Roma express

Martedì pomeriggio, insieme al primo fresco autunnale, al Cie di Corso Brunelleschi c’è stato un arrivo ben meno gradevole per alcuni reclusi. Stiamo parlando del rappresentante del consolato della Nigeria, il quale ha fatto capolino tra i muri e le reti del Centro, come spesso accade prima di grossi rimpatri. Infatti è questa figura a formalizzare il riconoscimento e a concludere di fatto la procedura burocratica per la deportazione.

Neanche due giorni dopo, ieri alle quattro del mattino, la polizia in assetto anti-sommossa è entrata nel Centro e ha preso con la forza quattordici ragazzi di nazionalità nigeriana e li ha stipati nei furgoncini blu del corpo statale. Destinazione Roma.

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Plodia interpunctella

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Chiediamo venia, c’eravamo sbagliati. I vermi scodellati l’altra settimana dalla Ladisa ai prigionieri di Corso Brunelleschi nulla hanno a che fare con il phylum dei platelminti. Ora che finalmente abbiamo potuto avere in mano questa foto, scattata dai reclusi al vassoio incriminato, abbiamo potuto fare qualche veloce controllo e vi possiamo assicurare che si tratta di volgarissime larve di Plodia interpunctella. Anche loro del phylum degli artropodi, parenti strettissimi dunque (anche per classe e coorte) degli scarafaggi che serviva a suo tempo la Camst. In corso Brunelleschi, insomma, non è proprio cambiato nulla.

E insieme alla foto, da dentro al Cie, ci è arrivata anche questa testimonianza chiarissima sulle condizioni di vita dentro le gabbie e sul business criminale di chi lo gestisce:

[audio:http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/registrazione_cie_torino.mp3]

Questione di phylum

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Dagli artropodi ai platelminti: basterebbero queste poche parole, a un naturalista qualsiasi, per riassumere gli ultimi anni trascorsi dentro al Cie di corso Brunelleschi. Già, perché se qualche anno fa la Camst, colosso emiliano della ristorazione collettiva, aveva fatto parlare di sé per avere servito ai reclusi pietanze condite da blatte ora la Ladisa, colosso pugliese della ristorazione collettiva, serve ai prigionieri piatti guarniti da… vermi. Una questione di phylum?

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Senza effrazioni

11 settembre. In seguito alle indagini del Nucleo investigativo di Torino, questa mattina sono state eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere ai danni di altrettante persone ritenute responsabili di furti a casse continue e bancomat in tutta la provincia. Mediante l’uso di chiavi clonate e apparecchiature elettroniche riuscivano a sottrarre ingenti quantità di denaro senza fornire le combinazioni delle casseforti. Già tre di loro erano stati sorpresi con 260000 euro in contanti, appena prelevati a un bancomat della San Paolo.

I cocci dei Cie / 2

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Giusto l’altro giorno, alcuni quotidiani online raccontavano di un giovane senza-documenti che, nel bel mezzo di un diverbio di piazza e accecato dalla rabbia, aveva avuto la cattiva idea di usar come arma il vaso da fiori posto ad abbellire… il portone della Questura. L’uso improprio del vaso di coccio, ovviamente, non è passato inosservato al piantone di turno che ha avvertito gli agenti delle volanti e, dopo un inseguimento abbastanza rocambolesco, il giovanotto è stato ammanettato e condotto in carcere. Una notizia che avremmo messo senz’altro tra i “diritti e rovesci” della settimana, se solo avesse avuto per teatro via Grattoni. La Questura invece era quella di Salerno e questa piccola notizia ve la mettiamo invece qui in bella vista per farvi notare come il malcapitato, a detta dei vari organi di informazione salernitani che si sono occupati della vicenda, sia finito rinchiuso nel Cie di Crotone.

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Saluto caloroso

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5 settembre. Un centinaio di solidali si ritrova al pratone delle Vallette per salutare gli arrestati di questa settimana e tutti i reclusi. Per oltre un’ora cori, slogan e musica allietano i detenuti che rispondono calorosamente. Qualcuno approfitta delle sterpaglie del prato per accendere diversi fuochi che rischiarano la notte.

Sorveglianza speciale per Chiara

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È il Tribunale di Teramo il primo a rispondere positivamente all’appello lanciato negli ultimi mesi da diverse Questure italiane, isole comprese, sulla necessità di mettere sotto Sorveglianza speciale alcuni sovversivi, così da toglierseli una buona volta dalle scatole, e toglierli dalle strade.
Ad essere raggiunta in questi giorni dalla sentenza di applicazione della Sorveglianza speciale per diciotto mesi è stata Chiara, attualmente detenuta agli arresti domiciliari per l’attacco contro il cantiere del Tav di Chiomonte del maggio 2013.
Dopo l’udienza dello scorso 4 giugno in cui si è discusso della misura non si può certo dire che i giudici teramani abbiano avuto molta fretta nel certificare la pericolosità sociale di Chiara, e del resto nel suo caso non c’era proprio alcuna urgenza.
Essendo infatti Chiara agli arresti domiciliari, la Sorveglianza speciale rimane per ora chiusa in un cassetto e inizierà ad essere applicata solo quando terminerà la detenzione domiciliare.
Solo allora diventeranno quindi esecutive le prescrizioni che caratterizzano la “sua” Sorveglianza: obbligo di vivere onestamente; obbligo di restare in casa tra le 20 (o le 21 nei mesi di ora legale) e le 7 del mattino, e nelle restanti ore di comunicare all’Autorità locale di pubblica sicurezza ogni allontanamento dalla propria dimora; obbligo di presentarsi all’Autorità locale di pubblica sicurezza ogni qualvolta questa lo richieda, e di portare con sé una copia della Carta di permanenza in cui è attestato lo status di Sorvegliata speciale; divieto di frequentare persone che hanno subito condanne o sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza; divieto di partecipare a pubbliche riunioni e di detenere armi.
A questa misura è stato poi aggiunto l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza che, oltre a vietare di uscire dai confini del proprio comune, aggrava notevolmente le sanzioni previste per eventuali violazioni delle prescrizioni sopra elencate, fino a prevedere l’arresto in flagranza e una successiva condanna da uno a cinque anni di carcere.
Una misura niente male, insomma.
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Tentati suicidi e responsabilità

4 settembre. Nella prigione cittadina delle Vallette, l’ennesimo detenuto tenta di impiccarsi con un lenzuolo dal tetto della struttura. Pare sia il terzo che in soli due mesi abbia deciso di voler metter fine alla sua vita in reclusione. Non sembra necessario dover scomodare La Palice per comprendere ancora una volta perché in troppi non riescano a sopportare il carcere. Tuttavia il segretario generale dell’Osap, Leo Beneduci, non perde tempo nel trovare le responsabilità di questo malessere nel  “permissivismo” della direzione carceraria nell’affrontare i provvedimenti disciplinari nei confronti dei detenuti ritenuti responsabili delle pessime condizioni generali.

Giannini bocciata

3 settembre. Il Ministro dell’Istruzione Giannini, ospite alla festa del Partito Democratico in Piazza d’Armi, è stata contestata da studenti e insegnanti, che sono stati tenuti a distanza dal reparto Celere della Polizia. Alcuni studenti, che erano riusciti ad avvicinarsi al palco, hanno tentato di recapitare il loro foglio della bocciatura alla Ministra, ma sono stati identificati e prontamente allontanati.

Arresti

3 settembre. Nella mattinata un’operazione di polizia porta all’arresto di 6 ragazzi del Centro Sociale Askatasuna. Due di loro si trovano in carcere e quattro ai domiciliari. Le accuse riguardano la giornata del 28 marzo, quando un corteo per le vie del centro cittadino aveva contestato il leader della Lega Salvini.