Items tagged: dietro le sbarre
Dopo la morte di Hassan, due settimane di proteste – con una rivolta all’inizio ed uno sciopero della fame di vari giorni – hanno scosso il normale tran-tran del lager di corso Brunelleschi. Agitazione e voglia di vivere hanno attraversato le gabbie: dentro e fuori. Proprio ora che in corso Brunelleschi tutto sembra tornato più
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5 luglio. Un migrante internato dentro al Cpt di corso Brunelleschi è in fila per farsi visitare dal medico. Alza lo sguardo da terra e incrocia quello di un poliziotto. «Cazzo guardi?» dice il poliziotto. Il migrante fa finta di niente, poi si scusa, poi dice al poliziotto di lasciarlo stare. Poi fa per entrare
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4 luglio. Visita al Ferrante Aporti dopo la rivolta di tre giorni prima: «I ragazzi protestavano perché avevano troppo caldo. Cosa assolutamente vera, lì dentro è un forno, le camerate sono fatiscenti sovraffollate e i bagni sono luridi.» Un sovversivo? No, è una dichiarazione del fascistissimo Ghiglia. Un mistero? No, ha solo colto l’occasione per
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3 luglio. Un ergastolano di quarantun anni prova a suicidarsi alle Vallette, ficcando la testa in un sacchetto di plastica. Le guardie lo bloccano. È gravemente malato ma continuano a tenerlo in cella.
1 luglio. Notte di rivolta al “Ferrante Aporti”, il carcere minorile di Torino. Per protestare contro caldo e sovraffolamento, alcuni detenuti hanno dato fuoco ad diversi materassi e il fumo ha intossicato tre agenti della polizia penitenziaria. Sette ragazzi saranno processati nei prossimi giorni per “tentata strage”. Solidarietà alla polizia è stata espressa dai parlamentari
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29 giugno. Nel pomeriggio, dentro alle gabbie di corso Brunelleschi arrivano due ragazzi, dritti dritti da Porta Palazzo. Solo che ormai il centro è talmente pieno che non ci sono più letti disponibili, né materassi. Alle insistenti richieste dei reclusi di dare ai nuovi arrivati una sistemazione decente, i crocerossini non trovano di meglio da
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25 giugno. I detenuti raccontano di continui soprusi, cibo avariato e condito di psicofarmaci. Ieri notte alcuni di loro hanno rifiutato la cena: patate bollite con una strana patina sopra e pasta dura come roccia.
Sabato scorso, un tunisino di 41 anni è morto dentro al Cpt di Vincennes, il più grande Centro francese.
19 giugno. Alcuni giornalisti sono entrati nel Cpt per intervistare i detenuti. Alla domanda “che cosa mangiate?” i detenuti hanno risposto “psicofarmaci”. Una volta spente le telecamere, una donna che lavora all’interno del Cpt, non si sa se con una divisa bianca, blu, o verde mimetico, ha minacciato uno degli intervistati dicendogli: “tu parli troppo,
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18 giugno. Altri due detenuti del Cpt vengono rimpatriati e anche questa volta i clandestini si sono rivoltati e hanno fatto casino. Un gruppo di compagni, in più, è riuscito ad arrivare di fronte all’ingresso di via Mazzarello ed è riuscito a farsi sentire. Questa volta per tempo, perché hanno potuto salutare gli espulsi sulla
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