La catena spezzata

Posted by macerie on June 18, 2009

 Pullman

Ancora una volta piazza della Repubblica era piena di divise e lampeggianti. Questa sera da proteggere c’erano la Porchietto e il suo folto codazzo di supporter razzisti, leghisti e fascisti vari. Non abbastanza per cingere d’assedio la Porta Palazzo come si proponevano di fare, ma abbastanza per dare fastidio a chi pensa che anche solo il cattivo odore dei razzisti sia una provocazione, pare che tra militanti e militari la Porchietto sia riuscita alla fine a mobilitarne alcune centinaia. Ma anche i razzisti e polizia hanno avuto la loro buona dose quotidiana di fastidio. Da subito la manifestazione viene disturbata da una rumorosa samba band che tenta di avvicinarsi ai più indesiderati, i leghisti, ma viene tenuta a bada da un nutrito cordone di poliziotti. Qualcuno riesce a infilarsi e insultare Borghezio da distanza molto ravvicinata. Da un balcone su via Milano sventola uno striscione con su scritto chiaro e tondo “razzisti”. Qualcun altro la notte prima aveva scritto per terra “spezziamo le catene, cacciamo i razzisti!”.

All’improvviso, da corso Giulio Cesare arriva un autobus circondato da una nuvola di fumogeni e torce, usato come ariete da altri di antirazzisti. La polizia – colta di sorpresa – riesce a bloccare l’autobus e a respingere i contestatori, saranno una decina, a manganellate, e riesce a fermarne uno, malmenandolo finché non si accorgono che sono un pochino osservati. Ma in cambio di questo brillante risultato il fianco della manifestazione è lasciato scoperto, e la samba band è lieta di avanzare respingendo i leghisti oltre corso Regina Margherita, senza smettere di suonare. Poco dietro l’autobus oramai vuoto viene srotolato uno striscione che dichiara “nessuna pace per i razzisti”, si accende ancora qualche fumogeno e si grida “fuori i razzisti dai quartieri” e svariati insulti. Diversi stranieri si fermano dietro lo striscione, interessati. Qualche giovane figlio di Casablanca, ma nato e cresciuto a Porta Palazzo, chiede se ci sia l’intenzione di attaccare la polizia. Un altro passa in bicicletta vicino all’antirazzista fermato e grida “razzisti di merda!” come gesto di sfida. Molti guardano dalle finestre, altri scendono per vedere e chiedere cosa succede.

Stufi di fronteggiare uno stupido cordone di poliziotti, i manifestanti piegano lo striscione e si disperdono, momentaneamente. I razzisti nel frattempo si sono ridotti a poche decine, e il cordone di poliziotti arretra. Alla spicciolata, i manifestanti riescono a raggiungere corso Regina Margherita, ma vengono nuovamente respinti a calci e manganellate e si attestano di fianco al Palafuksas. Da qui, si vede passare, tranquillissimo, l’antirazzista che era stato fermato, scortato in commissariato da diversi celerini e poliziotti in borghese imbufaliti. Ora, assieme agli antirazzisti ci sono anche diversi stranieri, in tutto saranno ormai una cinquantina. Dopo un po’ di samba e un po’ di cori si decide di partire in corteo spontaneo attorno alla piazza, per spiegare e ribadire che a Porta Palazzo c’è spazio per tutti, ma non per i razzisti, e per chiedere la liberazione del compagno fermato, molto conosciuto in quartiere. Il corteo termina all’inizio di corso Giulio Cesare, e lì si scioglie. Diversi, italiani e stranieri, danno la propria disponibilità nel caso in cui il compagno non venga liberato la sera stessa, “tanto sapete dove trovarci”. Quindi strette di mano, strizzatine d’occhio, “grazie mille”, “no, grazie a voi”, qualche pezzetto di fumo, tanto affetto e la consapevolezza che quel che è successo stasera è stata una cosa veramente di tutti. E il compagno fermato? Beh, dopo un’oretta di provocazioni in commissariato, i poliziotti lo devono rilasciare senza neanche una denuncia. Anzi, per ripicca, gli fregano un coltellino così piccolo da non meritare neanche un verbale di perquisizione.

Nessuna pace

Filed under Diario

Tagged , ,

Comments are closed.