La guerra e gli sciacalli

28 ottobre. Durante il convegno dell’Anci che tratta il tema dell’accoglienza dei profughi e al quale partecipa oltre al sindaco Fassino anche il ministro Alfano, un gruppo di famiglie italiane senza casa supportate dal partito di Marrone Fratelli d’Italia allestisce un presidio con tanto di tende, sacchi a pelo e rogo dei facsimile delle proprie carte d’identità. “Il sistema Torino mangia su immigrati e rom” questo il contenuto dello striscione esposto durante la protesta.

Primo giorno

25 ottobre. Prima giornata nella nuova location di via Monteverdi per il Suq domenicale. I carretti e i furgoni arrivano all’alba come al solito e, sotto lo sguardo di numerosi vigili e qualche camionetta di celere, iniziano a montare i banchi nelle vie predisposte, e ben arginate, dal Comune. Oltre seicento le persone registrate dall’associazione ViviBalon che da oggi gestirà i posti del mercato e controllerà che le regole vengano rispettate; solo quattrocento però i posti disponibili previsti. Immancabile la presenza di Marrone e compagnia al seguito, venuto a raccattare un poco di consenso tra quelli che si ritrovano a protestare all’ingresso del mercato. Si fa vedere anche Ilda Curti presa a male parole dal suddetto presidio anti-Suq. Imponente l’impiego dei civich; sarebbero circa centocinquanta quelli che hanno partecipato all’operazione di monitoraggio e controllo, cinquanta impiegati in loco, gli altri posizionati nelle vecchie sedi del Suq, l’ex scalo Vanchiglia e Piazza della Repubblica.

Rigettati al mittente

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Iniziativa movimentata quella dell’Open Day della Ladisa, ditta di cui vi avevamo già parlato perché oltre a servire i pasti-sbobba al Cie, li accompagnava a contorni di certo insoliti. Ieri l’azienda pugliese ha aperto le sue porte di corso Unione Sovietica per mostrare l’impianto produttivo torinese alle famiglie, con l’intento di rassicurarle riguardo alle “derrate alimentari e attenzione al processo di qualità“. Una bella pulita alle cucine e un giro turistico per famiglie tra fornelli, dispense di gnocchi e pentoloni d’acciaio per far vedere che è tutto a posto, ci si può fidare.

Ma il signor Ladisa e dipendenti si eran fatti i conti senza l’oste, pur avendo una certa esperienza a riguardo. Infatti un gruppo di nemici del dispositivo delle espulsioni non ha fatto mancare la propria presenza all’iniziativa, non altrettanto partecipata dalle famiglie. Uno striscione affisso sulla recinzione, slogan che ricordano il lavoro sporco che Ladisa fa nel Cie della città e, soprattutto, una restituzione  al mittente: un bel secchio colmo di vermi. Chissà se ora a loro è ben chiaro che le inimicizie si possono trovare non solo tra i competitors di una gara d’appalto. Chi ha un ruolo nel funzionamento dei Cie o nell’attuazione delle deportazioni di senza-documenti ha da pensare che ci sarà sempre chi procurerà grane al suo sporco lavoro. Di certo da parte di tutti quelli a cui si propinano pasti marci. Ma forse anche da chi si prenderà la briga di smascherare la buona faccia pubblicitaria con secchiate di vermi infangati.

Linea 15

21 ottobre. Nel tardo pomeriggio, sul 15, un passeggero viene sorpreso senza biglietto. Dà il documento al controllore, ma appena vede che questi prende il blocchetto delle multe cerca di riprendersi le sue carte. Non ci riesce, ma, secondo quanto lamenta il controllore, gli strappa via il cellulare e lo scaraventa fuori appena si aprono le porte. Sull’episodio l’Ugl provinciale commenta: Aggredito un controllore Gtt sulla linea 15, otto giorni di prognosi
“Nonostante centinaia di migliaia di euro spesi per le guardie giurate, i lavoratori in questione hanno dovuto aspettare oltre mezzora prima dell’arrivo dei rinforzi. Per non parlare del titolo di polizia amministrativa, rimasta per cinque mesi dall’inizio dei corsi una campagna elettorale”.

Scotch e coperta

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Ieri mattina in corso Brunelleschi la polizia ha tentato per l’ennesima volta di portar via un ragazzo marocchino, e questa volta è riuscita nel suo intento. Da dieci giorni entrava quotidianamente nell’area bianca per cercare di trascinarlo via ma lui ha sempre resistito, anche con atti di autolesionismo e subendo ripetuti pestaggi. Le condizioni fisiche del ragazzo, dopo una settimana di vessazioni, erano talmente precarie che ha passato le ultime quarantotto ore all’ospedaletto invece che in camerata. Tuttavia le forze dell’ordine anche ieri, giorno in cui peraltro doveva terminare il periodo di detenzione del ragazzo, sono tornate per provare ad espellerlo, senza troppe remore e con gli stessi modi. Questa volta però gli altri reclusi, vedendo arrivare gli uomini in divisa sempre per lo stesso motivo, hanno iniziato a urlare e far baccano con i pochi oggetti a disposizione in solidarietà con il compagno che versava già in pessime condizioni. Anche lui, nonostante tutto, si è dimenato con le forze rimaste e, ci dicono da dentro, pare che abbia ingoiato persino delle lamette. I poliziotti pur di portare a termine il lavoro e portarselo via, gli hanno tappato la bocca con del nastro adesivo e l’hanno avvolto in una coperta, aiutati da un operatore di Gepsa particolarmente voglioso di menar le mani. Da ciò che sappiamo pare che gli abbiano fatto fare una sosta all’ospedale, probabilmente al solito Martini lì vicino, per poi spedirlo a Roma. Del probabile rimpatrio non c’è per ora notizia.

Nel Cie torinese intanto l’aria è rimasta tesa; uno dei ragazzi che ha dato vita alla protesta di solidarietà è stato portato via dalla camera e anche lui violentemente picchiato.

Nel tardo pomeriggio alcuni solidali, venuti a sapere della vicenda, hanno improvvisato un sentito saluto sotto alle mura del Centro, interrompendo così la quiete del farsi della notte con qualche botto e animate urla di incoraggiamento alle quali i reclusi hanno risposto calorosamente.

Fuori di casa, dentro alla circoscrizione

22 ottobre. Verso le 9 del mattino le camionette della polizia arrivano davanti alla neonata occupazione di via Collegno per lo sgombero delle cinquanta persone che lì avevano trovato casa. Gli occupanti hanno tentato di resistere e nel mentre è arrivata la proposta dal comune di una sistemazione sostitutiva: una palestra! Dopo che le forze dell’ordine sono riuscite a cacciare tutti dall’edificio assicurandosi anche di distruggere i sanitari, le tredici famiglie sgomberate hanno deciso di reagire andando a occupare la Circoscrizione 3 e di rimanerci.

Nella notte

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22 ottobre. Chiomonte. “Giuda vendi la valle per trenta caffè”; così si legge su una delle vetrine del bar “Paprika”. Oltre alla scritta sono stati rotti alcuni vetri e danneggiato il dehors. Il bar in questione, di proprietà No Tav, vandalizzati un bar e un’abitazione di un operaio a Chiomonte
di Lucrezia Bono che oltre a essere presidente dell’associazione locale Impredoc è consigliere comunale a Chiomonte, da due mesi ha una convenzione per fornire la colazione agli operai che lavorano nel cantiere del Tav.

Scritte anche sotto casa di un operaio che lavora alla costruzione della Torino-Lione: “Qui vive chi devasta la valle”.

Borussia Mönchengladbach

21 ottobre. Traffico paralizzato nel pomeriggio tra Piazza Adriano e Piazza Rivoli e rallentato in Corso Regina Margherita, a causa di gruppi di tifosi tedeschi che, scortati dalla Polizia municipale, si recano in corteo allo Juventus Stadium per assistere alla partita di Champions League tra Juventus e Borussia Mönchengladbach.

Sassaiole e tentate fughe

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Negli ultimi giorni arrivano nuove calde dai centri detentivi del basso stivale. Ieri a Pian del Lago, il Cie di Caltanissetta, una trentina di reclusi ha organizzato una protesta per evitare il rimpatrio in Tunisia. Alcuni ragazzi sono saliti sul tetto di uno dei padiglioni, scagliando tegole, sassi e altri oggetti contro i militari addetti alla sorveglianza quotidiana della struttura e contro i celerini entrati nel Centro per sedare la situazione; un altro, invece, per rallentare le procedure di espulsione pare abbia agito per autolesionismo e sia dunque stato condotto in ospedale. Nella concitazione l’Ufficio Immigrazione della Questura locale, da che si sa, ha provato anche ad avviare un tentativo di mediazione con i reclusi sul tetto ma poi senza troppe parole, calmato il momento di protesta, li ha chiusi in un autobus e condotti in aeroporto per il rimpatrio.

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Così lontano, così vicino: dalle Poor doors al Social Housing

 

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Input londinesi

Sabato 26 settembre nel quartiere londinese di Shoreditch un corteo dichiaratamente anti-gentrification ha imbrattato e frantumato le vetrine di alcune agenzie immobiliari e di una piccola caffetteria della zona. I collegamenti tra i processi di riqualificazione urbana e le agenzie immobiliari sono sufficientemente palesi da non richiedere grosse spiegazioni. Ciò che ha destato l’interesse mediatico, non solo oltre Manica, è stata la scelta da parte dei manifestanti di colpire quello che i giornali chiamano “un piccolo business indipendente”. Cereal Killer, l’attività in questione, è un bar in cui si servono scodelle di cereali e latte al modico prezzo di 4,50 pounds, tutto ciò in una zona dove il reddito medio annuo non supera le undicimila sterline. Risulta chiaro che la sua presenza è contemporaneamente aliena alle condizioni di vita della popolazione residente e una testa di ponte della rivalorizzazione di strade e case della working class.

Sorvolando – ma non troppo – sugli intenti esplicitati dagli organizzatori della Fuck Parade, l’azione ai nostri occhi risulta interessante perché potrebbe innescare un dibattito molto più fertile della canea liberal uscita sulla carta stampata e su quella pixelata. Questo dibattito riguarda la composizione sociale e la possibile opposizione di classe nei quartieri che subiscono i nuovi investimenti del capitale.

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