intimidatorio delle guardie, ci interessa piuttosto capire quello che ci sta succedendo intorno, attrezzarci e organizzarci.

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Di rivolte, fuoco e solidarietà

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Quando nelle ultime settimane riportavamo di un’aria vivace nel Centro di Identificazione ed Espulsione torinese è perché tra le righe di ciò che i reclusi raccontavano da dentro si subodorava una tensione crescente. Da quando il Cie è tornato a funzionare a metà regime, circa 90 posti, dopo le ristrutturazioni dell’inverno passato, è ripreso più opprimente il tran tran della macchina delle espulsioni: polizia che dà la sveglia all’alba ai reclusi trascinando via qualcuno per il rimpatrio, deportazioni di massa, pestaggi a chi prova ad allestire piccole forme di protesta individuale.

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